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Esperto nel'97, forte sisma Abruzzo entro 2010
PESCARA - Già dodici anni fa, nel 1997, durante il terremoto che colpì a più riprese Umbria e Marche, gli studiosi - basandosi sulle statistiche del passato - indicavano il 70% di probabilità che un forte terremoto potesse scuotere l'Abruzzo "entro il 2010". E' quanto affermava il direttore dell'Osservatorio geofisico dell'Aquila, Paolo Palangio, in un'intervista all'edizione abruzzese del "Messaggero" del 9 ottobre 1997.
"Le statistiche - riferiva Palangio - dicono che entro il 2010 c'é il 70 per cento delle probabilità di avere nella zona compresa tra l'Aquilano, la Marsica e l'Alto Sangro, un altro evento catastrofico. Se poi andiamo avanti negli anni e arriviamo al 2070, le probabilità di avere il 'big one' salgono al 100 per cento".
In Abruzzo - sottolineava l'esperto - le aree a rischio "sono quelle dell'Aquilano e la zona che comprende la Marsica, il Parco Nazionale d'Abruzzo, la zona della Maiella e parte delle province di Pescara e di Chieti. L'ultimo grande sisma è stato quello della Marsica nel 1915. Secondo quanto è stato possibile ricostruire dalle cronache dell'epoca, L'Aquila è stata distrutta più volte nel 1400.
Un altro evento catastrofico fu quello del 1703 ed ebbe epicentro tra Pizzoli e Campo Felice, con quali effetti ve lo lascio immaginare". Nel 1997 erano passati 82 anni dal terremoto di Avezzano, 294 da quello dell'Aquila. "Sono proprio questi i periodi di latenza degli ultimi 'big one' - spiegava Palangio - . Come testimonia la storia sismica dei territori interessati, i tempi di stasi nell'Aquilano sono molto lunghi, durano infatti 250- 300 anni.
Molto più brevi risultano invece quelli riguardanti i terremoti marsicani, anche se una divisione netta è soltanto teorica perché un evento nella Marsica è avvertito nell'altro comprensorio sia pure con intensità minore, e viceversa". Già dodici anni fa Palangio invitava alla prevenzione: "Prevenire vuol dire costruire stabili rigorosamente antisismici - disse nell'intervista -, gli unici in grado di resistere a scosse anche violente. E' una regola che non va disattesa se si vuole che non si ripeta quanto è accaduto in Irpinia dove costruzioni in cemento armato, fatte male, sono venute giù come castelli di carta. Ma prevenire - concludeva il direttore dell'Osservatorio Geofisico abruzzese - vuol dire anche una popolazione più consapevole, che si è preparata per un evento del genere, e che quindi non si faccia prendere dal panico che può fare più vittime del terremoto stesso".(fonte www.ansa.it)
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