Creato da mati33 il 14/10/2007

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Vi sono momenti, nella Vita, in cui tacere diventa una colpa e parlare diventa un obbligo.

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Oriana Fallaci, La rabbia e l'orgoglio 

 

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Messaggi di Gennaio 2009

Post n. 384

Post n°384 pubblicato il 30 Gennaio 2009 da mati33
 

...al telefono con mio padre gli dico: "Uffa papà, però che freddo!...e meno male che me ne sono venuta giù!"...e lui prontamente mi risponde: "Sono i giorni della merla, è così!"...a parte il fatto che avevo capito tutt'altro che merla...(vabbè glissiamo)...io di 'sti giorni non ne sapevo proprio nulla...

Il nome deriverebbe da una leggenda secondo la quale, per ripararsi dal gran freddo, una merla e i suoi pulcini, in origine bianchi, si rifugiarono dentro un comignolo, dal quale emersero il 1º febbraio, tutti neri a causa della fuliggine. Da quel giorno tutti i merli furono neri.

Secondo una versione più elaborata della leggenda una merla, con uno splendido candido piumaggio, era regolarmente strapazzata da Gennaio, mese freddo e ombroso, che si divertiva ad aspettare che la merla uscisse dal nido in cerca di cibo, per gettare sulla terra freddo e gelo. Stanca delle continue persecuzioni la merla un anno decise di fare provviste sufficienti per un mese, e si rinchiuse nella sua tana, al riparo, per tutto il mese di Gennaio, che allora aveva solo 28 giorni. L'ultimo giorno del mese, la merla pensando di aver ingannato il cattivo Gennaio, uscì dal nascondiglio e si mise a cantare per sbeffeggiarlo. Gennaio si risentì talmente tanto che chiese in prestito tre giorni a Febbraio e si scatenò con bufere di neve, vento, gelo, pioggia. La merla si rifugiò alla chetichella in un camino, e lì restò al riparo per tre giorni. Quando la merla uscì, era sì, salva, ma il suo bel piumaggio si era annerito a causa del fumo e così rimase per sempre con le piume nere.

Come in tutte le leggende si nasconde un fondo di verità, anche in questa versione possiamo trovarne un po', infatti nel calendario romano il mese di gennaio aveva solo 29 giorni, che probabilmente con il passare degli anni e del tramandarsi oralmente si tramutarono in 31. Sempre secondo la leggenda, se i Giorni della Merla sono freddi, la Primavera sarà bella, se sono caldi la Primavera arriverà in ritardo.

...meno male che durano poco e vista la leggenda aspettiamo la primavera...

 
 
 

Post n. 383

Post n°383 pubblicato il 30 Gennaio 2009 da mati33
 
Tag: io

vado a sistemare la scrivania!

 
 
 

Post n. 382

Post n°382 pubblicato il 29 Gennaio 2009 da mati33
 
Tag: io

I'm coming out...

...per oggi farete a meno di me...

 
 
 

Post n. 381

Post n°381 pubblicato il 28 Gennaio 2009 da mati33
 
Tag: io

 
 
 

Post n. 380

Post n°380 pubblicato il 27 Gennaio 2009 da mati33
 

Verso la fine di ottobre 1943 il grande complesso di edifici dello stabilimento per la raffinazione del riso, costruito nel 1913 nel rione  periferico di San Sabba, venne trasformato dagli occupanti tedeschi in prigione, campo di smistamento per deportazioni in Germania e deposito di beni razziati agli ebrei e alle popolazioni dei villaggi durante le azioni di rappresaglia in Istria e nel Carso.Dopo qualche mese vennero costruite le celle e l'essiccatoio fu trasformato in forno crematorio: non occorreva costruire il camino in quanto c'era già la ciminiera dello stabilimento alta 40 metri. Il collaudo venne fatto il 4 aprile 1944 con i 70 cadaveri degli ostaggi fucilati il giorno precedente al poligono di Opicina (sobborgo alle porte di Trieste).In breve tempo quindi, e con poca spesa, i tedeschi organizzarono un  campo di sterminio, un grande deposito magazzino e la caserma per la truppa. La Risiera era proprio adatta per i loro piani criminosi. Le finestre vennero murate; tutto il complesso era già recintato; per il controllo bastava il corpo di guardia al cancello, unica entrata.Vicino all'entrata c'era, a sinistra, un piccolo edificio  che serviva da abitazione per il comandante del lager (ora abitazione del custode); a destra un più ampio edificio a due piani per uffici ed abitazioni dei sottoufficiali (ora demolito e lo spazio trasformato in parco). Nel primo cortile c'era anche l'officina e il garage (ora trasformato in cappella). L'edificio centrale, fra i due cortili, si ergeva a sei piani: serviva come caserma.Nel cortile interno, al quale potevano accedere solo gli elementi più fidati, si giungeva attraverso un sottopassaggio a volta, sbarrato da un alto cancello  di ferro. Nel sottopassaggio, a sinistra, si apriva una buia stanzetta, chiamata la "cella della morte", che accoglieva i prigionieri portati dalle carceri e destinati al forno crematorio.Al piano terra dell'edificio a due piani, a sinistra, erano state costruite le celle dove erano rinchiusi i prigionieri più sospetti. 17 micro-celle nelle quali venivano ristretti fino a 6 prigionieri: tali celle erano particolarmente riservate ai partigiani, ai politici, agli ebrei, destinati all'esecuzione a distanza di giorni, talora di settimane. Le prime due celle venivano usate a fini di tortura  o di raccolta di materiale prelevato ai prigionieri: vi sono state rinvenute, fra l'altro, migliaia di carte d'identità.La triste sagoma del forno crematorio Nei due piani sopra le celle erano sistemati i laboratori di sartoria e calzoleria per le SS. Gli ebrei e i prigionieri destinati ai campi di concentramento in Germania erano ammassati negli stanzoni dell'edificio a tre piani. Nel lungo tratto ora demolito, oltre l'attuale muro di cinta, c'erano i depositi dei beni razziati agli ebrei e le stalle per il bestiame predato durante  le azioni di rappresaglia nei villaggi d'Istria e sul Carso.Nel cortile interno, proprio di fronte alle celle, in una costruzione più piccola -i segni della sagoma sono ancora oggi sul fabbricato centrale- c'era il forno crematorio. Un canale sotterraneo univa il forno alla ciminiera (ora in sua vece sorge una spirale simbolica in metallo). Sul tipo di esecuzioni in uso le ipotesi sono diverse e  probabilmente tutte fondate: gassazione in automezzi appositamente attrezzati, colpo di mazza alla nuca o fucilazione. Non sempre la mazzata uccideva subito per cui il forno ingoiò persone ancora vive. Fragore di motori, latrati di cane appositamente aizzati, musiche, coprivano le grida e i rumori delle esecuzioni. Il forno crematorio e la ciminiera vennero distrutti dai nazisti nella notte tra il 28 e il 29 aprile 1945 per eliminare le prove dei loro crimini. Tra le macerie furono rinvenute ossa e ceneri umane raccolte in tre sacchi di carta, di quelli usati per il cemento. Fu inoltre rinvenuta una mazza ora esposta al museo.  Il processo per questi crimini si è concluso  a Trieste nel 1976.


...la vedevo tutti i giorni negli anni in cui ho abitato a Trieste,
ci abitavo non tanto lontano e l'ho visitata più d'una volta...ho avuto molto freddo ogni volta che ci sono entrata...

 
 
 

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