Creato da: AngeloQuaranta il 10/02/2009
"fatti non foste a viver come bruti ma per seguir virtute e canoscenza"

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Messaggi di Dicembre 2020

 

I cambiamenti climatici, le agevolazioni per favorire il ricorso alla energia alternativa, non fermano i signori dell'oro nero .

Post n°475 pubblicato il 28 Dicembre 2020 da AngeloQuaranta
 
Foto di AngeloQuaranta

Dal Corriere della Sera Allarme trivelle pronte a ripartire Ecco la mappa delle autorizzazioniLa moratoria scadrà a febbraio. E ora che dal Milleproroghe è stata espunta la proroga ci sono solo due mesi per fare un piano. Altrimenti ci sarà il via libera per 54 impianti. Bonelli: «Un pasticcio. Patuanelli e Costa devono fare qualcosa». 

di Virginia Piccolillo           

 

E’ di nuovo allarme trivelle. La moratoria alle ricerche petrolifere non ha avuto proroghe e scadrà a febbraio. E se non ci sarà un piano, di cui ancora non c’è traccia, saranno 54 i permessi finalizzati alla ricerca di idrocarburi che avranno il via libera. Ma partiranno anche due autorizzazioni, non alla ricerca ma all’estrazione del petrolio, di fronte al parco del Delta del Po. Ecco l’elenco.
La mappa

Nell’elenco, a cui il ministero dello Sviluppo Economico darà il via libera, in assenza di altri provvedimenti, ci sono aree di mare, soprattutto nell’Adriatico. Ma anche in Sicilia, alcune a poche decine di chilometri da paradisi come Pantelleria, o Favignana che in caso di incidenti verrebbero irrimediabilmente compromessi. Coinvolto nei progetti di ricerca , che già di per sé hanno un impatto sulla fauna marina, anche lo Ionio, che ne vedrebbe sorgere 3: uno in Calabria, di fronte a Crotone e Corigliano Calabro; uno in Salento e il terzo nel golfo di Taranto. La Puglia ne vedrà nascere 9 di fronte alla costa tra Bari e Brindisi e uno, molto grande, di fronte a Santa Maria di Leuca. E poi ce ne sarà una di fronte al confine tra Marche e Abruzzo. Tante trivelle anche sulla terraferma. A questo link l’elenco completo.



Il governo Conte 1, all’art.11 ter del DL 135/2019, aveva disposto 24 mesi di stop al rilascio di rilascio di nuove autorizzazioni a trivellare, finalizzata alla stesura, entro 18 mesi, di un piano delle aree idonee. Ma, nonostante una proroga di sei mesi già concessa nel febbraio 2020, i termini sono trascorsi invano. E il tempo ormai stringe. Per correre ai ripari nel Milleproroghe era stata inserita una norma che dava più tempo al ministero dell’Ambiente e dello Sviluppo Economico. In assenza di questo piano i procedimenti e le istanze di permesso riprendono efficacia. «Il governo italiano non sta lavorando alla transizione energetica richiesta dall’Unione Europea e continua a puntare sulle fonti fossili - denuncia il verde Angelo Bonelli - nel mar Adriatico, a largo di Rimini, si blocca un impianto offshore di produzione di energia eolica, ma si dà il via libera alle trivelle. I responsabili di questo pasticcio sono i ministri Cinque Stelle dell’Ambiente Sergio Costa e dello Sviluppo Economico Stefano Patuanelli che non hanno redatto il piano che loro stessi avevamo proposto, aprendo così alle trivelle. Facciano qualcosa ora». Sono 18 miliardi di euro l’anno i sussidi ambientalmente dannosi con cui lo Stato supporta il settore dell’estrazione di fonti fossili in Italia. E mentre l’Europa chiede di ridurre le emissioni di CO2 del 55% entro il 2030, l’Italia nel suo piano energia e clima prevede una riduzione di gas climalterante di solo il 37%,. Per le rinnovabili al 2030 lo scenario di piano prevede di raggiungere il 30% dei consumi finali lordi: un valore inferiore all’obiettivo europeo del 32%. Ma l’inquinamento costa all’Italia oltre 54 mila decessi ogni anno e costi sanitari e sociali di 47 miliardi di euro l’anno.

 

 

 
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Il piano di rilancio proposto dal M 24 Agosto Equità Territoriale

Post n°474 pubblicato il 27 Dicembre 2020 da AngeloQuaranta
 

Nella foto lo scrittore Pino Aprile, leader del Movimento 24 AGOSTO EQUITA' TERRITORIALE 

https://www.facebook.com/watch/?v=851304825670105

La nostra Proposta M24A-ET di Piano di Rilancio per il PRNN sarà presentata *in diretta il 30 dicembre alle ore 11.00 su Sharing TV canale 154 del DDT, sulla sua pagina fb e quella nazionale del M24A-ET.*
La UE ha destinato all’Italia 209 mld € soprattutto per diminuire il divario interno tra Aree del Paese e rispetto alla media UE.
Con nostro studio di fine luglio 2020 si evidenzia che, declinando in Italia l’Accordo UE con gli stessi criteri, si colloca l’impiego del 70% nel Mezzogiorno.
*Nella bozza CDM Recovery Plan il Governo italiano smentisce l’accordo UE prevedendo il 34%.*
Parlamento italiano, le Regioni meridionali ed altri Rappresentanti delle Parti sociali come abbiamo affermato noi M24A-ET da luglio, circa il doppio!
Il M24A Equità Territoriale HA IL SUO PIANO DI RILANCIO per il Mezzogiorno e Aree Interne, che coniuga sviluppo e solidarietà con il 70% al Mezzogiorno (145 Mld).
Questa ripartizione,
con l’interdipendenza economica, dà maggiore Equità Territoriale e Sociale assicurando Sviluppo economico a tutto il Paese (89 Mld Mezzogiorno e 120 resto del Paese).
 
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Lino Agnini, scultore , pittore, ceramista. Artista

Post n°473 pubblicato il 25 Dicembre 2020 da AngeloQuaranta
 
Foto di AngeloQuaranta

 

A San Giorgio Jonico, cittadina della Provincia di Taranto, Angelo Agnini nacque il 21 marzo 1940, e si narra, tra la gente, che fin da piccolo avesse manifestato delle attrattive verso l’arte e verso la creta.  Si racconta infatti che, un giorno, le suore dell’asilo portarono i bambini nella Chiesa dell’Immacolata all’interno della quale vi era (e vi è tuttora) una bellissima statua di Santa Teresa del Bambin Gesù. Vi trovarono un po’ di trambusto per la presenza di alcuni operai che stavano restaurando un affresco. Il piccolo Angelo, chiamato Lino dal suo diminutivo, attratto dai colori della statua si staccò dal gruppo e rimase lì anche quando le suore ritornarono all’asilo senza accorgersi della sua mancanza. Solo dopo il pranzo si accorsero che il piccolo Agnini non c’era. Spaventate e preoccupate ritornarono nella Chiesa dell’Immacolata e sotto la statua lo trovarono profondamente addormentato! E la sua espressione era di grande gioia. Premonizione del futuro suo amore per l’arte sacra? 

Finite le scuole elementari frequentò l’Istituto Artistico Vincenzo Calo’ a Grottaglie. Il preside di questa scuola Angelo Peluso dava ai ragazzi vari stimoli tra cui quello di realizzare delle opere che sarebbero state poi presentate alla fine dell’anno scolastico alla cittadinanza come libero mercatino e con soldi accumulati organizzava delle trasferte di arricchimento culturale ai musei di Taranto, di Firenze o di Faenza.

Di quest’epoca mi racconta questo fatterello.  Aveva costruito per quel mercatino di fine anno un presepio. Un frate, Padre Claudio, veniva spesso da Venezia a Grottaglie e in questa occasione vide un presepe, lo comprò e lo portò al Redentore di Venezia. Verso gli anni ’60 l’Agnini si trovò a Venezia a visitare questa Chiesa con degli amici. Un frate li accompagnava in visita e sapendo che erano della zona di Grottaglie il frate raccontò loro di aver acquistato lì, tanti anni prima,  un presepio di terracotta ma non sapeva chi fosse l’autore. A queste parole Lino fece pressione per vederlo e, come lo vide, lo riconobbe: era proprio il suo! Lo chiese al frate che però non voleva staccarsene! Tuttavia dopo varie schermaglie il frate barattò’ il vecchio presepio con un altro nuovo e in aggiunta anche una statua di San Francesco e di Santa Chiara.

Il maestro Lino Agnini ricevuto da Papa Benedetto XVI,  nato Joseph Aloisius Ratzinger 


il maestro  Lino Agnini  ricevuto dal papa Giovanni Paolo II , nato  Karol Wojtyla.


In questa foto il maestro Lino Agnini con Madre Teresa  

molte le recensioni di critici d'arte ne riporto una di Ernesto Paura 

… Lino Agnini si inserisce con la forza di un dettato suggestivo, con opere significative, nel contesto della pittura e scultura contemporanea. Sono impressioni ambientali le sue che si susseguono in una componente piena di luce calda, ma tenera e risposante, per quanto riguarda la pittura e semplicità di linee e raffinata tecnica per quanto riguarda la scultura: l’arte intesa come messaggio sociale prima ancora che come creazione puramente formale. Ed è appunto da questo principio che maggiormente il Nostro viene influenzato dando vita ad una produzione piena e sfolgorante maturità artistica che è poi quella che commuove ed esalta gli autentici intenditori di arte.

 
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Auguri di buon Natale

Post n°472 pubblicato il 25 Dicembre 2020 da AngeloQuaranta
 
Foto di AngeloQuaranta

 
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Yves Mersch, membro uscente della BCE

Post n°471 pubblicato il 23 Dicembre 2020 da AngeloQuaranta
 
Foto di AngeloQuaranta


Le osservazioni di Yves Mersch, membro uscente del Consiglio Direttivo della Banca Centrale Europea (BCE) , sull'introduzione Cashback da parte del Governo italiano, senza aver discusso preventivamente con la comunità europea sulla legittimità delle  modalità di pagamento che dovrebbe essere uguale per tutti cittadini europei.
::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::: 
IL MECCANISMO CASHBACK TRA CENSURE DELLA BCE E PERPLESSITÀ DEL COORDINAMENTO
 22 Dicembre 2020

tratto da  

Il meccanismo del cashback, adottato con decreto del Ministro dell’Economia e delle Finanze n. 156 del 24 novembre 2020, costituisce indubbiamente una delle tematiche più attuali e, come tale, più dibattuta, delle ultime settimane.

Essa, però, sta assumendo anche i caratteri di una questione fortemente “spinosa”, basti pensare alla circostanza che Yves Mersch, membro uscente del Consiglio Direttivo della Banca Centrale Europea (nel prosieguo BCE) ha inoltrato una nota, in chiave estremamente critica, al Ministro dell’Economia e delle Finanze (nel prosieguo MEF) del Governo Italiano.

Mersch ha posto al MEF, innanzitutto, una questione di metodo. Il nostro esecutivo, infatti, prima di adottare il programma cashback, avrebbe dovuto consultare la BCE, nel pieno rispetto, quindi, delle competenze ad essa attribuite in materia di mezzi e strumenti di pagamento.

Ciò, però, non è avvenuto nel caso di specie. Inoltre, secondo Mersh il programma cashback risulterebbe sproporzionato con riferimento al potenziale effetto negativo che lo stesso potrebbe avere sul sistema di pagamento in contanti, compromettendo, tra l’altro, “l’obiettivo di un approccio neutrale nei confronti dei vari mezzi di pagamento disponibili”.

Pur prendendo atto che la previsione del cashback è giustificata dalla lotta all’evasione fiscale, interesse primario e di carattere pubblico, il membro uscente del consiglio direttivo della BCE sottolinea, in chiave critica, che ogni limitazione all’utilizzo del contante, adottata dal singolo Stato membro, deve essere supportata dalla prova che le limitazioni che incidono sul corso legale del denaro contante siano efficaci per conseguire la finalità pubblica che ci si pone come obiettivo.

Dimostrazione che non è stata data dal Governo Italiano. Quest’ultimo, infatti, avrebbe dovuto fornire una prova chiara che il meccanismo del cashback permetta, concretamente, di conseguire la finalità pubblica della lotta all’evasione fiscale.
L’introduzione dello strumento del cashback suscita notevoli perplessità anche per il Coordinamento “Dalla Parte del Consumatore” (istituito tra l’Associazione Nazionale “Dalla Parte del Consumatore”, l’Osservatorio LIDU sui fenomeni di usura, estorsione e sovraindebitamento, l’ACU Calabria e la Confconsumatori – Federazione Provinciale di Brindisi), il quale ha costituito un fronte unico e compatto tra varie Associazioni al fine di rendere sempre più completa ed incisiva la propria attività a tutela dei diritti dei cittadini, ritenendo che sia giunto il momento di dire “basta” alla promozione di azioni e battaglie in ordine sparso.

Secondo il Coordinamento il cashback, oltre a presentare le criticità di utilizzo, le quali si sono registrate sin dal momento della sua introduzione, costituirebbe un vantaggio esclusivamente per il sistema bancario. Come è noto, il sistema del cashback, per potere essere utilizzato, necessita che il cittadino sia in possesso di bancomat, carte di debito o di credito.

Inoltre, esso comporta il pagamento di commissioni su ogni singola transazione sia per il cittadino sia per gli esercenti, con conseguente aumento dei costi.

Il Coordinamento “Dalla Parte del Consumatore” pone, inoltre, alcuni spunti di riflessione su altri aspetti problematici dello strumento in esame. Attraverso di esso, infatti, si possono fotografare le abitudini di acquisto dei cittadini.
Chi assicura che i dati così rilevati non siano diffusi ed utilizzati, anche per una mera indagine statistica, da operatori economici?

Ed ancora, seppure a livello potenziale, non si può sottovalutare il rischio di furti di dati ed accesso ai sistemi bancari.
Chiunque desideri aderire al programma cashback dovrebbe, infatti, scaricare e registrarsi in apposite “App”, fornendo il proprio codice fiscale e gli estremi identificativi di uno o più strumenti di pagamento elettronici del quale intende avvalersi per effettuare gli acquisti.

Dati delicati sono, quindi, immessi in sistema con tutti i potenziali rischi, in materia di sicurezza, connessi a tale operazione. Anche da un punto di vista prettamente sociale, il cashback rischia di creare delle discriminazioni.

Non possiamo non tener conto che molti cittadini non possono, allo stato attuale, permettersi oneri ulteriori per la gestione del proprio conto corrente, aggiungendo quelli relativi a bancomat o carte di credito. Anche tale aspetto sottolineato dal Coordinamento “Dalla Parte del Consumatore” è stato oggetto di indagine e critica nella nota indirizzata da Mersh al MEF.

Il meccanismo del cashback – il quale sembrerebbe finalizzato oltre che alla lotta all’evasione fiscale, ad incentivare, soprattutto, la propensione al consumo dei cittadini attraverso la prospettiva di un rimborso, seppure minimo, sui conti correnti di questi ultimi – non tiene conto, in realtà, secondo il Consigliere uscente della BCE, che “la possibilità di pagare in contanti rimane particolarmente importante per taluni gruppi sociali, che, per varie legittime ragioni, preferiscono utilizzare il contante piuttosto che altri strumenti di pagamento.

Il contante è altresì generalmente e apprezzato come strumento di pagamento in quanto, quale corso legale, è ampiamente accettato, è rapido e agevola il controllo sulla spesa di chi paga, (…) i pagamenti in contanti agevolano l’inclusione dell’intera popolazione nell’economia consentendo a qualsiasi soggetto di regolare in contanti qualsiasi tipo di operazione finanziaria”.

https://avantilive.it/il-meccanismo-cashback-tra-censure-della-bce-e-perplessita-del-coordinamento/

 

 

 
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Una denuncia della CGIL Puglia sullo scippo dei fondi Europei destinati al SUD

Post n°470 pubblicato il 22 Dicembre 2020 da AngeloQuaranta
 
Foto di AngeloQuaranta

 Un articolo del 1972, si denunciava il divario fra Nord e Sud, e si auspicava di colmare il divario entro il 2020. Oggi incece si buttano le basi per allargare il baratro.   

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Denuncia Cgil, Governo taglia fondo coesione

Ridotta la quota di compartecipazione per le politiche di coesione. "Così si aiuta lo sviluppo del Mezzogiorno? "  

 

“Da un lato si afferma di voler rispettare un principio fissato per legge ma rimasto sulla carta, quello di destinare alle regioni del Sud il 34% degli investimenti pubblici, compreso quello delle aziende partecipate. Dall’altro si taglia la quota di finanziamento a carico dello Stato sui fondi europei per le politiche di coesione. Vorremmo da parte del Governo consequenzialità tra quanto dichiara pubblicamente e gli atti concreti”. È quanto denuncia la Cgil Puglia a proposito dell’orientamento del Dipartimento delle politiche di coesione della Presidenza del Consiglio dei Ministri nel confronto con le Regioni. Se prima la ripartizione prevedeva il 50 per cento a carico dell’Unione e il restante 50 diviso due terzi a carico dello Stato e un terzo delle Regioni, la quota statale nel 2021-2027 scenderà dal 67 al 48 per cento.

“Non si comprende come questa scelta – commenta Pino Gesmundo, segretario generale della Cgil pugliese – possa essere in linea con i principi enunciati anche nel Piano per il Sud, presentato a febbraio 2020 a Gioia Tauro, di ridurre il divario tra territori e cittadini. Disuguaglianze che invece sono aumentate anche durante la pandemia, come testimonia lo Svimez: lo storico gap strutturale ha determinato ricadute economiche e sociali che si sono dispiegate con maggiore drammaticità al Sud, a causa del tessuto produttivo più debole, del mondo del lavoro più frammentato, della società più fragile”. 

Scelta ancor più incomprensibile per la Cgil perché “mentre l’Unione europea nel bilancio pluriennale 2021-2027 ha stanziato 41 miliardi e 150 milioni, quasi 7 miliardi in più della programmazione precedente, per le regioni con maggior ritardo di sviluppo – Puglia, Campania, Basilicata, Calabria e Sicilia a cui si sommano Sardegna e Molise, il Governo ridurrà il suo impegno e questo taglio comporterà in automatico un aggravio di spese a carico delle Regioni, mortificandone i già magri bilanci”. 

“A questa riduzione di risorse a favore del Mezzogiorno va aggiunta la scelte relativa ai 14 miliardi di euro riveniente da REACT: un fondo creato dall’Unione Europea per assistere in questa fase le regioni meno sviluppate per sostenere la ripresa e la coesione e che il Governo vorrebbe ripartire su tutti il territorio nazionale e non già a favore delle sole regioni meridionali”.

“La Cgil svolgerà la sua azione di vigilanza e di denuncia affinché gli atti del Governo siano in linea con le enunciazioni, che abbiamo difficoltà a intravedere anche nella immaginata distribuzione delle risorse del Recovery fund, dove al Mezzogiorno sono destinati 3,8 dei 209 miliardi di euro assegnati all’Italia. Appena il 2 per cento. Così come nulla c’è sull’infrastrutturazione per migliorare l’asse Nord-Sud e connettere meglio e più velocemente i territori del meridione all’Europa, e il grosso della torta andrà alla linea ferroviaria Milano-Venezia, alla Verona-Brennero, alla Genova-Alpi, alla Tav, ai porti di Genova e Trieste. Zero ai porti del Sud”. 

“Non ci sembra possa essere questa la radicale inversione di tendenza rispetto al passato di cui parla il Presidente del Consiglio. È allora più che mai necessario che la Regione, le istituzioni locali, le forze politiche, concordino con le forze sociali un’azione comune per invertire una scelta che rischia di penalizzare ancora una volta il Mezzogiorno. Sapendo che questo è forse l’ultimo treno che passa per la ripresa e la riduzione del divario tra i territori, senza il quale si condannerà non solo il Sud ma tutto il Paese a essere più povero e diviso”.

“È evidente – conclude Gesmundo – come sia necessario un governo unitario delle risorse e una strategia condivisa tra Stato centrale, Regioni e parti sociali per garantire una efficacia e omogeneità degli interventi, in una visione di sviluppo, centralità del lavoro, creazione di nuova occupazione”.

 
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Dalle nostre parti, la storia raccontata, con i fabbricati

Post n°469 pubblicato il 21 Dicembre 2020 da AngeloQuaranta
 
Foto di AngeloQuaranta

Alberobello la città dei trulli, patrimonio dell'Unesco

 

Grottaglie la città delle ceramiche

 

 

nei comuni della Valle d'Itria

Il bianco calce nella terra di Puglia

 

In terra di Puglia

 

Locorotondo

 

Bianco Calce e tanti colori

Una fontana di approvvigionamento.

 

nelle nostre campagne le masserie, aziende agricole autosufficienti

 

 
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Una Europa unita non solo nella moneta, il sogno di Spinelli

Post n°468 pubblicato il 20 Dicembre 2020 da AngeloQuaranta
 
Foto di AngeloQuaranta

 

Anche Luigi Einaudi definì gli stati nazionali “polvere senza sostanza”

Unione non solo finanziaria. Vedo tre obbiettivi: mercato unico, sussidiarietà politicosociale tra gli stati, difesa comune L’Europa cambia registro.

di MARIO BARNABÉ 

L’idea di una Europa Unita, intesa non solo come entità esclusivamente geografica, ma anche come concreta espressione politica di una area umana caratterizzata da comuni radici culturali e storiche è un progetto abbastanza recente. In passato infatti chi ha concepito il concetto di unire i popoli europei ha tentato di realizzarlo con la forza militare come imposizione dei propri valori e volontà di potenza. Era di non lieve impedimento la presenza di nette contrapposizioni: da un punto di vista etnico e linguistico ad una Europa latina si opponevano l’Europa sassone e quella slava, da un punto di vista religioso ad una Europa del Sud in prevalenza cattolica si opponevano quella del centro-nord a prevalenza protestante e quella dell’est a prevalenza ortodossa. Fu solamente durante il diciannovesimo secolo che alle retrive chiusure nazionalistiche della Restaurazione si contrappose l’idea dell’Europa come vera patria dello spirito, per cui i democratici di qualunque nazionalità accorsero a combattere ovunque si lottasse per la libertà. Basti ricordare il sacrificio per la libertà della Grecia di Lord Byron e del conte Santorre di Santarosa e quello successivo di Antonio Fratti. La più lucida espressione di un progetto europeo dell’Ottocento fu tuttavia la Giovine Europa fondata da Giuseppe Mazzini nel 1834 a coordinare la visione democratica di Giovine Italia, Giovine Polonia e Giovine Germania. Tale concezione, in antitesi a Metternich, intendeva l’Europa come equilibrata sintesi di nazionalità liberate da regimi dispotici. In realtà si trattò di un progetto di “élites” intellettuali, mentre tutto il secolo non fu che espressione della rivalità della politica di potenza fra stati dominati da oligarchie che culminò (pochi decenni dopo) nella lacerante tragedia della Prima Guerra Mondiale. Fu alle fine di questa che si alzarono varie voci democratiche a sostenere con pacatezza e fermezza la necessità inderogabile di una Europa Unita ad evitare il ripetersi di tali immani tragedie. Basti ricordare, fra tutte, quella di Luigi Einaudi che definì gli stati nazionali “polvere senza sostanza”. Ancora una volta la razionalità fu travolta dalle esasperazioni nazionalistiche e dalla politica colonialista delle grandi potenze la cui miopia fu pari all’egoismo. Fu così vana la voce del conte Coudenhove-Kalergy che nel 1923 pubblicò il “ Manifesto di PanEuropa” e altrettanto vano il monito dei fratelli Carlo e Nello Rosselli che indicavano la Federazione Europea come unico mezzo possibile per i paesi democratici per sbarrare la strada alle dittature… “ Non esiste altra politica estera: Stati Uniti di Europa… il resto è catastrofe.” E la catastrofe, con la Seconda Guerra Mondiale puntualmente si rinnovò. Fu proprio nel 1943 sul finire della guerra, che Altiero Spinelli, Eugenio Colorni e Ernesto Rossi, confinati nell’Isola di Ventotene, elaborarono il testo “ Problemi della Federazione Europea” che sarà la base ideologica del Movimento Federalista Europeo fondato pochi mesi dopo a Milano nella abitazione di Mario Alberto Rollier. Da allora il tema della unità europea è stato spesso al centro del dibattito politico e solo la pigrizia della burocrazia e il disincantato atteggiamento ostentato dai governi nazionali ne ha rallentato il cammino. Se è vero che il Parlamento Europeo ha da tempo ottenuto la legittimazione della elezione popolare diretta, è anche vero che i poteri conferitigli sono ancora assai ridotti, essendo stati trasferiti al Consiglio dei capi di stato e di governo nazionali. Se i dibattiti al Parlamento Europeo sono non di rado di alto livello, hanno spesso il solo significato della ricerca di ripercussioni all’interno dei rapporti politici nei singoli stati membri in vista delle elezioni nazionali. L’unificazione economica che si è voluta privilegiare senza una parallela unità politica si è rivelata do difficile realizzazione anche per le differenti politiche fiscali dei singoli stati. È invece a questa unità politica che si deve aspirare insieme a una futura unità militare come fattore di equilibrio strategico internazionale. L’impegno degli europeisti, fra le lentezze dei governi nazionali e l’egoismo miope delle regioni più ricche è davvero difficile ma, come scrisse Benedetto Croce nella sua Storia di Europa del secolo decimonono. “L’ideale dell’Europa Unita è uno dei pochi a cui valga la pena di dedicare la propria esistenza”. 

 
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Un'intervista al Prof. Pietro Busetta economista, meridionalista.

Post n°467 pubblicato il 20 Dicembre 2020 da AngeloQuaranta
 
Foto di AngeloQuaranta

Decreto Rilancio, ancora una volta premiato solo il Nord 

di  Ivana Zimbone

CATANIA– Il decreto “Rilancio” è stato pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale, con un saldo netto stimato da finanziare di 155 miliardi di euro per il 2020 e con un indebitamento netto di “soli” 55 miliardi. Ma è polemica sulla distribuzione delle risorse per il Mezzogiorno.

L'economistaPietro Busetta parla dell’occasione persa dall'Italia per ridurre la forbicetra Settentrione e Mezzogiorno. “Nelle regioni più ricche andranno più risorse.Il Sud ha perso la partita almeno per i prossimi vent'anni”  

L’economista PietroMassimo Busetta, professore ordinario di scienze economiche e statistichen ell’università di Palermo, spiega in un’intervista al Quotidiano di Sicilia perché il Sud ne risulta – per l’ennesima volta – penalizzato.

· Il decreto Rilancio,secondo il premier Giuseppe Conte, avrebbe dovuto dare un forte impulsoall’economia del Paese. E lei – in una precedente intervista – auspicava sioccupasse soprattutto di riequilibrare tra Nord e Sud. È andata così?

  R "Assolutamente no, anzi rischia dicontribuire ad allargare il divario preesistente. La distribuzione dellerisorse del decreto segue due parametri: occupazione e reddito complessivo. Nonesiste alcun elemento che riguardi la popolazione e quindi non esiste alcunacorrezione del dislivello tra Settentrione e Meridione. Questo significa chenelle regioni più ricche in cui lavorano più persone – e dove mediamente cisono due stipendi per famiglia – ci saranno più risorse per la cassaintegrazione, dove invece lavora una sola persona per nucleo familiare, cisaranno meno aiuti. Insomma, ancora una volta si ‘premia’ chi è già statopremiato” 

· In che modo le Regionidel Meridione possono cercare di arginare il danno ?

 R “Purtroppo non vedoalcuna possibilità di limitazione del danno. Nel decreto è scritto che sarannorimborsate le tasse di soggiorno delle realtà turistiche’, senza nessunaattenzione per quelle regioni che vivono esclusivamente di turismo e chedovrebbero godere di maggiori agevolazioni. E che dire poi di Italo che arrivaa Reggio Calabria, ma che da Napoli in giù percorre il tragitto con la stessatempistica dei treni non ad alta velocità? E di altri due centri di ricercanazionali – il Tecnopolo di Bologna con un finanziamento da 20 milioni e l’hubtecnologico di automotive a Torino – previsti solo al Nord? Anche in questocaso nessun correttivo a favore del Sud, che resta, di fatto, esclusivamentecolonia di una parte del Paese. Occorrerebbe un movimento politico chedifendesse gli interessi del popolo, ma non ci sono le condizioni affinché ciòavvenga, perché l’Italia non ha capito che senza il Mezzogiorno rimarràsoltanto un piccolo Stato dell’Europa sempre meno importante”.

 

· Il decreto prevede la possibilitàper le Regioni di utilizzare – per tamponare gli effetti dell’emergenzasanitaria – i fondi europei destinati alla loro crescita, visto che restano trale regioni meno sviluppate d’Europa . Crede che questa sia effettivamente nelventaglio delle possibilità anche in Sicilia?

R “È possibile che accada anche questo. Ma è fondamentale direche, se il Sud fosse stato separato dal resto dell’Italia, i suoi 20 milioni diabitanti avrebbero potuto contrattare direttamente con l’Europa, ricevendosicuramente più risorse economiche rispetto a quanto è avvenuto rimanendo nelloStsto nazionale. E le regioni del Meridione sarebbero pure state Covid-free.L’Italia è un Paese economicamente sbilanciato in termini globali e ilMezzogiorno – che ha perso la partita, almeno per i prossimi 20 anni – nonesiste nemmeno dal punto di vista mediatico. Questo decreto è l’ennesimaoccasione andata in fumo per ridurre la forbice tra Nord e Sud”.

· Lei crede che in futuropossano arrivare per il Sud ulteriori sussidi?

 R “Con un indebitamentodi 55 miliardi di euro e un rapporto debito-Pil del 160%, ci sarà sempre menospazio per risorse future a favore del Mezzogiorno, che al momento ha unreddito procapite inferiore anche alla Grecia. E ricordiamo che il Sud ha già subitoun furto di 600 milioni di euro in dieci anni perpetrato dal Nord sulla basedella spesa storica”.

· Perché, a suo avviso, laclasse politica consente tutto questo?

R “Il Movimento Cinquestelle si è rivelato inadeguato a difendereil Sud, nel Partito Democratico vi è una buona parte nordicentrica, più adessoStefano Bonaccini è più forte sulla autonomia differenziata; la Lega restasempre nordicentrica per sua costituzione, Italia Viva rimane un partito troppopiccolo, con una classe dominante al Sud spesso estrattiva, che garantisce queivoti necessari per contare a livello nazionale. In buona sostanza ilMezzogiorno non è rappresentato, se non da qualche governatore-sceriffo‘innamorato del blocco’ – come Cateno De Luca o Nello Musumeci, nda – senzaalcuna strategia condivisa”.

· In che modo le Regionidel Meridione possono cercare di arginare il danno?

R “Purtroppo non vedo alcuna possibilità di limitazione deldanno. Nel decreto è scritto che ‘saranno rimborsate le tasse di soggiornodelle realtà turistiche’, senza nessuna attenzione per quelle regioni chevivono esclusivamente di turismo e che dovrebbero godere di maggioriagevolazioni. E che dire poi di Italo che arriva a Reggio Calabria, ma che daNapoli in giù percorre il tragitto con la stessa tempistica dei treni non adalta velocità? E di altri due centri di ricerca nazionali – il Tecnopolo diBologna con un finanziamento da 20 milioni e l’hub tecnologico di automotive aTorino – previsti solo al Nord? Anche in questo caso nessun correttivo a favoredel Sud, che resta, di fatto, esclusivamente colonia di una parte del Paese.Occorrerebbe un movimento politico che difendesse gli interessi del popolo, manon ci sono le condizioni affinché ciò avvenga, perché l’Italia non ha capitoche senza il Mezzogiorno rimarrà soltanto un piccolo Stato dell’Europa sempremeno importante”.

 

· Il decreto prevede lapossibilità per le Regioni di utilizzare – per tamponare gli effettidell’emergenza sanitaria – i fondi europei destinati alla loro crescita, vistoche restano tra le regioni meno sviluppate d’Europa . Crede che questa siaeffettivamente nel ventaglio delle possibilità anche in Sicilia?

R “È possibile che accada anche questo. Ma è fondamentale direche, se il Sud fosse stato separato dal resto dell’Italia, i suoi 20 milioni diabitanti avrebbero potuto contrattare direttamente con l’Europa, ricevendosicuramente più risorse economiche rispetto a quanto è avvenuto rimanendo nelloStsto nazionale. E le regioni del Meridione sarebbero pure state Covid-free.L’Italia è un Paese economicamente sbilanciato in termini globali e ilMezzogiorno che ha perso la partita, almeno per i prossimi 20 anni – non esistenemmeno dal punto di vista mediatico. Questo decreto è l’ennesima occasioneandata in fumo per ridurre la forbice tra Nord e Sud”.

 
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“Nel distribuire i vaccini Covid si valuti l’economia. Se si ammala un lombardo vale di più”

Post n°466 pubblicato il 19 Dicembre 2020 da AngeloQuaranta
 
Foto di AngeloQuaranta

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POLITICAL’europarlamentare Ciocca (Lega): “Nel distribuire i vaccini Covid si valuti l’economia. Se si ammala un lombardo vale di più”L’europarlamentare Ciocca (Lega): “Nel distribuire i vaccini Covid si valuti l’economia. Se si ammala un lombardo vale di più”

Durante la trasmissione Lombardia nera, su Antenna 3, ha sostenuto la necessità di tener conto del pil delle varie zone del Paese nel piano di distribuzione dei vaccini contro il Covid. "Un cittadino lombardo paga più tasse rispetto un cittadino laziale. La Lombardia è il motore del Paese e più va in difficoltà più paga l’intero Paese" 

 


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Riflessione personale: Affermazione da inserire nello stupidario della Politica.

Caro europarlamentare, nel IV secolo A.C. gli orafi Tarantini  producevano questi gioielli,  

https://museotaranto.beniculturali.it/it/
 
La creatività degli artigiani orafi tarantini produce tra il IV e il I secolo a.C. gioielli di grande raffinatezza e qualità decorativa: i famosi “Ori di Taranto”. Per lo più rinvenuti nelle tombe, deposti come elementi di corredo, i preziosi costituivano per lo più oggetti personali del defunto, usati nella vita quotidiana o in particolari occasioni. Tra gli orecchini, elemento essenziale della parure della donna tarantina e quindi rinvenuti numerosi nei corredi funerari, si distingue per diffusione il tipo a navicella, attestato in diverse varianti. L’eccezionale esemplare di grandi dimensioni esposto al MArTA esibisce una complessa decorazione ottenuta con la tecnica della filigrana, della granulazione e con l’uso di fili godronati e lisci. La navicella è arricchita da pendenti ed elementi in lamina intagliata, come le figure femminili alate (Nikai) poste alle estremità.  


 

 
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