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Proposte contro gli sprechi e i privilegi delle caste

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COSTI SINDACATI CORTE MAGISTRATI

Post n°219 pubblicato il 30 Marzo 2007 da albert.z
 

Carriere insindacabili

Sono decine di migliaia alla Cisl. Altrettanti alla Cgil. Un po' meno alla Uil. Nel complesso, si parla di ben 200 mila persone a fronte di oltre 10 milioni di iscritti: un folto esercito comunque di distaccati, delegati, quadri e dirigenti che mantengono saldi nelle proprie mani privilegi e facilitazioni che riguardano soprattutto la possibilità di contrattare direttamente condizioni preferenziali con le controparti; di sedere nei consigli di amministrazione di enti e banche e assicurazioni; di gestire le attività legali, assistenziali e fiscali tramite patronati e sportelli di servizio; di curare un patrimonio immobiliare di non poco conto. Privilegi e facilitazioni che, in particolare, partono dalla fine della carriera. E soprattutto dalla garanzia di arrivare all'età pensionabile con un buon livello economico. In tempi di incertezze previdenziali, infatti, i sindacalisti si trovano in una botte di ferro. Prima la legge Mosca del '74 e poi un provvedimento approvato dall'Ulivo nel '96 (e promosso dall'ex ministro del Lavoro, Tiziano Treu, uomo di area Cisl) prevedono una contribuzione che vale doppia e la possibilità di beneficiare di un ulteriore versamento da parte del sindacato. Inoltre, nello statuto dei lavoratori è previsto che ai dipendenti in aspettativa per lo svolgimento di incarichi sindacali vengano riconosciuti e versati contributi figurativi a carico dell'Inps, che sono calcolati sulla base dello stipendio che non viene più versato dall'azienda o dell'ente di provenienza. Stessa situazione viene riconosciuta ai sindacalisti che usufruiscono del regime di distacco per attività sindacale e che percepiscono lo stipendio di un'azienda privata o di un ente pubblico anche se lavorano a tempo pieno solo per il sindacato. Secondo alcuni dati, sono diverse migliaia di persone a godere di questo regime speciale di doppia contribuzione. Tra distacchi, diarie e rimborsi, un sindacalista di medio profilo porta a casa circa 2.500 euro al mese, ma per i dirigenti la retribuzione supera i 5 mila.

In piedi entra la Corte

Per i semplici componenti, 370 mila euro l'anno; oltre 444 mila per i presidenti. Questo il tetto massimo delle retribuzioni lorde di quasi tutte le Authority: telecomunicazioni, energia, antitrust e Consob. I compensi sono fissati per legge e sono identici agli stipendi di giudici e presidente della Corte costituzionale, a loro volta legati agli andamenti della retribuzione del primo presidente della Cassazione. Il calcolo dei compensi è semplice. Il primo presidente della Cassazione può arrivare a guadagnare fino a 246 mila 800 euro lordi l'anno, come (unica eccezione tra le autorità di garanzia) il Garante della privacy, il cui stipendio nel 2006 sarà in totale di 216 mila euro. I giudici della Corte costituzionale hanno diritto invece a uno stipendio superiore del 50 per cento all'appannaggio del primo presidente di Cassazione, cioè 370 mila euro. Mentre il presidente della Consulta incassa la stessa cifra (370 mila) maggiorata del 20 per cento. Totale: 444 mila euro lordi l'anno. Tutti i membri della Consulta hanno diritto all'auto blu e a una struttura di segreteria. Il presidente ha diritto anche ad utilizzare i voli di Stato. Gran parte dei membri della Consulta ne diventano prima o poi presidenti, poiché la scelta ricade ormai sempre sul giudice in carica da più tempo, magari per pochi mesi (negli ultimi sette anni sono stati dieci). I presidenti emeriti sono attualmente 16: ciascuno di loro ha diritto vita natural durante a un'auto blu con autista. Ma anche da defunti possono contare su un particolare onore: una delibera del Comune di Roma stabilisce che a tutti gli ex presidenti della Corte trapassati sia dedicata una strada nel quartiere Aurelio.

I magistrati italiani hanno stipendi in media con l'Europa. Il meccanismo più discusso, in ogni caso, è quello degli scatti automatici. In parte tutela la toga coraggiosa dagli ingranaggi più odiosi del potere e della politica, ma non sfugge a nessuno che consenta anche carriere garantite e spesso sganciate dal merito. E paradossalmente a guadagnare di più sono quelli sospettati dai colleghi di lavorare di meno, ovvero i magistrati amministrativi. Ci sono poi i doppi canali: il Csm poi può autorizzare incarichi remunerati come le docenze. E un malcostume più volte denunciato riguarda il numero crescente di magistrati che lasciano sguarniti uffici di periferia delicati per assieparsi al ministero con ricche diarie. La vera variabile poi è il prestigio. In Italia, il magistrato, specie se maneggia inchieste penali, è un vero vip; all'estero non lo conosce nessuno. Tutto qui? Alla fine, il privilegio forse più vistoso è quello delle ferie: due mesi e mezzo ogni estate. I pm che hanno in mano le inchieste più scottanti lavorano lo stesso, con pc e cellulare sempre acceso. Ma se un avvocato prova a cercare un magistrato della fallimentare a metà giugno, è facile che lo trovi intorno alla fine di settembre. La legge è uguale per tutti, i privilegi invece no.


 
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