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Messaggi di Gennaio 2022

 

Il visitatore misterioso (6 capitolo)

Post n°2872 pubblicato il 17 Gennaio 2022 da paperino61to

Riassunto: Il commissario Berardi pur vivendo un dramma interiore per via delle sorti della guerra, è impegnato su due indagini, una ufficiale e l'altra informale.

La prima riguarda l'uccisione di un ladro di appartamenti, nessun testimone, niente di niente, neanche una vecchia conoscenza della polizia, ora proprietario di una locanda e amico della vittima sa nulla. La seconda riguarda un'anziana signora, dove un misterioso visitatore entra di notte in casa della donna senza rubare nulla. Dapprima era scettico ma dopo una visita all'appartamento e parlando con la proprietaria del Biceri amica della Cattaneo, intuisce che un fondo di verità esiste: l'anziana donna non mente.

 

 

 

 

“Nulla di interessante, una coppia di novelli sposi che esce al mattino e torna a sera tardi; un anziano signore che non esce mai di casa perché è immobilizzato nel letto, e c’è una domestica che l’accudisce giorno e notte. Al piano terra abita il portiere dello stabile con la famiglia, rimangono due donne, una vedova e l’altra zitella entrambe abitano all’ultimo piano. La seconda fa l’infermiera all’ospedale, quasi sempre è di turno alla notte, mentre la vedova è in pensione da una decina di anni, esce raramente di casa, la spesa gliela porta il portiere”.

“Ora abbiamo un quadro completo anche se speravo in qualcosa di più, concentriamoci ora sull’uccisione di Testa. Avete mandato qualcuno a casa sua?”.

“Si commissario, ma non abbiamo trovato nulla che possa essere di aiuto nelle indagini. Solamente una cosa può essere degna di approfondimento, su un calendario la data del 31 agosto era cerchiata, secondo me Testa ha segnato l’appuntamento con quel tizio che stiamo cercando”.

“Probabile, ed infatti dopo un paio di giorni viene ritrovato morto”.

“Continuate a cercare, magari un colpo di fortuna ci aiuta ad individuare quella persona”.

Nel ritornare a casa passo dalla signora Cavalli, l’aggiorno sulla mia visita fatta alla sua amica e della mia impressione in merito alle sue denunce.

“Quindi lei crede a ciò che afferma la Cattaneo?”.

“Si! Adesso non so bene in che modo e perché qualcuno entri nel suo alloggio, ma di sicuro la sua amica non mente”.

“Meno male, le dirò commissario che temevo per la sua salute mentale. La Cattaneo con chiunque parli e racconti di ciò che gli sta capitando non viene creduta da nessuno, la prendono per pazza”.

Tornato in ufficio, rileggo il referto di Stresi che conferma la prima impressione che aveva avuto il medico: il Testa è stato prima strangolato fino a farlo svenire e poi gli è stato inferta una sola coltellata precisa e diretta al cuore. La vittima non è morta nel cortile dove è stata trovata, ma è stata trasportata, sotto le scarpe sono state rilevate tracce di fango e erba. Potrebbe essere stato aggredito in un parco?

Dato che via Belfiore non è lontana dal Parco del Valentino potrebbe essere stato ucciso in quel luogo e poi trasportato fino al luogo del ritrovamento. Ma perché portarlo lì e non lasciarlo al parco? E’ stata usata un auto per il trasporto o un altro mezzo?.

 

Ordino a Giannuzzi di vedere se transitavano auto in via Belfiore tra le due e le quattro di mattina, ora presunta del decesso di Testa. Non credo che ci siano molte speranze in merito a questa indagine ma tentare non nuoce.

Dalle testimonianze raccolte dai condomini di quei palazzi non salta fuori nulla, solo tre persone erano assenti: due sono fuori regione per lavoro ed il terzo nessuno sa dove sia, anche il custode può dire ben poco: “E’ un tipo schivo, saluta a malapena e si fa gli affari suoi, non so neanche che lavoro svolga ammesso che ne abbia uno”.

Prendo nota di come si chiama questa persona: Luigi Tarasbo e chiamo Tirdi” Prova a saperne di più se ti riesce, interroga i proprietari dei bar intorno alla sua abitazione, magari lo conoscono”.

L’aria di inizio settembre avvolge la città, è piacevole avere questa sensazione sulla pelle. Propongo a Maria un’uscita serale al parco del Valentino, non avevo dubbi che accettasse.

“Marco, ti vedo più sereno e ne sono contenta” mi dice con il suo accento cuneese.

“Cerco di non pensarci Maria, sicuramente mi sto fasciando la testa ancora prima di esser rotta. Una cosa sbagliata che fa male non solo a me ma a chi mi sta accanto, in primis a te”.

“Bravo fai bene, nessuno di noi ha la sfera magica, il futuro a volte è meglio non conoscerlo, mia nonna lo diceva sempre”.

“Dai, ora basta parlare di queste cose, che mi racconti della tua giornata? Qualche cliente rompiscatole come la signora Foe?”.

Maria ride e risponde di no, è da qualche settimana che non viene in negozio e né lei né la proprietaria ne sentono la mancanza.

“E le tue indagini?”.

“Per ora nulla continuiamo a brancolare nel buio totale, l’assassino è ancora a piede libero. L’unica cosa certa è che ha ammazzato quel povero cristo non nel cortile dove è stato trovato. Per quanto riguardo la signora Cattaneo sono propenso a credergli, qualcuno entra in casa sua”.

“Chi farebbe una cosa del genere? A cercare cosa poi?”.

“Questo è il punto, con Perino e Tirdi abbiamo stilato un orario di servizio notturno, staremo sul pianerottolo per osservare se qualcuno entra nell’alloggio”.

“Quindi per qualche tempo non dormirai a casa?”.

“No Maria, purtroppo non posso chiedere al questore di mettere degli agenti, le sensazioni non contano nulla, devo portargli delle prove sicure”.

“Vorrà dire che ti preparerò del buon caffè forte e caldo per tenerti sveglio”.   

Solo dopo qualche giorno riusciamo ad avere notizia di quel Tarasbo, è andato a Genova a trovare la sorella; la notizia ci è stata data da un cugino che lavora con lui e che bazzica il bar vicino a casa.

“Tirdi hai controllato? Ne sei certo della notizia data?”,

“Si commissario, il cugino mi ha dato il numero di telefono della sorella di Tarasbo. Ho subito chiamato ed ho parlato con l’uomo, non conosce la vittima, non lo ha mai visto, ha anche detto che quando torna se vogliamo viene qui da noi”.

“Perfetto, meglio convocarlo, chissà che tra le sue parole non ci scappi qualcosa che possa aiutarci. Ora parliamo della sorveglianza alla Cattaneo, ho qui gli orari, fallo vedere a Perino e se va bene possiamo iniziare stasera”.

“D’accordo, vado da lui, dovrebbe essere nel cortile, sono arrivate delle nuove reclute”.

“Reclute? Non ne sapevo nulla”.

“Manco io, da Galluzzi ho saputo che sono solo tre e tutte mandate dal podestà, evidentemente sono figli di suoi amici”.

“A che scopo? Vado dal questore a domandarglielo”.

“Non è nel suo ufficio, Perino era andato a chiedere spiegazioni sul da farsi, ma gli hanno detto che era uscito”.

Scendo nel cortile e osservo i ragazzi, Perino sembra il sergente burbero dei film western americani, mi scappa un sorriso a questo accostamento. Lo chiamo e lui risponde con le stesse parole dette da Tirdi.

“Hai la lista dei nomi di questi ragazzi?”.

“Si commissario, eccola”.

“Scorro i loro nomi ma non ne conosco uno, una cosa li lega tra loro, sono tutti di Sestriere come il podestà”.

“Buon lavoro allora. Verrà da te Tirdi a farti vedere l’orario stilato per la sorveglianza alla tua amica Cattaneo”.

“Che bale…scusi commissario, ci mancava anche quella donna, non bastava l’assassinio del Testa e queste reclute, d’accordo ne parlo con Tirdi…forza ragazzi venite con me”.

A questo punto torno in ufficio e vedo se ho delle scartoffie da firmare, certo che se la burocrazia dovesse prendere il sopravvento nel futuro, poveri noi e povero paese…sempre che ci rimanga un paese. Ecco che tornano quei dannati pensieri intrisi di pessimismo e di disfattismo.

(Continua)

 
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Hit Italia 1966

Post n°2871 pubblicato il 15 Gennaio 2022 da paperino61to

Bentornati al rockcafè, e bentornate alcune delle canzoni in voga nel 1966.

 

 

 

 

                

 

 

 

 

 

               

 

 

 

 

 

            

 

 

 

 

 

              

 

 

 

 

 

 

 

       

 

 

 
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Il visitatore misterioso (5 capitolo)

Post n°2870 pubblicato il 14 Gennaio 2022 da paperino61to

Riassunto: Il commissario Berardi sta indagando su un delitto, la vittima è un ladro di appartamenti. Non vi sono testimoni, unica certezza che la vittima Egidio Testa è stato dapprima soffocato fino a farlo svenire e poi trasportato in un cortile e ucciso con una coltellata. Nel seguire questa inchiesta, il commissario deve anche affrontare la depressione che lo attanaglia. Non credendo alle politiche del regime, sa bene che la guerra contro gli alleati si risolverà ancor di più in un bagno di sangue, se il Re dovesse accettare la resa. I tedeschi presenti sul territorio italico ci considerebbero come dei traditori, innescando una vendetta anche contro i civili. Inoltre il commissario viene coinvolto in un altra indagine non ufficiale, dove un'anziana signora è oggeto di visite notture da parte di un misterioso personaggio. Berardi e la signora Cattaneo si incontrano per caso al Bicerin, dove la proprietaria è amica di quest'ultima e dice al commissario che per quanto possa sembrare strana la sua amica non ha mai mentito in vita sua. Beradi promette alla signora che se dovesse ripetersi la cosa verrà lui di persona, con tanto di sollievo di Perino, che non gradisce affatto la Cattaneo, la considera "matta", visto che non è stato rubato nulla dall'alloggio. I due vengono chiamati per l'ennesima visita alla donna del visitatore misterioso.

 

 

La signora ci porta nella sala da pranzo e indica una credenza: “Vede commissario quel centrino? Ebbene non è al suo posto!”.

Guardo la domestica che allarga le braccia dicendo che lei non l’ha mai spostato.

“Poi guardate nei cassetti, qualcuno ha tirato fuori tutto e rimesso alla rinfusa”.

Noto che Perino vorrebbe fare una domanda ma rinuncia.

“Mica finisce qui, venga commissario e venga anche lei miscredente di un uomo” indicando il mio collega.

Entriamo nella camera degli ospiti, la Cattaneo si avvicina agli armadi, li apre e ci dice di guardare bene.

Ci sono delle coperte e delle lenzuola tutte buttate alla rinfusa.

Adele dice chiaramente che sono sempre state piegate e messe in ordine nell’armadio e che lei non è tipo di mettere la biancheria in questa maniera.

“E non finisce mica qui, stamattina quando mi sono alzata ed ho trovato un bicchiere vicino al lavandino, qualcuno aveva bevuto!”.

Domando se la domestica dorme con l’anziana donna, mi risponde di no: “Finito l’orario vado a casa, ho un bambino da accudire e mio marito torna tardi dal lavoro”.

Ci stiamo avviando verso la porta di uscita dell’alloggio quando la mia attenzione è attratta da un quadro rappresentante la pianta della città di Torino datato 1790.

“Mio marito amava questa città, pensi che ha decine di libri sulla fondazione e su come si è progredita nel corso dei secoli”.

Saluto le due donne e torniamo verso l’ufficio.

“Cosa ne pensa commissario? La mia opinione la conosce già”.

“Ti dirò Perino a prima vista sembra un tantino eccentrica o se uso un tuo termine matta…ma…sai perché mi sono fermato proprio davanti a quel quadro e non agli altri?”.

“No, perché?”.

“Perché era appeso di sbieco, il muro è stato imbiancato da diverso tempo, e si sono formate le righe della cornice dietro al quadro, com’è possibile che una maniaca dell’ordine come la Cattaneo lasci un quadro appeso in quella maniera?”.

“Commissario, mi sta dicendo che qualcuno sia entrato nell’alloggio alla ricerca di qualcosa con l’anziana dentro? “.

“Credo di sì! Di giorno non lo può fare perché c’è la domestica ma di notte la musica cambia. Da quello che mi ha detto Adele la signora Cattaneo prende delle gocce per poter dormire meglio, questo potrebbe spiegare perché non sente nulla di ciò che accade”,

“Mettiamo che sia come dice lei, ma chi ha interesse ad entrare e rovistare nell’alloggio?”.

Non so rispondere a questa domanda, non ne ho la più pallida idea.

“Nel pomeriggio torna nello stabile dove abita, e domanda al portiere chi abita nell’alloggio vicino alla Cattaneo…mentre ci sei chiedi anche degli altri inquilini…se lavorano, gli orari, le solite domande di routine”.

Tirdi mi aggiorna sulle indagini di Testa, anche altri testimoni l’hanno visto accompagnato al misterioso uomo descritto da Liverio, ma nessuno di loro sa dove abita né come si chiama: “Anzi, non lo hanno più visto in zona”.

Rifletto su questa cosa, le ipotesi sono tante, compresa quella che il misterioso uomo sia stato un cliente della vittima. Magari le ha ordinato un furto e poi una volta effettuato è sparito nel nulla, oppure può darsi che il Testa abbia fallito il furto o…oppure che il cliente una volta ottenuto ciò che voleva l’abbia ucciso per non lasciare testimoni.

“Tirdi, prova a vedere se ci sono state denunce di furti negli alloggi in città”.

L’unico furto è avvenuto in una fattoria a Borgo Vittoria ai danni di una giovane coppia.

Dalla fedina penale di Testa si nota che lavorava con stile, come ammetteva sempre davanti al giudice.

 La zona in cui agiva era quasi sempre in centro o semi centro e non certo in periferia.

Per le strade della città non si fa altro che parlare di quello che sta accadendo nel resto del paese, se per un attimo sono riuscito a non pensarci, ora queste voci mi riportano al dramma che stiamo vivendo e che il futuro sarà ancora peggio di quello che stiamo già passando.

Sento persone che credono ancora nel Duce, dicono che sono solo fandonie messe apposta dagli alleati e che il nostro esercito sta ricacciando indietro il nemico. Ovviamente i cinegiornali trasmettono le direttive del partito.

“Ciao Marco, com’è andata la giornata?”.

Gli racconto della visita fatta alla Cattaneo e delle mie impressioni.

“Quindi tu pensi che dica la verità?”.

 “Si!” mi stupisco della risposta che mi esce dalla bocca.

“Che farai allora?”.

“Ho chiesto a Tirdi di informarsi sulle persone che vivono in quel condominio e soprattutto di chi vive nell’alloggio di fianco”.

“Non sarebbe meglio mettere un’agente per sorvegliare la casa?”.

“Ci avevo pensato ma dovrei fare domanda al questore e preferivo evitare, alla fine di concreto non ho nulla in mano, la signora non corre nessun pericolo o almeno spero”.

“Se così non fosse? Se il visitatore decidesse di passare alle maniere forti?”.

La domanda ha una sua logica, ma rispondo che non credo e che la signora non gradirebbe una persona estranea nel suo alloggio.

“Potrei starci io!”.

Il caffè mi va di traverso e tossicchio forte, guardo Maria e le dico se è matta: “Non ci pensare neanche Maria!!”.

“Scusami, è solo un’idea, credo che la Cattaneo di una donna si fidi di più”.

“Probabilmente hai ragione, ma non tu cara mia. Se come credo c’è un tizio che va nell’alloggio alla ricerca di qualcosa, tu correresti un rischio enorme…non se ne parla proprio…manco se mi fai gli occhi dolci!”.

L’idea è buona ma troppo pericolosa, Tirdi e Perino sono d’accordo con me.

“Potremmo chiedere a mia cugina, non ha un lavoro…”.

“Perino, è pericoloso anche per lei non solo per Maria”.

“Potremmo, mettere uno dei nostri sul pianerottolo per qualche giorno” dice Tirdi.

“Credo sia l’unica cosa da fare, stiliamo dei turni serali, vediamo di arrangiarci tra di noi, sempre che a voi stia bene”.

Ovviamente la risposta non può che essere positiva.

“A proposito Tirdi, cosa sai dirmi dell’alloggio di fianco?”.

“Commissario, è vuoto da mesi e il suo proprietario si trova in Svizzera per lavoro. Il portiere dice che gli ritira la posta e poi gliela spedisce al nuovo indirizzo”.

“Degli altri condomini?”.

 

 (Continua)

 

 

 
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Il visitatore misterioso (4 capitolo)

Post n°2869 pubblicato il 13 Gennaio 2022 da paperino61to

Riassunto: Il commissario Berardi sta vivendo un dramma interiore, e non riguarda solo lui ma l'intero paese. Sospetta molto concretamente che il governo Badoglio chieda la resa di ostilità contro gli alleati e sapendo che sul territorio italiano c'è l'esercito tedesco teme che quest'ultimi si vendicheranno sul popolo per l'atto di tradimento. Sono sospetti ma che mettono in serie pericolo la sanità mentale del poliziotto. Nel frattempo sta conducendo un'indagine su un delitto, un uomo viene trovato ucciso. E' un ladro di appartamenti, uscito dalla galera da poco tempo. Il fratello interrogato sa solo che bazzicava una piola, il cui titolare è una vecchia conoscenza di Berardi: Franco LIverio. Perino, collega di Berardi è sempre più alterato, a lui tocca il compito di essere chiamato dall'anziana Cattaneo, la quale si lamenta che di notte in casa sua qualcuno venga a rovistare tra le sue cose, nonostante questo misterioso visitatore non porti via nulla. 

 

 

“Troppo gentile signora, come dico sempre ne farei a meno di essere famoso, poi sa anche lei che i giornalisti romanzano parecchio”.

“Suo marito è anche modesto vedo…scusatemi è arrivata una mia amica, anche se lei è più anziana di me la conosco da quando ero bambina”.

La donna è la tipica madamin torinese accurata nel vestire, ben truccata con un portamento regale, di certo non dimostra l’età che ha.

“Commissario, voglio presentarle la mia amica, la signora Dora Cattaneo”.

L’anziana signora mi squadra dietro i suoi occhiali poi a bruciapelo mi dice:

”Lo sa che i suoi uomini a fa nen bin a so travaj?”.

Rimango stupito da questa affermazione e anche un po’ offeso. Interviene la proprietaria del locale:

“La signora Cattaneo ha chiamato diverse volte la polizia, dice che subisce dei furti nel suo alloggio, ma gli agenti vanno via senza che riescono a trovare il colpevole”.

Ora capisco chi è la signora di cui Perino parlava.

“Prego signora Cattaneo si segga con noi, davanti a un bicerin si discute meglio vero Maria?”.

La donna è un fiume in piena, racconta della sua vita, dall’adolescenza passata a Cambiano per poi trasferirsi con i suoi genitori a Torino. Di suo marito morto una decina di anni fa e di come le uniche gioie le arrivino dalle nipoti.

“Ne ho ben due, figlie di mia sorella. Lei vive ad Aosta e rare volte viene a trovarmi e io non ho più voglia di prendere il treno per recarmi da lei”.

“Mi spieghi dei furti”.

Posa la tazza del bicerin e mi squadra con aria di sfida, poi aggiunge: “Non sono mica pazza sa?”.

“No signora, non lo penso e manco mi è venuto in mente. Però è strano che un ladro entri in casa sua diverse volte e se ne esca a mani vuote, così mi ha riferito il mio collega”.

“Pfui…quello lì, manco sa come si chiama. Io so che già diverse volte ho trovato degli oggetti spostati dalla loro posizione abituale”.

“Permette una domanda, ha una domestica che si occupa della casa?”.

“Anche lei come il suo collega, stessa domanda e io rispondo nella stessa maniera, si ho una domestica, ma lei non si permetterebbe mai di fare una cosa del genere…no…qualcuno entra in casa mia…e se non viene per rubare, cosa viene a fare? A vedere una vecchia che dorme?”.

La cara signora Cattaeno si stava alterando, per tranquillizzarla le dico che se dovesse succedere di nuovo sarei venuto di persona.

“La prendo in parola commissario, ora devo andare, ho appuntamento con la mia amisa Clara, arvedse”.

Maria mi guarda e scoppia a ridere:” Caro Berardi ti ha bacchettato per bene”.

Ora capisco bene Perino cosa volesse dire, certo che mi sono preso una bella gatta da pelare.

La titolare del Bicerin mi dice che la signora Cattaneo è fatta a modo suo ma è una brava donna:” Potrà avere le sue paturnie, come tutti d’altronde, ma non credo che menta su questa cosa”.

Questa frase mi fa pensare, la Cavalli la conosce molto meglio di me sicuramente e ne prendo nota mentalmente.

In ufficio trovo la relazione di Tirdi sulla vittima:” Non abbiamo nessun sospetto a parte quel misterioso uomo claudicante visto dal proprietario della piola. Ho mandato degli agenti a chiedere in zona ma nessuno lo ha mai visto”.

L’ipotesi più probabile è che l’uomo sia stato ucciso dopo aver svolto il lavoro per conto di altri, un testimone da far sparire…oppure…non ha voluto prendere parte al piano criminale e quindi, anche qui un testimone scomodo. Onestamente opto per la prima ipotesi.

Un paio di giorni dopo l’incontro al Bicerin con la signora Cattaneo, la suddetta mi chiama, sembra che abbia avuto di nuovo una visita da parte della misteriosa persona.

“Vengo con te Perino, ho promesso alla signora che ci sarei venuto pure io”.

“Non sa quanto mi fa felice commissario, quella donna è insopportabile”.

Mentre ci avviamo verso via Garibaldi, racconto di quello che mi ha detto la proprietaria del Bicerin.

“Quindi, lei crede che la signora Cattaneo non menta?”.

“Secondo la proprietaria del locale no di sicuro, e io onestamente non me la vedo come bugiarda l’anziana signora. Certo è un personaggio particolare lo ammetto, ma che arrivi a dire bugie per attirare attenzione non credo proprio”.

 

I garzoni strillano:” Il nostro esercito ferma l’avanzata degli alleati. Leggete la Stampa!”.

Immagino che sia la solita propaganda del governo fascista.

Perino mi guarda: “Tranquillo amico mio, sto bene, Maria mi ha detto della tua preoccupazione, ti ringrazio. Sicuramente mi fascio la testa prima del tempo”.

“Commissario a noi tutti spiace vederla così’, certo i tempi si prospettano difficili, ma non è detto che i nostri non riescano a fermare gli alleati”.

Non dico nulla, ma dentro di me sento che la resa è imminente, e non si potrà aspettare che l’esercito tedesco lasci il nostro paese senza ritorsioni verso chi l’ha tradito.

“Eccoci arrivati commissario, la signora abita al primo piano”.

La domestica ci viene ad aprire, è sulla trentina, si chiama Adele ed è di Trieste.

“Prego signori accomodatevi, la padrona arriva subito”.

L’alloggio è molto grande, vi sono diverse stanze, il corridoio lungo da ambo i lati è pieno di quadri. Una porta è aperta, all’interno vedo una libreria che copre la lunghezza del muro.

La signora ci aspetta nella sala.

“Buongiorno commissario…buongiorno anche al suo collega”.

“Buongiorno signora Cattaneo, come promesso sono venuto anche io. Mi spieghi cosa è successo questa volta!”.

“La solita storia, qualcuno è venuto in casa mia. So già la domanda che mi farà: hanno rubato qualcosa? La risposta che le darò è no!”.

Perino la guarda ma non dice nulla, ma dalla sua espressione fa capire che la considera un tantino matta.

“Ne è sicura? Ha già guardato se non manca nulla?”.

“Si! Assieme ad Adele”.

“Allora come fa ad essere così sicura che qualcuno si è introdotto in casa sua?”.

“Pfuiii…anche lei è come il suo collega, non mi crede! Venite con me vi darò la dimostrazione che non sono né matta e tanto meno che mento!”.

Ci alziamo e andiamo verso la stanza attigua adibita a studio, presumo sia stata quella del marito.

(Continua) 

 

 
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Il visitatore misterioso (3 capitolo)

Post n°2868 pubblicato il 11 Gennaio 2022 da paperino61to

Riassunto: il commissario Berardi sta indagando su un delitto, la vittima Egidio Testa è un ladro di appartamenti. L'uomo secondo il dottor Stresi è stato dapprima soffocato fino a farlo svenire e poi trasportato nel cortile dove è stato trovato e finito con una coltellata. Berardi inoltre sta vivendo un dramma interiore, sa bene che le bugie del Duce stanno venendo a galla, e che l'esercito italiano non fermerà gli alleati. La sua preoccupazione è che se il governo Badoglio dovesse accettare la resa cosa succederebbe con i tedeschi sul nostro territorio?Questa ipotesi le viene confermata anche dal questore, che secondo voci di corridoio del Ministero a Roma parrebbe l'unica soluzione possibile per fare cessare la guerra. Maria, Perino e tutti gli amici di Berardi sono preoccupati per lui, lo vedono entrare nel tunnel della depressione. 

 

 

 

Di Egidio Testa veniamo a sapere che ha un fratello che abita a Moncalieri, ma quest’ultimo non lo vedeva da diversi mesi: “Sapevo che era in galera, ma non mi ha detto quando usciva altrimenti sarei andato a prenderlo. Le è successo qualcosa?”.

L’uomo si accascia sulla sedia alla notizia dell’uccisione del fratello.

“Chi è stato? Lo voglio tra le mie mani!”.

“Non lo sappiamo, mi dica, suo fratello le ha mai parlato delle sue conoscenze, capisce cosa intendo dire?”.

“Si capisco, non so nulla del suo giro di mala affari…mi viene in mente però un nome, un certo Astolfo…Astolfo Gherardi se non ricordo male, un altro perditempo come il mio povero fratello”.

“Sa dove possiamo trovarlo?”.

“Mio fratello bazzicava una piola dalle parti di zona Vanchiglietta, ma non so dirle quale, una volta sola l’ho accompagnato, so che il locale si affacciava su una piazzetta”.

“Le scrivo il numero di telefono del mio ufficio, se le viene in mente qualcos’altro mi chiami pure”.

Usciamo dall’abitazione e con Tirdi ci rechiamo nella zona indicata, forse ho capito a quale piola si riferisce. Il titolare è una nostra vecchia conoscenza, si chiama Franco Liverio, un tipo da prendere con le molle, uno di quelli che si possono definire violento”.

Quando ci vede entrare, i suoi occhi ci squadrano torvi, poi domanda cosa vogliamo.

“Gli sbirri non mi piacciono e ancora meno se entrano nel mio locale”.

Ci sono una decina di avventori e il loro brusio cessa immediatamente.

“Stai tranquillo non sentivamo nostalgia della tua brutta faccia, siamo qui per domandarti di Egidio Testa, lo conosci?”.

“Mai sentito nominare, passa tanta gente nel locale”.

“Già, quasi tutti amici tuoi conosciuti nella patria galera, ripeto la domanda e non provare a rifilarmi una panzana, non ho tempo per giocare!”.

“Altrimenti che fa?” sorride a questa frase e si avvicina con fare minaccioso, Tirdi tira fuori la pistola e punta la canna contro lo stomaco dell’uomo.

 “Io? Nulla ma è la pallottola che uscirà dalla canna del mio collega che ti farà qualcosa!”.  

“Non oserà…”.

Liverio capisce che non stiamo scherzando.

“Va bene, sediamoci”.

“Voglio sapere se Testa aveva degli amici nel tuo locale e chi frequentava”.

“Conoscevo Testa, ogni tanto veniva qui a bere, non posso dire che aveva degli amici, ma nelle ultime settimane lo vedevo assieme ad un’altra persona, non so chi fosse, mi creda commissario, le sto dicendo la verità”.

“Sai descrivermi questa persona? Di cosa parlavano?”.

 “Non ho fatto caso alla persona, mi faccio gli affari miei e di cosa parlassero non glielo so dire, parlavano a sottovoce”.

“Se vedessi quella persona lo riconosceresti?”.

“Certamente, ma non si è più fatto vedere qui e ora che ci penso manco Egidio”.

“Quest’ultimo è difficile che lo vedrai ancora…è morto, lo hanno ucciso”.

L’uomo sembra accusare il colpo, si prende il volto tra le mani e piange.

“Ora che si fa commissario?”.

“Torniamo in questura poi vedremo il da farsi, certo che trovare quella persona sarà un’impresa”.

Perino ci attende sulla soglia dell’ufficio ed è piuttosto alterato.

“Commissario, se quella donna continua a chiamarci rassegno le dimissioni!”.

Io e Tirdi ci guardiamo in faccia, non capiamo di chi stia parlando.

“Sto parlando di quella vecchia che abita in via Garibaldi…mi ha fatto di nuovo correre da lei”.

Non so se ridere o no, visto il volto scuro del mio amico decido di lasciar perdere.

“Ha subito un furto?” domanda Tirdi.

“Macchè, nulla, è come l’altra volta, tutto in ordine. Secondo lei, qualcuno gli sposta gli oggetti in modo diverso dalla loro collocazione originale, è matta del tutto!”.

Mai visto Perino inviperito:” Senti facciamo così, se richiama vengo pure io da questa signora”.

A queste parole il sorriso torna sul suo volto.

“Ciao Maria, se non sei stanca ti va di andare dalla signora Cavalli?”.

Lei mi guarda perplessa.

“Te ne avevo parlato è la proprietaria del Caffè Bicerin, ci ha invitati”.

“Scusami Marco, non mi ricordavo. Volentieri, dammi solo un attimo che mi preparo”.

La passeggiata fino a via Della Consolata è piacevole e il tempo gradevole.

“Ecco, il posto è questo, prego signora entri pure”.

“Grazie signore molto gentile”.

Il locale a quest’ora è quasi pieno, ma la signora Cavalli appena mi vede lascia il bancone e mi viene incontro.

“Buona sera commissario, che felice rivederla…stavolta vedo che ha portato anche la sua signora. Venite, c’è un tavolo laggiù, spero vi possa andare bene?”.

“Andrà più che bene” risponde Maria.

“Prego, sedetevi pure, nel frattempo io vado al bancone e vi preparo la specialità della casa”.

Maria osserva la donna allontanarsi e sottovoce mi sussurra che è simpatica.

“Credo di sì e l’ unica cosa sicura è che quando inizia a parlare non la smette più”.

Un occhiataccia da parte della mia fidanzata mi fa capire che era meglio se stavo zitto.

“Ecco qua per voi i famosi bicerin. Spero che alla sua signora piaccia. Permettete che mi sieda con voi?”.

La donna non aspetta la nostra risposta che è già seduta. Osserva Maria e poi guarda me: “Sa commissario che è fortunato ad avere una bella moglie come la sua?”.

“Lo so signora Cavalli, non so lei se la pensa così nei miei riguardi”.

“Fortunata? Marco, quello che è certo che sono una santa” e ride di gusto accompagnata dalla Cavalli.

“Immagino signora che lo sia, a maggior ragione ad essere sposata con un commissario non solo bello ma anche famoso come il suo”.

  (Continua) 

 

 

 

 
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