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desiderio

Post n°207 pubblicato il 11 Novembre 2009 da pollon131.e

Prima di venire portami tre rose rosse.
Prima di venire portami un grosso ditale
perché devo ricucirmi il cuore
E portami una lunga pazienza grande come un telo d’amore.
Prima di venire dai un calcio al muro di fronte
Perché li dentro c’è la spia che ha guardato in faccia il mio amore
Prima di venire socchiudi piano la porta 
e se io sto piangendo chiama i violini migliori
Prima di venire dimmi che sei già andato via
perché io mi spaventerei
E prima di andare via
smetti di salutarmi
Perché a lungo io non vivrei

A.M.

ho diviso i colori delle parole
la parte viola è troppo forte persino per me.

notte

Let's stay awake and listen to the dark.
Before the birds, before they all wake up.
It's the ending of a play and soon begins another.
Hear the leaves applaud the wind.

See the sun come rising and white-wings start to fly.
Like strings of pearls in the firey sky.
I don't want to close my eyes, don't want to leave the stage now,
As the leaves applaud our stay.

Lend me yours wings and teach me how to fly.
Show me when it rains, the place you go to hide.
And the curtains draw again and bow - another day ends.
The leaves applaud the wind.

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Commenti al Post:
odeius
odeius il 11/11/09 alle 09:00 via WEB
Come una cura omeopatica, il dolore si sconfigge con il dolore e la vita nasce dalla vita.
Permetterti di sentire il dolore è un segno che stai tornando alla vita che forse avevi anestetizzato, secondo me è un buon segno.
Lascio una carezza a te e al piccolo ed una canzone piena di forza .
P.s. sono Alex, desaparecido :o)
 
 
odeius
odeius il 11/11/09 alle 09:02 via WEB
mannaggia a libero che mi ammazza i link , te lo metto per esteso http://www.youtube.com/watch?v=Yt-IBJpEMzA
 
   
pollon131.e
pollon131.e il 12/11/09 alle 21:09 via WEB
“Dolor dolor no te quedes el dolor..” Colpita e affondata. Empatia o esperienza la tua? Mah.. Il dolore è esperienza che sfugge al linguaggio. E’ esperienza che non si può condividere ma universalmente riconosciuta; attraversa le culture diversamente interpretato.. Il dolore separa. In reparto il dolore non ha che urla o silenzio per essere espresso, talvolta suoni reiterati.Il paziente che prova dolore non gradisce venga definito, falsato. Per lui il dolore è certo. Invade il suo corpo completamente e lo domina. Io ho avuto la mia messa a terra per quelli che sono stati periodi duri, il mio cucc. Il mio cervello (limitato ok, ma pur sempre coadiutore della ripresa dai momenti “no”) sposta l’attenzione altrove al necessario e dio solo sa quanto mi sia utile tenere questo muscolo in allenamento..mi piace partecipare attivamente al contesto di cura, raggiungo l’insorgenza dell’effetto placebo in un battibaleno.. non so quale relazione esista nell’effetto placebo tra lo stato di pensiero e gli effetti fisici mais, je l’adore! .. che classe il tuo link..
 
     
el_desaparecido
el_desaparecido il 13/11/09 alle 14:43 via WEB
Il dolore ha radici comuni, tutti hanno provato il dolore ed è facile da condividere.
Molto più difficile è condividere la gioia e secondo me è giusto che sia così :o)
 
     
pollon131.e
pollon131.e il 13/11/09 alle 21:50 via WEB
è proprio vero che ognuno è a sé..E DA VICINO NESSUNO è NORMALE..(Cirri, beninteso) Io, elena, quando gioisco sfondo le pareti delle colline affinchè tutti sappiano dei tamburi tribali a festa che suonano nel mio cervello quando sono felice e provoco strane crespe nell'acqua lacustre antistante a forza di saltelli.. per guardare in faccia il dolore, legittimarlo e sputarlo, ho invece avuto bisogno di incanalarlo in un blog. nn ce l'ho fatta a condividerlo nemmeno in famiglia..aaltro cHE FACILITà!
 
     
el_desaparecido
el_desaparecido il 15/11/09 alle 09:37 via WEB
Quante risposte hai avuto dalle tue manifestazioni di gioia e quante dalle tue manifestazioni di dolore? ;o)
Quanti sconosciuti si mettono a ballare con te quando sei felice e quanti si siedono accanto a te, magari in silenzio quando provi un dolore?
era questo che intendevo dire. :o)
 
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a quella conosciuta appena
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di perderci un secolo in più.

(...)

Allora nei momenti di solitudine
quando il rimpianto diventa abitudine,
una maniera di viversi insieme,
si piangono le labbra assenti
di tutte le belle passanti
che non siamo riusciti a trattenere.




 
 
 
 

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