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Proposte contro gli sprechi e i privilegi delle caste

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Costi della politica, le proposte dell'Italia dei Valori

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Parlamento pulito: no a impunita'

Basta! Parlamento pulito                                    
 

PRAGMATISMO

NO ALLE IDEOLOGIE, SI AL PRAGMATISMO.

NUOVA COSTITUZIONE COSTRUITA DAL POPOLO

PER REGOLARE I POTERI DEI PARTITI E DEI POLITICI.

NO AI PRIVILEGI DELLA CASTA DI DECIDERE IL PROPRIO STIPENDIO.

SI AL PRINCIPIO CHE TRA STIPENDIO PIU' BASSO E QUELLO PIU' ALTO

DEVE ESSERCI UN RAPPORTO FISSO.

STIPENDI DEI POLITICI IN MEDIA EUROPEA.

STIPENDIO DEL MANAGER NON SUPERIORE A 13 VOLTE

QUELLO MEDIO DELL'OPERAIO DELLA SUA AZIENDA.

NO ALLE STOCK OPTION

NO ALLA FINANZA CREATIVA, NO AI DERIVATI

 

 Questo sito non rappresenta una testata giornalistica in quanto viene aggiornato senza alcuna periodicita'. Non puo' pertanto considerarsi un prodotto editoriale ai sensi della legge n. 62 del 7.03.2001 Alcune delle immagini contenute sono prese dal web. Per qualsiasi problema fatemi sapere e verranno rimosse.

 

Messaggi di Dicembre 2006

Prendiamo esempio dagli svizzeri

Post n°52 pubblicato il 30 Dicembre 2006 da albert.z
 
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Il Governo del Canton Ticino ha approvato la revisione delle norme sull'ineleggibilità, sulla destituzione e sulla sospensione di persone condannate o perseguite per crimini o delitti contrari alla dignità della carica. Mentre questo succede in Svizzera, in Italia chi ha commesso un crimine fa carriera in Parlamento. E le decisioni sulla nostra vita, sull'ambiente, sulla salute vengono prese senza consultarci. Un vero esempio di Democrazia Indiretta. Una volta si chiamava più correttamente sopraffazione, forse dittatura. E l’articolo 67? Quello che dice: “Ogni membro del Parlamento rappresenta la Nazione ed esercita le sue funzioni senza vincolo di mandato” ? E’ superato. I parlamentari rispondono ai capi partito. Non sono stati eletti da nessuno. Non hanno legittimazione popolare. E, spesso, si vantano pure di prendere scelte impopolari come per l’indulto. Come se fossero più belli, più intelligenti del corpo elettorale e non dovessero invece rendere conto delle loro scelte.

 
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La situazione delle famiglie

Post n°51 pubblicato il 29 Dicembre 2006 da albert.z
 
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Una famiglia su 2 vive con 1800 euro al mese

Nel Sud e nelle isole la condizione di disagio risulta superiore alla media nazionale: il 22,8% finisce lo stipendio prima del previsto

 

ROMA - Gli italiani si sono impoveriti. Alla fine del 2005, il 14,7% delle famiglie italiane ha dichiarato di arrivare con molta difficoltà alla fine del mese e il 28,9% di non essere in grado di far fronte ad una spesa imprevista di 600 euro. Lo rileva l'Istat nell'indagine «Reddito e condizioni di vita», che sottolinea come la percentuale di famiglie residenti nel Sud e nelle isole in condizione di disagio risulta superiore alla media nazionale: il 22,8% delle famiglie meridionali e insulari arriva con grande difficoltà alla fine del mese e il 42,5% dichiara di non poter far fronte ad una spesa imprevista di 600 euro. In particolare, in Sicilia il 50,5% delle famiglie non riesce a sostenere spese impreviste, mentre in Puglia il 9,8% dichiara di aver avuto difficoltà per gli acquisti di generi alimentari.

REDDITI FAMILIARI - Nel 2004 le famiglie residenti in Italia hanno percepito un reddito netto, esclusi i fitti imputati, pari in media a 28.078 euro, circa 2.340 euro al mese. L'Istituto di statistica sottolinea come, considerando, oltre alla media, anche il valore mediano del reddito, risulta che il 50% delle famiglie ha percepito nel 2004 meno di 22.353 euro (circa 1.863 euro al mese).
I risultati dell'indagine Istat sui redditi e le condizioni di vita delle famiglie italiane, confermano inoltre l'esistenza di un profondo divario territoriale: il reddito medio delle famiglie che abitano nelle regioni del sud e delle isole è pari a circa tre quarti del reddito delle famiglie residenti nel nord. La Lombardia - secondo i dati - presenta il reddito medio più alto (32.313 euro, senza considerare i fitti imputati), mentre il reddito medio familiare più basso si osserva in Sicilia (20.996 euro).

 
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2001-2006: 5 anni di malgoverno

Post n°50 pubblicato il 28 Dicembre 2006 da albert.z
 
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La politica economica del governo Berlusconi, fra obiettivi mancati e opere incompiute ha trascinato l’Italia all’ultimo posto fra i paesi europei in quanto a competitività, credibilità internazionale, produzione industriale e costo del lavoro. La nostra economia soffre per le scelte sbagliate di una coalizione di governo che non ha saputo comprendere i problemi reali del paese, troppo presa da ricette liberali populiste e conflitti d’interessi.Nei cinque anni del governo Berlusconi i divari fra l’Italia e il resto dell’Unione europea sono aumentati sia sul fronte dell’economia reale sia su quello della finanza pubblica.Diciamocelo pure, i cinque anni del Cavaliere a Palazzo Chigi hanno rappresentato il trionfo del sommerso. Per quanto riguarda il riferimento che gli attuali dati siano riconducibili alla politica di Giulio Tremonti, baderei semmai a riconoscere l'intera eredità da lui generosamente lasciata agli italiani. Condivido con Padoa-Schioppa il giudizio positivo sull'ultima manovra finanziaria targata Tremonti, ma le precedenti manovre e le conseguenti scelte economiche sono state disastrose perchè smentite nei fatti.Dal 2001 al 2005 la produzione industriale e la produttività sono arretrate come in nessun altro paese europeo e l’asfittica crescita del prodotto interno lordo (Pil) ne è stata la logica conseguenza.Rispetto le voci della Confindustria, delle società da Romanelli citate, ma per l’Economist l’Italia ha rappresentato per anni (in coincidenza col governo della Cdl) «il vero malato dell’Europa». Considerando anzitutto la crescita reale del Pil, nel periodo 2001-2005 l’Italia è ultima nell’Unione europea con un modesto 0,6% di crescita media annua, e quella che è stata per anni la scusa per eccellenza del centrodestra, secondo cui peggio di noi stavano paesi come la Germania dimenticava come quest'ultimo paese a differenza del nostro non ha un debito pubblico che sfora il tetto massimo del 108%. Prendendo invece a riferimento il periodo 1996-2000 la crescita dell’Italia si attestò all’1,9% medio annuo, eppure il governo Berlusconi ebbe l’ardire di scrivere che: "L’eredità tendenziale che ci viene trasmessa dalla passata legislatura, indica un andamento modesto della crescita economica (circa il 2%)" (si veda il Dpef 2002-2005, p. 33). Per inciso, nel 2000 la crescita reale del PIL fu del 3,1%, risultato che oggi appare in tutta la sua grandezza. Passando ora a considerare la produzione industriale va notato che essa è scesa del 4,6% rispetto ai livelli del 2000, cosicché l’Italia è stato l’unico paese dell’Unione europea con un calo così consistente, anche in termini di tasso di crescita medio annuo.Il costo del lavoro per unità di prodotto nel periodo 2001-2004 è aumentato del 16,5% cioè il 3,8% in media annua, vale a dire più che in Germania (0,7%), Francia (2,0%) Regno Unito (1.2%), e Spagna (3,3%).Ciò indica una profonda perdita di competitività del sistema e una dinamica pluriennale negativa, invertendo la tendenza del periodo 1996-2000, quando anche nel nostro Paese il costo del lavoro era diminuito dello 0,7% medio annuo. Alla luce di tutto questo, non stupiscono ma creano rammarico le classifiche che indicano la percezione internazionale della “competitività economica” dell’Italia, scivolata nel 2005 al 48° posto cioè l’ultimo fra gli stati dell’Unione europea (World Economic Forum Competitiveness Report), e che, l’indice di “rischio-paese” calcolato dall’Economist Intelligent Unit che varia tra A ed E, sia passato da A a B. Gli «anni di crescita economica superiori a quelli registrati nel quinquennio precedente» annunciati dalla Casa della Libertà durante la scorsa campagna elettorale non ci sono stati. In realtà, è accaduto l’esatto opposto e non è frutto del caso bensì della “non politica economica”, ovvero della “politica dal lato della domanda”, attuata dal governo Berlusconi quando invece l’Italia avrebbe avuto bisogno della politica dell’offerta, anche per fronteggiare la competizione internazionale. D’altra parte, il programma economico di legislatura del governo Berlusconi non avrebbe potuto essere realizzato in nessun caso e in nessuna congiuntura internazionale.Sul deludente grado di realizzazione delle Grandi Opere la Relazione della Corte dei Conti del 22 marzo 2005 è esauriente (Allegato F, Finanziamenti disponibili alla data del 31.12.04: “Somme erogate in conto competenza”). A fine 2004, la quota dei finanziamenti resi disponibili dal CIPE per la realizzazione delle opere sul totale del fabbisogno stimato era appena del 9,8%. I dati di fonte ANCE, l’associazione di categoria dei costruttori edili e non un istituto di ricerca di matrice politica, comprensivi anche del 2005, attestano una crescita nominale dei finanziamenti CIPE stanziati pari a 73 miliardi di euro aggiuntivi. Peccato però che ben il 55% necessita di “risorse da reperire”. Da chi? Come? Quando? Ma non è finita qui. Se si prendono in esame i pagamenti realmente effettuati, il bilancio è ancor più deludente. Dopo 5 anni dall’emanazione della “Legge “Obiettivo” la quota di finanziamenti effettivamente “erogati”, ma non necessariamente “cantierati”, è pari ad appena 17,2% del totale, per complessivi 33,8 miliardi di euro. Di questi, ben 10,8, cioè circa un terzo, erogati sulla base di gare effettuate nei governi dell’Ulivo, ovvero sotto la Legge Merloni. Quindi i soldi non sono stati spesi e le opere non sono state fatte. Ci sarebbe un'intera legislatura da criticare ma, non si può vivere con un piede nel passato ed uno nel futuro. Attualmente, il Governo Prodi ha l'arduo compito di riportare l'Italia tra i vincenti e non basta schierarsi sugli scenari internazionali con i più forti come ha fatto il Cavaliere, convinto che il successo economico italiano fosse proporzionato al grado di stima dell'amico G.W.Bush. Bene Prodi nel discorso introduttivo alla conferenza stampa di fine anno. Le risposte una più interessante dell'altra. Continui così Professore, l'indice di gradimento tante volte contestatole dall'opposizione e che la vede in crescendo sarà la giusta risposta a questa destra logorante e petulante,la cui ricetta neanche i propri elettori conoscono. Le gaffe del Cavaliere me le risparmio, ormai sono brutti ricordi. Ps. Auguri al presidente della Camera Bertinotti, si rimetta presto.
De Luca Francesco

 
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Una buona notizie per i veneti e tutti quelli che passano per Mestre

Post n°49 pubblicato il 28 Dicembre 2006 da albert.z
 
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Il Passante di Mestre

passante_di_Mestre.jpg

Ogni mese si riunisce il Cipe, il Comitato Interministeriale per la programmazione Economica, per valutare le proposte dei diversi ministeri. A partire da questo mese vi informerò attraverso il blog sulle opere approvate per il Ministero delle infrastrutture.
Nei provvedimenti del 22 dicembre è compreso il Passante di Mestre, la cui realizzazione sarà a cura dell’Anas.
Gli utili dei pedaggi che saranno pagati dagli automobilisti sul Passante, al netto di spese e oneri, saranno totalmente reinvestiti per la costruzione di infrastrutture in Veneto. La definizione tecnica dell’accordo con la Regione Veneto è in fase di completamento e dovrebbe concludersi nel mese di Gennaio 2007. Il Governatore Gian Carlo Galan che ha già avuto modo di dichiarare: ‘...battaglia che ha visto il ministro Di Pietro contrapposto alle concessionarie autostradali, per fondatissimi motivi’, potrà avviare e completare le numerose opere previste in Veneto. La collaborazione tra Ministero e Pubbliche Amministrazioni locali è fondamentale per lo sviluppo del Paese ed è una linea a cui mi atterrò senza alcun calcolo politico. Senza quindi distinguere tra Governatori o Sindaci di destra e di sinistra.


 
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Co:Co.Co  e  Incarichi esterni.

Post n°48 pubblicato il 28 Dicembre 2006 da albert.z
 
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P.A.: Nicolais firma circolare Co.Co.Co. e incarichi esterni

Il Ministro per le riforme e le innovazioni nella pubblica amministrazione ha firmato una circolare contenente linee di indirizzo in materia di affidamento di incarichi esterni e di collaborazioni coordinate e continuative nelle pubbliche amministrazioni. La circolare prende spunto dalla Direttiva del Presidente del Consiglio dei Ministri del 6 giugno 2006 in tema di controllo e monitoraggio degli andamenti di finanza pubblica per l’anno 2006 per ricordare che il decreto legge n. 233 del 2006, convertito dalla legge n. 248 del 2006, ha modificato l’articolo 7 del decreto legislativo n. 165 del 2001 stabilendo che gli incarichi individuali, con contratti di lavoro autonomo, di natura occasionale o coordinata e continuativa possono essere conferiti solo ad esperti di provata competenza per prestazioni di natura temporanea altamente qualificate. Il legislatore è intervenuto sulla materia in maniera puntuale in modo da escludere che le pubbliche amministrazioni possano ricorrere a rapporti di collaborazione coordinata e continuativa in luogo dei contratti di lavoro subordinato a tempo determinato.

 
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I ladri non mancano

Post n°47 pubblicato il 28 Dicembre 2006 da albert.z
 
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Una commissione di inchiesta interna al Comune ha accertato che la mega truffa organizzata da dirigenti e impiegati ha provocato un «buco» di 30 milioni

Taranto, il caso degli «illicenziabili»

Si aumentarono lo stipendio per anni, quasi tutti al loro posto

Tutti ci provano tanto le pene sono minime e solo dopo tre gradi di processi.Con la possibilità di qualche indulto.
L'ipergarantismo distruggerà lo Stato, che per le canaglie, è terra di conquista.

 

Come osano, sospenderlo dal servizio? Francesco Grassi, uno dei ventitré dirigenti e impiegati del comune di Taranto arrestati ai primi di luglio perché si erano auto-regalati sontuose buste paga per un totale di 5 milioni di euro in cinque anni, ha già fatto ricorso. Gli altri sei obbligati a non ripresentarsi in ufficio il ricorso lo stanno preparando. Gli altri ancora, sono tornati alla loro scrivania da un pezzo. Per non dire di tutti gli altri dipendenti ancora che, per la commissione d'inchiesta interna, si sarebbero complessivamente fregati almeno da 21 a 30 milioni di euro. Un decimo del gigantesco buco nel quale è precipitata l'ex capitale industriale della Puglia, dichiarata in bancarotta. Stando alle accuse, mosse dalle denunce di un ex consigliere comunale, Nello De Gregorio, Grassi si sarebbe fatto dei regalini nello stipendio, dal 2001 al 2006, con compensi extra per misteriosi lavori «a progetto», per 389 mila euro. Dice però che non è stato ancora rinviato a giudizio e la legge è legge, signori e signore: come si è permesso, il commissario Tommaso Blonda, di sospendere lui e i protagonisti degli altri casi più gravi? Si dirà che, come ha accertato il comandante della Finanza Emanuele Fisicaro, c'è chi in un mese si era fatto omaggio di 19.439 euro e chi di 39.160: ma che c'entra? Certo, c'è chi è accusato come Nicola Blasi, di essersi preso coi ritocchi in busta paga 434 mila euro, chi come Giuseppe Cuccaro 429 mila, chi come Orazio Massafra 422 mila e chi come Cataldo Ricchiuti (al quale sono stati sequestrati 12 fabbricati e un terreno e 124 mila euro in banca: mica male per un funzionario comunale...) addirittura 567 mila.

Ma perché non dovrebbero tornare al loro posto, in attesa del rinvio a giudizio e poi della decisione del Gip e poi del processo in Assise e poi di quello in Appello e poi di quello in Cassazione e magari ancora di qualche ricorso alla corte costituzionale? E il bello è che la magistratura potrebbe dare loro ragione. Perché qui è lo scandalo: Francesco Boccia, mandato da Amato a Taranto come liquidatore (primo caso in Italia per una grande città) ha le mani legate da leggi e leggine così pelosamente garantiste da impedirgli di fatto di usare la mano pesante. Una impotenza che, oltre ad alleggerire la posizione di quella massa di persone coinvolte nella maxi- truffa sugli stipendi (tutte assolutamente convinte che un giorno o l'altro il can-can finirà e magari con l'aiuto dell'indulto anche questa seccatura dell'inchiesta evaporerà in una nuvoletta) rischia di lanciare un pessimo segnale a una città allo sbando. Mario Pazzaglia, il veneto-marchigiano incaricato con Giuseppe Caricati di mettere il naso nei conti, fa professione di ottimismo e cerca di incoraggiare Taranto a reagire spiegando che «con uno scatto di orgoglio la città può recuperare e rinascere». Ma certo il baratro nei conti lasciato dalla giunta guidata dalla forzista Rossana Di Bello (dimessasi pochi mesi dopo una trionfale rielezione in seguito a una condanna per gli appalti dell'inceneritore) gela il sangue: finora siamo già a un buco accertato di 382 milioni di euro. Pari a oltre sei mila euro di «rosso» per ogni famiglia. Un disastro. Sul quale non è avviata solo un'opera di rilettura dei bilanci (che potrebbe rivelare un abisso finanziario che qualcuno paventa addirittura intorno al miliardo di euro) ma si sono aperte un mucchio di inchieste penali. Per falsità in bilancio. Per un appalto da 28 milioni per la pubblica illuminazione. Per il Parco Cimino dato in gestione per 1.000 euro l'anno (neppure pagati) a un ristoratore che faceva lavori edilizi (anche abusivi) e poi mandava il conto al Comune. Per una specie di fontana da due milioni di euro piazzata in mezzo al mare e mai usata. E altro ancora. Una gestione sciagurata.

E meno male che non è andato in porto il progetto un po' megalomane di costruire il Colosso di Zeus, un bestione che avrebbe dovuto ricordare un'antica opera di Lisippo. E magari avrebbe ricordato anche il monumentale sindaco Giancarlo Cito, che prima di finire in galera fu il Re di Taranto e prometteva di far di Taranto «la Svizzera del Sud» e minacciava Di Pietro di «riempirgli la bocca di cemento a presa rapida» e quando si prese pure la squadra di calcio ordinò ai giocatori di darsi da morire sul campo sennò avrebbe «messo le gambe dei più brocchi a mollo in una vasca di piranha». Ma torniamo ai nostri «eroi». La difficoltà di licenziare o perfino di sospendere i dipendenti infedeli del Comune di Taranto, coincidenza, nei giorni in cui un pezzo della sinistra vorrebbe arruolare d'un colpo, senza filtri, 300 mila precari, dei quali moltissimi saranno bravissimi ma una parte certo una palla al piede. E dà ragione a chi, come scriveva Pietro Ichino ieri sul Corriere, sostiene che «la precarietà degli uni è l'altra faccia dell'iperprotezione e inamovibilità degli altri». Cioè di chi, avuto un posto pubblico, non può più essere rimosso da qui all'eternità. Sapete quante notizie Ansa escono, su milioni e milioni di takes dal 1981 ad oggi, incrociando le parole «dipendenti comunali» + «licenziati», declinate al plurale o al singolare? Dodici. Ma nella stragrande maggioranza non raccontano di licenziamenti (come quello di 9 becchini triestini, sbattuti fuori perché davvero nessuno se la sentì di difenderli dopo che avevano aperto un sacco di tombe per rubare ori e orologi ai morti) ma di rimozioni tenacemente intralciate dal sindacato o da un giudice. Come nel caso di Fabrizio Filippi, accusato dal comune di Livorno di essere un lavativo e finalmente messo fuori, dopo una accanita guerriglia processuale, solo dopo 13 anni di sentenze e di ricorsi. O di quello spazzino licenziato dal comune di Latisana dopo un'assenza non giustificata di 15 giorni e fatto riassumere dalla magistratura perché, essendo l'uomo sempre ubriaco, «non era provata la volontà dell'inottemperanza al dovere di prestare servizio». Per non dire di un caso simile a quello di Taranto. Ricordate cosa successe a Napoli? Finirono sotto inchiesta in 321, quattro anni fa, per essersi gonfiati lo stipendio. Molti dichiarando con l'autocertificazione di avere a casa a proprio carico una tale quantità di nonni, suoceri, cugini, zie, cognate e consuocere da ottenere fino a 15 o 20 mila euro di arretrati. Altri perché si erano ritoccati le buste paga attribuendosi fino a 32 milioni al mese. E «voci accessorie» fino a 105 l'anno. Bene: solo uno, il dirigente dell'ufficio Aldo Buono, è stato rimosso. Gli altri, se non se ne sono andati per godersi la «meritata pensione», stanno ancora lì. E con l'indulto di quest'anno si sono tolti pure il pensiero del processo: marameo!

 

 
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Dopo quasi 20 anni dalla caduta del comunismo

Post n°46 pubblicato il 23 Dicembre 2006 da albert.z
 
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In tutta Europa, ed anche in Cina, il comunismo è caduto . Partiti comunisti ce ne sono ancora, ma i loro elettori non raggiungono il 10% dei votanti. Gli stessi capi, come Bertinotti, dicono che non vogliono il marxismo. Addirittura, Bertinotti, immagina una forma di socialismo con democrazia. Quindi da sinistra non viene alcun pericolo. Le frange estreme sono respinte da tutti. Nonostante ciò un uomo, Berlusconi, indica nel comunismo il pericolo primo per gli italiani. Perché?

Berlusconi gridando:" Attenti arrivano i comunisti!", compatta i suoi elettori dietro di se, per combattere questa terribile emergenza. Quando si è in emergenza, non si va tanto per il sottile. Occorre che il capo ordini ciò che si deve fare. Così Forza italia, agli ordini del capo , agisce per la salvezza degli italiani. Così voleva far apparire.

La realtà e molto diversa.

Il pericolo del comunismo, non esiste più. Le leggi che il capo ha ordinato servono molto a lui e poco ai cittadini. Le leggi per il falso in bilancio a chi è servita?

Le leggi per le prescrizioni anticipate, a chi è servita?

La legge Gasparri, a chi è servita?

I condoni fiscali, i condoni per abusi edilizi?

Certo che i condoni fiscali sono utili, ma a chi? Non certo agli onesti, o chi è lavoratore dipendente o pensionato.

Mentre la gente teneva d'occhio l'orrizonte temendo per il pericolo comunista, qualcuno si è fatto gli affari propri!

Molti sono rimasti ancora ciechi fissando l'orrizzonte. Non si sono accorti che in cinque anni di Berlusconi, il debito pubblico è cresciuto di 252 miliardi di euro. Cioè, ben 500.000 miliardi di lire!!!!!! Che ora provocano il danno che bisogna pagare gli interessi o che bisogna aumentare le tasse per coprire, almeno in parte il buco.

Ma quello che gridava :" Attenti al comunismo" si è arricchito diventando uno degli uomini più ricchi del mondo, passando dal 48° posto al 24°.

Ai bei tempi, si era fatto fare da Tremonti, anche una legge per autoassegnarsi ben 343 miliardi di lire per investimenti in film americani, che tutti credono di aver visto gratis. Invece, oltre ad aver pagato quando si acquista un prodotto pubblicizzato, li abbiamo pagati, anche, con le nostre tasse.

Meditate bene. Meditate ZEN.

 
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I guasti da malgoverno: 252 miliardi di debiti in cinque anni

Post n°45 pubblicato il 23 Dicembre 2006 da albert.z
 
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Il debito pubblico ha superato i 1601 miliardi di euro. In cinque anni di governo Berlusconi il debito è cresciuto di ben 252 miliardi di euro, cioè quasi 500.000 miliardi di lire.         Nemmeno Craxi e De Mita avevano fatto un simile danno.

Purtroppo, per pagare gli interessi occorre oltre il 15% di delle entrate tributarie. Berlusconi, invece di dare la caccia agli evasori, ha fatto condoni. Se andava avanti altri due anni così, avremo rischiato di essere esclusi dall'Europa e di fare la fine dell'Argentina.

Ora, dopo essere stati al governo, con una maggioranza schiacciante, chiedono di fare la riforma delle pensioni e di ridurre le spese dello Stato. In questi anni cosa ha fatto?

Mentre tutti i suoi elettori avevano gli occhi fissi sul pericolo Comunismo, lui si faceva confezionare le leggi PRO DOMO SUA.

Le leggi sulle rogatorie, le leggi per anticipare le prescrizioni dei reati per cui era sotto processo, la legge sulla depenalizzazione del falso in bilancio. Prima ha pensato bene anche, con la legge Tremonti, di auto assegnarsi 343 miliardi per l'acquiso dei film americani. Dulcis in fundo si è fatto fare la legge Gasparri per continuare il duopolio con la RAI.

Ora fischiano Prodi perché deve porre rimedio ai guasti di 5 anni di malgoverno, tutto basato a soddisfare gli interessi del loro capo. ITALIANI SVEGLIATEVI!!!!!!!!!!!!!!!!

 
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La morte di Welby

Post n°44 pubblicato il 23 Dicembre 2006 da albert.z
 
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E' strano che non si capisca che Welby viveva in maniera artificiale,oltre che dolorosa. Per quale motivo doveva continuare a stare attaccato ad una macchina per avere ossigeno? Perché fra poco avrebbero trovato la cura per farlo guarire? No. Il prete non gli fa il funerale, perché dice:" Si è ucciso. E l'ha detto più volte, a tutto il mondo"

Questa frase suona così:" Hai voluto sfidare la chiesa! Allora niente funerale"

Benedetto XVI pensaci tu a mettere le cose a posto.

 
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PREGHIERA DI SAN FRANCESCO

Post n°43 pubblicato il 22 Dicembre 2006 da albert.z
 

Preghiera di San francesco

UNO STRUMENTO DELLA TUA PACE
O Signore,fa' di me uno strumento della Tua Pace.
Dove è odio, io porti Amore,
dove è offesa, io porti Perdono,
dove è discordia, io porti Unione,
dove è dubbio, io porti Fede,
dove è errore, io porti Verità,
dove è disperazione, io porti Speranza,
dove è tristezza, io porti Gioia,
dove sono tenebre, io porti Luce.
O Maestro,fa' che io non cerchi tanto
di essere consolato, quanto di consolare;
non di essere compreso, quanto di comprendere;
non di essere amato, quanto di amare.
Poiché dando si riceve,
perdonando si è perdonati,
morendo si risuscita alla Vita Eterna.
San Francesco d'Assisi

 
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Finanziaria 2007

Post n°42 pubblicato il 22 Dicembre 2006 da albert.z
 
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immagine

di ALESSANDRO GIORGIUTTI

 

Una Finanziaria che aumenta le tasse e aumenta le spese. La manovra di 35,4 miliardi, approvata ieri alla Camera in via definitiva, prevede 2,3 miliardi di euro di nuove uscite, e questo nonostante i tagli alla sanità e agli enti locali. A incidere sul bilancio sono in particolar modo i rifinanziamenti delle attività delle ferrovie e dell'Anas. Le entrate ammontano invece a 15,5 miliardi. Di questi in realtà 6 sono virtuali: questa è l'entità prevista del trasferimento del trattamento di fine rapporto dalle imprese allo Stato. Il passaggio di ieri alla Camera non ha modificato il testo della manovra che era stata approvata qualche giorno fa al Senato con voto si fiducia. Verrà però eliminato il prossimo 27 dicembre con un apposito decreto ministeriale l'emendamento sulla prescrizione dei reati contabili. La nuova Irpef

Cambia l'imposta sulle persone fisiche, con le aliquote che diventano 5: del 23% fino a 15.000 euro, del 27% tra i 15.000 e i 28.000 euro, del 38% tra i 28.000 e i 55.000 euro, del 41% tra i 55.000 e i 75.000 euro, del 43% oltre i 75.000 euro. Complessivamente, pagheranno di meno i lavoratori dipendenti con un reddito fino a 40.000 euro, i pensionati fino a 35.000 euro e i lavoratori autonomi fino a 32.000 euro. Chi ha redditi superiori a queste cifre pagherà invece di più. Di fatto secondo i primi calcoli la riforma, presentata come un'operazione di equità e solidarietà, toglierà meno di 100 euro al mese ai contribuenti il cui reddito è superiore ai 2.500 euro netti; e ne darà meno di 10 a quelli che sono al di sotto di questa soglia. Un trasferimento di risorse pari più o meno allo 0,2% del prodotto interno lordo. Bollo auto

Dal prossimo anno il 90% degli automobilisti pagherà di più per il bollo auto. Gli unici a non essere toccati dagli aumenti sono i possessori dei veicoli meno inquinanti "Euro4" ed "Euro5", con cilindrata inferiore ai 100 kw. Quanto agli altri: per quanto riguarda le vetture sotto i 100 kw., per le "Euro0" l'aumento sarà pari a 0,42 euro a kw., per le "Euro1" a 0,32 euro, per le "Euro2" a 0,22 euro, per le "Euro4" a 0,12 euro. Passando alle auto con potenza superiore ai 100 kw, il bollo viene portato da 2,58 euro per kw a 4,5 euro per kw nel caso in cui si tratti di un "Euro 0". L'aumento scende a 1,77 euro per le auto "Euro 1", a 1,62 euro per le "Euro 2", a 1,47 euro per le "Euro3" e a 1,29 euro per le "Euro4". Costerà di più anche la revisione dei veicoli a motore e dei rimorchi. Le modalità dei rincari saranno definite entro il 31 gennaio dal ministero dei Trasporti, di concerto con il ministero dell'Economia. Rottamazioni

La manovra prevede un bonus per la rottamazione di auto e moto. In particolare, chi consegna una vettura "Euro0" e "Euro1" per acquistare una "Euro4" o una "Euro5" potrà contare su un bonus pari a 800 euro. E' previsto anche un contributo di 80 euro per chi deciderà di rottamare una vettura "Euro0" o "Euro1" o una moto inquinante. Inoltre, chi rinuncia all'auto riceverà l'abbonamento dell'autobus gratis per un anno. Apprendisti

Aumentano i contributi previdenziali per gli apprendisti, che vengono fissati all'1,5% per le imprese fino a 9 lavoratori. La percentuale è destinata a salire al 3% nel secondo anno per raggiungere il 10% nel terzo anno. Un incremento che, secondo l'analisi dell'ufficio studi della CGIA di Mestre, determinerà un aumento del costo contributivo di un apprendista del settore metalmeccanico pari a 1.456 euro in tre anni; ancora più onerosi i costi nel nel settore commerciale, dove lieviteranno fino a 1.984 euro. Enti locali

E' uno dei pochi settori nei quali i tagli si faranno sentire. I trasferimenti dallo Stato a comuni, provincie e regioni caleranno infatti di 4,3 miliardi di euro, 2,1 a carico delle regioni e 2,2 a carico di provincie e comuni. In compenso ai comuni viene dato il potere di aumentare l'aliquota dell'addizionale Irpef fino allo 0,8%. I sindaci potranno inoltre introdurre la cosiddetta tassa di scopo, con la quale finanziare fino al 30% della costruzione di nuove opere. Ferrovie e Anas

Sono le due voci di spesa più consistenti. In particolare il prossimo anno 500 milioni di euro saranno destinati per la prosecuzione dei lavori dell'Alta velocità, sulla tratta Torino-Milano-Napoli. Altri 1,6 miliardi andranno a coprire le spese per la realizzazione di altre infrastrutture ferroviarie. Aumenta il canone a carico delle concessionarie autostradali, che raggiungerà il 2,4% dei proventi netti dei pedaggi. Sanità

Le misure strutturali di contenimento della spesa ammontano in questo settore a 944 milioni di euro. L'abbattimento dei costi è garantito inoltre dall'introduzione del ticket di 25 euro per gli interventi di pronto soccorso classificati come codice bianco (interventi non urgenti) e da una quota fissa di 10 euro per le prestazioni di assistenza specialistica ambulatoriale. Cuneo fiscale

Per le imprese arriva la riduzione del cuneo fiscale, per un importo complessivo di circa 2,45 miliardi di euro per il 2007, di 4,41 miliardi per il 2008 e di 4,68 miliardi per il 2009. Il taglio è reso possibile dall'esclusione dalla base imponibile Irap di alcune voci quali i contributi per le assicurazioni obbligatorie contro gli infortuni, le spese per gli apprendisti, le spese per il personale assunto con contratti di formazione lavoro, i costi per il personale addetto alla ricerca. Successioni

Per i coniugi e i discendenti in linea diretta la franchigia è di 1 milione di euro: un tetto al di sopra del quale scatterà un'aliquota del 4%. Per i parenti collaterali invece la franchigia è di 100.000 euro, al di sopra della quale si applicherà un'aliquota dell'8%. Niente tassa di successione, invece, per i passaggi di azienda da padre in figlio: a patto però che quest'ultimo s'impegni a proseguire l'attività per almento cinque anni. Assegni familiari

Nel loro complesso, gli stanziamenti per gli assegni aumenteranno di 1,4 miliardi, con incrementi che variano a seconda della composizione del nucleo familiare e della fascia di reddito. Si va da un minimo di 100 euro per i nuclei con un figlio e redditi fino a 10.000 euro, per salire fino a 600 euro nel caso di un nucleo con 3 figli e un reddito di 28.000 euro. La rimodulazione degli assegni è comunque collegata alla riforma Irpef , con lo scopo di garantire un maggior reddito disponibile ai nuclei numerosi e con reddito basso. Tfr

In caso di mancata indicazione dei lavoratori, le aziende con più di 50 dipendenti dovranno trasferire il 100% del tfr a uno speciale fondo istituito presso l'Inps. Queste risorse, stimate in 6 miliardi, potranno essere utilizzate con destinazione indicata da appositi decreti del presidente del consiglio, previa autorizzazione dell'Unione europea. Nella finanziaria sono state inserite anche le norme per l'avvio della previdenza complementare a partire dal 2007. Per quanto riguarda le pensioni, è introdotto un contributo di solidarietà, pari al 3%, sulle pensioni d'oro; quelle, cioè, superiori ai 5.000 euro al mese.

 
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II Puntata : Ruolo operativo di Prodi in Nomisma

Post n°37 pubblicato il 22 Dicembre 2006 da albert.z
 

Si citano al riguardo le risultanze dell'inchiesta portata avanti negli anni ottanta dal giudice istruttore, dottor Casavola, proprio su Nomisma. "E' indubbio - scrive infatti il magistrato - che il professor Prodi ha esercitato un'elevata autorità in Nomisma e il comitato scientifico da lui presieduto è una struttura dominante rispetto al consiglio di amministrazione e all'assemblea dei soci. Il professor Prodi nomina i collaboratori esterni e i componenti del comitato stesso e attraverso le convocazioni periodiche del comitato, esamina preventivamente le proposte di attività avanzate dal direttore generale, ne valuta interesse, convenienza, rilievo finanziario: segue lo stato di avanzamento degli studi sulla base di periodici rapporti del responsabile della ricerca. Il professor Prodi esercita la sua autorità anche nella scelta dei componenti del consiglio di amministrazione, da lui designati sin dall'inizio e presenzia ai consigli di amministrazione e alle assemblee. Il consiglio di amministrazione, al contrario, si riunisce raramente e in occasione delle assemblee ordinarie o straordinarie che si tengono più spesso a Roma che a Bologna (....)". Dall'indagine di Casavola emerge l'indiscusso controllo di Nomisma da parte del professor Prodi. Dal momento della sua costituzione in poi le vicende della società sono sempre state legate alle fortune politiche ed imprenditoriali del suo fondatore. Sembra quasi che il "professore" finalizzi il suo impegno di potente boiardo di Stato alla crescita della propria creatura. Appena alla guida dell'IRI l'attuale Presidente del Consiglio dei ministri finge di ignorare l'esistenza di uffici preposti alle ricerche ed alle analisi economiche, sociali e di mercato e fa affidare gran parte delle stesse a Nomisma. Se si presta, infatti, attenzione alla data dell'insediamento di Prodi al vertice del colosso pubblico, 3 novembre 1982, si può notare come la stragrande maggioranza di queste commesse siano state concluse e gestite successivamente. Del resto, sempre il giudice Casavola, negli atti relativi alla citata inchiesta, sottolineava come trasparisse da più parti "un giudizio di inopportunità in ordine all'avere consentito, nella duplice veste, ricerche e di averle gestite con Nomisma allorquando i committenti erano società IRI e per non aver tempestivamente informato il comitato di presidenza" ed ancora come fosse indubbio che "le commesse furono volute per aiutare Nomisma che aveva bisogno di lavorare" e che "è verosimile l'idea che le stesse siano state affidate dalle società IRI perché a richiederle erano il presidente ...".

Vincenzo Neri

 
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 Prodi               I Puntata:  Nomisma, costituzione e clienti

Post n°36 pubblicato il 22 Dicembre 2006 da albert.z
 

La Nomisma spa è stata costituita il 21 marzo 1981 dal presidente della Banca nazionale del lavoro (BNL), dottor Nerio Nesi, e dal professor Romano Prodi, per la promozione di ricerche sull'economia reale del Paese nell'interesse della banca patrocinatrice e di committenti pubblici o privati. Il capitale sociale iniziale è di lire 500 milioni: 495 milioni sottoscritti dalla BNL e 5 milioni da Prodi, che il giorno dopo, però, cederà la sua quota alla prima. All'epoca il professor Prodi, oltre che titolare di cattedra presso l'università di Bologna, è anche consulente economico della BNL ed assume subito la carica di presidente del comitato scientifico di Nomisma (che terrà ininterrottamente dal 1981 al 1995). Direttore generale viene nominato il dottor Ponzellini che funge anche da "procacciatore d'affari" per la società. Il bilancio del primo anno di attività è positivo: il fatturato supera infatti i 2 miliardi di lire con un utile di 26 milioni. Principali clienti sono l'Italsider (gruppo IRI), la Fiera di Bologna e diversi costruttori. L'anno successivo, quando Prodi è già un manager pubblico, il capitale sociale viene aumentato a lire 2 miliardi, il fatturato raddoppia (4 miliardi), l'utile sale a 32 milioni. Tra i committenti fanno il loro ingresso importanti società, come la SIP, ed enti pubblici come il Ministero degli affari esteri. La svolta si ha nel 1984 quando aumentano sensibilmente i committenti, che passano dai 6 iniziali a 50 e, conseguentemente, anche i dipendenti che diventano 20, più 87 collaboratori. Il fatturato raggiunge in quell'anno circa i 5 miliardi di lire. Principali clienti (più dei due terzi) sono organismi pubblici e società a partecipazione statale, come l'Italstrade (gruppo IRI, ovviamente). Negli anni successivi troviamo altri clienti eccellenti come l'ENEL, l'Enichem, il Mediocredito Centrale, l'ENEA. Dal 1989, anno in cui Prodi lascia la presidenza dell'IRI (che ricopriva dal 1982), Nomisma comincia a registrare consistenti deficit di bilancio: lire 544 milioni di perdite in quell'anno e 2 miliardi nel 1990. Nel 1991 il "buco" supera addirittura i 2 miliardi e mezzo di lire. Ormai sull'orlo del fallimento, Nomisma riprende ossigeno grazie alle Ferrovie dello Stato che "provvidenzialmente", nel 1992, le affidano una commessa miliardaria. Prima di entrare nel merito di quest'ultima è però opportuno approfondire gli aspetti del ruolo operativo del professor Prodi nella società bolognese.

Vincenzo Neri

 
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RISPOSTA DI RABBIATI AL PERICOLO COMUNISTA DI MOSER

Post n°34 pubblicato il 22 Dicembre 2006 da albert.z
 
Foto di albert.z

Moser Mattia, la tua ....
idiosincrasia (malattia allergica contaggiata a tutti voi amanti della personalità di BERLUSCONI) al solo sentire la parola "Comunismo", è la dimostrazione che siete carenti di argomenti che potrebbero arricchire il dialogo - anche nella diversità delle opinioni e appartenenze politiche - tra noi. Mattia, il Comunismo, come ideologia, è morto e sepolto. Riesumarlo, nei vostri discorsi, non serve a niente. La gente ormai ha capito che i vostri discorsi - col Comunismo come soggetto - sono fuori tempo. Capisci che non ci crede più nessuno? Non mi dilungo molto. Però un'ultima cosa devo dirtela, e poi chiudo definitivamente con questo Forum: il centrodestra nel 2001, con il demiurgo Berlusconi alla guida, è stato votato dalla gente per governare cinque anni. In quei cinque anni Berlusconi doveva cambiare l'Italia "rivoltarla come un calzino"; l'ha detto il cavaliere. Ha governato cinque anni e il risultato è stato quello di farsi le leggi su misura, per che cosa? per non farsi processare, per azzerare i debiti di Mediaset e per quintuplicare il suo patrimonio e fare più ricchi i miliardari; per la gente che l'aveva votato e per tutti gli altri italiani non ha fatto nulla. Nel 2006 gli italiani hanno mandato a casa Berlusconi e tutta la sua "squadra", chiedendo a Prodi di governare per cinque anni. Prodi ha accettato il mandato e sta lavorando da sette mesi appena per risollevare il Paese dai danni che ha fatto Berlusconi (questo ha detto Prodi agli italiani). Mattia, siamo in democrazia. E siamo delle persone perbene. Per il passato le colpe e le ragioni sono da ascriversi ad entrambe le parti (tutta colpa dell'altro "cavaliere" che ha partecipato alla guerra di Hitler). Rimani in attesa dei risultati di quesro Governo, come faccio io. Ciao e Buon Natale, Aldo Rabbiati ----------------------------

 
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IMPRINTIG: ossessione del comunismo

Post n°33 pubblicato il 22 Dicembre 2006 da albert.z
 
Foto di albert.z

Un post significativo. Dopo quasi 20 anni dalla caduta del comunismo c'è ancora chi crede che possa essere realizzato.
Ecco ciò che scrive MATTIA
Caro Amico, lascia che ti risponda alla tua accusa di scarsa abilità nell estendere abili discorsi finanziari. Hai ragione di discorsi finanziari non ne so un granchè come te. Ma lo sai che sono cresciuto in una società dove non c’era spazio per chi la pensava diversamente, pensa che i libri di storia su cui ho studiato non riconoscevano l’esistenza dei campi di concentramento comunisti (stalinisti+maoisti) e nemmeno la polizia segreta KGB o la nomenklatura o i crimini dell’anpi assolutamente finiti nell’oblio. Sempre nello stesso luogo se non avevi la tessera del partito comunista non potevi andare a lavorare all’enel (è vero la parola conflitto d’interessi l’avete inventata voi). Per non parlare dell’inefficienza del servizio pubblico gestito dallo statale, ci credo che per voi la costituzione è intoccabile perfetta così com’è anzi da temere ha dato lavoro sicuro senza alcun rischio d’impresa ai parenti di o amici di…… E poi vi stupite che uno vada all’estero a farsi curare? Ma fatevi curare voi! Sapete che tutta la vostra censura e diffamazione su di me non ha fatto altro che ottenere l’effetto contrario perché non avete fatto altro che stimolare la mia curiosità a fare di me l’anticomunista che sono oggi, non scandalizzatevi se parlo ancora di comunismo dato che il crollo del comunismo risale all inizio degli anni 90 (ben lungi dallo sparire) quando voi invece persino nell’ultima campagna elettorale stavate ancora a cercare consensi denunciavate il nazismo e fascismo. Vergogna! Vi siete sempre spacciati per protettori dei diritti dei lavoratori ma mai in un paese comunista gli operai sono stati meglio, guardate a Cuba dal vostro amato Castro come scappano tutti dall' economia statalista al mercato libero americano.La gente come voi è la stessa gente che sputava indignata sull’uso dei cellulari 20 anni fa,(perché lo avevano in pochi), poi nel giro di 5 anni lo hanno comprato tutti; sputavate sulla parola federalismo(la prima a parlarne fu la lega); negli anni 90 era eresia e vilipendio ora lo avete nei vostri programmi(anche se discutibile). Ora che sparate a zero sui suv tra 5 anni lo avrete tutti? Parlavate di giustizia ora che non c'è piu Castelli come ministro avete scarcerato i 2 brigatisti!
                                                                                     Moser Mattia
Commento: E' bastato che qualcuno, per fini personali, agitasse lo spettro del comunismo, che costui, abile conquistatore di menti ingenue, ha raccolto milioni di voti. Anche se non c'è alcun pericolo che il comunismo si possa realizzare. L'Ex comunista D'Alema è liberista più di un liberale.   
Alberto Zeta Jones

 
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Finanziaria 2007            (Sintesi)

Post n°32 pubblicato il 22 Dicembre 2006 da albert.z
 

La Finanziaria 2007 contiene una serie di interventi strutturali mirati al reperimento di risorse finalizzate alla crescita economica, al risanamento dei conti pubblici, alla protezione degli strati sociali più deboli.

L’importo complessivo della manovra è pari a 33,8 miliardi di euro.

Queste le principali misure della manovra:

  • bollo auto: nuova tabella con relativi importi per la tassa di circolazione.
  • cuneo fiscale: taglio del cuneo fiscale per imprese e famiglie.
  • enti locali: tagli sia ai consigli comunali che alla spesa per il personale. Assunzioni d'ora in avanti possibili solo nella misura di 1 ogni 5 cessazioni.
  • ires: deduzioni più rigide per le spese eccedenti i fondi di accantonamento.
  • irpef: definite nuove aliquote per il prelievo fiscale: 23% fino a 15.000 euro; 27% da 15.001 a 28.000 euro; 38% da 28.001 a 55.000 euro; 41% da 55.001 a 75.000; 43% da 75.001 in su. Nuova 'no tax area' aumentata di 500 euro: 8.000 euro per i lavoratori e 7.500 euro per i pensionati.
  • previdenza: prelievo sulle pensioni di lusso e chiusura di una finestra per l'anzianità.
  • rendite finanziarie: armonizzazione al 20% delle aliquote relative al prelievo sulle rendite finanziarie, con l'innalzamento di quella relativa a titoli di stato e obbligazioni (attualmente al 12,5%) e l'abbattimento di quella sui conti correnti (ora al 27%).
  • sanità: ratifica del Patto per la Salute tra Stato e Regioni, che rappresenta uno dei provvedimenti di riforma della spesa pubblica (aumento del ticket per diagnosica e prestazioni specialistiche, introduzione del ticket al pronto soccorso per le prestazioni che non hanno carattere di urgenza).
  • successioni: aumento di imposte catastali ed ipotecarie ai fini delle successioni.
  • tfr: riforma anticipata al 2007. La parte di tfr non indirizzata alla previdenza integrativa sarà attribuita in quota parte (65%) ad un fondo gestito dall'Inps.
 
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TRAVAGLIO E GRILLO SPIATI DA TELECOM

Post n°30 pubblicato il 22 Dicembre 2006 da albert.z
 
Foto di albert.z

Lettera di TRAVAGLIO 


Caro Beppe,
ti scrivo in qualità di dossierato Telecom, quindi di collega. L'altro giorno il Corriere della Sera ha riportato il contenuto dell'interrogatorio di un ex giornalista di Famiglia Cristiana, Guglielmo Sasinini, il quale avrebbe confidato ai magistrati milanesi di avere realizzato, per conto dell'ex capo della sicurezza Telecom, una cinquantina di "report", alcuni orali, alcuni scritti. Il mio era scritto. Mentre si capisce fin troppo bene perché tu eri spiato dalla Telecom, visto che te ne occupi fin dai tempi in cui faceva capo alla Stet, non ho ancora ben capito a che scopo abbiano spiato me. Forse perché un capitolo del mio libro "Regime", scritto con Peter Gomez, raccontava come il Tronchetto, nel 2001, avesse soffocato La7 nella culla, pagando fior di miliardi di penale a Fabio Fazio e a Gad Lerner purchè non facessero i programmi previsti dai loro contratti che minacciavano di riscuotere ascolti altissimi e di sottrarre share e pubblicità alla Rai e soprattutto a Mediaset. Non contento, il Tronchetto completò l'opera regalando centinaia di miliardi a Berlusconi: rilevò a prezzo doppio la disastrata Edilnord di Paolo Berlusconi, sponsorizzò il Milan (essendo vicepresidente dell'Inter) e acquistò le decotte Pagine Utili fondate, anzi sfondate da Marcello Dell'Utri (l'Antitrust bloccò poi l'affare, visto che Telecom possedeva già le Pagine Gialle, ma Tronchetto pagò comunque al gruppo Fininvest una penale da capogiro). Con il mio avvocato, tenterò di capirne di più e, naturalmente, farò causa a Telecom, a Tavaroli e a Sasinini. Per prima cosa, chiederò di visionare il mio dossier: non si sa mai, metti che abbiano scoperto sul mio conto qualcosa che io stesso ignoro. Purtroppo però c'è un problema: il cosiddetto ministro della Giustizia Clemente Mastella, con i voti di tutti i partiti di maggioranza e opposizione, ha fatto passare un decreto che ordina la distruzione di tutti i dossier illegali. E' il decreto più demenziale del mondo: chi, come noi, non ha nulla da nascondere, ha tutto l'interesse alla conservazione dei fascicoli, per poter chiedere i danni a chi li ha realizzati. Chi non commette reati può essere spiato anche per trent'anni, ma di reati a suo carico non ne salteranno mai fuori. Chi invece li vuole distruggere ha una coda di paglia lunga così. E' come se ci dicesse: visto che sono un maiale, chi mi spia scopre un sacco di porcherie, quindi bruciamo tutto. Ecco, sto studiando il modo di chiedere che quel decreto non si applichi al mio dossier, anzi che venga dichiarato incostituzionale. Visto che i dossierati Telecom sono parecchi, propongo di coalizzarci perché nessuno tocchi i nostri dossier. Chi vuole distruggere il suo, faccia pure. Ma lasci stare i nostri, che devono rimanere intatti finchè gli spioni e i loro mandanti non saranno stati condannati e gli spiati risarciti”.

                                                Marco Travaglio

 
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Privatizzazione AUTOSTRADE

Post n°29 pubblicato il 21 Dicembre 2006 da albert.z
 
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Quando nel 1997 il veicolo “Schema28“, con alla testa la famiglia Benetton, partecipò alla privatizzazione di Autostrade con un’Opa, fu aiutato da una pletora di istituzioni finanziarie internazionali, poco interessate ad intervenire in prima persona nella gestione della concessionaria, molto più ad alimentare lo sforzo finanziario, fatto da un gruppo di investitori (Benetton, Generali, Unicredito, Fondazione Crt) per acquisire un monopolio naturale, condito con meccanismi tariffari molto vantaggiosi.

L’errore è stato di credere che una convenzione basata su dei privilegi di questo genere potesse resistere all’infinito, mentre invece un giorno, tra un governo e l’altro, un certo Antonio Di Pietro ha deciso che così non si poteva andare avanti. Di sicuro il giudizio sulla propensione imprenditoriale di Schema28 e di Autostrade non può essere positivo. Nel 1997 Autostrade acquisisce la convenzione ed è la più importante concessionaria europea. Il suo fatturato è di 1.762 milioni di euro. Nel 2005 i suoi ricavi sono arrivati a 2.957 milioni di euro, esclusivamente grazie a quella concessione “milionaria“, un meccanismo di calcolo degli adeguamenti tariffari che non ha eguali in Europa. Detta in altro modo, la crescita di Autostrade si è materializzata mettendo all’incasso una serie di “cedole” derivanti dalla concessione.

Nello stesso periodo, Abertis si sviluppa in modo diverso. Dai 385 milioni di fatturato del 1997, passa a 2.973 milioni, grazie ad una crescita ottenuta con fusioni, investimenti ed acquisizioni. In somma, gli italiani hanno “incassato“, gli spagnoli hanno investito nella crescita.

Nel 2005, Autostrade ha avuto la possibilità di fare il grande balzo, potendo acquisire le “Autoroutes Paris Rhin-Rhone“, ma a questa opportunità comunque rischiosa, il gruppo italiano ha preferito la più sicura strada della fusione con Abertis. Tuttavia non è nel giudizio sui comportamenti imprenditoriali dei soci di Schema 28 che vanno individuati i principali problemi.

La convenzione stipulata all’atto della privatizzazione di Autostrade, prevedeva una scaletta di investimenti da effettuare nel tempo. Investimenti in infrastrutture, miglioramenti della rete in concessione ecc. Tutte cose delle quali, oltre alla stessa società, avrebbero beneficiato soprattutto gli utilizzatori, gli utenti, gli automobilisti ed i camionisti insomma, in ultima analisi, il paese. Un paese già penalizzato pesantemente dal ritardo sulla quantità e la qualità delle proprie infrastrutture.

Se il programma di investimenti fosse stato rispettato, ad oggi Autostrade avrebbe dovuto investire circa 6,5 miliardi ma ne ha realizzati meno della metà, 3 miliardi. In compenso ha distribuito ai soci nel periodo, circa 2 miliardi di dividenti ordinari e, soprattutto, avrebbe dovuto distribuirne ulteriori 2 miliardi sotto forma di un dividendo straordinario all’atto della fusione.

La domanda che si è posto il Ministro Di Pietro è stata: perché lo Stato, titolare attraverso l’Anas dei diritti derivanti dal suo status di concedente, deve guardare senza intervenire se una società incassa gli aumenti tariffari a spese dell’utenza, non effettua gli investimenti previsti dal contratto di concessione, usa questi soldi per distribuire 2 miliardi ai soci e poi cede il controllo ad un gruppo straniero? A nostro avviso il suo ragionamento e la decisione di mettersi di traverso, liberalismo o meno, ci sembra impeccabile nell’interesse e nella tutela dei cittadini di questo paese.

Il risultato di opposte politiche imprenditoriali, si vede nelle quotazioni di borsa. Nel quinquennio 2001-2006 il valore di borsa di Abertis è passato da 4,5 miliardi a 25,7 attuali, quello di Autostrade da 10,4 a 21,3. Sia sul piano economico che giuridico, Autostrade si è rivelata perdente.

D’altra parte queste cose possono succedere a chi come i Benetton, dopo avere scritto la storia imprenditoriale italiana, fatta di coraggio, creatività e rischio, passa al nemico, investendo in settori protetti, come la gestione in monopolio naturale delle reti stradali e le telecomunicazioni.

 
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Una politica per il bene dei cittadini

Post n°28 pubblicato il 21 Dicembre 2006 da albert.z
 
Foto di albert.z

''Sono qui a parlarvi di alcuni risultati del ministero delle Infrastrutture''. Antonio Di Pietro affida a YouTube, il sito leader mondiale nella diffusione di firmati via internet, un videomessaggio per spiegare ''perche' il ministro ha fatto tutto questo polverone'' sulla fusione tra Autostrade e Abertis. Di Pietro parla in piedi di fronte alla telecamera, presumibilmente davanti alle bandiere italiana ed europea del suo studio, per un filmato amatoriale dal titolo ''Autostrade - Abertis'' della durata di poco piu' di quattro minuti che si puo' vedere tramite un link dal suo sito internet personale. Rilancia cosi' l'appello alle concessionarie autostradali ad aderire ad ''un patto, un patto per il Paese che noi chiediamo - spiega - a coloro che tutte le mattine sono autorizzati a prendere i vostri soldi per riempire le saccocce''. Il ministro, che ricorda la riforma delle concessioni varata con la Finanziaria, si riferisce ai pedaggi autostradali, indica che e' ''giusto'' che ci sia un utile per le aziende, si rivolge direttamente alle concessionarie e chiede: ''Tutto quello che guadagnate reinvestitelo in infrastrutture, nel nostro Paese, perche' e' il cittadino che tutte le mattine contribuisce a creare tutta questa massa di denaro che sparisce''. Il Paese, dice il ministro, ''ha bisogno di infrastrutture, di denaro liquido per poter realizzare nuovi investimenti, e quindi creare nuova occupazione e pensare ai giovani. Liberta' di mercato si', ma non prendere dai cittadini tutte le mattine e poi andarlo a mettere in qualche cassetta delle isole vergini, nei paradisi fiscali, nel realizzare solo extraprofitti personali''. Il ministro stima i ricavi delle societa' del settore in ''sei miliardi l'anno. Di questi - dice - almeno 4 miliardi di euro l'anno potrebbero essere reinvestiti. Ad oggi la maggior parte di questi soldi servono per fare dividendi, utili, che non vengono reinvestiti nelle infrastrutture, e cosi' i soldi per realizzarle non ci sono mai. Se calcoliamo che le concessioni durano decine e decine di anni, calcoliamo circa 250 miliardi di euro che potrebbero essere reinvestiti: fino ad oggi non e' avvenuto cosi', noi vogliamo che avvenga cosi' perche' questi sono i soldi dei cittadini''.

 
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Pensieri di un ammiratore di Berlusconi

Post n°27 pubblicato il 21 Dicembre 2006 da albert.z
 

Tutti pregano per te. Anche il patetico Mortadella prega perché tu rientri presto in Italia in buona salute. Senza di te questi scoppiano! Se, invece, tu torni prima delle feste, beh, questi gentiluomini hanno qualcosa da odiare in comune e così passeranno un bel Santo Natale pieno di invidia e di acredine. Allora perché non fai finta di assentarti per un po'? Spargi la voce - ovviamente falsa - che te ne starai in vacanza per qualche mese... inventati magari che sono i medici ad obbligartelo; oppure, toccandoti adeguatamente, fa' dichiarare da qualcuno che le tue condizioni sono preoccupanti e che starai lontano dalle scene per un po'. Ne vedremmo delle belle! Senza di te, di cosa scriverebbero i giornali? di cosa parlerebbero i "politici", di cosa disquisirebbero gli intellettuali? di cosa girotonderebbero i girotondini?? Evviva Silvio. Io ci scherzo sù perché sono certo che stai benissimo, però che film sarebbe!! Un Augurio stratosferico da tutta la mia famiglia. Ettore Guzzini

 
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