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3^ 2012-2013: Genoa - Juventus 1-3

Post n°938 pubblicato il 18 Settembre 2012 da resistenzabianconera
 

Terza vittoria consecutiva per i bianconeri che soffrono tanto al Ferraris contro un buon Genoa. Immobile fa sognare i tifosi rossoblù, Bertolacci manca il raddoppio, poi entra in scena Vucinic, inserito nella ripresa, e la partita cambia. Giaccherini pareggia, il montenegrino raddoppia dal dischetto e poi serve ad Asamoah il pallone del definitivo 3-1
Genoa (4-3-3): Frey 5.5, Sampirisi 6 (33' st Ferronetti 5.5), Canini 5.5, Bovo 6 (22' st Granqvist 5,5), Antonelli 5,5 (37 st Melazzi sv), Kucka 5,5, Seymour 5,5, Bertolacci 6, Jankovic 5.5, Borriello 6, Immobile 6. (30 Tzorvas, 10 Merkel, 18 Piscitella, 19 Jorquera, 24 Moretti, 28 Tozser, 89 Anselmo). All.: De Canio
Juventus (3-5-2): Buffon 7, Barzagli 6, Bonucci 6,5, Chiellini 6, De Ceglie 5,5 (9' st Asamoah 6.5), Pirlo 6, Caceres 5, Marchisio 6, Giovinco 6,5, Giaccherini 6.5, Matri 5 (9' st Vucinic 7,5). (30 Storari, 34 Rubinho, 2 Lucio, 6 Pogba, 17 Bendtner, 23 Vidal, 27 Quagliarella, 33 Isla, 39 Marrone). All. Carrera
Arbitro: Rocchi di Firenze
Reti: pt, 18' Immobile; st, 16' Giaccherini, 33' Vucinic (rigore), 39' Asamoah
NOTE: Recupero: 1' e 3'. Angoli: 9-1 per la Juventus. Ammoniti: Bonucci, Pirlo, Canini, Immobile e Barzagli per gioco scorretto

GENOVA - La Juventus non rallenta la propria corsa in campionato e resta in testa alla classifica a punteggio pieno al fianco di Lazio e Napoli. Nella terza giornata della serie A i campioni d'Italia battono in rimonta 3-1 il Genoa e consolidano la striscia positiva in campionato che dura ormai da 42 turni. Decisivo l'ingresso nella ripresa di Mirko Vucinic che ha letteralmente spezzato in due la partita spostando l'ago della bilancia dalla parte dei bianconeri.

VUCINIC IL TRASCINATORE - Il montenegrino è l'uomo in più di questa Juventus. Due assist e un gol su rigore sono solo il coronamento di un secondo tempo giocato ad altissimi livelli. Lasciato inizialmente in panchina in vista della sfida contro il Chelsea di mercoledì, l'ex romanista ha preso in mano una squadra che fino a prima del suo ingresso era apparsa frastornata, lenta e senza idee. Non tanto per demeriti suoi, quanto per meriti degli avversari. La gabbia creata da De Canio attorno a Pirlo e Marchisio ha letteralmente bloccato l'azione offensiva della Vecchia Signora, fino ad allora affidata al solo Giovinco, unico juventino al quale è stato concesso più spazio di manovra nonostante la marcatura a turno di Sampirisi e Bovo.

RAMMARICO GENOA - Il 3-1, però, è un risultato troppo pesante per un Genoa praticamente perfetto fino al pareggio di Giaccherini. Gli uomini di De Canio, approfittando delle assenze dal 1' di Vidal, Vucinic, Lichtsteiner e Asamoah, hanno impostato il proprio gioco sul pressing asfissiante dei centrocampisti, in particolare su Pirlo sul quale era appostato puntualmente Bertolacci (preferito a Merkel proprio per questo motivo) e su Marchisio bloccato sistematicamente da Kucka al quale era affidato il compito di ridimensionare le incursioni del centrocampista bianconero. La sterilità di Caceres e De Ceglie sulle fasce hanno favorito il lavoro dei terzini con Sampirisi praticamente perfetto fino all'ingenuità commessa in occasione del calcio di rigore. C'è, dunque, rammarico in casa rossoblu per un risultato che punisce più del dovuto una squadra ben messa in campo, ma che dovrà sicuramente crescere sul piano della personalità. Col Pari di Giaccherini si è, infatti, spenta la luce.

IL MATCH - Parte subito col piede sull'acceleratore il Genoa che dopo aver impensierito sulle fasce la Juventus sfonda per vie centrali con un indiavolato Immobile che prima grazia Buffon calciando a lato a tu per tu col portiere, poi lo buca con un destro dai 16 metri al termine di un'azione tutta di prima con l'altro ex di turno, Borriello. Nel mezzo una punizione dai 30 metri di Jankovic respinta con i pugni dall'estremo bianconero. La reazione della Juve è sterile, confusa e lenta, così tocca a Bonucci immolarsi in scivolata su un tiro di Borriello destinato in rete. Un minuto più tardi l'unica grande occasione ospite con Matri, scattato in fuorigioco, che di sinistro calcia alto sopra la traversa solo davanti a Frey. La ripresa non delude le attese e, dopo aver sfiorato il raddoppio con un colpo di testa di Sampirisi, il Grifone rischia il pareggio, ma è il palo a salvare Frey sul tiro di Giovinco. Pochi minuti più tardi gli uomini di De Canio pareggiano il conto dei legni con la traversa di Borriello, poi, come legge del calcio vuole, gol sbagliato, gol subito. Accade così che al quarto d'ora Bertolacci si divora il raddoppio grazie anche all'ottimo riflesso di Buffon, sull'azione seguente Giaccherini dal limite scarica in rete su assist di Vucinic. Il pari demoralizza il Genoa che soccombe alla mezz'ora quando Sampirisi crolla in area su Asamoah e manda Vucinic dal dischetto. Il montenegrino non sbaglia e qualche minuto più tardi confeziona l'assist per l'ex Udinese che in acrobazia chiude le marcature.

Vucinic, dal castigo allo show "E' un messaggio a noi stessi"

Non esisteranno titolari e riserve, come per mestiere e galateo dice Massimo Carrera, ma pare ci siano quelli che ti fanno vincere le partite: e Mirko Vucinic appartiene a quella razza, anche se comincia il pomeriggio in castigo, a sedere. Poi però, per ribaltare il destino avverso dentro Marassi, gli basta poco più di mezz’ora, giusto il tempo di una partitella ai giardini con gli amici: appoggio signorile per il gol di Giaccherini, rigore di quelli che non prendi e assist di forza e astuzia per Asamoah. Tre a uno e tanti saluti. Pazienza se nel mezzo bisticcia con un avversario («Sono cose che capitano») e sbuffa un po’ con la sua panchina. Alla fine, giustizia (sua) è fatta.

Tocca a Carrera spiegare perché il predatore parte nella tribù delle riserve: «Non scopriamo noi che Vucinic è un grande campione - attacca il tecnico dopo il match -, il problema è che in questo momento abbiamo visto meglio Matri. Lui sa che è un giocatore importante, però deve dimostrare durante gli allenamenti di meritarsi il posto, come fanno gli altri. Noi abbiamo bisogno di giocatori che danno sempre il massimo». Al codice Conte non si deroga: «Si vince con il gruppo e non con il singolo, questa è la cosa importante per arrivare lontano, in campionato e in Champions». Per questo Mirko è finito a sedere, si deduce, anche se poco dopo, in conferenza, lo stesso Carrera smorzerà la motivazione: «A Vinovo non è successo niente, perché lui era via con la Nazionale».

Devono essere anche la faccia e l’indole che un po’ lo fregano, come raccontò lui stesso qualche tempo fa: «A volte mi rivedo in partita e sembra che me ne stia per i fatti miei, che non m’importi. Invece non è così». No che non è così, se ieri pareva una furia e quasi da solo ha demolito la difesa genoana. Per questo, subito dopo il fischio di Rocchi, Vucinic s’è preso la palla, cui puntava anche Giovinco, per tirare il rigore: «Sì, ho chiesto il pallone a Giovinco e a Pirlo, che mi hanno lasciato tirare». Gol e urlo con il pugno chiuso verso la tribuna (e la panchina). Ma ormai c’è solo felicità.

Quand’è finita, c’è zucchero per la compagnia: «Abbiamo cambiato tutti insieme la partita, non solo noi che siamo entrati dalla panchina, perché poi basta che non giri uno e non va la squadra». E visto che l’io sarebbe bandito, anche lui rispetta la legge: «Non esiste un leader, esiste un grande gruppo: senza questo spirito non ce l’avremmo fatta». Come esiste un unico obiettivo: «Vincere, perché vincendo ci si dimostra una grande squadra». A Stamford Brigde, mercoledì contro il Chelsea, rientrerà tra i titolari: «Ma questo è un messaggio a noi stessi, che siamo una squadra forte». Con lui, di più.

 
 
 
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