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Chavez e la malafede dell’antiberlusconismo italiano

Post n°144 pubblicato il 09 Ottobre 2012 da fioreselvatico8
 

(Tito Pulsinelli, facebook)

3 milioni di venezuelani supportano a Caracas il presidente Chavez

Il Fatto Quotidiano fiancheggia il magnate neoliberista nella sporca campagna mediatica anti-Chavez.
“Quale che sia il risultato finale” il perdente sarà Chavez, dice l’inviato Cavallini. Alibi preventivo d’un fazioso tifoso globalista. Indietro tutta, il sistema elettorale venezuelano è “libero ma non equo”. E’ l’avvincente tesi esposta sul Fatto quotidiano da Massimo Cavallini. E’ la nuova formula in voga dopo che Jimmy Carter ne ha ribadito l’assoluta affidabilità. Non sarebbe “equo” perchè il presidente Chávez fa uso della facoltà legale di fare trasmissioni a rete unificate. Si tratterebbe di uno sproporzionato ed autoritario favoritismo, dice il nostro, condensato in due cifre. Il gioco di Chavez è truccato nella misura di 16 a 1 contro il candidato Capriles, che soffrirebbe per ben 1359 ore contro le 84 del povero neoliberista. Parola dell’Università Cattolica Andres Bello, cioè di una Bocconi al cubo, però finanziata dallo Stato!

E’ struggente, ma degna di miglior causa, la difesa del diritto alla libertà d’espressione del giovane rampollo d’una casata che, tra i 14 gruppi industriali che ha in suo avere, possiede anche la multimediatica Catena Capriles, che pubblica vari quotidiani e numerose riviste. E’ come dire che Debenedetti è ridotto a parlare nei parchi pubblici, vicino ai vespasiani. Per ristabilire la deflorata “equità”, gli unici informanti che Cavallini Zorro ha consultato dispongono di una ricetta unica: “regolamentare” la televisione pubblica. Non quella privata, non quelle regionali, non il circuito di radio FM interamante in mano private, non la carta stampata. Insomma, si dovrebbe controllare solo la RAI, non Mediaset e gli altri media finanziati dai golpisti statunitensi.
Sarebbe una inqualificabile eresia regolamentare le risorse finanziarie convogliate dai banchieri fuggiaschi, dalla grande rendita parassitaria, dal narcocartello di Uribe e gli “aiuti alla democrazia” elargiti dal Dipartimento di Stato al signor Capriles. I media privati sono liberi e sovrani, vanno controllati solo quelli pubblici , dice il Cavallini rilanciando a bischero sciolto gli arroganti argomenti delle selezionate fonti a lui care. Invece, ben fa Chavez a ristabilire l’equilibrio informativo con i suoi messaggi a reti unificate. Esiste un totale sblilanciamento a favore dei media privati nel corso dell’intero anno solare, non solo in periodo elettorale.
L’inviato del Fatto non ha resistito dal dissotterrare l’argomento paspartout della rete RCTV che, allo scadere della concessione, tornò allo Stato. In Venezuela le frequenze sono un bene pubblico regolamentato, il governo le dà in concessione a terzi per un periodo prestabilito. Evidentemente, per lui il modello valido è Mediaset, cioè l’omaggio perpetuo elargito a Berlusconi e discendenti. In Argentina ed Ecuador, laddove il totalitarismo mediatico è improntato alla guerra psicologica, i legislatori hanno approntato normative per garantire la diversificazione dello spettro informativo. Per limitare lo straripante monopolismo privato e prendere in considerazione anche il diritto degli utenti all’informazione diversificata. Non solo il sistema elettorale è censurato, ma pure il sistema sociale venezuelano che secondo l’analisi Cavalliniana sarebbe, tenetevi forte, “metà democrazia e metà autocrazia”, in cui l’unica luce che brilla con fulgore è quella d’una sola parte politica. Tenebre rischiarate, per fortuna, dalle virtù cristalline d’un solo candidato presidenziale, che ha riconosciuto la legittimitá solo delle elezioni che ha vinto come sindaco o governatore regionale.
Sentite questa prodigiosa veggenza: “quale che sia il risultato finale” Chavez ne uscirà come perdente. Ohibò, sembra un alibi prefabbricato, una giustificazione preventiva a bocce ancora in movimento. Se Chavez vince con un vantaggio del 16% come nel 1998 è dittatura; se finisce con +22% come nel 2006, è una cosa sospetta di tipo “bulgaro”. Bisogna decidersi: troppo o troppo poco?
Se Obama o Hollande, o chiunque altro, vincono con il 2% è OK, etico ed esemplare! A Chavez invece non basta un +10% perchè “quale che sia il risultato finale”, i tifosi neoliberisti alla Cavallini non si danno mai pace, preoccupati da Chavez e dalla sua politica che ha dimostrato di essere una alternativa vincente contro i dogmi d’un sistema d’importazione americana in piena dissolvenza. Con buona pace del faziosetto scrivano, il sistema deve soddisfare i venezuelani, e questi hanno molte ragioni per scegliere la continuità d’una politica che alla crescita abbina la redistribuzione sociale. Lui, quelli che gli somigliano o che gli reggono il bordone, non è proprio in condizione di dare lezioni a nessuno. Almeno per salvare le apparenze, farebbe bene a diversificare, equilibrare e comparare le sue fonti.
(Tito Pulsinelli, facebook) 

Tratto da: Chavez e la malafede dell’antiberlusconismo italiano.| Informare per Resistere http://www.informarexresistere.fr/2012/10/07/chavez-e-la-malafede-dellantiberlusconismo-italiano/#ixzz28jO3vYlQ
- Nel tempo dell’inganno universale, dire la verità è un atto rivoluzionario!

 
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