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Proposte contro gli sprechi e i privilegi delle caste

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Costi della politica, le proposte dell'Italia dei Valori

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Parlamento pulito: no a impunita'

Basta! Parlamento pulito                                    
 

PRAGMATISMO

NO ALLE IDEOLOGIE, SI AL PRAGMATISMO.

NUOVA COSTITUZIONE COSTRUITA DAL POPOLO

PER REGOLARE I POTERI DEI PARTITI E DEI POLITICI.

NO AI PRIVILEGI DELLA CASTA DI DECIDERE IL PROPRIO STIPENDIO.

SI AL PRINCIPIO CHE TRA STIPENDIO PIU' BASSO E QUELLO PIU' ALTO

DEVE ESSERCI UN RAPPORTO FISSO.

STIPENDI DEI POLITICI IN MEDIA EUROPEA.

STIPENDIO DEL MANAGER NON SUPERIORE A 13 VOLTE

QUELLO MEDIO DELL'OPERAIO DELLA SUA AZIENDA.

NO ALLE STOCK OPTION

NO ALLA FINANZA CREATIVA, NO AI DERIVATI

 

 Questo sito non rappresenta una testata giornalistica in quanto viene aggiornato senza alcuna periodicita'. Non puo' pertanto considerarsi un prodotto editoriale ai sensi della legge n. 62 del 7.03.2001 Alcune delle immagini contenute sono prese dal web. Per qualsiasi problema fatemi sapere e verranno rimosse.

 

Messaggi di Agosto 2007

Acqua: Un bene di tutti -don Giorgio De Capitani - S. Ambrogio in Monte di Rovagnate (Lecco)

Post n°349 pubblicato il 29 Agosto 2007 da albert.z
 
Tag: acqua
Foto di albert.z

Un tempo i beni naturali erano di proprietà dell`universo. Erano visti come beni esclusivi della divinità, che li rimetteva al servizio dell`uomo. L`acqua era un dono di Dio, e tale rimaneva. Oggi non si fa altro che appropriarsi di ogni dono di Dio, e così, ad esempio l`acqua, diventa una merce.
Se l`acqua è un bene comune e universale, non solo non posso appropriarmene per farne una fonte di profitto, ma la società - tanto più se si riconosce civile - ha l`obbligo di dare a tutti, indistintamente, la possibilità di farne uso. Col minor costo possibile.
Ed ecco che la nostra Regione Lombardia, governata da un cultore del dio mercato, il cattolicissimo Roberto Formigoni, sta imponendo la peggiore e disumana legge sull`acqua, cercando di privatizzarla, togliendola perfino dalle mani di Dio: l`acqua è diventata di proprietà delle divinità, ovvero delle multinazionali di cui si serve la Destra politica per sfruttare il mondo. Giù le mani dall`acqua! Sindaci Lombardi, ribellatevi al cultore del dio denaro e alle sue oscene politiche che stanno rovinando l`Ambiente e ogni altro diritto sacrosanto dell`Uomo. Unitevi e coinvolgete i vostri paesi, almeno quella parte sana che è rimasta, quella che crede ancora nella possibilità di dare un radicale cambiamento a questa povera società, governata da cultori di una religione "atea"! Perché non ridare alle feste di partito quel volto socio-culturale e politico di un tempo, quando si discuteva, tra una salamella e l`altra, di cose serie? Il problema dell`acqua è una cosa serissima, da affrontare con franchezza e caparbietà. Non c`è tempo da perdere! Sgretolate le porcate di leggi che sta facendo la Regione Lombardia, in nome del dio denaro, a danno dell`Uomo e dell`Ambiente!”.
 

 
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GRAZIE DIEGO

Post n°348 pubblicato il 29 Agosto 2007 da albert.z
 
Foto di albert.z

Cari amici di ITALIA DEMOCRATICA. Vi pubblico la e-mail avuta dal bravissimo DIEGO PASCALE.

Cari Amici di ROVIGO e Provincia,
 
Grazie al vostro impegno la nostra iniziativa prosegue nel migliore dei modi e il 27 Ottobre 2007 alle ore 10:00 siete tutti invitati a partecipare alla Manifestazione Nazionale indetta a Roma dove, democraticamente, con una grande mobilitazione nazionale, consegneremo la nostra richiesta al Parlamento Italiano (sul sito www.mpie.eu i dettagli).
 
Come molti di voi sanno, a me piace confrontarmi con fatti e azioni concrete piu' che parlare e sproloquiare, per tentare di contribuire alla risoluzione dei problemi che affliggono il nostro paese.
 
Per questo, nel seguire costantemente e giornalmente il dibattito polico, ho deciso di lanciare una ulteriore iniziativa che si inserisce a pieno titolo nella lotta agli sprechi della politica e vuole tentare di dare un contributo, concreto e reale, al problema della pressione fiscale, specialmente nelle Regioni del Nord.
Io non credo che servano "scioperi fiscali" o "fucili", (come qualcuno dice), anche perche' si ritorcerebbe contro di chi lo attuarebbe o li userebbe, (e cioe' i cittadini, con buona pace dei politici) facendo piu' danni che bene.
 
Pertanto credo che, nella continua ricerca di proposte concrete, bisgogna avviare un processo di REALE AUTONOMIA REGIONALE per arrivare a un federalismo di fatto e utile a tutti (sia al Nord che al Sud del paese).
 
Da qui' il lancio di una Petizione Popolare che richiede "LO STATUS DI REGIONE A STATUTO SPECIALE" per tutte le regioni d'Italia.
 
Credo che questo possa realmente rappresentare il primo passo concreto per avviare un processo attraverso il quale ogni regione d'Italia possa realmente gestire e usare al meglio le proprie risorse finanziarie, in un futuro prossimo molto vicino.
 
Vi invito pertanto a visionare i dettagli al link del nostro sito http://www.mpie.eu/regionispeciali.htm e, ovviamente ad aderire ed a diffondere al massimo l'iniziativa.
 
Il VENETO, con i suoi oltre 4.500.000 di abitanti, se mobilitato tutto, potrebbe da solo costringere la classe politica a questa svolta epocale, attraverso l'adesione a questa iniziativa, che renderebbe la gestione finanziaria regionale piu' leggera e autonoma e sancirebbe il principio della Responsabilita' Regionale della Gestione Finanziaria Locale anche per quelle Regioni dove i cittadini hanno delle enormi difficolta' (a volte anche di comodo) ad inidividuare i responsabili dei disastri economici arrecati alle comunita' locali, costringendo altre parti del paese a sopperire ai loro ritardi.
 
Per ogni ulteriore informazione o per aderire, come sempre, potete contattarmi in qualunque momento.
 
Cordialita'.
 
DIEGO PASCALE
 
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Ci hanno spremuto per 5 anni

Post n°347 pubblicato il 24 Agosto 2007 da albert.z
 

Meno Sprechi, Meno Tasse

Via S. Francesco D’A., 1

24121 B E R G A M O

Tel. 035/271105  Fax 035 4178997

e-mail: gmorstabilini@bastasprechi.org

www.bastasprechi.org

                                                                        Ai soci e/o sostenitori

                                                                       

Oggetto: La Lega organizza lo sciopero fiscale?

            Strano che la Lega si accorga solo adesso che gli Italiani pagano troppe tasse! Perchè non le hanno ridotte nel corso dei cinque anni di Governo Berlusconi? Perchè la spesa pubblica corrente invece di venire tagliata come avevano promesso in campagna elettorale, alla fine dei cinque anni del loro governo risultava aumentata di oltre il 25 per cento? Perchè non hanno abolito l’Irap? Perchè non hanno tagliato gli sprechi osceni di denaro pubblico? Come fanno ad avere il coraggio di presentarsi come salvatori della Patria quando sanno che milioni di Italiani hanno costretto il buon Gian Antonio Stella e il suo amico Sergio Rizzo a 18 ristampe del loro volume “La casta” nel giro di due mesi? Gli Italiani dovrebbero ancora dare fiducia a questi politicanti?

L’unico motivo vero della loro rivolta fiscale è quella di cavalcare il malcontento della gente per riprendersi il potere e continuare a spartirsi in modo clientelare l’ingente somma di tasse da noi pagate: oltre 397,4 miliardi di euro nello scorso anno.

L’unica speranza viene dai comitati spontanei di gente comune che sono sorti in varie parti del Paese. Gli imprenditori e i loro dipendenti devono rendersi conto che nessuno dei partiti attualmente al potere hanno a cuore le sorti di questo Paese.  Smettiamola di farci prendere in giro da Berlusconi e Bossi. Anche se cambiano nome e mettono facce nuove (Michela Brambilla) penseranno solo ed esclusivamente al loro interesse privato come hanno sempre fatto. Visco,  Prodi, Veltroni: burocrati che pensano solo ad acquisire i voti dall’immenso settore statale e parastatale e costringono le imprese alla chiusura. Tagli agli sprechi: solo chiacchere.

Dobbiamo mettere in previsione la riduzione di un milione di dipendenti statali e parastatali. Abolire gli enti inutili.

Dobbiamo renderci conto che dobbiamo pensare anche alla cosa pubblica, non possiamo pensare solo alle nostre officine, ai nostri studi, ai nostri negozi.

In una economia globalizzata, le nostre aziende non sono più competitive. Non possiamo sostenere un costo della politica così alto.

L’ultima speranza è che i tanti comitati spontanei riescano ad unire le forze e la parte onesta del Paese riesca ad avere il sopravvento sulla parte parassita che occupa tutto il potere. Alcuni li trovate sul nostro sito (link). Altri li aggiungeremo nei prossimi giorni, sono in corso contatti molto, molto promettenti.

Per prima cosa: aboliamo l’Irap

Allo scopo di spremere oltre ogni limite le nostre aziende, l’On Visco una decina di anni fa riuscì a fare approvare una imposta calcolata sugli utili aumentati di alcuni costi molto significativi come i costi del personale, per interessi passivi, per compensi agli amministratori, perdite su crediti.

            Solo un Paese ormai rassegnato a tutto poteva sopportare per oltre dieci anni un’imposta come  l’IRAP, Imposta sui Redditi delle Attività Produttive!

Prendiamo il caso di una società del settore metalmeccanico alle porte di Bergamo. Riassumo i dati:

Differenza tra costi e ricavi prima del calcolo delle imposte dirette = 130.000,00 euro di utile.

Si calcola l’Ires ( imposta sui redditi delle società) aliquota 33% su 130.000,00 più 40.000,00 euro di costi “dichiarati dal Fisco indeducibili” riguardano l’Ici (imposta comunale sugli immobili), il 50% dei costi di autovetture anche se utilizzate in modo esclusivo nell’azienda, il 50% dei costi dei telefoni cellulari,  costo dei cellulari, le multe per infrazioni al codice della strada, le perdite su crediti non documentate, secondo il Fisco, in quanto i clienti sono spariti e quindi è inutile chiedere l’apertura di una procedura fallimentare. Più altri cento piccoli costi non deducibili. Esempio spese per il pranzo con gli agenti stranieri. La fattura del ristorante (totale fattura perchè l’iva non è detraibile) è considerata spesa di rappresentanza e quindi detraibile solo per un terzo, ma in cinque anni. Ossia può detrarre un quindicesimo nel 2004 e la stessa cifra per i quattro anni successivi.

Ires 33% su 170.000,00          =   56.100,00

Calcolo dell’IRAP:

Utile      130.000,00

costo del personale dipendente   1.630.000,00

compensi agli amministratori     100.000,00

interessi passivi      140.000,00

perdite su crediti per clienti falliti        40.000,00

costi non deducibili 40.000 meno l’Ici deducibile ai fini Irap        30.000,00

Totale imponibile Irap 2.070.000

    =========

Irap  4,25% su 2.070.000      =     87.550,00 

Totale imposte sul reddito   56.100,00 + 87.550,00      =   143.650,00

Ossia le imposte sul reddito sono oltre il 110 per cento dell’utile prima delle imposte.

Da un utile di euro 130.000,00 alla fine la società si trova con una perdita di 13.650,00 euro.

Naturalmente le imposte dirette si mangiano tutto l’utile netto, ma come si vede nel prospetto sopra riportato la società ha già pagato l’Ici per 10.000,00 euro, ha già pagato l’iva non detraibile sulle autovetture, l’iva non detraibile sui telefoni cellulari, tasse vidimazioni libri sociali, tassa annuale iscrizione alla Camera di Commercio, tasse deposito bilanci presso il registro Ditte, valori bollati sui vari contratti.

Se consideriamo anche queste imposte e tasse, la percentuale del carico fiscale  per la società in questione non è pari al 110 per cento: è ancora di più!

Come sopperire al mancato introito di 33 miliardi di euro rappresentati dall’Irap?  Noi proponiamo di abolire gli incentivi alle imprese per 22 miliardi (la maggior parte non si capisce in quali tasche vadano a finire) e siamo già ai due terzi dell’opera.  Per la differenza c’è l’imbarazzo della scelta: 1) abolizione delle Province, visto che dovevano venire abolite quando sono state create le Regioni, 2) Taglio degli sprechi pubblici, a partire dai 46 palazzi utilizzati dai politici, ne bastano quattro, 3) Taglio del 90% delle auto blu, 4) Riduzione degli sprechi in materia sanitaria (vedi regioni Lazio e Calabria), 5) licenziamento dei nullafacenti della pubblica amministrazione come ad esempio il personale assunto come autista ma che non possiede la patente o i 2202 dirigenti a libro paga della Regione Sicilia, 6) Abolizione degli enti inutili.

Bergamo, 24 agosto 2007

Giovanni Morstabilini

 
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Sentenze comprate

Post n°346 pubblicato il 24 Agosto 2007 da albert.z
 

di marco travaglio
La sentenza del 1991 che annullò il Lodo Mondadori era comprata. Da 17 Anni, dunque, Berlusconi - soi disant «uomo che s’è fatto da sé» - possiede abusivamente una casa editrice, con i suoi libri e i suoi settimanali (tra i quali Panorama e il defunto Epoca), che ha utilizzato finanziariamente per accumulare utili e politicamente, prima per sostenere i suoi padrini (Craxi in primis), poi per costruire il consenso necessario alla sua «discesa in campo», ai suoi due governi e alle sue quattro campagne elettorali.
Ecco la storia.
IL LODO. Nel 1988 Berlusconi, che già da tempo ha messo un piede nella casa editrice rilevando le azioni di Leonardo Mondadori, annuncia: «Non voglio restare sul sedile posteriore». De Benedetti, che controlla il pacchetto di maggioranza, resiste all’assalto e si accorda con la famiglia Formenton, erede di Arnoldo, che s’impegna a vendergli il suo pacchetto azionario entro il 30 gennaio ‘91. Ma gli eredi cambiano idea e, nel novembre ‘89, fanno blocco con Berlusconi che, il 25 gennaio 1990, si insedia alla presidenza della casa editrice.
Oltre a tre tv e al Giornale, dunque, il Cavaliere s’impossessa del gruppo editoriale che controlla Repubblica, Panorama, Espresso, Epoca e i 15 giornali locali Finegil, spostandolo dal campo anticraxiano a quello filocraxiano.
La “guerra di Segrate”, per unanime decisione dei contendenti, finisce dinanzi a un collegio di tre arbitri, scelti da De Benedetti, dai Formenton e dalla Cassazione. Il lodo arbitrale, il 20 giugno ‘90, dà ragione a De Benedetti. Il suo patto con i Formenton resta valido, le azioni Mondadori devono tornare all’Ingegnere. Berlusconi lascia la presidenza, arrivano i manager della Cir debenedettiana: Carlo Caracciolo, Antonio Coppi e Corrado Passera.
Ma il Cavaliere rovescia il tavolo e, insieme ai Formenton, impugna il lodo alla Corte d’appello di Roma. Se ne occupa la I sezione civile, presieduta da Arnaldo Valente (secondo Stefania Ariosto, frequentatore di casa Previti). Giudice relatore ed estensore della sentenza: Vittorio Metta, anch’egli intimo di Previti. La camera di consiglio si chiude il 14 gennaio ‘91.
Dieci giorni dopo, il 24, la sentenza viene resa pubblica: annullato il Lodo, la Mondadori torna per sempre a Berlusconi. L’Ingegnere lo sapeva già: un mese prima il presidente della Consob, l’andreottiano Bruno Pazzi, aveva preannunciato la sconfitta al suo legale Vittorio Ripa di Meana. «Correva voce - testimonierà De Benedetti - che la sentenza era stata scritta a macchina nello studio dell’avvocato Acampora ed era costata 10 miliardi... Fu allora che sentii per la prima volta il nome di Cesare Previti, come persona vicina a Berlusconi e notoriamente molto introdotta negli uffici giudiziari romani».
Nonostante il trionfo, comunque, Berlusconi non riesce a portare a casa l’intera torta. I direttori e molti giornalisti di Repubblica, Espresso e Panorama si ribellano ai nuovi padroni. Giulio Andreotti, allarmato dallo strapotere di Craxi sull’editoria, impone una transazione nell’ufficio del suo amico Giuseppe Ciarrapico: Repubblica, Espresso e i giornali Finegil tornano al gruppo Caracciolo-De Benedetti\, Panorama, Epoca e il resto della Mondadori rimangono alla Fininvest.
I SOLDI. Indagando dal 1995 sulle rivelazioni di Stefania Ariosto sulle mazzette di Previti ad alcuni giudici romani, il pool di Milano scopre il fiume di denaro che dalla Fininvest affluì sui conti esteri degli avvocati della Fininvest e da questi, in contanti, nelle mani del giudice Metta. Il 14 febbraio ‘91 dalle casse della All Iberian parte un bonifico di 2.732.868 dollari (3 miliardi di lire) al conto Mercier di Previti. Da questo, il 26 febbraio, altro bonifico di 1 miliardo e mezzo (metà della provvista) al conto Careliza Trade di Acampora. Questi il 1° ottobre bonifica 425 milioni a Previti, che li dirotta in due tranche (11 e 16 ottobre) sul conto Pavoncella di Pacifico. Il quale preleva 400 milioni in contanti il 15 e il 17 ottobre, e li fa recapitare in Italia a un misterioso destinatario: secondo l’accusa, è Vittorio Metta. Il giudice, nei mesi successivi, fa diverse spese (tra cui l’acquisto e la ristrutturazione di un appartamento per la figlia Sabrina e l’acquisto di una nuova auto Bmw) soprattutto con denaro contante di provenienza imprecisata (circa 400 milioni). Poi si dimette dalla magistratura, diventa avvocato e va a lavorare con la figlia Sabrina nello studio Previti. A proposito di quei 3 miliardi Fininvest, Previti parla di «tranquillissime parcelle», ma non riesce a documentare nemmeno uno straccio di incarico professionale in quel periodo. Mentono anche Pacifico e Acampora. E così Metta che, sulla provenienza dell’improvvisa, abbondante liquidità (per esempio, un’eredità), viene regolarmente smentito dai fatti. Poi giura di aver conosciuto Previti solo nel ‘94, ma mente ancora: i pm Boccassini e Colombo scoprono telefonate fra i due già nel 1992-93. Poi ci sono le modalità a dir poco stravaganti della sentenza Mondadori: dai registri della Corte d’appello emerge che Metta depositò la motivazione (168 pagine) il 15 gennaio ’91: il giorno dopo della camera di consiglio. Un’impresa mai riuscita a un giudice, né tantomeno a lui, che impiegava 2-3 mesi per sentenze molto più brevi. Evidente che quella era stata scritta prima che la Corte decidesse.
IL PROCESSO. Nel 1999 il pool chiede il rinvio a giudizio per Berlusconi, Previti, Metta, Acampora, Pacifico. Nel 2000 il gup li proscioglie tutti con formula dubitativa (comma 2 art. 530 cpp). Ma nel 2001 la Corte d’appello, accogliendo il ricorso della Procura, li rinvia a giudizio, tranne Berlusconi, appena tornato a Palazzo Chigi e salvato dalla prescrizione: a lui i giudici accordano le attenuanti generiche. Perché a lui sí e agli altri no? Per «le attuali condizioni di vita individuale e sociale il cui oggettivo di per sé giustifica l’applicazione» delle attenuanti. La Cassazione conferma: il Cavaliere non è innocente, anzi è «ragionevole» e «logico» che il mandante della tangente a Metta fosse proprio lui. Ma un semplice fatto tecnico come le attenuanti prevalenti «per la condotta di vita successiva all’ipotizzato delitto». Anziché rinunciare alle generiche per essere assolto nel merito, Berlusconi prende e porta a casa. E fa bene: gli altri coimputati, senza le attenuanti, saranno tutti condannati. In primo grado, nel 2003, Metta si prende 13 anni, Previti e Pacifico 11 anni sia per Mondadori sia per Imi-Sir, e Acampora (per la sola Mondadori) 5 anni e 6 mesi. Nel 2005, in appello, tutti condannati per Imi-Sir e tutti assolti (sempre col comma 2 dell’art. 530) per Mondadori. Ma nel 2006 la Cassazione annulla le assoluzioni e ordina alla Corte d’appello di condannare anche per Mondadori. La qual cosa accade nel febbraio 2007: Previti, Pacifico e Acampora si vedono aumentare la pena di un altro anno e 6 mesi e Metta di 1 anno e 9 mesi, in «continuazione» con le condanne ormai definitive per Imi-Sir. Scrivono i giudici che la sentenza Mondadori fu «stilata prima della camera di consiglio», «dattiloscritta presso terzi estranei sconosciuti» e al di «fuori degli ambienti istituzionali». Tant’è che al processo ne sono emerse «copie diverse dall’originale». Berlusconi era all’oscuro dell’attività corruttiva del suo avvocato-faccendiere (che ufficialmente non difendeva la Fininvest nella causa, seguita dagli avvocati Mezzanotte Vaccarella e Dotti)? Nemmeno per sogno: il Cavaliere - scrivono i giudici - aveva «la piena consapevolezza che la sentenza era stata oggetto di mercimonio». Del resto, «la retribuzione del giudice corrotto è fatta nell’interesse e su incarico del corruttore», cioè di Berlusconi. E «l’episodio delittuoso si svolse all’interno della cosiddetta “guerra di Segrate”, combattuta per il controllo di noti ed influenti mezzi di informazione\, e si deve tener conto dei conseguenti interessi in gioco, rilevanti non solo sotto un profilo meramente economico, comunque ingente, ma anche sotto quello prettamente sociale della proprietà e dell’acquisizione dei mezzi di informazione di tale diffusione». La Corte riconosce infine alla parte civile Cir di De Benedetti il diritto ai danni morali e patrimoniali, da quantificare in separata sede civile: «tanto il danno emergente quanto il lucro cessante, sotto una molteplicità di profili relativi non solo ai costi effettivi di cessione della Mondadori, ma anche ai riflessi della vicenda sul mercato dei titoli azionari». Ora che la sentenza è definitiva, e che Previti si è visto revocare l’affidamento ai servizi sociali per il “regime” dei domiciliari la Cir con gli avvocati Pisapia e Rubini chiederà 1 miliardo di euro di danni.
In pratica, 17 anni dopo, la restituzione del maltolto.

L'Unità 1 Agosto 2007

 
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LO STATO INCORAGGIA GLI EVASORI !

Post n°344 pubblicato il 23 Agosto 2007 da albert.z

Evasione fiscale sempre al top nel nostro paese. Giustificata, istigata, senza rossore e vergogna da autorevoli giornalisti e da politici importanti ogni volta che scoppia un caso, soprattutto se l’evasore frequenta i salotti televisivi o è un idolo celebrato dei mass-media. Chi appare e guadagna milioni di euro, senza impegnare troppo il cervello,ha il diritto di evadere e se viene beccato ha anche il diritto di indignarsi perché lo Stato ha osato chiedere il dovuto senza attendere il responso dei canonici tre gradi di giudizio. E cioè, non ha aspettato che tutto finisse nel nulla con tante scuse all’evasore. Sì, perché, come dice il ministro Padoa Schioppa chi evade è un ladro, ma dal momento che lo Stato inteso come somma di governi e amministrazione facilita l’evasione di chi può pagarsi un ottimo avvocato, tutto sommato, le proteste indignate trovano alibi e comprensioni.

Nel 2006 il fisco, cioè lo Stato, ha recuperato l’1,23 % dell’evasione accertata: 609.831 euro su 49 miliardi e mezzo di evasione accertata dall’Agenzia delle entrate. No. Non è una battuta. Anzi, nel 2006 si è registrato un miglioramento rispetto agli anni precedenti: 1,21% nel 2005; 0,57% nel 2004 e 0,80% nel 3003. Ora, governi, quello attuale e i precedenti, che incassano meno del 2% dell’evasione fiscale accertata, quando annunciano campagne antievasione non sono credibili e forniscono alibi di ferro ai vari Valentino Rossi di turno, i quali sanno bene che tanto alla fine non pagheranno. Alla incapacità tout court dello Stato di incassare, si aggiunge la lunghezza e la farraginosità dei processi tributari, che non finiscono mai, con moltiplicazione dei contenziosi. Il processo tributario passa attraverso tre gradi di giudizio( I grado, II grado e Cassazione) come tutti gli altri processi e come negli altri processi la certezza della pena( in questo caso la restituzione del malloppo sottratto alla collettività) non esiste.

In più, ai tre gradi di giudizio, si aggiunge quello della Commissione Centrale che avrebbe dovuto vivere fino ad eliminazione del contenzioso pregresso e che invece, come tutte le istituzioni provvisorie, è diventata permanente, avendo da smaltire oltre 300 mila pendenze che richiederanno non meno di 15 anni di lavoro. Per cui, nonostante lavorino a pieno ritmo27 sezioni della Commisione Centrale le speranze di incassare quanto gli evasori devono allo Stato è davvero remota. Il contenzioso poi, finisce nell’imbuto dell’unica Sezione della Cassazione.

Sarebbe davvero tanto difficile risolvere problemi che in una normale, ordinaria ed efficiente amministrazione pubblica non dovrebbero esistere?

Alle carenze politiche e organizzative dello Stato e dell’amministrazione si aggiungono quelle più gravi più specificamente politiche. A quanto ammonta l’evasione fiscale effettiva nel nostro paese? E qual è l’ingiustizia più grande che rende impossibile l’uguaglianza dei contribuenti di fronte alla Costituzione e alla legge ordinaria? I dati che vengono forniti dai governi, da istituti di ricerca, dai sindacati dei lavoratori e degli imprenditori cambiano di settimana in settimana. La grande incognita è rappresentata dalla ricchezza da economia illegale e criminale che evade totalmente fisco e contributi. Berlusconi il 17 Giugno del 2005 dichiarava:” Il sommerso è al 40%, ma vi sembra che sia un paese che non tenga? Andiamo…”. Per l’allora presidente del consiglio l’evasione fiscale totale del 40% della ricchezza prodotta dal paese era una benedizione. Nello stesso periodo l’OCSE faceva sapere che la ricchezza da economia sommersa corrispondeva al 27% del totale e l’allora ministro Maroni la quantificava in 400 miliardi di euro. Subito dopo l’insediamento del governo Prodi( 30 Agosto 2006) l’economia sommersa veniva valutata 200 miliardi di euro. Meno di quanto l’avesse stimata l’OCSE che aveva contestato il metodo di calcolo dell’ISTAT, che peraltro si discostava anche dalle valutazioni dell’INPS secondo il quale l’87% degli esercizi commerciali del centro storico di Roma era fuori legge. IL dato OCSE, che negli ultimi anni è certamente cambiato in peggio sembra trovare conferma nelle rilevazioni dei sindacati i quali fanno sapere che lavorano in nero almeno 4 milioni di italiani. E lo Stesso Visco indica in 200 miliardi l’evasione totale del paese. Naturalmente all’evasione da economia sommersa è necessario aggiungere tutta quellada economia criminale le cui cifre approssimative compaiono ogni volta che scoppia uno scandalo come quello di Duisburg perpoi scomparire e ricomparire come colore da cabaret.

A questo proposito c’è da trasecolare di fronte alle manifestazioni di incredulità e meraviglia di grande parte del mondo politico e dei giornalisti, quasi che il valore dei patrimoni mafiosi, la globalizzazione dell’economia mafiosa, il numero degli affiliati, la capacità di occupare la politica e la pubblica amministrazione, costituissero una novità. I dati sono stati forniti da tempo e sono conosciuti. La terapia anche: da almento 25 anni Falcone e Borsellino l’avevano prescritta con estrema precisione. Così come avevano indicato strumenti e comportamenti idonei a mantenere le distanzedalle organizzazioni criminali. La politica, come ha sottolineato Giuseppe D’Avanzo sulla Repubblica ha convissuto sperando che tutto sommato le cose si aggiustassero da sole, favorite dall’ enorme contributo dell’economia criminale al mantenimento del livello dei consumi. Perciò quando ministro e vice ministro dell’interno assicurano l’efficienza e l’efficacia della nostra legislazione sulla confisca dei beni c’è da chiedersi a quale paese facciano riferimento e da quale fonte abbiano attinto i dati.

        dal sito di ELIO VELTRI

        http://www.democrazialegalita.it/

PROPOSTA

RIDURRE LE ALIQUOTE IRPEF :

 23% FINO A 25.000 EURO,

33% DA 25.001 A 80.000 EURO,

40% DA 80.001 IN POI.

PER CHI EVADE SI FACCIA UN PROCESSO CON CORSIA PREFERENZIALE. 

PENE:

1) CHI EVADE DICHIARANDO IN MENO UNA SOMMA FINO A 10.000 EURO, AVRA' UNA MULTA TRIPLA DEL VALORE NON PAGATO

2) CHI EVADE L'IRPEF OLTRE 10.000 EURO NON DICHIARATI : 2 ANNI DI GALERA EFFETTIVI, CON IL PAGAMENTO DELLE SPESE DI TRIBUNALE E DEL CARCERE.

3) PER OGNI 5.000 EURO NON DICHIARATI: UN ANNO DI GALERA, CON RISARCIMENTO DELLE SPESE.

 
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Foto segnaletiche

Post n°342 pubblicato il 23 Agosto 2007 da albert.z
 

foto_segnaletiche.jpg

Artur Lleshi, albanese, condanna per dieci anni per tentato omicidio, uscito grazie all’indulto, espulso, ma solo sulla carta, dall’Italia.
Naim Stafa, albanese, precedenti per rapina, droga, armi, soggetto indesiderato sul territorio di Schengen.
Clemente Mastella, italiano, ministro di Grazia e Giustizia, responsabile dell’indulto.

L’indulto gli italiani non lo volevano. E’ servito a evitare il carcere a chi, spesso molto vicino ai partiti, aveva commesso reati contro la pubblica amministrazione, reati finanziari, reati societari, reati fiscali. Il resto sono balle.
Mastella è stato messo lì per questo. E’ un inciucione bipartisan. Garantisce tutti, tranne i cittadini.
Gli effetti dell’indulto si sono visti in questi mesi. Adesso un Governo di impuniti, senza fare ammenda, senza alcuna autocritica, ci dice che vuole impedire le scarcerazioni facili. Che vuole combattere la microcriminalità.

Il procuratore della Repubblica di Treviso Antonio Fojadelli ha detto: “Certo, se l’indulto non fosse stato fino a tre anni e se non avesse compreso anche reati come omicidio e rapina...”. E ha aggiunto: “Io stesso se mi guardo intorno, lo Stato non lo vedo”.
Il primo gesto che dovrebbe fare il Consiglio dei ministri è di sfiduciare Clemente Mastella. La popolarità del Governo sarebbe enorme.
Io metto a disposizione dei familiari dei coniugi uccisi a Gorgo al Monticano i miei legali per fare causa al ministero della Giustizia. Ognuno in questo Paese deve cominciare a prendersi le sue responsabilità, a partire dai nostri dipendenti.

Il sito www.lavoce.info ha pubblicato un articolo sugli effetti dell'indulto riassunti in questo grafico:

effetti_indulto.jpg

WWW.BEPPEGRILLO.IT

 
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E' una vera beffa ai giovani lavoratori precari

Post n°341 pubblicato il 23 Agosto 2007 da albert.z
 

Un meccanico parlamentare ci costa 152 mila euro all’anno, molto più di un professore universitario. Mentre i  barbieri di Camera e Senato ci costano solo (si fa per dire) 133 mila euro lordi all’anno, a testa, quindi con una paga maggiore di quella di un giudice.  Forse che il ministro Bersani abbia utilizzato questo parametro per liberalizzare barbieri e parrucchiere?  Il ragioniere della Camera ci costa 237 mila euro, sempre lordi annui, che rappresentano una paga maggiore di quella del Capo dello Stato. Fin qui la cosa rimane sul “venale” e sebbene personalmente la disapprovi, non mi ha “infastidito” allo stesso modo delle dichiarazioni fatte dai Presidenti di Camera e Senato, Bertinotti e Marini. Costoro hanno asserito che l’efficienza e l’altissima professionalità dei dipendenti delle camere, li collocano ai maggiori livelli europei e che quindi la qualità si paga.  Al disdegno per queste parole, pronunciate non tanto dalle alte cariche dello Stato, ma da persone che si dichiarano di sinistra, si aggiunge un senso di ripugnanza.  Se poi penso che Bertinotti e Marini sono stati pure due sindacalisti, allora non vi dico cosa provo.  Vorrei ascoltare su questo argomento il parere degli altri sindacalisti attualmente in carica, ma non più di tanto, perché so già che difenderebbero quei lavoratori, come del resto è il loro mestiere.  E tutti gli altri lavoratori chi sono?  Figli di nessuno!

UNA VERA BEFFA ALL'ITALIANA !

Gli altri, invece, se sono ricercatori universitari, sono solo dei precari a 800-1000 euro al mese, costretti ad emigrare per poter sposarsi e mantenere una famiglia.

I MILIONI DI PRECARI, FIGLI DELLA LEGGE TREU E DELLA LEGGE 30 ( DETTA BIAGI, MA CHE BIAGI COSTRUI' IN MANIERA DIVERSA) SONO BEFFATI, E POVERETTI, PER SPOSARSI DEVONO AVERE GLI AIUTI DAI FAMIGLIARI.

Ci sono in Italia cinque milioni e mezzo di precari, che futuro possono avere? Quanto sono pagati? Quanti giorni lavorano in un anno? Che tutele hanno? Per quanto tempo vivono nella precarietà? Hanno la possibilità di farsi una famiglia? Possono ottenere un mutuo per la casa?

MARINI, VERGOGNATI !!! BERTINOTTI VERGOGNATI !!!. PARLAMENTARI ITALIANI, VERGOGNATEVI !!!

 
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Basta buonismo

Post n°340 pubblicato il 23 Agosto 2007 da albert.z
 

L’accoglienza dovrebbe avere delle regole. La prima è che chi entra deve essere accolto come un essere umano: lavoro, casa, diritti civili. La seconda è che chi entra irregolarmente commette un reato, va messo in galera. Il foglio di via con qualche giorno di tempo per lasciare l'Italia è una barzelletta che non fa più ridere. La terza è che chi commette un reato lo sconta a casa sua. L’indulto ha svuotato le prigioni da cittadini stranieri, era sufficiente un rimpatrio. A chi fa comodo questa situazione? Non agli stranieri regolari che pagano per tutti, non a chi abita nelle periferie urbane o nei pressi di campi rom abusivi. Non alla salute civica di questa nazione. Incassano i politici, la sinistra e la destra. La prima con il buonismo dei salotti, la seconda con la paura del diverso. Per loro il clandestino si pesa in voti. ( Beppe Grillo)

Se la legge venisse applicata vi sarebbe un rapido rimpatrio di migliaia di rom.
Il problema non può essere affrontato con la politica dello struzzo, scaricando tensioni e problemi solo sui cittadini italiani. In questo caso sono più vicino alla posizione dei sindaci che a quella di alcuni esponenti del Governo. ( ANTONIO DI PIETRO)

Effettivamente i clandestini fanno comodo ai partiti, ai costruttori edili ed a tante altre persone  che li fanno lavorare in nero, perché clandestini. Fanno comodo ai grossisti della droga, dei prodotti taroccati, alla criminalità organizzata.

Però alle persone oneste, invece, va meglio se gli immigrati sono in regola ed hanno un lavoro. Inoltre, il buon senso vorrebbe, che chi viene in Italia, dovrebbe  rispettare la nostra religione ed obbedire alle nostre leggi, invece magistrati malaccorti lasciano che certe azioni illegali continuino, perché " fanno parte della loro cultura". 

I  nostri politici lasciano che l'Italia  sia percorsa da migliaia di disperati che vivono di stenti, derubano, violentano, rapinano e sgozzano. Credo che non sia per convenienza, ma per incapacità e per un malinteso senso di bontà che la Chiesa proclama verso i deboli, gli affamati, i senza dimora, come se la soluzione dei mali del mondo fosse l'emigrazione dei poveri in Europa!

La Chiesa stimola i politici ad accogliere tutti, in qualsiasi modo vengano, mettendo così in pericolo la vita dei cittadini italiani, e lasciando impoverire di persone in grado di lavorare, i paesi da cui provengono. Certi Stati del terzo mondo stanno andando in sfacelo, ma l'ONU, invece di aiutarli a crescere, con una buona amministrazione, e con aiuti  mirati allo sviluppo, lascia che vi sia un' immigrazione incontrollata verso i paesi sviluppati. Inoltre, il fatidico FMI, Fondo monetario internazionale, pone delle regole di iperliberismo che portano la gente povera, senza alcuna protezione, a scappare. Non riescono più a pagarsi l'acqua, che prima era statale,  perché le multinazionali hanno aumentato i prezzi in modo eccessivo. Ridotti alla fame ed alla sete, scappano dove è facile entrare e dove è possibile che una ladra possa commettere anche 60 furti senza andare in galera.

 

 
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Lotta all'abusivismo

Post n°339 pubblicato il 22 Agosto 2007 da albert.z
 

Per combattere l'abusivismo edilizio occorrono maggior controlli e pene più severe.

Mentre i piccoli abusi, come l'allargamento di qualche metro cubo in più, possono essere sanati con qualche ammenda adeguata,  gli abusi totali, cioè costruire senza licenza una casa o peggio un condominio, devono essere sanzionati sia con grosse multe da 70.000 a 200.000 euro, sia con l'abbattimento della struttura.

Il maggior controllo può avvenire usando tecniche moderne, come il sorvolo con elicotteri, dati in dotazione ad ogni regione per la caccia agli abusi edilizi.

 
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Eldorado in Parlamento di PRIMO DI NICOLA

Post n°336 pubblicato il 17 Agosto 2007 da albert.z
Foto di albert.z

Fare il ragioniere alla Camera è affare certamente impegnativo. E non a caso ci vuole una laurea triennale per accedere al rango. Dall'alto di questa mansione si istruiscono le pratiche per i rimborsi elettorali dei partiti, si preparano le buste paga dei parlamentari, si cura l'amministrazione di Montecitorio. Giusto che si riceva uno stipendio adeguato alle responsabilità del mestiere. Ma fare il presidente della Repubblica, ça va sans dire, è certamente compito più delicato e importante per le sorti del Paese. E il trattamento economico, soprattutto in tempi nei quali si predica tanto la meritocrazia, dovrebbe tenerne conto. Cosa dicono invece le buste paga degli interessati? Che con i suoi 237 mila 560 euro lordi annui (rivalutati ogni 12 mesi) maturati dopo 35 anni di servizio, il ragioniere di Montecitorio guadagna quasi 20 mila euro in più del presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, il cui appannaggio, congelato ai valore del 1999 per le difficoltà dei conti pubblici, è fermo a 218 mila euro lordi l'anno. E come non restare ammirati di fronte agli stenografi del Senato? Sono 60 in tutto e compilano i resoconti dei lavori dell'aula e delle varie commissioni. Svolgono un lavoro ormai in estinzione per via delle nuove tecnologie, ma all'apice della carriera arrivano a guadagnare 253 mila 700 euro lordi l'anno. Molto di più non solo del presidente Napolitano, ma anche del capo del governo Romano Prodi che, tra indennità parlamentare (145 mila 626 euro), stipendio da premier (54 mila 710) e indennità di funzione (11 mila 622), arriva a 212 mila euro lordi l'anno. E di ministri titolati come Massimo D'Alema (Esteri), che riscuote 189 mila 847 euro, e Tommaso Padoa-Schioppa (Economia), che ogni anno incassa 203 mila 394 euro lordi (è la paga dei ministri non parlamentari). Tutti abbondantemente distanziati dallo stenografo e dal ragioniere e addirittura umiliati al cospetto dei compensi dei segretari generali di Senato e Camera, Antonio Malaschini e Ugo Zampetti, che a fine anno arriveranno a incassare rispettivamente 485 mila e 483 mila euro lordi.

Ecco le sorprese che spuntano esaminando i dati sul trattamento economico dei dipendenti di Camera e Senato. E non sono le sole: barbieri ('operatori tecnici') che possono arrivare a guadagnare oltre 133 mila euro lordi l'anno a fronte dei circa 98 mila di un magistrato d'appello con 13 anni di anzianità. E collaboratori tecnici operai che dall'alto dei loro 152 mila euro se la ridono dei professori universitari ordinari a tempo pieno inchiodati, dopo vari anni di carriera, a circa 80 mila euro lordi l'anno. Retribuzioni da favola, insomma, che non hanno uguali nell'universo del pubblico impiego e che si accompagnano a trattamenti pensionistici di assoluto favore perfettamente allineati, in tema di privilegi, ai criticatissimi vitalizi di deputati e senatori. Ma quanti sono questi fortunati dipendenti parlamentari? Quanto guadagnano esattamente? E attraverso quali meccanismi riescono ad ottenere trattamenti economici così favorevoli?

Stipendi d'oro I dipendenti di Camera e Senato (vengono assunti solo per concorso) sono in tutto 2.908, di cui 1.850 a Montecitorio e 1.058 a Palazzo Madama. I primi (dati dei bilanci 2006) costano complessivamente circa 370 milioni di euro, i secondi 198; molto di più di deputati (287) e senatori (133 milioni). Per ambedue i rami del Parlamento le voci che pesano di più nei capitoli di spesa per il personale sono gli stipendi e le pensioni. Per quanto riguarda le retribuzioni, la Camera sborsa ogni anno 210 milioni di euro a fronte dei 130 milioni del Senato. I costi delle pensioni assorbono invece 158 milioni nel bilancio di Montecitorio e 70 milioni a Palazzo Madama. La prima cosa che salta agli occhi, sia alla Camera che al Senato, sono le singolari regole di calcolo di stipendi e pensioni, regole tanto sorprendenti da trasformare i due palazzi in autentiche isole del privilegio. A fissarle, godendo le due strutture dell'autonomia amministrativa garantita agli organi costituzionali, sono stati in passato i due uffici di presidenza di Camera e Senato, composti dai rispettivi presidenti (i predecessori di Fausto Bertinotti e Franco Marini), i loro vice e tre parlamentari-questori.

VEDI: http://espresso.repubblica.it/dettaglio/Eldorado-in-Parlamento/1723007&ref=hpsp

STIPENDI ALTI E PENSIONATI BABY.

REAGIAMO !!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!  LI PAGANO CON I SOLDI NOSTRI!!!!!!!!!!!!

 
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DIO SALVI LA REGINA, non l'arraffone eletto che mangia più di un re

Post n°332 pubblicato il 16 Agosto 2007 da albert.z

Se ne è parlato abbastanza, ma molto male. Una bomba di distrazione di massa ci ho colpito questi giorni e noi l’abbiamo vista scendere dal cielo a bocca aperta, senza provare a cercare un misero riparo. La Bild fa i conti in tasca ai capi di Stato e stila una classifica sugli stipendi dei premier: Prodi percepisce 3 volte lo stipendio di Sarkozy e più di 4 volte quello di Putin. Apriti cielo.
Hanno ragione di surriscaldarsi la massaia, il giornalista, l’operaio, lo scrutatore non votante, il medico della mutua: 18.900 euro è uno stipendio da capogiro. Poi a questo generoso stipendio vanno aggiunti i privilegi da mille e una notte. E pensare che c'è chi vive con una pensione da 500 euro, chi ha un contratto a 3 mesi e un ponte dove vivere che l’aspetta, chi suda per dare da mangiare ai figli.

Innanzitutto facciamo chiarezza, siamo qui per questo. La Bild si è permessa di stilare una classifica con valori da aggiornare, quantomeno per quel che riguarda il nostro premier. I 18.900 euro (stipendio da capo dello stato 5102.42 euro + stipendio da deputato 11269.21) conteggiati a Prodi sono roba vecchia, lo stipendio del premier italiano è stato ridotto del 30% dal 1 Gennaio 2007, bastava leggere l’articolo 64 della Finanziaria 2007.
Valori da correggere dunque. L'indennita' complessiva del Presidente Romano Prodi ammonta a 16371.63 euro lordi, e non 18900 euro come indicato dal quotidiano tedesco. Qualcuno ha preferito riportare la classifica errata di Bild, anziché correggerla.

Parliamoci chiaro, 16371.63 euro sono troppi, soprattutto in un Paese dove il “pubblico” funziona malissimo (vedi scuole, ospedali, giustizia). Il presidente del Consiglio e i parlamentari in generale sono degli impiegati statali e noi cittadini, che siamo lo Stato, siamo i loro datori di lavoro. C’è qualcuno che osa difendere stipendi e privilegi parlamentari così sfarzosi? Parli ora o taccia per sempre.
Lottiamo assieme e uniti per fare capire agli eletti chi comanda in una democrazia.

E poi. Parliamoci ancora più chiaro. Si può condannare, come è stato fatto, un presidente del Consiglio che in un anno riduce del 30% il proprio stipendio, quello di 25 ministri e quello dei numerosissimi sottosegretari? Lo Stato risparmierà 2,3 milioni di euro ogni anno, il risparmio proveniente dai 25 tagli (dei ministri) sarà di 615.015 in totale, cifra che sale a 1.685.594 per i più numerosi sottosegretari. Diamo a Romano quel che è di Romano incitandolo però a continuare su questa strada, proseguendo con i tagli a questa politica costosissima, noi staremo attenti e faremo il cane da guardia.

Un consiglio, spostiamo la visuale critica sul Quirinale, più economicamente scandaloso di Montecitorio e palazzo Chigi.
Facciamo un piccolo paragone tra il nostro Quirinale e Buckingam Palace: sapete quanto costava la presidenza della Repubblica nel 1986? In valuta attuale 73 milioni di euro. Oggi 224 milioni (cifra depurata dall’inflazione). In Gran Bretagna, invece, negli ultimi venti anni le spese sono state più che dimezzate, col risultato che oggi la Regina costa un quarto del presidente della Repubblica.
Dio salvi la regina.

Davide Cunsolo

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UN PAESE ALLO SBANDO

Post n°330 pubblicato il 10 Agosto 2007 da albert.z
 
Foto di albert.z

Che paese è quello in cui, i processi sono lunghissimi, i tempi di prescrizione ridotti, le pene sono minori rispetto a quelle dei principali paesi europei ed  ha la condizionale, cioè non fai nemmeno un giorno di galera, se la pena è inferiore a 3 (TRE) anni?

E' il paese della più grande evasione fiscale, del maggior numero di morti sulle strade e sul lavoro, rispetto agli altri paesi europei. E' il paese che ha i condannati o gli indagati che possono legiferare sui reati sui cui sono stati condannati o indagati, con la possibilità di modificarsi la legge depenalizzando il reato e facendola valere retroattivamente!!! E chiamano questo abuso :"garanzia".

E' l'Italia, il paese di Andreotti, Berlusconi, Previti, Selva, Mele e dei vari condannati per strage, messi in parlamento perché un segretario di partito li ha " fatti eleggere", con una legge che gli stessi autori la definiscono una "porcata", fatta per disturbare i futuri governanti, sapendo di perdere, creando danno al Paese, che aspetta leggi per regolare le pensioni, il debito pubblico, la sanità, le autostrade, i servizi, il controllo dei prezzi: telefoni, energia elettrica e gas sempre più cari, ed i più cari d'Europa, con prezzi della benzina sempre oltre i limiti e che già una volta l'Antistrust ha sanzionato, ma che poi, per cavilli vari, la multa è stata annullata. Un paese che aspetta leggi per regolamentare a favore di tutti, cioè dei consumatori, degli ammalati, degli investitori, le garanzie di non essere frodato dalle banche, dagli imprenditori, dai dirigenti delle regioni, che gestiscono la sanità, che ti fa un esame dopo un anno dalla richiesta e che spreca anche 500.000 euro per arredare l'ufficio di un primario. l'Italia, il paese degli avvocati, che ti aspettano al varco e non puoi nemmeno associarti nella CLASS ACTION, per fare valere il diritto dei truffati.

Un bel paese, ancora per poco, perché sempre più assalito dalla mafia dei rifiuti tossici, gettati nelle campagne e perfino vicino alle fonti degli acquedotti. Un paese mal gestito, che nemmeno un governo di centrosinistra ha ha le qualità per salvarlo, dimostrando sin dalla sua nascita, che la meta sono le 102 poltrone con i relativi privilegi, che gridano vendetta agli occhi del cittadino, che vive con la modesta pensione e deve privarsi di molte cose per poter mangiare anche domani.

 
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Sprechi veneti

Post n°329 pubblicato il 10 Agosto 2007 da albert.z
 
Tag: sprechi
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                                                           VENETO

Contributi e finanziamenti

Nel 1996 Regione Veneto ha versato 4.000.000.000 di Lire quale contributo a enti culturali e per lo spettacolo. Tra i beneficiari:

  • l'Istituto di ricerche economiche e sociali del Veneto;
  • l'Istituto di ricerche di storia sociale e religiosa;
  • il Centro studi l'uomo e l'ambiente di Padova;
  • la Comunità per le libere attività culturali; l'Istituto veneto per la storia della resistenza;
  • l'Istituto bellunese di ricerche culturali e sociali.

Non poteva mancare l’Istituto Gramsci di Venezia, che ha ricevuto 65 milioni di lire, e tra una tavola rotonda su Togliatti e una conferenza su Lenin è stato anche organizzato, insieme ai comitati Prodi, un convegno dal titolo "Berlusconi visto da vicino". Ovvero propaganda di parte con i soldi dei contribuenti;

  • L’Assodonna ha ricevuto 971.000.000 di lire per il corso “Chiave maestra per una nuova cultura imprenditoriale nel turismo”;
  • 100.000.000 di lire sono stati utilizzati per interventi per i veneti nel mondo;
  • 200.000.000 di lire per la promozione di una cultura europeista in Veneto;
  • Le iniziative culturali per il cinquantesimo anniversario dei moti 1948/1949, sono state finanziate dalla regione, con 1.000.000.000 di lire (legge regionale 27 gennaio 1998 n. 1.
  • Con una delibera del 3 dicembre 1996 la giunta regionale ha stanziato, a favore dell'Associazione veronesi nel mondo, 60.000.000 di lire per organizzare uno "stage formativo nel settore agricolo per giovani discendenti di emigrati veneti

Soldi a chi osserva i volatili

La regione aveva previsto una spesa di 700.000 euro per “iniziative mirate a proteggere e ripopolare le specie in via di estinzione”. Una delibera è stata approvata il 23 luglio del 2004 per finanziare con 221.500 euro associazioni come:

  • L’associazione amici sella festa degli osei con 5.314 euro ad Annone veneto;
  • Anche a Tambre si organizza un’altra festa degli osei con 1.842 euro;
  • L’associazione di Sanfiorese con 6.187 euro;
  • Quella di Jesolo con 3.461 euro;
  • Un’altra associazione è quella di Basso Piave con 8.208 euro;
  • Infine c’è quella di Godeva Sant’urbano con 8.208 euro.
  • Poi ci sono gli allevatori di uccelli che si riconoscono nell’associazione “La Rotonda” con 1.487,90 euro;

Ogni comune ha una sua associazione ornitologica.

  • Quella di Feltre ha percepito 1.797 euro:
  • Quella di Castelfranco5.229 euro;
  • L’associazione che copre la marca trevigiana;
  • Quella di Monselice 4,487 euro;
  • Quella di Portogruaro 5.878 euro;
  • Ancora quella di Arzignano 1.050 euro;
  • L’associazione migratoristi italianisezione di Arzignano 2.154 euro;Gli amici dell’Arricciato una particolare razza di canarino con 2.768 euro;
  • Gli amici dell’Hrtz-Roller un’altra specie di canarino sponsorizzati dalla regione con 2.425 euro;
  • Poi ci sono gli amici del Gheppio ovvero “Falco Tinununculus” con 1.368 euro;
  • E ancora, ci sono gli amanti del Frullino, alias “Lymocriptes Minimum” di Portogruaro, con 899 euro;
  • Sempre a Portogruaro Il Club degli amici del Passero ha ottenuto 907 euro;
  • In fine non potevano mancare finanziamenti agli amici del Beccaccino? 886 euro.

La riconversione a spese dei cittadini

la Cariplo ha incassato 2.352.000.000 di lire per la “Riconversione del personale a rischio”;

il Centro italiano di solidarietà si è guadagnato un premio di 330.000.000 per un “Corso di formazione per operatori nel campo delle nuove crisi sociali”;

La consulta delle donne

Con legge regionale del 29 aprile 1997 n. 13, è stata istituita la consulta delle elette del Veneto, con sede presso il Consiglio regionale. Essa è costituita dalle donne elette e nominate negli organismi istituzionali a livello comunale, provinciale, regionale e nazionale ed europeo, dalle presidenti delle consulte femminili e delle commissioni pari opportunità e dalle consigliere di parità. La Consulta ha funzioni diverse, vaghe, o scontate, o propagandistiche. Eccole: sviluppare in tutte le donne il senso della responsabilità verso la società, favorire l'incremento della presenza femminile nelle assemblee elettive, realizzare iniziative per favorire l'informazione sul ruolo della donna nella società civile e nelle istituzioni, valorizzare ruolo e iniziative delle elette. A fare tutte queste cose, le elette ci riusciranno spendendo 50.000.000 di lire dei contribuenti?

Le incompiute

Per costruire l'idrovia Padova­Venezia spesi 103.000.000 000 di lire e 30 anni di lavori: ma nuotano solo le anatre. Sono stati realizzati solo 17 chilometri su 27, gettando una montagna di denaro pubblico

Consulenze, studi, collaborazioni

Per l'anno 1997 15.387.000.000 di lire per collaborazioni studi, ricerche ed indagini. Ricordiamo che i dipendenti della regione sono 2.800.

I MAGISTRATI A CHI DANNO LA CACCIA? AI LADRI DI POLLI? E LA CORTE DEI CONTI?

IL FEDERALISMO, CON LE COMPETENZE TOTALMENTE IN MANO AI POLITICI LOCALI, PORTERA' AD UN SERVIZIO MIGLIORE O  AD UN ARBITRIO MAGGIORE E A SPESE FOLLI?

SONO STATO FEDERALISTA, MA NON INTENDO CHE IL FEDERALISMO SERVA AI POLITICI LOCALI PER FARE CIO' CHE VOGLIONO, SENZA CONTROLLI E SENZA REGOLE CHIARE.  

 IL FEDERALISMO DEVE SERVIRE A DARE SERVIZI MIGLIORI E NON ALLARGARE LE SPESE SU MATERIE EXTRA-COMPETENZA, A DISCREZIONE DEL POLITICO.

IL FEDERALISMO ATTUALE HA  LA DATO LA LICENZA AI POLITICI LOCALI DI DECIDERE SU COSE MOLTO VAGHE E MAL DELIMITATE, OLTRE AL POTERE DI DECIDERE SUI PROPRI STIPENDI, CHE DOVREBBERO ESSERE DECISI DAL PARLAMENTO E SOTTOPOSTI AL CONTROLLO DELLA CORTE DEI CONTI PER IMPEDIRE STIPENDI ECCESSIVI.

 

 
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PREVENZIONE E GIUSTIZIA SOCIALE

Post n°328 pubblicato il 10 Agosto 2007 da albert.z
 

                   3.757.000   PRECARI

            3.000.000   LAVORATORI IN NERO

                    1000   MORTI ALL’ ANNO SUL POSTO DI LAVORO

               900.000   FERITI IN AZIENDA

 

NELLE AZIENDE COMBATTIAMO OGNI GIORNO UNA GUERRA CHE MIETE MORTI E SFRUTTA I LAVORATORI ITALIANI E STRANIERI.

 

UN PAESE CIVILE CHE HA UN QUARTO DELLA PROPRIA FORZA LAVORO CHE NON HA SICUREZZE NON PUO’ RITENERSI TALE .

 

ABBIAMO BISOGNO DI TE PER CAMBIARE IL PAESE . SOLO COSI’ NON SAREMO PIU’ SCHIAVI  DEI NOSTRI PADRONI E VITTIME DI QUESTA SOCIETA’ CREATA DA POLITICI AVIDI DI POTERE .

 

UNA DESTRA POCO NAZIONALISTA  E UNA SINISTRA MOLTO POCO DALLA PARTE DEI LAVORATORI E PENSIONATI  HANNO DELUSO E POI TRADITO I LORO ELETTORI.

 

ORA BASTA. FERMIAMOLI E DIAMO VOCE ALLA VOCE DEL POPOLO CHE VUOLE RISPOSTE PRECISE AI LORO PROBLEMI.

NOI NON PROMETTIAMO

NOI LAVORIAMO PER NOI E  PER VOI

NOI COMBATTIAMO PER I NOSTRI ED I VOSTRI DIRITTI

NOI CREDIAMO NELLA GIUSTIZIA SOCIALE.

GIUSTIZIA SOCIALE GRIDATA NELLE PIAZZE DA SINDACATI SPESSO D’ACCORDO CON CHI CI HA FATTO DEL MALE.

 http://www.movimentoantisprechieprivilegi.com/

 
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Mastella: il potere dei politici contro l'informazione

Post n°327 pubblicato il 10 Agosto 2007 da albert.z
 

Al Cittadino non far Sapere
di Marco Travaglio

Cari lettori, quando il Parlamento approva una legge all’unanimità, di solito bisogna preoccuparsi. Indulto docet. Questa volta è anche peggio. L’altroieri, in poche ore, con i voti della destra, del centro e della sinistra (447 sì e 7 astenuti, tra cui Giulietti, Carra, De Zulueta, Zaccaria e Caldarola), la Camera ha dato il via libera alla legge Mastella che di fatto cancella la cronaca giudiziaria. Nessuno si lasci ingannare dall’uso furbetto delle parole: non è una legge “in difesa della privacy” (che esiste da 15 anni) nè contro “la gogna delle intercettazioni”. Questa è una legge che, se passerà pure al Senato, impedirà ai giornalisti di raccontare - e ai cittadini di conoscere - le indagini della magistratura e in certi casi persino i processi di primo e secondo grado. Non è una legge contro i giornalisti. È una legge contro i cittadini ansiosi di essere informati sugli scandali del potere, ma anche sul vicino di casa sospettato di pedofilia. Vediamo perché.
Oggi gli atti d’indagine sono coperti dal segreto investigativo finché diventano “conoscibili dall’indagato”.
Da allora non sono più segreti e se ne può parlare. Per chi li pubblica integralmente, c’è un blando divieto di pubblicazione, la cui violazione è sanzionata con una multa da 51 a 258 euro, talmente lieve da essere sopportabile quando le carte investono il diritto-dovere di cronaca. Dunque i verbali d’interrogatorio, le ordinanze di custodia, i verbali di perquisizione e sequestro, che per definizione vengono consegnati all’indagato e al difensore, non sono segreti e si possono raccontare e, di fatto, citare testualmente (alla peggio si paga la mini-multa). È per questo che, ai tempi di Mani Pulite, gli italiani han potuto sapere in tempo reale i nomi dei politici e degli imprenditori indagati, e di cosa erano accusati. È per questo che, di recente, abbiamo potuto conoscere subito molti particolari di Bancopoli, Furbettopoli, Calciopoli, Vallettopoli, dei crac Cirio e Parmalat, degli spionaggi di Telecom e Sismi.
Fosse stata già in vigore la legge Mastella, Fazio sarebbe ancora al suo posto, Moggi seguiterebbe a truccare i campionati, Fiorani a derubare i correntisti Bpl, Gnutti e Consorte ad accumulare fortune in barba alle regole, Pollari e Pompa a spiare a destra e manca. Per la semplice ragione che, al momento, costoro non sono stati arrestati né processati: dunque non sapremmo ancora nulla delle accuse a loro carico. Lo stesso vale per i sospetti serial killer e pedofili, che potrebbero agire indisturbati senza che i vicini di casa sappiano di cosa sono sospettati.
La nuova legge,infatti,da un lato aggrava a dismisura le sanzioni per chi infrange il divieto di pubblicazione: arresto fino a 30 giorni o, in alternativa, ammenda da 10 mila a 100 mila euro (cifre che nessun cronista è disposto a pagare pur di dare una notizia). Dall’altro allarga à gogò il novero degli atti non più pubblicabili. Anzitutto “è vietata la pubblicazione, anche parziale o per riassunto, degli atti di indagine contenuti nel fascicolo del pm o delle investigazioni difensive, anche se non più coperti da segreto, fino alla conclusione delle indagini preliminari ovvero fino al termine dell’udienza preliminare”. La notizia è vera e non é segreta, ma è vietato pubblicarla: i giornalisti la sapranno, ma non potranno più raccontarla. A meno che non vogliano rovinarsi, sborsando decine di migliaia di euro.
È pure vietato pubblicare, anche solo nel contenuto, “la documentazione e gli atti relativi a conversazioni, anche telefoniche, o a comunicazioni informatiche o telematiche ovvero ai dati sul traffico telefonico e telematico, anche se non più coperti da segreto”. Le intercettazioni che hanno il pregio di fotografare in diretta un comportamento illecito, o comunque immorale, o deontologicamente grave sono sempre top secret.

Bontà loro, gli unanimi legislatori consentiranno ancora ai giornalisti di raccontare che Tizio è stato arrestato (anche per evitare strani fenomeni di desaparecidos, come nel vecchio Sudamerica o nella Russia e nell’Iraq di oggi). Si potranno ancora riferire, ma solo nel contenuto e non nel testo, le misure cautelari, eccetto “le parti che riproducono il contenuto di intercettazioni”. Troppo chiare per farle sapere alla gente.
E i dibattimenti? Almeno quelli sono pubblici, ma fino a un certo punto: “non possono essere pubblicati gli atti del fascicolo del pm, se non dopo la pronuncia della sentenza d’appello”. Le accuse raccolte (esempio, nei processi Tanzi, Wanna Marchi, Cuffaro, Cogne, Berlusconi etc.) si potranno conoscere dopo una decina d’anni da quando sono state raccolte: alla fine dell’appello. Non è meraviglioso?
L’ultima parte della legge è una minaccia ai magistrati che indagano e intercettano ”troppo”, come se l’obbligatorietà dell’ azione penale fosse compatibile con criteri quantitativi o di convenienza economica: le spese delle Procure per intercettazioni (che peraltro vengono poi pagate dagli imputati condannati, ma questo nessuno lo ricorda mai) saranno vagliate dalla Corte dei Conti per eventuali responsabilità contabili. Così, per non rischiare di risponderne di tasca propria, nessun pm si spingerà troppo in là, soprattutto per gli indagati eccellenti.
A parte «Il Giornale», nessun quotidiano ha finora compreso la gravità del provvedimento. L’Ordine dei giornalisti continua a concentrarsi su un falso problema: quello del “carcere per i giornalisti”, che è un’ipotesi puramente teorica, in un paese in cui bisogna totalizzare più di 3 anni di reclusione per rischiare di finire dentro. Qui la questione non è il carcere: sono le multe. Molto meglio una o più condanne (perlopiù virtuali) a qualche mese di galera, che una multa che nessun giornalista sarà mai disposto a pagare. Se esistessero editori seri, sarebbero in prima fila contro la legge Mastella. A costo di lanciare un referendum abrogativo. Invece se ne infischiano: meno notizie “scomode” portano i cronisti, meno grane e cause giudiziarie avrà l’azienda. Mastella, comprensibilmente, esulta: «Un grande ed esaltante momento della nostra attività parlamentare». Pecorella pure: «Una buona riforma, varata col contributo fondamentale dell’opposizione». Vivi applausi da tutto l’emiciclo, che è riuscito finalmente là dove persino Berlusconi aveva fallito: imbavagliare i cronisti. Ma a stupire non è la cosiddetta Casa delle Libertà, che facendo onore alla sua ragione sociale ha tentato fino all’ultimo di aumentare le pene detentive e le multe (fino al 500 mila euro!) per i giornalisti. È l’Unione, che nell’elefantiaco programma elettorale aveva promesso di allargare la libertà di stampa. Invece l’ha allegramente limitata con la gentile collaborazione del centrodestra. Ma chi sostiene che nell’ultimo anno non è cambiato nulla, ha torto marcio. Quando le leggi-vergogna le faceva Berlusconi, l’opposizione strillava e votava contro. Ora che le fa l’Unione, l’ opposizione non strilla, anzi le vota. In vista del passaggio al Senato, cari lettori, facciamoci sentire almeno noi, giornalisti e cittadini.

 
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Le Banche andrebbero regolamentate meglio

Post n°326 pubblicato il 10 Agosto 2007 da albert.z
 
Tag: banche

Prima di fare una cosa tipo CDO, qualcuno dovrebbe intervenire per impedire un disastro in caso di insolvenza dei sottoscrittori dei mutui.

C'è troppo liberismo. In questo mondo, in cui, qualunque mafioso può diventare un manager, il popolo degli investitori è esposto alla perdita dei capitali investiti, con gravi contraccolpi sull'economia mondiale e sulla vita di milioni di persone.

Occorre un organismo internazionale che controlli meglio le attività delle banche. Ora il FMI non mette alcun limite all'inventiva da rapinatori dei banchieri americani.

Le borse risentono di ciò che avviene nel mondo. I disastri diventano planetari.

Occorre mettere un freno ai capistalisti da rapina e da sconquasso, che lucrano sul danno degli altri.

 

 
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LE BANCHE

Post n°325 pubblicato il 10 Agosto 2007 da albert.z
 

Le banche possono essere meglio dei magliari e molto meglio della mafia. Non c’è limite alla loro finanza creativa. O, meglio, il limite c’è, è il crack, la bolla, la crisi dei mercati. Quando i risparmiatori perdono tutto, allora la creatività lascia il posto alle analisi degli economisti che spiegano bene e in dettaglio, ma sempre dopo. Chi ha perso tutto, mentre li legge, sente sempre il desiderio di incontrarli di sera con una mazza ferrata.
Le banche, soprattutto americane, applicano da anni un meccanismo infernale sui mutui. Funziona così. La banca concede il mutuo a persone a rischio. Mutui “subprime” per i quali non si verifica la fonte di reddito di chi li chiede. Mutui “Alt-a” dati con una semplice dichiarazione. Più mutui, più soldi per le banche. La banca guadagna sugli interessi del mutuo, ma il rischio è alto. Perchè chi ha contratto il mutuo potrebbe non pagare. La banca allora impacchetta i mutui in fondi di investimento, un po’ come trasformare la m..da in oro.
I mutui in vendita sono chiamati Cdo, obbligazioni collateralizzate di debito. In pratica le banche vendono i debiti di persone spesso insolvibili. Con un triplo guadagno: dal mutuo, dal fondo e dall’eliminazione del rischio. I Cdo possono essere stati inseriti in teoria in qualunque fondo. L’ignaro acquirente potrebbe scoprirlo nei prossimi giorni. Infatti, il valore del mercato immobiliare statunitense è in caduta libera da mesi, gli americani non riescono a pagare più le rate, i fondi vanno a picco.
Il Cdo non si sa dove è andato a finire. In quali banche, in quali Paesi, in quali fondi. A chi tocca, tocca. E’ il capitalismo del debito, bellezza. Quello che inventa le ricchezze e distrugge i risparmiatori.

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borse in fibrillazione per mutui americani

Post n°324 pubblicato il 10 Agosto 2007 da albert.z
 

Roma, 9 ago. (Adnkronos/Ign) - Timori dalla Bce per la crisi dei mutui Usa. I banchieri centrali, infatti, sono preoccupati che possano esserci ripercussioni anche in Europa. ''Il mercato mondiale dei prestiti a elevata leva finanziaria, ivi compreso un ampio segmento europeo, - sottolinea la Bce nel bollettino di agosto - mostra alcune analogie con il mercato statunitense dei mutui ipotecari di qualità non primaria che potrebbero dar adito a timori per la stabilità finanziaria nel caso di una svolta avversa nel ciclo del credito.

In ogni caso, la Bce corre ai ripari per scongiurare un 'credit crunch' che potrebbe avere serie ripercussioni sul settore bancario del Vecchio Continente. Per questo motivo l'istituto di Francoforte ha emesso sul sistema bancario europeo liquidità per un totale di 94,841 miliardi di euro. Si tratta della maggiore emissione singola mai effettuata e la seconda dopo l'11 settembre 2001, quando nei due giorni successivi vennero immessi 109 miliardi di euro.

L'Istituto di Francoforte invita poi a ''intervenire con tempestività e fermezza per assicurare la stabilità dei prezzi nel medio periodo''. Il rincaro del petrolio, il profilarsi di vincoli di capacità e il potenziale rafforzamento della dinamica dei salari e dei costi, rileva Francoforte, ''avvalorano, unitamente ad altri fattori, la precedente valutazione del Consiglio direttivo secondo cui vi sono rischi al rialzo per la stabilità dei prezzi nel medio-periodo''. Pertanto ''è essenziale vigilare con molta attenzione per evitare che si concretizzino rischi per la stabilità dei prezzi nel medio periodo. Ciò, a sua volta, concorrerà ad assicurare che le aspettative d'inflazione a medio-lungo termine nell'area dell'euro restino saldamente ancorate su livelli coerenti con la stabilità dei prezzi''.

I governi dei paesi dell'euro, in questo contesto economico positivo, devono inoltre evitare ''politiche procicliche'' e accelerare ''il ritmo di risanamento dei conti pubblici'', ribadisce la Bce che nel bollettino di agosto evidenzia come ''gli obiettivi di bilancio, che in alcuni paesi non sono ambiziosi, non vanno ridimensionati'' mentre ''gli introiti straordinari dovrebbero essere destinati alla riduzione del disavanzo''. Il ridimensionamento dei piani di risanamento in presenza di risultati di bilancio inaspettatamente positivi comporta il rischio che si ripeta l'esperienza del 2000-2001, quando una insufficiente preparazione a un rallentamento dell'economia ha portato in breve tempo a disavanzi eccessivi''.

Nell'area dell'euro, in ogni caso, ''è proseguita una robusta crescita dell'economia nel corso del secondo trimestre'' e le prospettive ''nel medio periodo restano favorevoli''. Per quanto riguarda il contesto esterno, evidenzia l'istituto di Francoforte, ''l'espansione dell'economia è divenuta più equilibrata tra le regioni del mondo e seguita a essere vigorosa. Le condizioni esterne continuano, dunque, a sostenere le esportazioni dell'area dell'euro''. Anche la domanda interna dell'area, sottolinea la Bce, ''dovrebbe preservare il suo slancio relativamente vivace. Gli investimenti dovrebbero restare dinamici, beneficiando di condizioni di finanziamento complessivamente favorevoli, utili societari che sono stati e permangono elevati, ristrutturazione dei bilanci, nonché guadagni di efficienza delle imprese su un periodo prolungato''. I consumi, si rileva, ''saranno sostenuti dell'evoluzione del reddito disponibile reale, in un contesto caratterizzato dal perdurare di una forte crescita dell'occupazione''.

Quanto alle aspettative per la crescita del pil in termini reali nella zona euro sono state riviste al rialzo di 0,2% per il 2007 e indicano ora un'espansione del 2,7%. Per il 2008 la previsione di crescita del pil resta invece invariata al 2,3%. Le aspettative per la crescita a più lungo termine, per il 2012, sono state riviste verso l'alto di 0,1% e ora si collocano al 2,2%. I partecipanti all'Spf, inoltre, hanno rivisto al rialzo le aspettative di inflazione per il 2007 e il 2008, al 2% dall'1,9% della precedente indagine. Per il il 2009 gli intervistati prevedono che l'inflazione rimarrà al 2%.

 
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Borse sull'altalena

Post n°323 pubblicato il 10 Agosto 2007 da albert.z
 

I timori per la crisi dei mutui 'subprime' hanno contagiato anche le borse di Asia e Pacifico, che hanno reagito con un giorno di ritardo, per ragioni di fuso orario, agli sviluppi della vicenda negli Usa e in Europa. Pesanti tutti gli indici con perdite generalizzate in tutti i comparti. Sotto pressione i listini di Tokyo (-2,37%), Hong Kong (-3,15%) e Seul (-4,2%) che è apparsa come la piazza più scottata dal problema insieme a Sidney (-3,72%). Relativamente al riparo Shanghai, dove il calo è pari allo 0,8% per l'indice di riferimento.

Brivido sui mercati
MILANO - Il fantasma dei mutui 'subprime' è tornato a colpire sulle borse del Vecchio e del Nuovo Continente dopo due giorni di tranquillità che avevano fatto recuperare terreno ai vari listini. In chiusura le maggiori piazze finanziarie europee hanno recuperato parzialmente le perdite dimezzando in alcuni casi i valori negativi che a Parigi e  Stoccolma avevano superato i tre punti percentuali, 'bruciando' comunque 160 miliardi di capitalizzazione.

Nella mattinata le borse asiatiche avevano chiuso con il segno positivo con Tokyo in rialzo dello 0,83% e Hong Kong dello 0,91%, allentando le tensioni sulla crisi dei mutui 'subprime', ma già all'apertura le Borse europee avevano mostrato segnali di nervosismo anche se le previsioni peggiori su Wall Street (che tuttavia cede un punto percentuale) nel pomeriggio non si sono avverate e gli indici hanno recuperato in parte il terreno.

Nel Vecchio Continente la scintilla alle vendite è scoppiata con la notizia che la francese Bnp ha congelato 3 fondi esposti nel settore, a cui sono seguiti gli allarmi lanciati dalla Bce. L'istituto di Francoforte nel bollettino mensile diffuso oggi, ha indicato per il mercato europeo dei prestiti "alcune analogie con il mercato statunitense dei mutui ipotecari di qualità non primari che potrebbero dar adito a timori per la stabilità finanziaria nel caso di una svolta avversa nel ciclo del credito". La Bce ha inoltre immesso liquidità sui mercati per 94 miliardi di euro allo scopo di fronteggiare la crisi, mentre la Fed ha fornito 12 miliardi di dollari.  

Le parole della Banca centrale sono state interpretate dagli investitori come un invito a vendere, soprattutto i titoli del comparto bancario ed assicurativo. E così è stato, con vendite concentrate in Europa, dove l'indice Stoxx è sceso dell'1,9% e l'Euro Stoxx del 2%. I bancari sono stati maggiormente esposti alla cessione con Dexia (-5,42%), Bnp (-4,6%) e Natixis (-5,57%).

"Gli investitori  rimarranno scettici fino a quando non sarà ben chiaro se il problema, legato al mercato creditizio, che ha colpito alcune compagnie come  Bnp, avrà delle reali conseguenze economiche", ha spiegato un operatore alla Bloomberg. A Francoforte arretrano Commerzbank (-4,5%),  nonostante il raddoppio degli utili nel secondo trimestere e Deutsche Bank (-3,5%). Il calo di Ing (-3,47%) ad Amsterdam ha di fatto azzerato il guadagno della vigilia sui dati trimestrali favorevoli.

Oltre alle banche, poi, hanno sofferto i titoli assicurativi, tradizionalmente legati a doppio filo con l'andamento degli indici di Borsa, che hanno scontato l'elevata esposizione sui mercati azionari dei loro portafogli titoli. Scendono Standard Life (-6,52%) e Royal & Sun Alliance (-3,83%).  

Difficoltà anche per la svizzera Nobel Biocare (-8,4%), International Power (-4,2%) e la svedese Orkla (-12%). A Stoccolma ha chiuso in rialzo Omx (+6,5%) la società che gestisce la borsa svedese, che beneficia dell'offerta da parte del mercato finanziario di Dubai per acquistare il 25% del suo  capitale. In calo anche i titoli delle materie prime, con a Londra, dopo i recenti rialzi, sulla scia delle quotazioni dei metalli, con Salzgitter (-7,66%), Bhp Billiton (-4,18%) e Rio Tinto (-3,61%), penalizzate da vendite inferiori alle attese.   Di seguito, l'andamento dei titoli guida delle principali  borse europee.


- Londra               -1,91%
- Parigi               -2,17%
- Francoforte          -2,00%
- Madrid               -1,11%
- Milano               -1,45%
- Amsterdam            -2,47%
- Stoccolma            -2,70%
- Zurigo               -1,77%
- New York (in corso)  -1,17%
NOTIZIE ANSA

 
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COSTI ESAGERATI DELLA POLITICA

Post n°322 pubblicato il 10 Agosto 2007 da albert.z
 

Costi della politica: all'assessore 11 mila euro al mese Stipendi della Giunta, il governatore arriva a 14 mila

Undicimila euro netti al mese: questo lo stipendio medio di un assessore della Giunta regionale. Mentre il presidente, secondo nella speciale classifica nazionale dei governatori regionali, guadagna poco più di 14 mila euro, netti, per quattordici mensilità. Il viaggio dentro i costi della politica arriva in viale Trento, sede della Giunta, e tocca i vertici degli assessorati. L'autista e uno staff di sette persone fra i privilegi concessi agli assessori, mentre è ben più corposo l'ufficio del capo dell'esecutivo. Nel confronto con i rappresentanti del parlamento regionali, gli assessori perdono qualche migliaio di euro, ma certamente non possono lamentarsi.

I consiglieri regionali possono sorridere e guardare dall'alto in basso i poveri assessori. Seppure lo staff di Renato Soru se la passi abbastanza bene, con una busta paga di oltre 11 mila euro al mese, lo scalino che divide la retribuzione fra gli eletti dal popolo e gli eletti dal governatore è alto circa 5 mila euro. Al mese, si intende, e la cifra è netta, a favore dei consiglieri. E quando l'assessore è politico, nel senso che è espressione di un partito, arriva la mannaia della quota - fissa - da devolvere al partito. Regola che non valeva per Gianvalerio Sanna e ora per Eliseo Secci (la Margherita non pretende, ma non finanzia la campagna elettorale), mentre Massimo Dadea, e fino a un anno fa Tonino Dessì, targati Ds, in base ad accordi interni girano alla Quercia 2.325 euro al mese. Più forte, numeri alla mano, la trattenuta imposta dal partito della Rifondazione comunista: il 55 per cento della busta paga che ritirava Maddalena Salerno e oggi Romina Congera va al partito, regola che vale per qualsiasi altro emolumento. Rispetto ai consiglieri regionali, gli assessori non hanno i contributi previdenziali pagati e non possono contare sulle tre mensilità straordinarie concesse in via Roma, seppure la busta paga arrivi quattordici volte in un anno. Ma hanno - vedremo - la possibilità di crearsi un robusto staff personale. Autista compreso con auto blu al seguito. 

IL PRESIDENTE. Il capo della Giunta regionale guadagna di più, forte dell'indennità di consigliere regionale. La busta paga di Renato Soru "pesa" 14.644 euro, cifra netta, e nella speciale classifica fra i presidenti di Regione il nostro si piazza al secondo posto, dietro l'inarrivabile Nichi Vendola - governatore della Puglia - che si becca quasi 19 mila euro al mese. Seppure la metà va al partito, non è certo un brutto vivere. 

I DETTAGLI. Lo stipendio base di un assessore regionale è di 2.902 euro. L'indennità consiliare è di poco maggiore a quella dei consiglieri - 9.605 euro - poi c'è la diaria, 4.000 euro, alla quale si aggiungono indennità varie per circa 600 euro. Su uno stipendio lordo di quasi 18 mila euro, le trattenute superano di poco il 40 per cento, toccando quota 6700: un assessore della giunta guidata da Soru si porta a casa, al netto delle imposte, poco più di 11 mila euro al mese. 

I PRIVILEGI. Il presidente della Giunta può contare su uno staff dal numero non definito: ci sono il capo ufficio stampa e i suoi collaboratori, l'ufficio di Gabinetto è composto da nove persone, un solo dirigente è inquadrato nella squadra del governatore. Diversa è la situazione che regna negli assessorati: l'ufficio di Gabinetto di ogni assessore può contare al massimo su un capo dell'ufficio, un segretario particolare e un consulente. Tre funzionari, ai quali si possono aggiungere due addetti di segreteria e due addetti all'ufficio di gabinetto. Le nomina può deciderle direttamente l'assessore di turno, pescando all'esterno dell'amministrazione solo per i primi tre incarichi. I quattro addetti, invece, devono arrivare dalla Regione o - ma questo accade raramente - essere comandati da altri enti regionali. Se la presidenza può decidere autonomamente sulle convenzioni - tema che non ha mancato di scatenare apsre polemiche in questa legislatura fra maggioranza e opposizione - gli assessorati non possono nominare consulenti estranei al proprio staff. C'è chi ha preferito lasciare, tre assessori uno dopo l'altro, o chi si è imposto cinque anni di fedeltà al governatore. La dura - e dorata - vita dell'assessore.
ENRICO PILIA

 
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