Creato da: AngeloQuaranta il 10/02/2009
"fatti non foste a viver come bruti ma per seguir virtute e canoscenza"

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« SERGIO ZAVOLI UN GALANTUOMOPRESENZE »

Giampiero Mughini e l'inno mazionale

Post n°206 pubblicato il 18 Giugno 2010 da AngeloQuaranta

di Giampiero Mughini
Quando lo sento mi viene la pelle d’oca. Mi acceca simbolicamente ed emotivamente per quello di cui è carico e di cui un secolo e mezzo di storia l’hanno caricato. Dico l’ “Inno degli Italiani”, di cui il ventenne genovese Goffredo Mameli scrisse le parole quando aveva vent’anni, due anni prima di morire a Roma per le conseguenze di una ferita da baionetta alla gamba che s’era infettata.
Una ferita che Mameli s’era procurato combattendo contro i francesi, che stavano dalla parte del Papa, alla Villa del Vascello. L’Italia aveva “chiamato”, e lui aveva risposto all’appello e s’era scaraventato in prima fila e aveva girovagato (talvolta con la divisa dell’esercito di Giuseppe Garibaldi) dappertutto lungo lo Stivale purché l’Italia si chiamasse Italia, perché noi fossimo gli italiani e orgogliosi di dirci tali.
Eccome se sono felice quando vedo che i nostri calciatori (com’è stato lunedì sera prima dello scontro con il Paraguay) lo cantano a voce spiegata, felici e orgogliosi di star cantandolo e a differenza di dieci o quindici anni fa, quando la più parte di loro teneva le labbra rigorosamente chiuse mentre continuava a masticare la gomma americana.
Il caso ha voluto che quando sono venuto ad abitare a Roma, nel gennaio 1970, la casa che ho fittato sorgesse sullo spazio che era stato un tempo l’Ospizio della Trinità dei Pellegrini, un luogo di accoglienza e di riposo che la Chiesa cattolica aveva creato nella seconda metà del Seicento ad ospitare i pellegrini dell’Anno Santo. Durante i combattimenti della Repubblica Romana, quell’ospizio funzionò da ospedale da campo dove ricoverare i feriti italiani.
Mameli ci arrivò il 3 giugno 1849. A tutta prima la ferita non sembrava grave. Lo divenne a causa di un’infezione che andò crescendo e devastando per tutto un mese, finché il 3 luglio a Mameli amputarono la gamba. Tre giorni dopo era morto. Il luogo dove sorgeva l’ospedale era ancora intatto nei primi anni Settanta e lo è tuttora.
Ci avevano costruito sopra un palazzo, dove io abitavo al terzo piano. Lì dov’era l’ospedale avevano messo per un tempo dei tavoli per giocare a ping pong, uno sport che ho amato molto. Quando giocavo mi immaginavo dove stava il letto su cui Mameli consumò la sua lunga agonia nella rovente estate romana.
A una serata del Maurizio Costanzo show dissi una volta quanto amassi l’Inno di Mameli e come mi umiliasse che i nostri giocatori non lo cantassero, e laddove i calciatori della nazionale francese (di cui la metà erano neri, e dunque provenienti dalle colonie) lo cantavano a tutto spiano. Avevo di fronte una soubrette televisiva che volle aprire la bocca a far rumore.
Disse che l’inno francese, nato da una rivoluzione, quello sì che valeva la pena di essere cantato; non il nostro, che a una donna della sua levatura appariva miserevole e provinciale. Parlava, senza sapere di che cosa stesse parlando. Neppure le replicai, perché a tutto c’è un limite.
Adesso succede che qualche comprimario della politica italiana ci tenga a scansare l’Inno di Mameli durante le manifestazioni ufficiali, o magari a preferirgli una qualche cantata del grandissimo Giuseppe Verdi, ma questo solo perché Verdi è “un lùmbard”. E perché non allora l’ “Evviva l’Italia” del mio amico Francesco De Gregori, che è una bellissima cantata moderna scritta nel gusto e nelle parole trainanti che sono divenute le nostre?
Solo che non c’entra niente. Che con quelle parole di Mameli e con quella musica l’Italia è nata, quelle sono le parole che ci hanno unito. Tutto il resto è volgarità e menzogna.
 
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Commenti al Post:
L.u.c.e
L.u.c.e il 18/06/10 alle 10:49 via WEB
felice fine settimana...un abbraccio forte forte......per te...clicca
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virgola_df
virgola_df il 18/06/10 alle 12:19 via WEB
Quando lo sento ancora mi viene la pelle d'oca e, in un attimo, mi rivedo bambina, dritta sulle gambette, spalle aperte e manina sul cuore, a cantarla, fiera, all'ingresso a scuola, scuole elementari, con uno scintillio negli occhi e nell'animo che ancor oggi conservo!
Ti abbraccio, amico mio!
virgola
(Rispondi)
 
susy2m
susy2m il 18/06/10 alle 16:25 via WEB
molto bello l'inno di Mameli.Buona giornata e buon fine settimana clicca ciao
(Rispondi)
 
princess.diamond
princess.diamond il 18/06/10 alle 16:49 via WEB
Buon fine settimana...un dolce abbraccio...Tonia...clicca
(Rispondi)
 
koradgl1
koradgl1 il 19/06/10 alle 05:43 via WEB
Come Virgola pure io quando lo sento mi rivedo col grembiulino e il fioccone rosso alla manifestazione del iv novembre. Credo che sia anche responsabilità della scuola la scarsa conoscenza del testo e del suo significato storico-culturale e di conseguenza molti lo valutano alla stregua di una canzonetta forse addirittura da deridere. Quanto a zaia e al va pensiero è aberrante, purtroppo non è l'unica azione aberrante della lega. Boicottaggio e vilipendio dell'inno, non so se per il nostro ordinamento giuridico è reato ma sarebbe giusto che lo fosse. Ma da chi per idee politiche è stato capace di togliere il cibo ai bambini dell'asilo non ci si può aspettare mai nulla di buono. Ciao Angelo, buona giornata.
(Rispondi)
 
marylu472008
marylu472008 il 19/06/10 alle 10:36 via WEB
Viva l'inno di Mameli.....buon weekend...
(Rispondi)
 
Thais_dgl17
Thais_dgl17 il 19/06/10 alle 15:28 via WEB
Non mi dire che poi dormi di giorno ...Un sorriso ed un sincero abbraccio x te Angelo..;)
(Rispondi)
 
Thais_dgl17
Thais_dgl17 il 28/06/10 alle 09:51 via WEB
devo affermare che forse una volta gli insegnanti erano molto più ligi riguardo questo Inno patriottico italiano.Bellissime parole ma forse troppo difficili da imparare a bambini piccini delle elementari??E se nn si imparavano da piccoli, difficilmente poi si riuscivano a memorizzare da grandicelli..e di conseguenza..il risultato lo abbiamo visto, vero Angelo? Buona giornata per te.
(Rispondi)
 
rosadeicostanti
rosadeicostanti il 28/06/10 alle 13:00 via WEB
C'è chi dice che l'inno non lo scrisse Mameli. Non ha importanza. Come dici tu, caro Angelo, dopo 150 anni s'è caricato di una forza che alcuni vorrebbero distruggere. Difendiamolo con amor di patria! R.
(Rispondi)
 
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