Creato da semprecesare il 21/03/2013

DESERTO DI SABBIA

Il segreto di un uomo.

 

L'alba.

Post n°177 pubblicato il 25 Marzo 2013 da semprecesare

Post n°377 pubblicato il 08 Aprile 2011 da cesarexxxxxx

L'alba. Ricordo le mie albe, in riva al mare o davanti a una montagna, mentre lento il sole si alza. Gli occhi assonnati strappati alla notte che come un sipario si apre al chiarore, come un lenzuolo che scivola via scoprendo emozioni. Quell'attimo atteso, sentito, vissuto, senza vedere, senza pensare, con gli occhi della mente che scivolano verso l'orizzonte a cercare la nascita del giorno, a cercare la mia rinascita. Capita, che quando penso all'alba, tutto ciò che la vita mi ha insegnato, non abbia più senso, perché i suoi frammenti rimangono sospesi nell'attesa immobile di quell'attimo in cui il giorno nasce . Dentro di me una sequenza infinita di emozioni che si diffondono nel mio corpo fino a rabbrividire sulla pelle. E' l'alba, che mi raccoglie e mi invita a non perdermi, a non trattenere il mio io, a guardare oltre le cose, e tutto ciò, mi porta a chiedermi se il mio cuore appartenga a quel raggio, piuttosto che a questo corpo in cui vive. Così, anche da questa finestra del mio palazzo, nascosta dal caos di altre palazzine, posso vivere un'alba, dove tutto ha inizio e sperare di diventare l'uomo che vorrei... fino alla prossima alba.

 
 
 

Il tramonto.

Post n°176 pubblicato il 25 Marzo 2013 da semprecesare

Post n°376 pubblicato il 04 Aprile 2011 da cesarexxxxxx

Il tramonto si avvicina, come quando gli occhi sono stanchi e le palpebre scivolano via. Così si allungano le ombre nella mia mente, accorciando i pensieri dentro il pugno della solitudine. Mi fanno compagnia le cose di sempre, il ticchettio dell'orologio che mi ricorda il tempo che passa, lo specchio dell'armadio che mi mostra le rughe che mi fanno sentire più vecchio, le parole che si seccano come quando il gelo ti spacca le mani, il silenzio che mi avvolge in una fredda coperta pesante. Laggiù c'è il tramonto, c'è il disco del sole che si appoggia all'orizzonte sfumando le nubi di un rosso calore e mi scolora i pensieri che si allontanano come fossero uccelli che tornano al nido, laggiù c'è la notte che copre di nero  i primi palazzi che incontra nei vicoli stretti, laggiù c'è il mio cuore prigioniero d'amore, ma non voglio tornare indietro a liberarlo.

 
 
 

Desiderio.

Post n°175 pubblicato il 25 Marzo 2013 da semprecesare

Post n°375 pubblicato il 30 Marzo 2011 da cesarexxxxxx

Spengo le luci di casa e mi domando se è meglio che vada a dormire, o rimanere a pensare. Quante volte ho desiderato spegnere il giorno allo stesso modo, staccare la spina e lasciare galleggiare il mio corpo nel nulla. Quante volte ho desiderato svanire nel buio e ripararmi da quello spicchio di luce che denuda i miei pensieri che diventano fragili. Quante volte, nel buio, ho cercato la luce che filtra da quella microscopica porta che conduce ai miei sogni, per attraversarla e trovare quello spazio infinito che sta dentro i miei respiri, per arrivare in quel luogo dove nasce l'amore e capire se è solo una mia pazzia o la mia fuga dalla realtà. Quante volte ho guardato il cielo per chiedere, alla prima stella che passa, o alla prima nube che piange, cosa sia la felicità, senza ottenere risposta. Ma poi, alla fine, mi addormento tra mille perchè e quando riapro gli occhi mi accorgo che la misura della mia felicità è la distanza che separa le cose che vorrei da quelle che ho.

 
 
 

Quante volte.

Post n°174 pubblicato il 25 Marzo 2013 da semprecesare

Post n°374 pubblicato il 26 Marzo 2011 da cesarexxxxxx

Quante volte ho avuto il desiderio di andare via, di smettere di rimanere fermo in un posto, prendere un treno, un aereo, la macchina, un paio di scarpe da ginnastica, uno zaino in spalla e via, via da tutto,indifferente alla pioggia o al sole, ai ricordi, agli affetti, alla vita, andare via al mattino presto, quando ancora la luce dell'alba è spenta e la città dorme, il traffico è inesistente, le vie vuote. Quante volte mi sono domandato se fosse meglio sparire, saltare il confine che vivo come il recinto di una prigione cercare respiro in un posto qualunque che non fosse il mio io. Per accorgermi solo che non esiste un posto dove andare, un posto dove io, con la mia mente non sia già stato, che girare come un fantasma è inutile, che ogni posto è uguale all'altro e che la meraviglia è solo dentro di me. Quante volte ho chiesto al mare d'inverno le risposte alle mie domande di sempre, quante volte ho affidato al rumore delle onde i miei segreti per allontanarli nel profondo del mare, quante volte ho sentito la sabbia sollevata dal vento pungermi il viso per dirmi che esisto, quante volte ho affondato le mani nella sabbia per cercare un appiglio per non sprofondare nel tempo. Quante volte ho pensato di prendere quella barca ancorata nel molo e allontanarmi dal centro di un mondo che vorrei dimenticare. Navigare nel buio aspettando che l'alba mi trovi sperduto e lontano per accorgermi poi che non ho una direzione una terra dalla quale salpare o arrivare., che l'unico faro che brilla è la mia debole luce che scruta la nebbia di mille domande. Ma non riesco a partire così come non riesco a restare perchè non c'è nessuno da andare a trovare e nessuno che m'invoglia a restare.

 
 
 

A volte.

Post n°173 pubblicato il 25 Marzo 2013 da semprecesare

Post n°373 pubblicato il 17 Marzo 2011 da cesarexxxxxx

A volte nascondiamo i nostri sentimenti come fossero rughe da ignorare,stringiamo il nostro cuore come fosse una spugna che assorbe i nostri pensieri, e chiudiamo le nostre labbra legando le parole, come fossero segreti da relegare in fondo alla bocca. Sul selciato della vita risuonano passi troppo brevi, troppo corti per arrivare in tempo a qualsiasi appuntamento con i nostri sogni, così il tempo, scava una trincea dentro le nostre paure dalle quali nascono solitudini, tenute insieme con le corde dei ricordi. Corde, che la memoria stringe in modo doloroso dentro la nostra mente, come la memoria di una conchiglia, che ricorda, sepolta sotto la sabbia, tutta la bellezza del mare. Forse, basterebbe accostarla all’orecchio della fantasia per scoprire che il silenzio parla sempre della speranza e che l’amore, quello vero, è uno sguardo che va oltre i confini dell’incomprensione.

 

 
Un ringraziamento speciale alla mia amica Esperanzablog

 
 
 

IL BALCONE

Post n°172 pubblicato il 25 Marzo 2013 da semprecesare

Post n°372 pubblicato il 03 Marzo 2011 da cesarexxxxxx
Ricordi di un tempo perduto
Avevamo fatto l'amore. In modo un po' frettoloso, come capita quando hai i minuti contati, in quello spazio di tempo rubato in un rapporto lontano, da dividere con la presenza e le esigenze di una vita diversa da quella che avresti voluto vivere. Il piacere di vedersi, toccarsi, cercarsi, consumato nell'ansia del poco tempo... era più lunga l'attesa che il momento vissuto. Così quella notte d'estate mi ritrovavo in quella camera buia, aspettando il mattino e la ripartenza, solo con i miei pensieri e le mie insoddisfazioni. In mutande, affacciato a un balcone di cemento a guardare le stelle di quell'angolo di cielo che non apparteneva alla mia città, davanti a quei profili oltre i quali si proiettavano le luci lontane. Ma che ci facevo lì? Perchè consumavo tanta pazienza e tanta fatica? Per un sorriso? Per una carezza? Per una parola? Certo non era un sorriso qualunque, una voce qualunque, era la sua voce e il suo sorriso, tutto quello che desideravo, ma non vissuto così, ai margini del luogo e del tempo, delle parole smozzicate e consumate in fretta, dell'amore raccattato in un giro di lancette d'orologio. Respiravo l'aria della notte, in lontananza, il rumore di un mare invisibile, dove si cullava il riflesso della luna. Il bordo ruvido del balcone lasciava segni rossastri e puntiformi sulle braccia, tutto quel viaggio tra andata e ritorno, per il tepore di un attimo, per assaporare un profumo che mi rimaneva addosso. Questo balcone grigio dentro il quale raccogliere il dopo, rannicchiato su una poltrona, il pensiero di un letto non mio, l'insonnia dentro la quale raggomitolare un presente senza un futuro, le frasi d'amore che mi cadono dal cuore, interdette dal silenzio, la voglia d'amore destinata a esplodere con una miccia troppo corta. L'alba mi coglie con gli occhi spalancati nel buio, una tortora tuba ostinata sul lampione di fronte, senza melodia, con un ritmo noioso...è ora, mi sciacquo la faccia, mi rado, afferro la valigia e riparto per casa, mi sento un emigrante che cerca una via per la sopravvivenza, so che questo treno mi riporterà ancora avanti e indietro fino a quando quest'elastico mi si spezzerà addosso. Ferendomi dentro, così come è stato. Che curiosa la mia vita...

 

 
 
 

Dietro la finestra.

Post n°171 pubblicato il 25 Marzo 2013 da semprecesare

Post n°371 pubblicato il 26 Febbraio 2011 da cesarexxxxxx

La finestra chiusa

Affacciato alla finestra osservo la città nella notte. Il freddo di questi giorni è trasportato dal vento sulla superficie dei vetri e lo sento penetrarmi dentro, attraverso la fronte appoggiata alla finestra. La strada che fisso è percorsa dai rumori delle macchine che scorrono troppo veloci agli incroci solitari, i semafori lampeggiano,occhieggiando le strisce pedonali sbiadite e ogni tanto, una frenata brusca, segnala un pericolo sfiorato. Ho le braccia conserte, concentrato a capire le mie sensazioni, i miei umori, i miei pensieri, sto aspettando o forse ho aspettato troppo a lungo, qualcosa che mi faccia capire le sensazioni che provo e mi risvegli da questo dormiveglia che mi intorpidisce la volontà. Ero e sono in ritardo con la mia vita, un fuori tempo costante, un rallenty fisiologico, dovuto alla troppa anticipazione dei miei pensieri, costretti a muoversi al contrario per ritornare alla vita reale. Il calore del respiro costruisce un'impronta opaca, quasi fosse un biglietto che invita a scrivere e sul quale appoggio le dita a disegnare qualcosa che lascia scivolare le sue gocce di condensa come fossero lacrime che scivolano lente. Tutto è preciso, la strada lineare, un uomo che passa con il cagnolino in braccio, i palazzi di fronte, squadrati e spenti, tranne lo sfarfallio di un televisore ancora acceso che ipnotizza il silenzio, la luna nel cielo riflette fantastici giochi nell'ombra e raccoglie i sospiri dell'immaginazione di chi la guarda. Così intercetto le mie riflessioni sulla vita, cercando di districarmi tra le nebbie che le nascondono, cercando di mettere a fuoco quella visione dell'amore che offusca la ragione. Ma forse sto guardando troppo oltre, sarebbe meglio focalizzare il mio vedere sull'immagine riflessa del vetro, su quel pallido sorriso che nasce spontaneo dal mio cuore e si apre sul mio viso. Si, forse è meglio perché la tristezza, anche quella di un solo istante, è una perdita di tempo, quando riguarda noi stessi.

 
 
 

ULTIMO POST

Post n°170 pubblicato il 25 Marzo 2013 da semprecesare

Post n°370 pubblicato il 01 Dicembre 2010 da cesarexxxxxx

Sono quello che sono, nessuno può sapere meglio di me cosa penso e perché, quali meccanismi mettono in moto le mie reazioni. Un essere umano è come una micro gabbia dalla quale la visione del mondo è parziale, basta il volo di una parola, che come un uccello ti passa accanto senza vederti, e ti ritrovi con le briciole in mano, che inutilmente spargi intorno a te. Sono stato troppo tempo fermo in questo luogo a guardare me stesso, non ho visto oltre il mio naso, osservavo la mia immagine proiettata nei miei pensieri. Mi chiedo a cosa mi serva sapere le cose che so, se queste non crescono, se non mi portano da nessuna parte. Così non riesco più a stare fermo dentro questo corpo e dentro questi pensieri. E' come una prigione, le mie sbarre sono braccia, mani , gambe, piedi, che non mi portano da nessuna parte, un contenitore troppo angusto che non mi trasmette più' grandi emozioni, la mia anima ha bisogno di spazio. Forse sono stato troppo fermo dentro i mattoni delle mie domande, costruendo intorno a me un muro senza uscita, tanto che ho dimenticato di lasciare aperta la porta di alcune risposte. Potrei gridare fino ad arrochire la voce, ma le parole rimbalzerebbero spezzate, dentro le mie orecchie, potrei sussurrare, mimando un discorso sconnesso, ma le mie labbra si seccherebbero come terreno screpolato. Potrei stare in silenzio così come ora sto, così ogni notte vissuta si strappa dal giorno, sera dopo sera, alba dopo alba, cercando di perdere una parte di me, dietro di me, intorno a me, per lasciare un'impronta di me e dimenticare chi sono. Tra poco aprirò questa porta, lasciando ogni cosa di me sparsa, in disordine, pensieri scartati, presente coniugato al passato, mozziconi di frasi abbandonate qua e la che mi tengono ancora legato come una catena al muro. Non mi porto dietro niente di mio, passerò, ogni tanto, a salutare gli amici, fino a quando rimarrò nei loro ricordi.

 
 
 

Eutanasia.

Post n°169 pubblicato il 25 Marzo 2013 da semprecesare

Post n°369 pubblicato il 26 Novembre 2010 da cesarexxxxxx
Dedicato a tutte le persone che amano e non sono riamate

All'inizio ho sentito un improvviso dolore nel petto, non riuscivo a capire come il pensiero fosse sparito da me. Non era possibile sentire la mente incapace di pensare seguire quel dolore che la paralizzava, sottostare impotente a quella sensazione maledetta che mi teneva fuori da tutto, da quella capacità di tenermi sotto controllo. Il mio cervello non si muoveva più, era paralizato in una bolla di dolore che ne succhiava tutta l'energia, non sapevo più quale parte di me non soffrisse. Un dolore allo stomaco diffuso, senza capire da quale punto partisse, pezzo per pezzo, ogni parte di me moriva senza morire del tutto. Ero fuori da me stesso, ma dentro il mio dolore, così dentro che non sapevo più se io stesso, fossi il dolore o il dolore fosse in me. Tutto sembrava monotono, immobile, un'apatia che ristagnava nei miei pensieri, li risucchiava cancellandoli dalla mente. Sopravvivere... perchè? A che scopo tenere in vita un sogno, un amore, un'impalcatura traballante, perennemente sul punto di crollare. Era dunque giusto cercare di fare sopravvivere qualcosa che, comunque era destinanta a morire? Serviva sempre più calore per arginare quel freddo inarrestabile che mi precipitava dentro una fessura sempre più stretta, e non avevo più le energie e la volontà adatte per farlo. I sogni si staccavano da me come intonaco dal soffitto, come foglie cadute miseramente in un rigagnolo d'acqua piovana. Quell'albero non sarebbe più rinato, le radici marcivano, era giunto il momento di sradicarlo, mi avvicinai a me stesso e staccai la spina dell'amore. L'amore, avrebbe vissuto i suoi ultimi momenti senza più l'ausilio di un artificio, era tempo di morire.

 
 
 

Il silenzio.

Post n°168 pubblicato il 25 Marzo 2013 da semprecesare

Post n°368 pubblicato il 23 Novembre 2010 da cesarexxxxxx
Vorrei stare solo, e pensare al mio amore, ma il silenzio non mi abbandona è attaccato alle pareti, agli oggetti immobili, s’insinua persino nei rumori della strada, tra una macchina che passa e i discorsi perduti nell’aria, sento il silenzio che scava come una talpa nel terreno dei miei pensieri. Mi cerca in ogni angolo in cui mi nascondo, nel mio calore, nel mio respiro, m’insegue come un segugio la sua preda, mi annusa, mi fruga, mi accarezza, mi spia. Allora lo aspetto, lo cerco, lo plasmo nella mia mente, mi lascio scovare, lo sento sulla mia pelle, mi accarezza, mi spoglia e mi riveste. Adesso ha un suono diverso, più dolce, più armonioso, è come una femmina che ama, mi sfida, ha bisogno di me per sentirsi più vivo. La mia volontà non offre protezione dal silenzio. Il silenzio è come un serpente che striscia lentamente divorando i pensieri, è come un colpo di vento che chiude una porta, è come una benda che cala sugli occhi. Lo lascio giocare,espandersi come la nebbia furtiva dell’oblio, che cancella i ricordi, ma quando la sua mano fredda accarezza la mia bocca, per chiuderla, spalanco il mio cuore che batte d’amore e spaventando il silenzio, pronuncio il suo nome, così che sia chiaro, anche al silenzio, che l'amo.

 
 
 

 

 

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