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Proposte contro gli sprechi e i privilegi delle caste

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Monnezzopoli

Post n°456 pubblicato il 09 Gennaio 2008 da albert.z
 

DA AFFARI ITALIANI
/Pecoraro Scanio punta il dito su Romiti e l'Impregilo. Ecco perché. Gli affari d'oro del pattume
Mercoledí 09.01.2008 17:35

"Un nome e un cognome sopra a tutti gli altri: Cesare Romiti". Alfonso Pecoraro Scanio, intervistato da Repubblica, lancia un nome (avvertimento?). Uno di quelli pesanti. Ma perché il ministro ce l'ha con il grande Cesare, già presidente della Fiat e della Gemina, la finanziaria che controlla Rcs, nonché numero uno, fino al 2006 dell'Impregilo? Perché, proprio per l'Impregilo, dietro la monnezza maleodorante di Napoli si nascondeva, fino a quando i magistrati non hanno fermato tutto, buona parte del fatturato. E perché l'Impregilo, nell'annosa emergenza che sta vivendo la Campania, ha un ruolo di primo piano. Affari può spiegare quale.

L'INCHIESTA - Il 26 giugno 2007 Impregilo crolla a Piazza Affari. Dopo aver aperto a 5,38 euro, inizia il tracollo borsistico: nel giro di pochi minuti arriva a oltre -10 per cento. A determinare la caduta è la Procura di Napoli, che decide per il sequestro di 750 milioni di euro, prelevati direttamente sui conti correnti bancari di Impregilo, Fisia Italimpianti, Fibe e Fibe Campania. Ma i magistrati napoletani Giuseppe Noviello e Paolo Sirleo, coordinati dal procuratore Camillo Trapuzzano, decidono di mandare sulla graticola anche 28 persone, oltre a interdire per un anno l'Impregilo dalle contrattazioni con la pubblica amministrazione.

Tra queste Piergiorgio Romiti e Paolo Romiti, l'ex vicecommissario, Raffaele Vanoli, l' ex sub commissario Giulio Facchi, tecnici del commissariato di Governo come Giuseppe Sorace e Claudio De Biasio, gli amministratori delegati di Fibe (la società di Impregilo capofiliera nello smaltimento), Armando Cattaneo e Fisia, Roberto Ferraris. L'ipotesi di reato è truffa aggravata e continuata ai danni dello Stato e frode in pubbliche forniture. Nel novero degli imputati c'è anche quello di Antonio Bassolino, presidente della Regione nonché commissario straordinario per l'emergenza rifiuti dal maggio 2000 al febbraio 2004. E' lui che ha firmato l'appalto con Impregilo. Ma perché i pm stanno a trascinando alla sbarra il salotto buono della finanza, in mezzo ai liquami di un'emergenza infinita?

L'ORO CHE PUZZA - Al principio, nel 2003, furono le denunce sul trattamento dei rifiuti, delle discariche e dei siti di stoccaggio. Con Bassolino che stava a guardare un sistema che per la Procura non poteva funzionare. Anzi, peggio. Per i pm, infatti, tutto avveniva "con la complicità e la connivenza di chi aveva l’obbligo di controllare e di intervenire e non l’ha fatto per troppo tempo". Altre parole, altre pietre. "E' apparso evidente che il comportamento delle società non appariva lineare", "pur essendo consapevoli, fin dall’inizio, che lo smaltimento dei rifiuti non avrebbe potuto funzionare, hanno fatto di tutto per dissimulare tale situazione".

 
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