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Il Conte di Cagliostro...misterioso e controverso personaggio...

Post n°160 pubblicato il 02 Febbraio 2011 da rigel2_rm
 

 

 

Questo misterioso ed affascinante personaggio fu un appassionato esoterista, massone, alchimista ed avventuriero: caratteristiche che lo fecero condannare come eretico, assieme alle sue dimostrate malefatte.

Cagliostro, il cui vero nome era Giuseppe Balsamo, nacque a Palermo nel 1743 da una modesta famiglia di commercianti di stoffe. Sin da piccolo egli dimostrò la sua scarsa propensione all'educazione imposta e il suo forte spirito ribelle: alla prematura morte del padre, egli fu affidato ad un collegio per orfani dai quali scappò varie volte; successivamente, fu assegnato al convento dei Fatebenefratelli di Caltagirone, in cui si appassionò e studiò le erbe e le loro proprietà curative.

In seguito tornò a Palermo per poi giungere a Messina, ove conobbe un certo Altotas (di esistenza incerta) che Cagliostro indicò come suo primo maestro e che lo introdusse nell'Ordine dei Cavalieri di Malta nel 1766.



Nel 1768 Cagliostro sposò la giovane Lorenza Serafina Feliciani, con la quale rimase per tanti anni e condivise viaggi e truffe di vario genere.

Inizialmente, Giuseppe tentò a Roma la carriera di disegnatore di documenti falsi in società con due conterranei; uno di questi, tale Ottavio Nicastro, lo denunciò come falsario e lo costrinse alla fuga assieme alla moglie.

Seguirono anni di fughe, di truffe, di arresti e di conoscenze importanti: Bergamo, Aix-en-Provence (dove conoscono Casanova), Antibes (ove Lorenza comincia a concedersi alla carriera di prostituta d'alto bordo), Barcellona, Madrid, Lisbona, Londra.

Qui Cagliostro tentò di intraprendere un mestiere onesto come disegnatore di pergamene, ma senza successo: ciò lo spinse ad una nuova truffa ed a conoscere le prigioni londinesi a causa dei suoi debiti, ma venne presto salvato da uno dei ricchi amanti di Lorenza.

Fuggirono successivamente in Francia, dove fecero la conoscenza dell'avvocato Duplessis, amministratore dei beni della marchesa de Prie. La relazione carnale nata tra Lorenza e Duplessis si trasformò ben presto in amore, sentimento che spinse la donna a denunciare il marito per sfruttamento della prostituzione. La controdenuncia di Giuseppe per abbandono del tetto coniugale la costrinse però a tornare con lui, abbandonando qualunque sogno di rifarsi una vita onesta a fianco dell'avvocato. Dopo questa intricata e dolorosa serie di eventi, la coppia compì altri viaggi: Belgio, Germania, Italia, Malta, Spagna e, nel 1776, Londra.

Nella capitale inglese, dopo una serie infinita di truffe e finti prodigi, Cagliostro e la moglie si iniziarono alla Massoneria.
In questi anni Giuseppe cominciò ad adottare regolarmente il nome di Alessandro Conte di Cagliostro e Lorenza il titolo di Serafina, Contessa di Cagliostro.

 

Si trasferirono in Olanda, poi in Germania, Lettonia, Francia: furono anni in cui Cagliostro seguitò a spacciarsi per medico, guaritore, taumaturgo, medico, alchimista in grado di mutare il piombo in oro.
Nel 1784 fondò a Bourdeaux il "Rito Egizio" una sorta di Ordine massonico- religioso, che tentò di far riconoscere dalla Santa Sede tramite l'amicizia con il cardinale de Rohan, che lo considerava il suo maestro alchimista.
Cagliosto si nominò "Gran Cofto" e nominò la moglie "Gran Maestra del Rito d'adozione", la Loggia riservata alle donne.

Obiettivo di questa esotica setta massonica era quello di riportare l'uomo, tramite un cammino spirituale, alla condizione precedente alla caduta sulla terra a causa del peccato originale.
Il progetto quasi raggiunto di Cagliostro di far accettare la sua organizzazione alla Chiesa Cattolica, fu però rovinato dal famoso "Scandalo della collana", un complotto che diffamò la Regina Maria Antonietta e aprì la strada alla Rivoluzione francese, egli e la moglie furono accusati però di un reato non commesso. Il Parlamento di Parigi li dichiarò innocenti, ma intimò loro di lasciare la città.

 

 

 

Si spostarono quindi a Londra, ma qui subirono una campagna diffamatoria continua da parte della stampa francese, che rese pubbliche le loro reali identità ed i loro poco nobili trascorsi.
Questa serie di eventi fece intorno alla coppia terra bruciata in fatto di amicizie altolocate: i massoni di Lione li accusarono di usare per sé stessi il denaro della Loggia ed essi furono costretti a trasferirsi in Svizzera.

Qui vissero per un breve periodo, per poi ripartire alla volta di Aix-les-Bains, Torino, Genova, Venezia, Verona, Trento. In questa cittadina Cagliostro conobbe il principe vescovo Thun e mostrò grande deferenza per la fede cattolica, giustificando la sua setta massonica come un qualcosa di non contrario alla religione. Un volta giunto a Roma, venne avvicinato ed ingannato da due spie del Governo Pontificio, che gli chiesero di entrare nella Massoneria.

Nel 1789 Cagliostro, Lorenza e frà Giuseppe (un affiliato alla Massoneria), furono incarcerati: le accuse contro il Conte erano di eresia, di magia, di bestemmia contro Dio, di lenocinio, di falso, di truffa, di calunnia e di pubblicazione di scritti sediziosi, tutte meritevoli di pena di morte.

Nonostante il tentativo di difesa del suo avvocato, che voleva farlo passare come un comune ciarlatano, Cagliostro scrisse al Santo Padre professandosi pentito e pronto a rimediare ai suoi errori conducendo una vita orientata alla fede cristiana.

Queste dichiarazioni di buoni propositi gli risparmiarono la vita a favore del carcere perpetuo; la moglie Lorenza invece, venne assolta poiché collaborò con le autorità.

Cagliostro venne imprigionato nella cella chiamata Pozzetto presso la Fortezza di San Leo nel 1791; seguirono quattro anni di buoni propositi, sfoghi mistici e rabbiosi. Gli ultimi anni di questo personaggio furono molto sofferti: rinchiuso in questa cella priva di porte e munita di una piccolissima finestrella posta sul soffitto, egli spesso fu preda di attacchi di rabbia ricordando la sua vita trascorsa nei migliori palazzi d'Europa.

 

 

 

 

 

 

 


Il 26 agosto 1795 il famoso avventuriero, oramai gravemente ammalato, si spense a causa di un colpo apoplettico. La leggenda che aveva accompagnato la sua fascinosa vita si impossessò anche della morte: dai poco attendibili racconti sulla sua presunta scomparsa giunti fino ai giorni nostri, è possibile intravedere il tentativo, peraltro riuscito, di rendere immortale, se non il corpo, almeno le maliarde gesta di questo attraente personaggio. Ci sono voci però che raccontano della riuscita fuga di Cagliostro da questa prigione e che si sarebbe vestito da monaco e con in pugno la formula per la vita eterna, vagherebbe ancora in giro per il mondo con altri nomi ed altre vesti.

 

 

 

 

 

 

Innumerevoli biografie hanno cercato di fare chiarezza sul misterioso avventuriero che caratterizzò il secolo dei Lumi: taumaturgo, "amico dell'Umanità", cultore e divulgatore delle scienze esoteriche oppure scaltro imbonitore, comune ciarlatano? Il quesito, finora, non ha avuto risposta certa: il mistero che da sempre avvolge le molteplici attività svolte da Cagliostro contribuisce a tenere vivo l'interesse su di lui.

 

 

 

 

La figura di Cagliostro, oggi come all'epoca, resta una delle più affascinanti e curiose mai esistite, ma anche inquietanti ed ambigue.

"Io non sono di nessuna epoca e di nessun luogo: al di fuori del tempo e dello spazio,il mio essere spirituale vive la sua eterna esistenza... io non sono nato dalla carne, né dalla volontà dell'uomo, sono nato dallo spirito... il mio nome, che è mio, quello che scelsi per apparire in mezzo a voi, è quello che reclamo: quelli che mi sono stati dati alla mia nascita o durante la mia giovinezza, quelli per i quali fui conosciuto, sono di altri tempi e luoghi: li ho lasciati come avrò lasciato, domani, dei vestiti passati di moda e ormai inutili... io parlo e le vostre anime attente ne riconosceranno le antiche parole: una voce che è in voi e che taceva da tempo, risponde alla chiamata della mia". (estratto dalla: Memoria per il conte Cagliostro, accusato, contro il Procuratore generale ).

 

 

  

 

 

 

 

 


 
 
 
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La Corte di cassazione con la sentenza n. 8824 della Quinta sezione penale depositata il 7 marzo 2011, ha condannato chi, utilizzando un nickname su un forum online diffondeva ingiurie, in forma anonima, nei confronti di altre persone.

L'indirizzo Ip ha inchiodato l'autore della diffamazione, confermando che la traccia digitale permette l'identificazione senza dubbi.

commissariato di P.S. online:

 

 

 

 

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