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Unicredit licenzia . Gheddafi guadagna di più.

Post n°1373 pubblicato il 05 Agosto 2010 da albert.z
 

Unicredit, la banca di cui Gheddafi è il primo socio, sta dando il via a un terremoto occupazionale: 4.700 dipendenti da esuberare nel triennio 2011-2013, allo scopo di risparmiare 770 milioni di euro. Questa sarebbe la prima banca italiana e una delle più importanti d'Europa. O meglio una testa di ponte africana in Europa. La banca ha confermato l'indiscrezione nella serata di ieri. Dei 4.700 lavoratori inutili, agli occhi di Gheddafi, Profumo e altri personaggi, 600 avrebbero raggiunto i requisiti per andare in pensioni, ma hanno dovuto ritardare l'uscita dal mondo del lavoro, mancandogli sinora la finestra. Altri 4.100 invece sono nuovi esuberi "che ovviamente non ci fanno piacere" dice a Reuters Franca Dellacasa della Fisac-Cgil. La banca vuole risparmiare. Eventualmente anche, come ha dichiarato, "facendo ricadere i costi sui nuovi assunti, che saranno neolaureati". Precari in banca. Complimenti a Unicredit che dimostra di credere nelle qualità dei giovani laureati. Una visione veramente progressista. Come quel vecchio sconclusionato di Gheddafi, che non ricopre alcuna carica ufficiale in Libia, ma è il simbolo della Rivoluzione. Un personaggio dannoso e pericoloso, amico di Berlusconi, che non ha alcuna qualità democratica e ha asservito la prima banca italiana ai suoi interessi non dichiarati, ma evidentemente insopportabili. Il 28 luglio un'operazione d'acquisto d'azioni Unicredit ha portato la Libyan Investment Authority al 2,075% della banca italiana. Ma non solo. Come spiega Adnkronos, la Lia, fondata dal Comitato Generale del Popolo della Libia nel 2006, è una holding che gestisce fondi governativi provenienti dal settore del gas e del petrolio, investendoli sui mercati finanziari per diversificare e attenuare la dipendenza dello stato nordafricano dai prezzi delle due commodities. Sommando il 2,075% della Lia al 4,988% della Central Bank of Libya (sia la Lia che la banca centrale fanno capo allo Stato libico)si arriva al 7,063%, ampiamente al di sopra anche di Mediobanca, che non ha diritto di voto dopo il caso Lehman Brothers. Gheddafi distacca largamente anche la prima delle fondazioni, Cariverona, al 4,9%. Gheddafi ha dunque una responsabilità  morale enorme, dopo parecchi anni di rapporti commerciali con l'Italia legati alla vendita di petrolio e derivati. Ma quel che è peggio che è i vecchi soci di Unicredit non sono stati informati dell'ascesa di Gheddafi. E' la stessa Adnkronos a confermarlo: "L'ingresso dei nuovi soci arabi, a quanto si apprende, non è stato comunicato preventivamente, neanche in modo informale, agli altri azionisti, il che e' ritenuto normale, trattandosi di informazioni molto delicate e price sensitive. C'e' pero' chi dubita che l'informazione sia stata adeguatamente condivisa, in maniera informale e con tutte le cautele del caso, ai massimi vertici dell'istituto". Ha tutta l'aria di un colpo di mano. Gheddafi ha in mano un potere eccessivo in Italia, tale da condizionare sensibilmente l'economia nazionale, e non credo che si tratti di un benefattore. La prova la vediamo subito. Non ci si può non domandare quanti pezzi d'Italia sono stati venduti a Gheddafi o ad altri ricchi miliardari del comparto petrolifero. Troppe notizie escono in grave ritardo. Non c'è trasparenza né si vede una strategia minimamente positiva in operazioni così opache.

 
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