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WALLACE STEVENS
- IL SENSO ORDINARIO DELLE COSE -
Cadute le foglie, torniamo
al senso ordinario delle cose. È come se
avessimo esaurito l'immaginazione,
inanimi in un savoir inerte.
È difficile persino scegliere l'aggettivo
per questo freddo vacuo, questa tristezza senza causa.
La grande struttura è diventata una casa modesta.
Nessun turbante percorre i pavimenti immiseriti.
La serra ha più che mai bisogno di una riverniciatura.
Il comignolo ha cinquant'anni e pende da una parte.
Uno sforzo fantasioso è fallito, una ripetizione
nella ripetitività di uomini e mosche.
Eppure l'assenza dell'immaginazione doveva
essa stessa essere immaginata. Il grande stagno,
il suo senso ordinario, senza riflessi, foglie,
fango, acqua come vetro sporco, espressione di un certo
silenzio, il silenzio di un topo uscito a vedere,
il grande stagno e lo sfacelo delle ninfee, tutto ciò
doveva essere immaginato come una conoscenza inevitabile,
imposta, come impone una necessità.
Meridiano pagine 873 - 875
traduzione di Massimo Bacigalupo
fucknota
Nella commozione vera
l'ordinario necessario riprende
le caratteristiche di ciò che è:
straordinario.
inusuale -non consentire-
furti facili di emozioni preziose:
il prezzo stabilito da meno che mediocri sensali
del sentire è talmente basso da confondere i
ricchi possessori dell'arte delle emozioni
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