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Proposte contro gli sprechi e i privilegi delle caste

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Costi della politica, le proposte dell'Italia dei Valori

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Parlamento pulito: no a impunita'

Basta! Parlamento pulito                                    
 

PRAGMATISMO

NO ALLE IDEOLOGIE, SI AL PRAGMATISMO.

NUOVA COSTITUZIONE COSTRUITA DAL POPOLO

PER REGOLARE I POTERI DEI PARTITI E DEI POLITICI.

NO AI PRIVILEGI DELLA CASTA DI DECIDERE IL PROPRIO STIPENDIO.

SI AL PRINCIPIO CHE TRA STIPENDIO PIU' BASSO E QUELLO PIU' ALTO

DEVE ESSERCI UN RAPPORTO FISSO.

STIPENDI DEI POLITICI IN MEDIA EUROPEA.

STIPENDIO DEL MANAGER NON SUPERIORE A 13 VOLTE

QUELLO MEDIO DELL'OPERAIO DELLA SUA AZIENDA.

NO ALLE STOCK OPTION

NO ALLA FINANZA CREATIVA, NO AI DERIVATI

 

 Questo sito non rappresenta una testata giornalistica in quanto viene aggiornato senza alcuna periodicita'. Non puo' pertanto considerarsi un prodotto editoriale ai sensi della legge n. 62 del 7.03.2001 Alcune delle immagini contenute sono prese dal web. Per qualsiasi problema fatemi sapere e verranno rimosse.

 

Messaggi di Settembre 2008

Berlusconi voleva Lufthansa

Post n°739 pubblicato il 26 Settembre 2008 da albert.z
 

Ieri

Ricordo che, a marzo, il Presidente del Consiglio Prodi e il suo predecessore Berlusconi, che per un decennio hanno colpevolmente sottovalutato la crisi gestionale della compagnia, campeggiavano in tv, il primo con una banale e tardiva dichiarazione sulle responsabilità sindacali, il secondo con una soluzione miracolosa da concretizzare, però, dopo le elezioni.

Oggi

Alitalia: Berlusconi vuole Lufthansa, che però è disposta a pagare meno di Air France. Ora è chiaro. L’Italianità non c’entrava nulla. Il vero problema è che a Berlusconi , dittatore da parodia del nostro Paese, Lufthansa interessava di più di Air France. Ma Lufthansa non era disponibile a pagare per Alitalia quanto Air France. Ed allora bisognava trovare il modo di far fallire quella trattativa. 

Ecco perciò Berlusconi brandire la spada dell’Italianità e Bonanni, dargli una mano. Questa potrebbe essere la conclusione della vicenda se risulteranno vere le indiscrezioni, secondo le quali i contatti tra Berlusconi e Lufthansa risalgono a molti mesi fa, prima delle elezioni. Sempre secondo quanto riportato dal giornale on line “Affari Italiani.it” il partner straniero di cui si è sempre parlato e che sarebbe stato coinvolto dopo la firma tra Cai, Fantozzi e le organizzazioni sindacali sarebbe stata proprio la compagnia tedesca. Solo così si può altresì interpretare la dichiarazione rilasciata oggi alle 10.30 da Bonanni: ''Ho la sensazione che un accordo con un partner straniero c'è e che lo abbiano fatto fin dal primo momento''. Il sindacalista ha ribadito la sua preferenza per Lufthansa che entri in Alitalia con quota di minoranza e vincoli di non scalabilita'.” E solo così si può interpretare l’excusatio non petita di Berlusconi che alla medesima ora dichiarava: "Sono esattamente uguali le ipotesi Lufthansa-Aifrance e British Airways come ipotesi di collaborazione e di alleanza e, eventualmente, con una partecipazione di assoluta minoranza”. Poiché l’accordo con Cai costerà ai cittadini italiani da 2,8 a 4,4 miliardi di Euro in più di quello già previsto con Air France, diviene facile concludere che Berlusconi voleva far risparmiare tale somma gigantesca non solo ai sui amici “Capitani coraggiosi”, ma anche a Lufthansa. Se così dovesse finire non credo che la Francia  sarà tanto tenera verso di noi nel prossimo futuro e forse cercherà di farcela pagare.     
Ora che tutti firmeranno, Berlusconi e Veltroni, gridano alla vittoria.
Sarebbe meglio che ricordassero i 20 anni di mala gestione dell'Alitalia che hanno permesso quando erano al governo e che il popolo li sanzionasse a dovere.
Prepariamoci per la marcia punitiva.

 
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ALITALIA: PAGA SEMPRE IL CITTADINO

Post n°738 pubblicato il 25 Settembre 2008 da albert.z
 

 

Ieri, cioè a febbraio, Airfrance comprava Alitalia, facendosi carico dei debiti, e licenziando solo 2100 lavoratori che andavano in cassa integrazione.

Oggi le rappresentanze sindacali dei piloti, degli assistenti di volo e del personale di terra, in una conferenza stampa, hanno annunciato l’intenzione di mettere a disposizione una quota parte delle retribuzioni e l’intero montante del loro TFR, pari a circa 340 milioni di euro, anche più del doppio di quanto offerto da Colaninno, per il rilancio di Alitalia.
Invece Colaninno, cioè la CAI, compra Alitalia al prezzo deciso da lui e dai suoi soci, lasciando a ciascun contribuente un debito di 800 euro e 3500 lavoratori in cassa integrazione.
Il tutto gestito da Berlusconi per favorire gli amici a spese dei cittadini, con la scusa della italianità della compagnia aerea.

 
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Gianni Letta e gli Amici

Post n°737 pubblicato il 19 Settembre 2008 da albert.z
 

Itali Airlines, una piccola società con sede, guarda caso, a Pescara, come Air One di Toto, che rientra nel Gruppo Aeroservices, dietro cui c’è il nome di Giuseppe Spadaccini.

La piccola società sarebbe interessata ad acquistare aerei dismessi da Alitalia e ad assumere piloti in esubero. Il ‘caso’ vuole che tutto riconduca questi capitani coraggiosi ad un unico, esteso giro di amici ed amici degli amici. Spadaccini risulterebbe, infatti, vicino a Gianni Letta.

Senza considerare il profilo altamente discutibile del personaggio in sé, per il fatto di operare all’interno di una società che risulta essere fallita e perché finito sotto inchiesta per associazione a delinquere finalizzata alla frode fiscale e al riciclaggio di denaro.

Se tutto ciò si rivelasse fondato, avremmo una ragione in più per ritenere che il Governo abbia affrontato la questione Alitalia andando incontro agli interessi di pochi e non certo del paese.

 
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Politico onesto

Post n°736 pubblicato il 12 Settembre 2008 da albert.z
 
Foto di albert.z

Per avere una vera democrazia tutti i politici dovrebbero essere come ANTONIO DI PIETRO.

SE VUOI PAGARE POCHE TASSE E AVERE BUONI SERVIZI OCCORRONO POLITICI CAPACI MA ONESTI.

CON CRAXI IL DEBITO E' AUMENTATO PERCHE' GLI APPALTI COSTAVANO IL TRIPLO. CON GLI ALTRI (BERLUSCONI E PRODI) COSTAVANO IL DOPPIO.

SE VUOI PAGARE IL GIUSTO, OCCORRE AL POTERE, L'UOMO GIUSTO: ANTONIO DI PIETRO.Politici disonesti e menefreghisti hanno portato l'Italia ad avere il terzo debito del mondo e hanno portato l'Alitalia al disastro.(Chi ha ridotto l’Al-Italia così? Partiti e sindacati. Gli italiani hanno la risposta sulla punta delle lingua. Sanno chi è stato, ma non gli vengono ancora le parole. La bancarotta dell’Al-Italia è un sintomo e un preludio del fallimento del Paese. I partiti e i sindacati ne sono a conoscenza. Se i libri finiscono in tribunale i responsabili dovranno rispondere. Che fallisca allora l’Al-Italia e si apra un pubblico processo contro chi l’ha distrutta. A partire dai presidenti del Consiglio presenti e passati).

OCCORREREBBE UNA PRESA DI COSCIENZA DEL POPOLO ITALIANO, INVECE BEVONO TUTTO E SI COMPORTANO COME LE PECORE.

Ci hanno tolto il diritto di scegliere il nostro deputato o senatore; ora lo sceglie per noi il segretario del partito. Si sono fatti leggi per restare ingiudicati, fanno indulti per gli amici delinquenti e stanno per fare il federalismo lasciando ai politici locali gli attuali privilegi di decidere come spendere denari pubblici senza obbedire a regole di buona amministrazione, ma rincorrendo gli elettori con sprechi inutili, consulenze balorde, sprecando denari in mille modi. Faranno mille Rome e  sarà il DISASTRO in pochi anni.

 
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FEDERALISMO LADRONE

Post n°735 pubblicato il 12 Settembre 2008 da albert.z
 

C'E' FEDERALISMO E FEDERALISMO. BISOGNA STARE ATTENTI CHE NON FACCIANO IL FEDERALISMO LADRONE. SE OGNI ENTE LOCALE HA IL POTERE SI SPENDERE A PIACERE ALLORA ANDREMO AL DISASTRO.

Nulla può essere più lontano del progetto di democrazia partecipata dei Nuovi Municipi, dal piano federalista della Lega che trasforma una Roma ladrona in tante Rome ladrone a carattere regionale.

Mentre il pensiero no global (di sx) intende rovesciare la piramide del potere aprendo ai cittadini il controllo,e in parte la gestione diretta, della cosa pubblica, aumentando la democrazia dal basso, il pensiero leghista (di dx) sembra procedere solo a nuove spartizioni territoriali che subentrino a quelle centralizzate, aumentando le risorse finanziarie e le facoltà decisionali di poteri locali, che non necessariamente sono rivolti al bene dei cittadini quanto all’accaparramento finanziario da parte di alcuni (la Sicilia o la Campania dovrebbero essere esempi sufficienti)

Il piano Calderoli zoppica da tutte le parti. Non riforma la gestione territoriale del potere allargando la democrazia, né limita il caos attuale tra competenze territoriali, polverizzate tra comune, provincia, regione, comunità montane, bacini e altri enti territoriali a piacere, non divide ruoli e compiti precisando chiare responsabilità agli occhi dei cittadini, razionalizzando gli enti inutili o doppioni o controproducenti, e non fa capire in questa selva di rimandi e di scaricabarile contro chi il cittadino dovrebbe protestare in caso di inefficienza o spreco di denaro pubblico e come la sua protesta potrebbe diventare causa di cambiamento.

Se la bretella di Mestre o la Salerno Reggio Calabria non vengono fatte, contro chi protesta il cittadino? Il Comune? La Province? La Regione? Col voto? Con "questo" voto? Con liste prefabbricate dall’alto? Con primarie ch evengono accettate solo quando collimano con le scelte superiori?

Non basta condannare Roma ladrona e parlare di federalismo fiscale e sindaci sceriffo, quando tutta l’impalcatura resta uguale, non solo la divisione estrema del potere, le concorrenze, gli antagonismi, i doppi incarichi, i clientelismi, i conflitti di interesse, la tendenza ad aumentare il numero degli uffici, dei dipendenti, degli enti..

In Italia ci sono dei partiti chiaramente e palesemente antidemocratici, che hanno agito concordemente per centralizzare il potere in una dozzina di capipartito, da cui il potere discende in mondo clientelare come da tante piovre per coprire le intere possibilità della nazione, il potere, la politica, il lavoro, le finanze, l’industria, la sanità... tutto!

Queste forze antidemocratiche si sono coalizzate benissimo tra loro, abbattendo anche qualsiasi pseudo-ideologia storica o economica di supporto, per rafforzare una struttura gerarchica di potere solidamente incentrato in Roma. Ora sembrerebbe che il federalismo la metta in crisi, ma non è così. Anch’esso è funzionale al tutto.

Alcuni esempi di questo degrado che ci porta all’ultimo posto in Europa per corruzione politica: il consolidamente di una casta di abusi e privilegi innominabili e inesistenti altrove, il crollo totale della meritocrazia, la necessità assoluta di un appoggio politico per qualsiasi passo nella vita, la dipendenza vitale di ogni branca del paese dal potere politico, la dequalificazione del referendum popolare che ormai conta come il due di picche, la liste elettorali prefabbricate dai capipartito e di loro esclusiva competenza e l’accordo bypartisan di smantellare i principi e diritti costituzionali.

Ci aggiungiamo la dominanza, accettata anch’essa in modo bypartisan, di subire i diktat di una cricca europea messa su dal Trattato di Lisbona per piegare in modo antidemocratico i diritti del nostro paese agli interessi di multinazionali (si veda ora l’introduzione forzata degli OGM pur respinti da tutti i 27 paesi dell’UE).

Parlare in queste condizioni di riforma calderoniana come di un aumento decisionale del potere dei cittadini sugli organi amministrativi diventa ridicolo.

Alla luce di una democrazia che perde colpi ogni giorno, si capisce benissimo come il federalismo leghista sia un grosso imbroglio che non farà che aumentare la confusione dilatando la macchina del potere assolutistico, ed è proprio questo che piace oggi a tutti i partiti. Non certo per noi, ma contro di noi.

Non per i nostri interessi, ma per i loro.

La Casta ci ha messo poco a vedere che ci guadagnava. Ecco perché accorrono tutti a dare appoggio alla Lega.

Col federalismo alla Calderoli non avremo nessuna democrazia in più, nessun maggiore controllo da parte dei cittadini, nessun aumento nei ricambi gestionali, ma solo un rafforzamento del sistema di potere attuale che si crea dei supporter anche più interessati.

Ma se davvero volevano aumentare la democrazia, perché non ritornano alle liste di preferenza e non moltiplicano i sondaggi popolari vincolanti e non diminuiscono il quorum dei referendum? PerchP non aumentano gli strumenti di democrazia diretta? Come in Svizzera, per es. O introduconi il referendum propositivo?

Del resto, se il sindaco resta l’anello apparentemente più democratico di questo sistema centralizzato e quello apparentemente più vicino al cittadino, basta vedere cosa è successo a Bologna per raccogliere la volontà popolare o non piuttosto imporre direttive comunque centralizzate contro la volontà degli elettori per capire qualcosa. E se questo avviene a Bologna, figuriamoci in città come Catania o Palermo. Non facciamoci illusioni: le nuove riforme non aumenteranno affatto il potere democratico dei cittadini ma rafforzeranno soltanto, con un allargamento della casta, i poteri di pochi su tutti. Il Nuovo Municipio non è questa razzia di beni pubblici. E’ un’altra cosa.

Qui al posto di una Roma ladrona ne avremo 20, ma non è che moltiplicando i ladroni ci sarà maggiore giustizia o democrazia. Ma basterebbero il sindaco Scapagnini a Catania o Cofferati a Bologna a mostrarci dove vogliono che andiamo a finire.

..

Masada 781. Cercando il bosone

hattp://www.masadaweb.org



Di : viviana vivarelli

 
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Alitalia: fateci tutti soci

Post n°734 pubblicato il 12 Settembre 2008 da albert.z
 




Ora che ne conosciamo i dettagli possiamo affermarlo con certezza: l’operazione del governo su Alitalia non è un salvataggio, ma una colossale porcata. La peggiore nella storia dei rapporti, già di per sé poco edificanti, tra un certo capitalismo di relazione e la politica. Il governo ha fatto coriandoli del codice civile, delle norme europee e di quelle antitrust.

Con questa operazione, che ripulisce Alitalia da ogni debito, da ogni elemento di rischio e lascia a questi intrepidi imprenditori soltanto la ‘ciccia’, ovvero il marchio, il monopolio delle ricchissime rotte italiane e un’importante flotta aerea, si è deciso di fare un colossale regalo a sedici famiglie amiche. Non si tratta di capitani coraggiosi, ma di imprenditori che, grazie allo Stato, campano di tariffe, appalti e debiti.

Diciamolo con franchezza: con tutto questo, il mercato e l’impresa non c’entrano proprio niente. Siamo, invece, nel campo delle più smaccate prebende di Stato. Ci rammarica profondamente, per il ruolo che svolge e per la storia personale, trovare in questa rete anche il presidente degli industriali. La cosa più vergognosa e che rende il tutto una vera e propria truffa è che il prezzo di questo regalo, tra il debito di Alitalia ed il costo sociale degli esuberi, lo pagheranno gli italiani e sarà di almeno un miliardo di euro.

E’ per questo che intendo proporre al mio partito di lanciare la campagna nazionale ‘Fateci tutti soci’. Almeno per una volta cambiamo lo spartito per cui agli italiani vanno i debiti ed a pochi privilegiati della politica i profitti. Trasformiamo Alitalia in una grande public company e istituiamo un fondo per l’azionariato popolare diffuso con quote a partire dai dieci euro: in questo modo si consentirà anche a pensionati e casalinghe di partecipare a questa abbuffata di Stato, al posto soliti noti. Quanto al Partito Democratico, speriamo che inizi a interrogarsi sull’opportunità che il figlio e socio dell’investitore più coinvolto in questa deprecabile operazione continui ad essere il ministro ombra dello Sviluppo Economico.

 
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Ripristiniamo la verità

Post n°733 pubblicato il 11 Settembre 2008 da albert.z
 

Capitolo 1: La vicenda Salamone

Comincerò dalla vicenda di Fabio Salomone, di cui pubblico la “Sentenza della Sezione Disciplinare del Consiglio Superiore della Magistratura” n. 2/98 del 16 gennaio 1998 in cui si “dichiara il dr. Fabio Salamone responsabile della incolpazione ascrittogli al capo A - vale a dire responsabile del fatto che non si fosse astenuto dallo svolgere indagini su di me- e gli infligge la sanzione disciplinare dell’ammonimento-” (così testualmente il dispositivo).

Comincio da questo provvedimento perché riguarda proprio il magistrato della Procura della Repubblica di Brescia che indagò a ripetizione su di me formulando a mio carico una miriade di accuse, poi tutte smontate dai giudici “perché il fatto non sussiste”. Certo, alla fine ho avuto giustizia ma quelle accuse furono prese e rilanciate da altri che avevano interesse a costruirmi addosso una montagna di nefandezze che non avevo commesso, con lo scopo di non rendere credibile il lavoro che avevo fatto come magistrato e quindi – per una insana proprietà transitiva – irrilevanti le porcherie che avevo scoperto nei loro confronti.

Ebbene, credo proprio che poche persone abbiano mai saputo che il Dr. Fabio Salamone doveva astenersi dall’indagare su di me in quanto io in precedenza avevo effettuato rilevante attività di indagine a carico di suo fratello Filippo Salamone, successivamente incriminato ed arrestato in altra sede per gravi delitti. Per saperne di più sulle vicende di Filippo Salamone, basta cercare in Rete (leggi "Mafia e appalti, condanna definitiva per Filippo Salamone"). Trattasi di un imprenditore siciliano che venne individuato – anche nell’ambito dell’inchiesta Mani pulite – come uno dei terminali tra le imprese mafiose del Nord e la mafia. Infatti egli è stato alla fine condannato in via definitiva a 6 anni di carcere per concorso in associazione mafiosa (insieme a Lorenzo Panzavolta della Calcestruzzi Spa, figura di spicco nell’inchiesta Mani Pulite).

In questa sede, mi interessa però far rilevare il fatto che io ho denunciato al CSM il dr. Fabio Salamone dopo – e solo dopo – che le indagini sul mio conto si erano concluse. Non volevo che si pensasse che me la prendessi con lui per non volermi sottoporre alla Giustizia né che io volessi confondere e mischiare la sua storia personale di magistrato con quella di imprenditore cosìcosì di suo fratello Filippo. Queste cose le fa chi sa di non essere innocente.
Della storia che ho appena raccontato ne ho parlato una volta con un giornalista, Piero Colaprico, cosa che il dott. Fabio Salamone non ha gradito citandoci in giudizio entrambi per diffamazione.

Allego la sentenza numero 33125 del Tribunale di Roma che invece “rigetta la domanda” del dott Fabio Salamone in quanto “deve ritenersi, nel caso di specie, l’insussistenza di una responsabilità civile non ravvisandosi un contenuto diffamatorio punibile nelle affermazioni dell’intervistato”. Carta canta!

ANTONIO DI PIETRO

 
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Capitolo 2: la questione Gorrini

Post n°732 pubblicato il 11 Settembre 2008 da albert.z
 

In questi anni, molti si sono divertiti e molti hanno avuto interesse a criminalizzarmi a seguito di un’inchiesta svolta nei miei confronti nel 1995 dai magistrati di Brescia (specie il dr. Salamone di cui ho parlato nel primo capitolo) e riguardante i miei rapporti con il dr. Gorrini, avvenuti oramai oltre 20 anni addietro. Secondo l’accusa, io avrei preteso da Gorrini:

-un prestito di 100 milioni, senza interessi;
-la cessione gratuita di una autovettura Mercedes;
-l’affidamento a mia moglie (che fa l’avvocato) di cause della Maa Assicurazione riguardante sinistri stradali;
-il ripianamento dei debiti contratti alle corse dei cavalli da Eleuterio Rea, persona che avrei pure favorito all’epoca in cui egli divenne Capo dei Vigili di Milano.

In tutti questi anni, le suddette accuse mi sono state rinfacciate in ogni occasione, come se avessi davvero commesso i reati in questione. Anzi tutti oramai le danno per acquisite.

Ebbene, pubblico la sentenza di primo grado n. 189 del 29.03.96 del GIP di Brescia (allego il documento integrale diviso in pagine: indice - 1-20 - 21-41 - 42-62 - 63-83 - 84-104 - 105-134), in cui - dopo una meticolosa ricostruzione di tutti gli avvenimenti in ben 132 pagine fitte fitte di motivazione - il giudice così conclude : “dichiaro non luogo a procedere nei confronti di Di Pietro Antonio in ordine ai reati ascritti perché i fatti non sussistono”. Per intenderci, le accuse sopra menzionate – e di cui giornalisti prezzolati e politici interessati si sono riempiti la bocca in tutti questi anni per denigrarmi – semplicemente “non sussistono”. Come a dire che – se fossi stato accusato di omicidio – il morto sarebbe in realtà vivo.

Non basta. Anche la Corte di Appello di Brescia, investita della questione dalla Procura, ha confermato senza riserve la sentenza del GIP. Pubblico la sentenza d’Appello n. 829/97 del 9 luglio 1997 della Corte di Appello di Brescia (allego il documento integrale diviso in pagine: indice - 1-20 - 21-31 - 32-42 - 43-53 - 54-64 - 65-75 - 76-86 - 87-97 - 98-107), anch’essa preceduta da una motivazione di oltre 100 pagine.
Per una più comoda lettura, invito a seguire gli appositi indici, sia della sentenza di primo grado che della sentenza d’appello dei rispettivi quel documenti.

A questo punto, vi chiederete: ma perché allora Gorrini ha accusato ingiustamente Di Pietro? Se lo è chiesto anche il Giudice ed al riguardo ha scritto l’apposito capitolo 9°, significativamente intitolato “le reticenze, gli interessi, i legami di Gorrini”. Sono ben 29 pagine di “cruda verità” (da pag. 71 a pag. 99 della prima sentenza), finora sostanzialmente inedite, che da sole dovrebbero bastare per far capire (a chi ne ha voglia ed è scevro da preconcetti di qualsiasi natura) che cosa all’epoca è stato messo in piedi – e chi lo ha fatto e perché – per fermare Mani Pulite.

Sull’analisi di queste 29 pagine di motivazione giudiziaria tornerò a parlare in uno dei prossimi capitoli di questa storia a puntate. Per ora mi basta segnalare il seguente passo della sentenza del GIP: “…scaturisce il fondato sospetto che lo stesso (Gorrini) abbia volutamente alterato i contenuti reali dei rapporti con Di Pietro, strumentalizzandoli per interessi propri e di altri personaggi inquisiti dall’ex magistrato che finalmente potevano vedere nella vesta di accusato il loro acerrimo accusatore…” (vedi pag. 84 sentenza primo grado).

Già, ma chi sarebbero questi altri personaggi? Si legge a pag. 72 della stessa sentenza: “…Gorrini…si era presentato dopo essersi rivolto nel settembre 94 a Berlusconi Paolo, imputato in vari procedimenti della c.d. Tangentopoli promossi da Di Pietro e dal Pool Mani Pulite, al Berlusconi avendo fornito copia di un promemoria datato 4.10.1994, contenente le accuse…(a Di Pietro)”.

Si legge, inoltre, a pag. 89 sempre della stessa sentenza: “…Il Gorrini ha narrato che aveva contattato Berlusconi e Cusani (quello del processo Enimont) indicati come "i due marpioni là" onde "far loro presente in quale situazione loro mi avevano coinvolto…".

Insomma, risulta per tabulas che Gorrini, prima di recarsi dagli inquirenti a raccontare una vicenda non vera, aveva in qualche modo concordato la storia con Paolo Berlusconi. Allora è forse il caso di ritornare al tipo di indagini di cui mi stavo occupando nella rovente estate del ‘94. Avevo da poco chiesto l’arresto di Paolo Berlusconi per la vicenda delle tangenti alla Guardia di Finanza…il fratello Silvio (che poi sarà inquisito pure lui per gli stessi fatti) era Capo del Governo e promulgò il decreto Biondi con cui venivano fermate le nostre indagini…io e gli altri del Pool ci appellammo al paese…nel frattempo dalla Svizzera stavano arrivando rogatorie compromettenti… proprio il giorno in cui Gorrini datava il suo promemoria accusatorio per Paolo Berlusconi, io presentavo all’udienza del processo Enimont le carte che mi erano arrivate dai colleghi Svizzeri sul conto All Iberian (che, per chi non lo ricorda, era il conto estero su cui transitò il denaro dal Gruppo Berlusconi a Craxi, anche in relazione alla vicenda per cui poi furono condannati Previti e Squillante).

ANTONIO DI PIETRO

 
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ABOLITO IL REATO DEL COLPO DI STATO

Post n°731 pubblicato il 10 Settembre 2008 da albert.z
 

Una modifica del Codice Penale abolisce il reato di colpo di Stato. E’ successo due anni fa, con il penultimo governo dello psiconano. Ma nessuno se ne è accorto. Lo ammetto, neppure io. Giornali e televisioni ripieni di giornalisti e direttori piduisti neanche. Si sono voltati dall’altra parte di fronte allo stravolgimento dell’articolo 283.
Dal 2006 partiti, massonerie coperte e organizzazioni criminali possono fare un colpo di Stato senza conseguenze. Purchè non usino 'atti violenti'. Lo possono fare con la corruzione, con l’informazione deviata, con i criminali in Parlamento sottratti alla scelta elettorale per l’abolizione della preferenza.
Questi, sia i PDL che i PDmenoelle, si sono cautelati per il futuro. Metti che le cose cambino. Che in Italia si affermi la democrazia. E che qualcuno chieda conto a questi impuniti delle loro azioni, anche del colpetto di Stato che hanno già fatto. In quel caso si appelleranno al nuovo Codice Penale, il Codice P2, in nome della giustizia.

Caro Beppe,
il 13 marzo 2006 sono stati modificati vari articoli del Codice Penale riguardanti gli attentati allo Stato. Di sicuro il paese sentiva un gran bisogno di queste modifiche. La più interessante è la quella dell'articolo 283 del Codice Penale. Così recitava:
'Chiunque commette un fatto diretto a mutare la costituzione dello Stato, o la forma del Governo, con mezzi non consentiti dall'ordinamento costituzionale dello Stato, è punito con la reclusione non inferiore a dodici anni.' E' stato modificato in: 'Chiunque, con atti violenti, commette un fatto diretto e idoneo a mutare la Costituzione dello Stato o la forma di governo, è punito con la reclusione non inferiore a cinque anni'."
Con atti violenti, non attraverso il partito di cui è padrone o corrompendo parlamentari attraverso le loro amanti. Preparati al Golpe, ma non temere se non ci saranno 'atti violenti', sarà perfettamente 'legale'. Per pura coincidenza ricordo che l'articolo 283 è quello che fece processare la P2."

Ps: Il 25 aprile 2008 le televisioni di tutto il mondo hanno ripreso il V2 day. In Italia lo ha ripreso in circuito chiuso solo la Digos. La televisione australiana ha trasmesso un servizio di un’ora. Anche gli aussie sanno cosa succede nel Bel Paese. Ho estratto e sottotitolato dieci minuti di trasmissione. E’ uno spettacolo!

 
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Guinzaglio ai giudici, museruola ai cronisti

Post n°730 pubblicato il 06 Settembre 2008 da albert.z
 

intercetta_2.jpg

"Il lupo perde il pelo ma non il vizio". Ancora una volta Berlusconi si accinge a prendere un altro provvedimento in materia di giustizia. E, ancora una volta, lo fa per tutelare i suoi privati interessi (vedi vicenda Saccà) e per frenare, in ogni modo e ad ogni costo, le attività di indagine dei magistrati (noi forse non ancora sappiamo il perché, ma evidentemente lui lo sa bene).
Ora Berlusconi vuole impedire ai magistrati – salvo che per alcuni casi particolari – di utilizzare le intercettazioni telefoniche durante le loro indagini. Non solo. Vuole anche impedire che i giornali possano informare adeguatamente l’opinione pubblica su ciò che i potenti di Stato si dicono al telefono, quando vengono intercettati.

Per cercare il consenso parlamentare anche da parte dell’opposizione, ha lasciato prima che Panorama (giornale di famiglia) pubblicasse alcune intercettazioni telefoniche su Prodi e poi gli ha espresso solidarietà, dicendo che queste cose non si fanno. Insomma, con una “faccia di bronzo” senza pari, prima ha dato una coltellata e poi ha detto che gli dispiace!

Con tutti i problemi economici e finanziari in cui versa il paese e con la maggior parte degli italiani che non riescono ad arrivare a fine mese, Berlusconi anche quest’autunno vuole tenere occupato il Parlamento e l’opinione pubblica su questioni di nessun reale allarme sociale (semmai ad allarmarsi è solo chi non vuol far sapere che cosa ha spiattellato al telefono). Anzi, proprio la riduzione della possibilità di fare intercettazioni potrà creare maggiore allarme sociale. Infatti i primi ad approfittarne saranno i delinquenti che torneranno a dirigere i loro traffici anche via telefono. Inoltre d’ora in poi non si potrà nemmeno più venire a conoscenza dei loro sporchi affari. Per intenderci, se già fosse vigente e funzionante questa nuova legge sulle intercettazioni che vuole fare Berlusconi, nessuno avrebbe saputo niente su casi come Telecom, Cuffaro, Mastella, Del Turco, Calciopoli, Bancopoli e compagnia bella.

La giustificazione formale di tale decisione sarebbe l’abuso che si fa da parte dei giornalisti nel pubblicare le intercettazioni telefoniche ancora coperte da segreto istruttorio. Ma per fatti del genere il reato c’è già. L’art. 326 del codice penale prevede il reato di rivelazione e utilizzazione di segreti di ufficio da parte del pubblico ufficiale (es. magistrato, poliziotto, cancelliere, etc) o dell’incaricato di pubblico servizio (es. centralinista, trascrittori, ausiliari vari). Ed anche la pena non è indifferente: da 6 mesi a tre anni (peraltro insieme al giornalista che concorre nel reato). Si ritiene troppo bassa questa pena? Bene, aumentiamola allora (però solo per i pubblici ufficiali e gli incaricati di pubblico servizio e non anche per il giornalista che fa il suo mestiere in quanto - se lui pubblica un atto segreto coperto da segreto istruttorio - vuol dire che a monte c’è stato qualcuno che glielo ha dato e non poteva né doveva darglielo).

Ma l’esigenza di tutelare la privacy che c’azzecca con la volontà di impedire ai magistrati di utilizzare le intercettazioni per fare le indagini? Sarebbe come dire che – siccome capita qualche volta che un chirurgo usi il bisturi per ammazzare la moglie – bisogna impedire d’ora in poi ai chirurghi di usare il bisturi in sala operatoria.
E poi, una cosa è tutelare la privacy fino a quando l’interessato non sia ancora stato messo a conoscenza delle sue telefonate intercettate, altra è impedire ai giornalisti di rendere noti all’opinione pubblica – una volta messi a conoscenza dell’interessato – i risultati delle indagini. Per dire, è certamente meglio che si sia saputo – attraverso la lettura delle intercettazioni telefoniche contenute nel provvedimento restrittivo - le ragioni per cui Del Turco o la sig.ra Mastella sono stati arrestati (così almeno l’opinione pubblica se n’è fatta un’idea).

La verità è molto più banale: si vuole, ancora una volta, approfittare di una questione reale (la pubblicazione anzitempo di talune intercettazioni telefoniche) per raggiungere un obiettivo immorale, piduista e fascista: mettere il bavaglio alla magistratura e la museruola alla libera informazione.
Di fronte a tutto ciò, noi dell’Italia dei Valori non vogliamo restare a guardare, anche perché non condividiamo l’annunciato ammiccamento, anche su questo tema, da parte di molti esponenti del Partito Democratico.

Per questo, sfidiamo il Governo Berlusconi e la sua maggioranza ad approvare subito quest’altra legge della vergogna. Così, subito dopo –contestualmente al referendum sul Lodo Alfano che abbiamo già attivato – attiveremo una raccolta di firme anche per promuovere un referendum contro la “legge-strozzaindagini”. Lo sfidiamo soprattutto a “non buttare il sasso e ritirare la mano”. Se davvero Berlusconi è convinto che questa è una legge che i cittadini italiani vogliono, non si nasconda dietro l’invito agli elettori di non andare a votare. Dica loro di andare ed esprimere liberamente il proprio pensiero. Voglio proprio vedere chi ha più ragione!

 
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LOTTA AI PEDOFILI

Post n°729 pubblicato il 04 Settembre 2008 da albert.z
 

MALEDETTA PEDOFILIA.
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