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Sotto Berlusconi: un paese allo sbando

Post n°588 pubblicato il 09 Aprile 2008 da albert.z
 

 

Nel periodo 2001-2006, l’Italia  si è piazzata all'ultimo posto per la crescita della produttività del lavoro (Pil per ora lavorata) che è stata praticamente nulla («inferiore allo 0,5%»). La situazione mostra miglioramenti nel 2006 (+1%) rispetto agli anni precedenti (dal -1,2% del 2002 al +0,4% del 2005), ma l'Italia resta molto sotto della media Ocse (+1,4%) e dell'Europa a 15 (+1,7%), per non parlare del 5,2% segnato dalla Repubblica Slovacca e del +3,4% di Corea e Ungheria. La produttività multifattoriale (che include fattori quali l'innovazione tecnologica e organizzativa), nel 2001-2006, accusa addirittura una flessione media dello 0,5%, confermando l’Italia  all’ultimo posto.

Un Paese a decrescita netta. Questa  è l'Italia che esce dal Factbook 2008 dell'Ocse. Resta la sesta economia mondiale, ma è scivolata al 20esimo posto (dietro alla Spagna) se si considera il Pil pro capite.  L’Italia gode di un altro record negativo: ha il secondo peggiore debito pubblico del mondo ed è ultima per crescita del Pil negli anni più recenti tra i 30 Paesi più industrializzati. Ad aumentare sono state in compenso le disparità di reddito (sesto posto). Nella quasi 300 pagine di numeri, grafici e statistiche esposte dall'Ocse, molti dati sono conferme (senza perdere per questo il loro carattere allarmante), come la crisi di produttività, la bassa crescita demografica (+0,08% nel 2006), la bassa fertilità (1,34), i bassi tassi di occupazione in particolare delle donne (46%) e l'elevato numero degli anziani. Durante il governo Berlusconi la situazione è stata in continua discesa.

Gli ultra 65enni erano il 19% nel 2006 e saliranno al 33,7% nel 2050, quando l'Italia avrà il rapporto più sfavorevole di tutta l'area Ocse tra pensionati e lavoratori (98,5). Lavoratori che devono fare i conti con un compenso medio (35.833 dollari l'anno nel 2006 per occupato nell'intera economia) che è i livelli più bassi tra i big industrializzati, dopo avere segnato una delle crescite più deboli nell'area Ocse tra il 1995 e il 2006 (+2% medio annuo, al terzultimo posto). Non che gli italiani lavorino poco (ottavo posto con 1.800 ore l'anno) e sono molti anche quelli che lavorano in proprio (26,7% del totale degli occupati nel settore civile). L'Italia  resta anche il Paese con le maggiori disparità regionali in materia di disoccupazione.

 Altri dati inquietanti: i «giovani inattivi», ovvero nullafacenti, auspicabilmente non per scelta. Il nostro Paese, secondo l'Ocse, è seconda solo alla Turchia con il 10,9% dei ragazzi e l'11,4% delle ragazze tra i 15 e i 19 anni che non vanno nè a scuola, nè lavorano. E i coetanei che frequentano una scuola certo non brillano, se paragonati agli altri studenti dei maggiori Paesi, come annualmente confermano i test di Pisa che vedono i liceali italiani nelle ultime posizioni (24esimi) per abilità e conoscenze.

L'Italia è quasi fanalino di coda anche negli investimenti nella conoscenza (quart'ultima tra i 18 big, con poco più del 2% del Pil), nè per numero di ricercatori (24esima su 30). In compenso abbondano i telefoni (quarta per accessi telefonici). Ad avere segnato il passo, secondo l'Ocse, sono invece le autostrade: penultimo posto per crescita della rete. Non fa certo onore, poi, la terzultima posizione per gli aiuti allo sviluppo (0,20% del Pil nel 2006). Dalle statistiche Ocse emerge, infine, che gli italiani spendono poco anche per i divertimenti e la cultura: le famiglie solo il 4,1% del Pil nel 2005 e lo Stato si ferma allo 0,8%. È un'Italia un po’ triste quella che esce dal quinquennio di governo Berlusconi. Chi andrà al governo saprà fare meglio?

 Con questi risultati anche un cretino ci riuscirebbe.

 
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