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Dio e l'Uomo (Quarta parte)

Post n°24 pubblicato il 23 Aprile 2007 da Piero_Calzona
 

La domanda a cui faccio riferimento, come dicevo prima è: su quasi sette miliardi di persone sulla nostra terra, perché ci sono centinaia di religioni diverse? Non siamo tutti figli della stessa natura? Non abbiamo il diritto di essere tutti figli dello stesso Dio?

 

In questi anni su questa domanda mi sono soffermato molto perché con la lettura di vari libri ho cercato di capire il problema non solo dal punto di vista trascendentale, ma soprattutto etico. Ecco perché ho dedicato un intero capitolo all’etica e alla bioetica.

Tutto questo perché? Per poter capire le norme comportamentali dei vari popoli e la loro evoluzione culturale in maniera più razionale che irrazionale, mi sono accorto che se l’uomo di oggi non risolve i propri problemi in maniera razionale non ne verrà mai a capo.

Un esempio emblematico è quello che succede nel Medio Oriente, le religioni, i fondamentalismi e gli integralismi religiosi portano ad estremismi esasperati, quindi a guerre ingiuste, sanguinarie, le cosiddette  "Guerre Sante". Questa è l’unica ragione per cui credo in un processo razionale. Se vogliamo bonificare una cultura che è ormai lacerata da ideologie false, dovute appunto a questi fenomeni,  solo con un processo etico, con una rivoluzione culturale lenta e graduale si potrà uscire da questa complessa situazione politico-sociale-religiosa.

 

Ho avuto la fortuna qualche tempo fa di partecipare ad una conferenza di un noto teologo controcorrente, che all’Università di Genova, presso la facoltà di giurisprudenza ha presentato un progetto straordinario, il tema era: “Religioni universali – pace mondiale – etica mondiale”.

Il teologo si chiama Hans Kung, insegna all’Università di Tubinga in Svizzera, dove dirige l’istituto per la ricerca ecumenica. Ha occupato un posto di primo piano nella stesura del Concilio Vaticano II, che tra il 1962 e il 1965, modernizzò radicalmente aree chiave dell’insegnamento e della pratica cattolici.

E’ forse il teologo più scomodo del nostro tempo, solamente perché ha il coraggio di raccontare attraverso i suoi numerosi libri la vera storia del cristianesimo con tutte le sue falsità, e questo gli è costata la censura vaticana.

 

Sta lottando incessantemente da anni, con la sua divulgazione spassionata, su temi importanti e scottanti, quali la riforma della chiesa, ed ultimamente sta lavorando ad un progetto che agli occhi di molte persone può sembrare utopia: “ un’Etica Mondiale “.

Nel settembre del 1993 si è riunita a Chicago una delegazione di tutte le religioni mondiali per sottoscrivere una dichiarazione per un’etica mondiale. A questo incontro hanno partecipato esponenti delle religioni: Bahai – Brama Kumaris – Buddhismo – Cristianesimo – Ebraismo – Giainismo – Induismo – Musulmani – Neo Pagani – Religioni Indigene – Sikh – Taoisti – Zoroastriani – Organizzazioni interreligiose, di cui faceva parte anche il professore Hans Kung.

 

Questo incontro non voleva essere un doppione della dichiarazione dei diritti dell’uomo, se le religioni si limitassero, in sostanza, a ripetere le enunciazioni della dichiarazione dei diritti dell’uomo delle nazioni unite, si potrebbe rinunciare ad un simile progetto, ma l’etica è più del diritto , in realtà una dichiarazione sull’etica mondiale dovrebbe dare un fondamento etico alla dichiarazione delle nazioni unite, che così spesso viene ignorata, lesa e violata.

 

Secondo Hans Kung è necessario la partecipazione di tutti gli stati e delle autorità delle organizzazioni internazionali per giungere ad un accordo giusto.

Nessuno oggi potrebbe ancora contestare seriamente il fatto che un’epoca del mondo, caratterizzata rispetto a ogni altra epoca precedente da una politica, da una tecnologia, da una economia e da una civiltà di dimensioni mondiali, abbia bisogno di un’etica mondiale, cioè di un consenso di fondo per quanto riguarda i valori morali di base.

Oggi non basta aiutare i popoli del terzo mondo solo inviando ingenti quantità di generi per il loro fabbisogno nutrizionale, c’è anche, e soprattutto, bisogno di un valido aiuto culturale, per far uscire loro da una cultura molto rallentata rispetto alla nostra, acculturare queste persone significa dare loro la possibilità di costruire le strutture portanti dell’economia, della politica, dare loro, quindi, la possibilità di auto gestirsi e non dipendere sempre dagli altri popoli, insegnare, infine, i valori etici di base che sono il cibo più importante di cui loro hanno bisogno.

 

Per un’etica mondiale non si intende un’ideologia mondiale, né una religione mondiale unitaria al di là di tutte le religioni esistenti e neppure un miscuglio di tutte le religioni.

L’umanità è stanca di ideologie unitarie, e le religioni del mondo sono in ogni caso così diverse di fede e dogmi nei loro simboli e riti che una unificazione sarebbe assurda.

 

Un’etica mondiale si propone di dare risalto a quello che già ora, nonostante tutte le divergenze, è comune alle religioni del mondo, e precisamente per quanto riguarda il comportamento umano, i valori e le convinzioni morali fondamentali.

In altre parole ad un minimo di ciò che già ora è comune alle religioni del mondo per quanto riguarda l’etica, tutto questo è rivolto a credenti e non credenti.

Un esempio emblematico di come alcune regole di base sono comuni a tutte le religioni ci viene dato dalla  "Regola Aurea":

 

Confucio: " Quello che tu stesso non desideri, non farlo neppure agli altri uomini " .

 

Rabbi Hillel: " ( 60 a.C. – 10 d.C. ) Non fare agli altri quello che non vuoi che essi facciano a te ". 

 

Gesù di Nazaret: "Tutto quanto volete che gli uomini facciano a voi, anche voi fatelo a loro ". 

 

Islam: " Nessuno di voi è un credente fino a quando non desidera per il suo fratello                 

quello che desidera per te stesso ".

 

Giainismo: " L’uomo dovrebbe comportarsi con indifferenza nei confronti di tutte le realtà mondane e trattare tutte le creature del mondo come egli stesso vorreste essere trattato ".

 

Buddismo: " Uno stato che non è gradevole o piacevole per me, non deve esserlo neppure per lui; e uno stato che non è gradevole o piacevole per me, come posso io prenderlo per un altro? "

 

Induismo: " Non ci si dovrebbe comportare con gli altri in modo che sarebbe sgradevole a noi stessi; questa è l’essenza della morale ".

 

Questo ci conferma che in effetti esiste già nell’uomo una morale di base in tutte le religioni, tra credenti e non credenti. Questa morale di base può essere verificata ed evidenziata attraverso la vita quotidiana dei cittadini del mondo.

 

Quali potrebbero essere queste regole di base?

 

Indipendentemente dalle religioni del mondo, la nostra coscienza morale sa e deve differenziare il bene dal male, si prova repulsione a vedere uccidere dei bambini, a lasciar morire di fame molte persone che non hanno da mangiare, ad abbandonare i deboli, gli ammalati, gli handicappati.

Queste poche, ma importanti, regole di base ci possono aiutare a risolvere regole più complesse, certo! Come emerge nel fenomeno del " darwinismo sociale ", che ho cercato di sviluppare nella mia ricerca, non tutti rispondono a queste regole di base, altrimenti il problema sarebbe risolto, ci sono al mondo uomini che preferiscono il potere alla morale, ma il punto è proprio questo, la stragrande maggioranza delle persone del mondo risponde a una morale di base, i despoti sono una minoranza, solo che la loro ideologia politica ha il sopravvento, con la forza, sulla maggioranza delle persone, che un famoso autore, Umberto Eco, nel suo ultimo libro “A passo di gambero”, chiama: “La retorica della prevaricazione”.

Da questo emerge che si deve, quindi, combattere verso quelle persone che negano aprioristicamente queste regole di base, una lotta che deve essere rivolta contro il potere capitalistico e ideologico, che nell’età postmoderna è quello che legalmente sta producendo più danni che benefici; i ricchi diventano sempre più ricchi e i poveri sempre più poveri. Solo attraverso una sensibilizzazione capillare sarà possibile un giorno uscire da questa situazione, ma io, cara Lara, sono stato sempre ottimista, credo profondamente nell’uguaglianza dei popoli e il motivo per cui ti descrivo il mio pensiero spero sia una valida prova. Credo profondamente nell’uomo, so anche che i tempi delle trasformazioni culturali sono molto lunghi, ma questo non significa che sia impossibile raggiungere dei risultati più accettabili di quelli di adesso, quindi lotterò su questi temi con forza, cercherò di documentarmi sempre di più per poter trasferire la mia esperienza e dare un piccolo ma importante contributo, divulgando un messaggio di pace e di speranza.

 

(Fine quarta parte)

 
 
 
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