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Il Mistero di Eilean More...

Post n°193 pubblicato il 09 Maggio 2011 da rigel2_rm
 

 

 

 

 

Le isole Flannan devono il nome a San Flannan (figlio di Turlough principe di Thomond) vescovo scozzese di Killaloe nel XVII secolo che decise la costruzione di una piccola cappella. Si trovano nell’Oceano Atlantico, ad oltre cento chilometri dalle Ebridi, e sono soprannominate "I Sette Cacciatori". Sono appunto sette (Eilean More, Eilean Tighe, Soraidh, Sgeir, Toman, Sgeir Righinn, Eilean a’Ghobha e Roaiream) riunite in tre gruppi, a 21 miglia a nord-est di Gallan Head e 31 miglia ad ovest di Carloway, vicino a Lewis. Sulle sei isole minori, ma non su Eilean, i pastori scozzesi vi trasferiscono le greggi per certi periodi dell’anno, e le lasciano incustodite a pascolare, data la particolare ricchezza di prati.

Eilean More (in scozzese "grande isola") è la più grande e la più settentrionale, e teatro di una vicenda rimasta ancora oggi senza un perché. Nessuno vive su questa remota isola, ricca di verdi pascoli; la leggenda racconta che anticamente era abitata da un popolo di piccoli uomini, accuratamente evitati dai viaggiatori perché si diceva incutessero un profondo timore.
Solo su Eilean More esiste segno di vita, ovvero il faro ed altre due casupole oggi in rovina che la Commissione di Studi Antichi ha definito come insediamento del Clan McPhail. Una di queste è appunto la cappella fatta erigere da San Flannan.


Verso la fine del XIX secolo, quando le rotte commerciali cominciano a solcare anche quella parte di mare, in particolare da nord a sud per approdare a Clydebank, le navi dovevano affrontare molti pericoli e non erano poche quelle che si andavano ad arenare o a schiantare contro le scogliere delle isole Flannan.
Nel 1895, si decide di costruire un faro che evitasse ulteriori disastri e fosse un punto di riferimento per i bastimenti in transito, ma numerosi intoppi e la difficile natura del luogo ritardano l’inizio dei lavori di oltre due anni, e quando iniziano, sono notevolmente difficoltosi, per diversi motivi, fra cui il mare solitamente in tempesta. Il luogo scelto per la costruzione del faro, sulla cima della scogliera, è un progetto dell’ingegner Alan Stevenson, costruito dalla ditta di George Lawson di Ruthherglen, per un costo di 6.915 sterline. Il direttore dei lavori è lo stesso David Alan Stevenson, assistito dal fratello Charles Alexander. Dopo non poche traversie, il faro viene inaugurato nel dicembre 1899 e vengono scelti tre esperti guardiani che badassero al funzionamento: Thomas Marshall, Donald McArthur e James Ducat.

 


Con il faro (posto ad un’altezza di circa 100 metri sul livello del mare, posizione cartografica 58°17.3’ longitudine Nord e 07°35.4’ latitudine Ovest, alto circa 30 metri, con due luci bianche di potenza pari a 100mila Watt, a intermittenza ogni 30 secondi, visibili fino a 20 miglia nautiche) vengono realizzati due attracchi per battelli, sulle sponde opposte dell’isola onde evitare il vento prevalente, una scalinata, e una strada, oltre agli alloggi per le famiglie dei custodi del faro presso la stazione di collegamento a Breasclete, che ebbe un costo di circa 3.500 sterline e che venne poi scelta come scalo per la vicinanza con Loch Roag, da utilizzare come ancoraggio di emergenza per i battelli di collegamento con Eilean More in caso di condizioni atmosferiche avverse.

 



Stranamente, non viene messo a punto alcun collegamento radio fra le isole Flannan e la cittadina di Lewis, cosicché un guardiacaccia, Roderick McKenzie, è destinato come osservatore per il funzionamento del faro, con un salario di 8 sterline all’anno. Il suo compito era di tenere d’occhio gli eventuali segnali provenienti dal faro dal proprio insediamento, situato 18 miglia a nord-ovest di Gallan Head, non lontano da Lewis, e riportare ogni malfunzionamento del fascio luminoso. In caso si fosse reso necessario, egli avrebbe dovuto inviare un telegramma all’ufficio principale di Edimburgo, perché fossero inviati i materiali di riparazione.
Fin dall’inizio le cose non vanno secondo i piani: dopo pochi giorno il faro si spegne e i responsabili decidono di inviare una spedizione per verificare i motivi.


 

 

 

 


Dal 15 dicembre fino al 26 non è possibile effettuare alcuna missione per le condizioni del mare, poi la nave Hesperus porta la squadra di tecnici al comando di Joseph Morr verso l’isola Eilean More. Il mare è agitato e si devono compiere tre tentativi prima di poter sbarcare. Una volta a terra, si cercano subito i tre guardiani, ma tutti sono misteriosamente scomparsi senza lasciare traccia. All’interno del faro e negli alloggi ogni cosa è al proprio posto: i letti rifatti, nel camino le ceneri fredde, l’orologio a muro fermo, sulla lavagna usata per le annotazioni una data: ore 09.00, 15 dicembre 1900, giorno in cui il faro aveva smesso di funzionare, nella piccola cucina viene trovato un piatto con avanzi di carne di montone. Nella lanterna non manca nulla, gli stoppini erano stati puliti, imbevuti di olio e pronti per l’accensione. Dopo un giro dell’isola, la squadra deve fare rientro a Lewis per fare rapporto, ma il mistero è più fitto che mai.

 

 

Cosa poteva essere successo? Forse un’onda aveva trascinato in mare i tre? Eppure fu appurato che, stranamente, il 15 dicembre era stata una giornata di sole con il mare calmo e tranquillo, dato confermato anche dall’equipaggio e dal comandante Holman della nave Archer che proprio quel giorno era passata su quella rotta. Un giornalista, però, indagando sul fatto nel 1947, vede che il livello del mare si alza rapidamente e inaspettatamente di circa 20 metri…
Forse uno dei tre guardiani poteva aver ucciso i compagni in un improvviso raptus di follia e poi essersi tolto la vita gettandosi a sua volta in mare? Le indagini evidenziano che uno dei tre sicuramente era all’interno del faro, poiché mancano solo due dei tre impermeabili di protezione. E se in caso due si fossero trovati in difficoltà, il terzo non sarebbe mai corso in loro aiuto senza premunirsi.

 

 

Anche gli investigatori che si occupano del caso trovano segni di una improvvisa quanto inspiegabile onda anomala: la gru sul lato opposto al faro aveva le funi e le catene aggrovigliate e le pesanti casse degli attrezzi erano state scaraventate a oltre dieci metri dalla loro sede abituale. La spiegazione data è che i tre guardiani, avuto sentore di una imminente bufera, si erano recati su posto per assicurare le attrezzature, ma sono sorpresi e scaraventati in mare. Resta però il mistero dell’impermeabile rimasto al suo posto, e il caso non è chiuso definitivamente.
Una attenta indagine è poi compiuta da una squadra composta dal geologo e sismologo Bertrand De Vere, dal giornalista e fotografo Harold Davies, dall’oceanografo e geofisico marino Marius Munro, dal meteorologo e geofisico Daniel Menzies, e da Bruce Reaney, esperto guardiano di fari. La spedizione, denominata "missione Eilean No-More" con un apposito gioco di parole, non riesce a trovare tracce che potessero spiegare in modo esauriente la sparizione dei tre sfortunati.
C’è stato anche chi ha ipotizzato una forza soprannaturale a modello di quella del triangolo delle Bermuda, ma niente ha mai trovato conferma.
Dopo gli avvenimenti, la stazione di Eilean More è mantenuta attiva fino al settembre 1971, e le varie attrezzature fatte pervenire da Stromness tramite la nave "Pole Star". Da questa data il faro è poi automatizzato e ispezionato una volta all’anno, con una squadra di tecnici della nave "Pharos".
Nel 1979 il giornalista Peter Maxwell Davies pubblica "The Lighthouse", un libro-cronaca sui misteriosi avvenimenti del dicembre 1900, ma mistero di Eliean More resta ancora oggi senza una soluzione, e ormai praticamente dimenticato.

 

 

E voi cosa ne pensate di questo mistero?

 

 

 
 
 
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DI INGIURIE/OFFESE NEL WEB,POSSONO DENUNCIARE

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La Corte di cassazione con la sentenza n. 8824 della Quinta sezione penale depositata il 7 marzo 2011, ha condannato chi, utilizzando un nickname su un forum online diffondeva ingiurie, in forma anonima, nei confronti di altre persone.

L'indirizzo Ip ha inchiodato l'autore della diffamazione, confermando che la traccia digitale permette l'identificazione senza dubbi.

commissariato di P.S. online:

 

 

 

 

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