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Proposte contro gli sprechi e i privilegi delle caste

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Costi della politica, le proposte dell'Italia dei Valori

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Parlamento pulito: no a impunita'

Basta! Parlamento pulito                                    
 

PRAGMATISMO

NO ALLE IDEOLOGIE, SI AL PRAGMATISMO.

NUOVA COSTITUZIONE COSTRUITA DAL POPOLO

PER REGOLARE I POTERI DEI PARTITI E DEI POLITICI.

NO AI PRIVILEGI DELLA CASTA DI DECIDERE IL PROPRIO STIPENDIO.

SI AL PRINCIPIO CHE TRA STIPENDIO PIU' BASSO E QUELLO PIU' ALTO

DEVE ESSERCI UN RAPPORTO FISSO.

STIPENDI DEI POLITICI IN MEDIA EUROPEA.

STIPENDIO DEL MANAGER NON SUPERIORE A 13 VOLTE

QUELLO MEDIO DELL'OPERAIO DELLA SUA AZIENDA.

NO ALLE STOCK OPTION

NO ALLA FINANZA CREATIVA, NO AI DERIVATI

 

 Questo sito non rappresenta una testata giornalistica in quanto viene aggiornato senza alcuna periodicita'. Non puo' pertanto considerarsi un prodotto editoriale ai sensi della legge n. 62 del 7.03.2001 Alcune delle immagini contenute sono prese dal web. Per qualsiasi problema fatemi sapere e verranno rimosse.

 

Messaggi di Ottobre 2009

I BURATTINAI SONO SEMPRE AL SERVIZIO DEL PADRONE

Post n°1018 pubblicato il 31 Ottobre 2009 da albert.z
 
Foto di albert.z

La macchina del fango partita da Milano
come un manuale di killeraggio politico

Alfonso Signorini direttore di CHI

di GIUSEPPE D'AVANZO

 

Le cose stanno così. Quei carabinieri che aggrediscono Piero Marrazzo in un appartamento privato, in compagnia di un viado, non sono canaglie a caccia di un bottino.

Non stanno preparando un'estorsione contro il governatore. Stanno raccogliendo il "materiale" per un ricatto che sarà utilizzato da altri, in altro modo, in un'altra città, con un altro obiettivo da quello del denaro (si è mai visto un estorsore che rinuncia al prezzo dell'estorsione?). Sono canaglie che forse bisognerà cominciare a definire rat-fuckers, come si chiamavano tra loro, orgogliosi, gli operativi dell'affare Watergate. Schiacciano con violenza Marrazzo contro un muro. Lo obbligano a calarsi i pantaloni. Lo fotografano. Trasferiscono il video a Milano.

E' Milano, con la sua industria editoriale, la scena del delitto. Perché è solo lì che quelle immagini possono trovare la mano che le pubblica. È da questo momento che l'affaire mostra un significato pubblico e un senso politico che rende oziosa, peggio incoerente con i fatti, la tiritera "chi di sesso ferisce, di sesso perisce". Che cosa succede? Qualcosa che - niente di più, niente di meno - si può leggere nei manuali di un "assassino politico". Il political hitman deve uccidere ma non lasciare la sua impronta. Così si deve "provocare una fuga di notizie verso i media rimanendo al di fuori della mischia mentre l'avversario viene tempestato da rispettabili giornalisti". Accade nel nostro caso. Le immagini vengono proposte a Oggi. La direzione (Andrea Monti, Umberto Brindani) le rifiuta. Bisogna venire allo scoperto, allora. Accettare il rischio di compromettersi. È questo il momento in cui la scena s'illumina e appaiono al proscenio i protagonisti, le comparse, il mattatore. Nel primo atto, il protagonista assoluto è Alfonso Signorini. Che soltanto una irresponsabile ingenuità potrebbe far definire semplicemente "il direttore di Chi". A leggere le testimonianze di un carabiniere canaglia, di un fotografo, della titolare della Photo Masi che ha l'incarico di commercializzare il video del ricatto, Signorini è il padrone del gioco. Riceve in Mediaset e tratta in Mondadori. Dispone per l'intera gamma dei periodici del gruppo editoriale. Lo dice con chiarezza, nei giorni successivi, informando costantemente Silvio Berlusconi.

E' esplicito uno dei carabinieri canaglia, Antonio Tamburrino: "A me fu detto che Signorini ne avrebbe dovuto parlare con Silvio Berlusconi". E' un fatto che Signorini è il playmaker in quella compagnia e nell'affaire. Consiglia, indica, sollecita. Combina non soltanto le scelte dei direttori dei media berlusconiani, sovraordinato a Vittorio Feltri, capataz del giornale di famiglia, ma anche delle testate del gruppo Angelucci (Libero, il Riformista). Organizza un incontro di Photo Masi con il direttore di Libero, Maurizio Belpietro, il 12 ottobre. Due giorni dopo, Signorini combina un breafing tra Carmen Masi e Angelucci. Dice la Masi: "Angelucci visiona il filmato, si dimostra interessato, promette una risposta entro le ore 19 della stessa sera. Ho informato Signorini. Verso le 17, mi ha contattato telefonicamente. Mi ha detto di fermare tutto perché Panorama era molto interessato al tutto e dovevano decidere chi doveva pubblicare il tutto".

Mente dunque Signorini quando, con voce rotta di falso sdegno, protesta (è storia di qualche giorno fa) che "lui e soltanto lui ha deciso di non pubblicare le immagini di Marrazzo". Sua è la guida della "macchina". Chi ne decide direzione, percorso e velocità non è Signorini. E', come appare chiaro nel secondo atto di questa vicenda, Silvio Berlusconi, il mattatore. Sa del video, lo vede, lo valuta. Misura le convenienze per due settimane (5/19 ottobre). E' più utile pubblicarlo subito o conservarlo per tempi politicamente più opportuni? Il 19 ottobre, l'imprevisto. Lo informano che i carabinieri sono a caccia di un "video del presidente". Berlusconi comprende che non può starsene con quelle immagini sul tavolo: il "presidente" non è lui, ma quel disgraziato di Marrazzo. Lo chiama, gli dice che deve comprarselo in fretta, il video. Signorini lo aiuterà, ma - se è vero quel che riferisce lo staff del governatore a Esterino Montino (oggi governatore vicario) - aggiunge: "Rivolgiti a Giampaolo Angelucci, ti libererà dai guai". Il capo del governo non rinuncia agli utili. Con quella mossa, sa di poter avere in futuro la piena disponibilità del destino di Marrazzo. Per intanto, consegna il governatore, commissario straordinario alla sanità, al maggiore imprenditore regionale della sanità privata. Sempre ci sono anche gli affari, propri e degli amici, nelle manovre del capo del governo. Non è il solo contatto del premier con Marrazzo. Il 21 ottobre, il Cavaliere comunica al governatore che è tutto finito, i carabinieri sono ormai in azione, hanno arrestato i furfanti e stanno perquisendo la redazione di Chi. Esterino Montino, che è lì accanto a lui, vede Marrazzo sbiancare come per un malore. Bisogna ora dire quel che vediamo. Furfanti delle burocrazie della sicurezza incastrano un politico. Le immagini, estorte con la violenza in un appartamento privato, vengono consegnate a un alto funzionario (Signorini) di un sistema editoriale (Mondadori, Mediaset e indirettamente Tosinvest di Angelucci) governato direttamente da un proprietario che è anche presidente del consiglio. E' una macchina organizzata per seppellire nel fango chiunque osi dissentire.

Quel che accade in via Gradoli, ha dunque la stessa rilevanza di un prologo, in questa storia. Con buona pace di chi, come Giuliano Ferrara, parla di "deriva sessuofobica". L'affaire Marrazzo non è una storia di sesso e il sesso non è il focus della storia. L'affaire ci espone, nei suoi ingranaggi, una "macchina del fango" di cui già avevamo avvertito la pericolosità. E' la "macchina del fango", il cuore di questa storia. Il sesso l'alimenta. Le abitudini private di un ceto politico, amministrativo, professionale, imprenditoriale sono o possono diventare il propellente di un dispositivo di dominio capace di modificare equilibri, risolvere conflitti, guadagnarsi un silenzio servile, azzittire e punire chi non si conforma, mettere in fuori gioco o espellere dalla competizione politica gli avversari.

L'affaire Marrazzo svela, come meglio non si potrebbe, le pratiche e le tecniche di un potere che, per volontà e per metodo, abusa di se stesso mostrandosi come pura violenza. Nessuno può meravigliarsene. Berlusconi, come gli autentici bugiardi, lascia sempre capire che cosa ha in mente perché - sempre - dice quel che fa e fa quel che dice. Scombussolato dalla "crisi di primavera" quando salta fuori la "commistione tra boudoir e selezione della classe dirigente politica", arruffato da una minorenne che confessa come e quando "Papi" gli ha promesso o la ribalta dello spettacolo televisivo o un seggio in Parlamento come custode della volontà di quel popolo sovrano evocato in ogni occasione, Berlusconi in luglio riordina le idee e lancia la "campagna di autunno". Cambia squadra. Vittorio Feltri al Giornale. Belpietro a Libero. Signorini su tutti. Gli avversari, veri o presunti, sono colpiti come birilli. Accade al giudice Mesiano, spiato e calunniato dalle telecamere di Canale5. Accade al direttore dell'Avvenire, Dino Boffo, colpevole di aver dato voce all'imbarazzo delle parrocchie per la vita disonorevole del premier. Accade al presidente della Camera, Gianfranco Fini, minacciato di "uno scandalo a luci rosse" perché responsabile di un civile dissenso politico. Accade a Veronica Lario, moglie ribelle dipinta come un'adultera. È accaduto ora a Marrazzo, ma quanti ora temono che possa accadere anche a loro? Altro che le puzzette al naso di chi ancora ci annoia con lo sproloquio sul gossip. Non parliamo di letto, di pubblico/privato e ormai nemmeno più di trasparenza e fragilità della responsabilità pubblica. Discutiamo di libertà.
 
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SECONDO UN PENTITO ANGELO ALFANO...

Post n°1014 pubblicato il 30 Ottobre 2009 da albert.z

HA AVUTO I VOTI DEI MAFIOSI. LI AVEVA CHIESTI IL PADRE PER IL FIGLIO, CANDIDATO ALLE ELEZIONI.

IL PENTITO Ignazio Gagliardo: "Abbiamo visto Angelino Alfano parlare in televisione e dire che la mafia fa schifo". Poi aggiunge che il padre del ministro - un insegnante conosciuto ad Agrigento come notabile della locale corrente fanfaniana - "aveva chiesto ai boss voti per Angelino".

VEDI L'ESPRESSO:

http://espresso.repubblica.it/dettaglio/langelino-custode/2113297&ref=hpsp

 

 

 
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POESIA D'AMORE

Post n°1012 pubblicato il 30 Ottobre 2009 da albert.z
 
Tag: AMORE

C'è chi vanta la propria nascita, chi l'ingegno,
chi la ricchezza, chi la forza fisica,
chi il vestire alla moda, anche se stravagante,
chi vanta falchi e cani e chi i cavalli.

Ognuno ha un suo diletto particolare
in cui trova una gioia superiore al resto;
ma queste piccolezze non fanno per me:
io ne possiedo uno che li trascende.

Il tuo amore vale per me più che nobile nascita,
è più ricco di ricchezze, è più superbo di costosi abiti,
è più dilettevole dei falchi o dei cavalli

e avendo te, di ogni vanto umano io mi glorio:
Sono sfortunato solo in questo, che tu puoi togliermi
ogni cosa e far di me l'essere più misero.

by William Shakespeare

 
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L'acqua deve rimanere pubblica

Post n°1011 pubblicato il 30 Ottobre 2009 da albert.z
 
Tag: acqua

29 Ottobre 2009




Autore Paolo Brutti Paolo Brutti

Sull'acqua e sulla gestione dei sistemi idrici la posizione dell'Italia dei Valori è che essa deve rimanere pubblica, come si addice ad un bene essenziale, che non può essere ridotto ad una merce. Questo senza se e senza ma.

Per questo è necessario sollevare la più ferma protesta e adoperarsi per far crescere la mobilitazione popolare, avverso la conclusione della discussione in Commissione al Senato della conversione in legge del decreto 135 del 2009, che suona come una campana a a morto per la gestione pubblica dell'acqua. Il 3 novembre la legge di conversione del decreto sarà in aula e, se lo approveranno, la gestione di tutto il sistema idrico, in poco più di un anno sarà in mano ai privati.

Già oggi, infatti, la pubblicità della gestione dell'acqua è molto compromessa, a conseguenza della legge 133 del 2008, che fu uno dei primi provvedimenti e tra i più sciagurati del governo Berlusconi. Da allora la gestione dell'acqua può essere affidata al mercato, come se si trattasse non di un bene pubblico ma di servizio con rilevanza economica. Pur tutta via era data facoltà alle amministrazioni locali e ai loro consorzi di poter esercitare questa gestione attraverso società interamente pubbliche e sulle quali l'ente locale o il consorzio esercitasse, però, un indirizzo e un controllo come se si trattasse di un suo ufficio interno o una municipalizzata.

Era una situazione precaria e sempre in bilico verso la caduta del servizio idrico nelle mani dei privati, ma attraverso questa facoltà molte amministrazioni, nel nord e nel centro dell'Italia, hanno potuto mantenere la gestione pubblica dell'acqua. Si erano distinti in questa “resistenza” alla privatizzazione del servizio idrico anche molti comuni amministrati dalla Lega.

Ora, nel testo approvato in commissione, questi affidamenti a società interamente pubbliche vengono fatti decadere improrogabilmente nel 2011 a meno che l'amministrazione locale non ceda il 40% delle sue quote nella società a soggetti privati, che ne prendono in mano la gestione. Come dire che si salvano le gestioni pubbliche a patto che esse finiscano in mano ad un privato, magari molto ben ammanicato con gli amministratori compiacenti.

Dove erano i parlamentari della Lega, mentre prima alla Camera o adesso al Senato il loro Governo eliminava ogni possibile sopravvivenza di gestione pubblica dell'acqua? Festeggiavano alle sorgenti del Po' mentre l'acqua delle loro valli diventava un lucroso affare e un ulteriore pesante aggravio dei bilanci delle famiglie?

 
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Rondò Veneziano

Post n°1009 pubblicato il 30 Ottobre 2009 da albert.z

 
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POLITICI CRIMINALI SARANNO SEMPRE INNOCENTI

Post n°1008 pubblicato il 29 Ottobre 2009 da albert.z

 

CON I TRUCCHI, PER SALVARE BERLUSCONI DALLE CONDANNE SICURE, I CRIMINALI POLITICI SARANNO SEMPRE INNOCENTI. PEGGIO DELLA PRIMA REPUBBLICA. INSORGIAMO!!!

http://www.repubblica.it/2009/10/sezioni/cronaca/processo-mills/lodo-ghedini/lodo-ghedini.html

 E' INCONCEPIBILE E ANTICOSTITUZIONALE, CHE VI POSSA ESSERE QUALCUNO CHE SFUGGE ALLA GIUSTIZIA PERCHE' RIESCE A FARSI DELLE LEGGI PER EVITARE I PROCESSI DI APPELLO! CIOE' PER EVITARE LA SENTENZA.

INSORGIAMO ACONTRO QUESTA INGIUSTIZIA, DEGNA DI UN SATRAPO ORIENTALE.

 

 IL 5 DICEMBRE 2009 TUTTI A ROMA, IN PIAZZA NAVONA PER UNA MANIFESTAZIONE DI PROTESTA ORGANIZZATA DAI BLOGGERS DELLA RETE. NOTIZIE SU FACEBOOK, E SUI SITI DI IDV.

ADERIAMO TUTTI !!!

 

 

 
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STIMOLARE LA DOMANDA

Post n°1007 pubblicato il 23 Ottobre 2009 da albert.z
 
Foto di albert.z

LE PICCOLE E MEDIE IMPRESE SONO IN SOFFERENZA. BISOGNA FARE QUALCOSA PERCHE', SE CHIUDONO, VANNO SUL LASTRICO ANCHE I LAVORATORI. OLTRE AD UNA RIDUZIONE DELL'IRAP, SAREBBE OPPORTUNO UNA RIDUZIONE DELLE TASSE DEI LAVORATORI A REDDITO FISSO, IN MODO CHE QUESTI SOLDI SIANO SPESE PER I CONSUMI.

PURTROPPO ABBIAMO UN DEBITO PUBBLICO ENORME, FUORI MISURA, COLPA DEI GOVERNANTI, SIA DEGLI ANNI '80 CHE DI OGGI.

TROPPA EVASIONE FISCALE E TROPPI SOLDI SONO FINITI ALL'ESTERO. NON TORNERANNO NEMMENO CON LO SCUDO FISCALE, DATO CHE POTRANNO CONDONARE E TENERLI IN QUALCHE FIDUCIARIA. IL MISERO GETTITO DI 5 MILIARDI PREVISTI NON RISOLVERA' I PROBLEMI.

L'UNICA COSA DA FARE SAREBBE INASPRIRE LE PENE PER GLI EVASORI, MA DIFFICILMENTE QUESTA MAGGIORANZA LO FARA', DATO CHE SI SOSTIENE CON IL LORO VOTO.

GLI IMPRENDITORI ONESTI SONO CONTRARISSIMI ALLO SCUDO FISCALE, IN QUANTO PREMIA CHI HA COMMESSO REATO, MENTRE CHI E' STATO ONESTO NON HA VANTAGGI E SUBISCE I DANNI DELLA CONCORRENZA SLEALE.

BISOGNEREBBE CHE FOSSE GIA' IN FUNZIONE IL FEDERALIUSMO FISCALE, PER ELIMINARE GLI SPRECHI. NELLE REGIONI DEL SUD UNA SIRINGA COSTA TRE VOLTE RISPETTO AL NORD E COSI' TUTTO IL RESTO.

SE CI SOSSE STATO IL FEDERALISMO IL DEBITO PUBBLICO SAREBBE ASSAI MINORE, SAREBBE NELLA NORMA EUROPEA.

SIAMO SEMPRE ALL'ANNO ZERO. SI PERDE TEMPO PER RISOLVERE I GUAI DI BERLUSCONI E SI TRASCURA IL PAESE.

 

 VEDI:

http://dipeco.economia.unimib.it/persone/stanca/economet/tesine/EcB02g2.pdf

 

 http://www.agoravox.it/Il-debito-pubblico-continua-a.html

 

 
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CONTRO IL NUCLEARE

Post n°1006 pubblicato il 22 Ottobre 2009 da albert.z
 

"Sogna e sarai libero nello spirito, lotta e sarai libero nella vita..."
Inseguo il sogno di essere vivo. La cosa più bella che è sto sognando insieme a voi...sono i nostri sogni, i nostri desideri,le nostre speranze che ci fanno vivere l'oggi e ci proiettano nel domani, senza di essi non ci sarebbe nessuna realtà che varrebbe la pena di vivere...che varrebbe la pena di lottare.

 
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STORIA DI ERRORI CONTRO LA DEMOCRAZIA

Post n°1005 pubblicato il 22 Ottobre 2009 da albert.z
 

Caro Bettino, grazie di cuore

anniversario.jpg

Martedì 20 ottobre, Roma, centro del potere politico, si sveglia con la cornice di centinaia di manifesti che ricordano il 25° anniversario del salvataggio della Fininvest da parte di Bettino Craxi, che legalizzò la trasmissione locale delle tre reti Fininvest a livello nazionale.

Il manifesto porta la firma dell’Italia dei Valori.
Questa campagna, supportata dai già menzionati manifesti, è un invito alle istituzioni e alla politica sana a sciogliere un sodalizio tra Silvio Berlusconi, tessera P2 1816, ed i governi che si sono susseguiti dal 1984 ad oggi, tra i quali si distinsero negativamente la DC di Andreotti, l’Ulivo di Prodi, i Ds di D’Alema, oltre a quelli del diretto interessato Berlusconi. Tutti i governi dal 1984, uno dopo l’altro, hanno supportato con leggi specifiche (Mammì, Meccanico, Gasparri), o con l’indifferenza, il più colossale furto perpetrato ai danni dello Stato per lo sfruttamento di una risorsa pubblica: l’etere.

Una storia nata come uno dei tanti casi di clientelismo a pagamento e degenerata in una “fusione nucleare fuori controllo” che ha prodotto un mostruoso conflitto d’interessi capace di cambiare le sorti e la storia del Paese.

Cumulando ricchezze illimitate, attraverso il boom della pubblicità, un piccolo imprenditore milanese ha potuto comprare e corrompere tutto ciò che gli era da ostacolo nel raggiungimento della Presidenza del Consiglio, e ci è riuscito per ben quattro volte, col voto degli italiani.

Con una posizione dominante nel mercato della pubblicità non bisognava avere nessuna dote imprenditoriale, bastava solo avere degli ottimi legali e molti conti offshore per ungere le ruote giuste nella capitale, tre elementi che il fiuto di un immobiliarista si procurò in breve tempo.

Nel 1999, prima che D’Alema fissasse il canone delle concessioni alla quota dell’1% di Rti, società minore intestataria di tali concessioni, la Fininvest retrocedeva poco più di mezzo miliardo per ognuna delle tre reti televisive. Contemporaneamente Publitalia cresceva di mille miliardi nel triennio ‘96-‘99 sforando il tetto dei 4.000 miliardi di fatturato. La legge 488 del 1999, mettendo mano ad una situazione insostenibile da oltre un decennio, alzava la rendita delle concessioni per lo Stato. Questo ritocco consentì all’erario di incrementare le sue entrate dagli 1,5 ai 50 miliardi di lire dei 4.000 fatturati, ad esempio, nel ‘99. Silvio storse il naso, ma capì che quello dell’amico Massimo era un modo per impedire che altri ci mettessero veramente le mani con una revisione congrua delle tariffe.
Tra il 1984 ed il 1999 accaddero molti altri eventi importanti legati alla saga delle frequenze.

Dopo quel 20 ottobre 1984, data in cui Craxi presentò il primo dei tre decreti salva-Fininvest, che garantirono a Fininvest la trasmissione delle reti su scala nazionale, Silvio, colmo di riconoscenza, scrisse una lettera di sentita gratitudine a colui che gli aveva svenduto l’imponente asset dello Stato. Poi, alle parole, seguirono i fatti e, per sdebitarsi con l’amico, Silvio versò 22 miliardi di lire al Psi, soldi di cui la storia tiene memoria nel processo All Iberian, istruito per definire i dettagli dei finanziamenti illeciti al partito socialista. Poi l’amico Craxi finì ad Hammamet per sfuggire alla giustizia, Berlusconi invece finì alla Presidenza del Consiglio. Il piccolo e dimesso uomo di quel lontano 1984 era cresciuto ed aveva appreso l’arte del maestro superandolo con il dosaggio sapiente dei tre ingredienti dell’imprenditore “fatto e finito”: conti offshore e legali.
Si susseguirono leggi e leggine con un duplice intento: garantire sia alla Fininvest il mantenimento della posizione dominante nel quadro del sistema competitivo nazionale, sia al suo patron di salvarsi dai processi per i tanti illeciti compiuti lungo il ‘cammin di sua vita’, che riaffioravano dall’oceano della corruzione come cadaveri di un galeone affondato.

Nessuno credo avrebbe sospettato, in quel lontano ‘84, gli effetti di quella “mano” tesa da Craxi ad un piduista o, per lo meno, nessuno credo avrebbe potuto immaginare che si potesse compromettere una democrazia occidentale svendendo l’aria!
Siamo al 20 gennaio 2009, L’Italia dei Valori presenta un’interrogazione parlamentare ed inserisce nel suo programma “L’alternativa di governo”, la proposta di portare il canone dall’1% del fatturato di Rti al 30% del fatturato delle società che traggono profitto dallo sfruttamento delle concessioni televisive, Publitalia in primis. Comincia così l’epilogo di un brutto quarto di secolo che volgerà al tramonto instillando nella coscienza dei cittadini la sperequazione economica perpetrata dal grande illusionista di Arcore.

 
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Giudice Mesiano, il caso al Csm

Post n°995 pubblicato il 16 Ottobre 2009 da albert.z
 

Servizio sulla vita privata del magistrato della sentenza Cir-Fininvest. Ironie sui vestiti
Il sindacato delle toghe a Napolitano: "Vergogna". Mediaset: "Non accettiamo bacchettate"

Il giudice milanese Raimondo Mesiano in un fotogramma tratto dal servizio di Canale

ROMA - Scoppia il caso Mesiano. Dopo il servizio mandato in onda da Canale 5 sulla vita privata del giudice della sentenza Fininvest-Cir, il segretario dell'Associazione nazionale dei magistrati grida allo scandalo: "E' una vergona, un'intollerabile intromissione nella privacy di una persona". Far seguire il magistrato dalle telecamere mentre si fa radere dal barbiere o fuma una sigaretta seduto su una panchina di un giardinio pubblico, per il presidente della Federazione Nazionale della Stampa Italiana è un "pestaggio mediatico". E presto scenderà in campo anche il Csm: una quindicina di consiglieri hanno chiesto alla prima commissione di aprire una pratica a tutela del giudice milanese. E molte toghe chiedono di rispondere all'attacco contro il giudice con uno sciopero.

Anm: "Inqualificabile". Claudio Brachino, conduttore di Mattino 5 si difende sostenuto dal direttore generale News di Mediaset: "Non accettiamo bacchettate", ha detto Mauro Crippa. "Facile prendersela con Brachino, quando l'informazione giornalistica è dominata da curiosità morbose". La trasmissione di ieri ha scatenato una bufera. Giuseppe Cascini, segretario di Anm, si dice "esterrefatto e indignato. E' una vergogna. Dove arriveremo? Definire stranezze il fatto che una persona fuma o sottolineare il colore dei suoi calzini. Distruggere così l'identità di una persona è inqualificabile", continua il segretario di Anm. "Questa campagna mediatica deve finire. Abbiamo scritto al presidente della Repubblica, che è anche presidente del Csm, per segnalare questo episodio di denigrazione senza precedenti. Intervenga anche il Garante della privacy". E il Garante per la protezione dei dati personali accoglie l'invito e annuncia che "valuterà la segnalazione di Anm e l'apertura di un'istruttoria".

Fnsi: "E minacciano ritorsioni sul canone Rai". Anche il presidente della Fnsi è altrettanto duro nei confronti dei giornalisti di Canale 5, e si domanda, "visto che il Presidente del Consiglio continua a deprecare l'uso criminoso della tv, ancora una volta tirando in ballo a sproposito Annozero, come considera l'uso della tv che è stato fatto ieri mattina dalla più importante rete Mediaset?" Roberto Natale spiega: "Mattino 5 ha mandato in onda un servizio su Raimondo Mesiano che rassomiglia molto ad un pestaggio mediatico. Ci sembra un tema ben più rilevante che non le minacce di ritorsione sul canone Rai al solito segnate dal suo clamoroso conflitto di interessi".

Il giudice che ha condannato la Fininvest. Lo scoop di Canale 5 si basa su un video di pochi minuti sulla vita privata del magistrato che, non più tardi di due settimane fa, ha condannato il gruppo Fininvest a risarcire alla Cir di Carlo De Benedetti 750 milioni di euro, per l'annullamento del lodo Mondadori risolto nel 1990 a favore del gruppo Fininvest in cambio di mazzette versate ad alcuni giudici romani.

A spasso con il magistrato. Il video ritrae di nascosto l'interessato, mentre esce di casa e passeggia per le vie di Milano. Le immagini si soffermano sul giudice seduto sul seggiolone del barbiere, con la schiuma da barba sul viso. Il reporter commenta: "Forse non sa ancora che il Csm lo sta "promuovendo". Il riferimento è all'avanzamento di carriera ottenuto da Mesiano, due giorni fa, dal Csm. Un naturale avanzamento di carriera in base all'anzianità che però il centrodestra ha subito tradotto come "la ricompensa per l'attacco a Berlusconi".

Le stranezze. "Lui va avanti e indietro", ripete, ancora, la voce fuori campo della giornalista. Poi, poco prima di concludere il servizio, la scena cambia e si concentra su "un'altra stranezza: guardate il giudice seduto su una panchina. Camicia, pantalone blu, mocassino bianco e calzino turchese. Di quelli che in tribunale non è proprio il caso di sfoggiare".

La difesa del conduttore. Claudio Brachino, conduttore di Mattino 5 e direttore di Videonews si difende: "Sono io l'unica vittima di pestaggio mediatico. Nel servizio non c'era alcuna malizia, volevamo solo dare un volto a un personaggio che la gente non conosce. E poi Canale 5 non ha pedinato nessuno", sottolinea il conduttore e direttore di Videonews. "Ci siamo occupati del caso del giorno, esercitando il diritto di cronaca. Il pezzo non ha valutazioni politiche né di altro tipo. C'è solo la parola "stravagante", di cui si può parlare ma non mi sembra un insulto. Poi possiamo discutere anche se il calzino è di buono o cattivo gusto. Ma non mi sembra una cosa per cui ricevere accuse di aggressione mediatica", conclude il conduttore.
 
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SI FACCIA PROCESSARE PER DIRETTISSIMA

Post n°994 pubblicato il 09 Ottobre 2009 da albert.z
 
Foto di albert.z

E' mai possibile, con tutti i problemi che abbiamo, che il Parlamento perda tempo per risolvere i problemi di Berlusconi e trascuri quelli dei cittadini?

Questa situazione di privilegio, di un uomo, che usa il potere mediatico, per ottenere quello politico ed in tal modo farsi fare le leggi di cui ha bisogno per arricchirsi ai danni di altri singoli cittadini e dello Stato deve finire, altrimenti l'Italia va in malora.

Sono 15 anni che assistiamo ad una vergognosa azione di un uomo e del entourage, di avvocati, commercialisti, donne compiacenti, giornalisti servi, che lavorano per impedire alla Giustizia di fare il suo corso, con ogni tipo di impedimenti, da leggi che lo assolvono, come il falso in bilancio, a leggi che anticipano i tempi di prescrizione dei suoi reati, veri o presunti e che impediscono di avere una sentenza sul merito.

In ogni modo, anche ricorrendo ad assurde leggi ad personam, si cerca di mantenerlo al potere per vantaggi personali dei suoi elettori, come gli evasori, i costruttori abusivi, i ricchi, gli industriali ed i finanzieri disonesti, che vogliono da lui continui condoni e scudi fiscali, di cui gode lui stesso, rendendo la situazione gravemente lesiva per chi è obbligato a pagare tutte le tasse, come i lavoratori a reddito fisso e i pensionati.

Basta. Reagiamo. Uniamoci contro questo mostro antidemocratico e introduciamo le regole perché non succeda ancora.

PER PRIMO OCCORRE FARE COME NEGLI ALTRI PAESI: SOSPENSIONE DALLA CARICA, PROCESSO RAPIDO. SE INNOCENTE RITORNA IN CARICA EFFETTIVA RAFFORZATO.

 
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Il lodo per non perdere tempo

Post n°993 pubblicato il 09 Ottobre 2009 da albert.z
 
Tag: lodo, scudo

Caro Corriere,
Il lodo Alfano l'hanno richiesto perché il Presidente del Consiglio non deve perdere tempo, specie nei tribunali.
E i ministri, i deputati e senatori della maggioranza perché dovrebbero perdere tempo? Gli alti dirigenti dgli Enti si?Non contano niente? Per non parlare degli industriali, che danno lavoro. Perché dovrebbero perdere tempo prezioso a risollevare l'economia? E i giornalisti perché perdere tempo a seguire i processi, quando potrebbero usarlo per illustrare le opere mirabolanti del governo?
E poi perché far vagare gli industriali evasori e gli evasori di ogni tipo, da un paese fiscale all'altro per nascondere i loro denari, perdendo tempo, in attesa di qualche condono o scudo fiscale? Perché non gli fanno uno scudo fiscale perpetuo, con tasso fisso del 5%?
E gli altri. cioè lavoratori a reditto fisso e pensionati, andranno ai processi e pagheranno le tasse. Basta un semplice lodo e le cose vanno a posto. Che bel paese!  Berlusconi potrebbe passare da un palcoscenico all'altro e di notte eventualmente potrebbe andare a spalare il fango in Sicilia, o fare le case per i terremotati d'Abruzzo e degli altri eventuali terremoti e smottamenti che senzaltro arriveranno. Ci penserà Berlusconi. Noi siamo tranquilli, così può lavorare bene. Lui sa lavorare bene. Le leggi a suo favore a per gli amci sono il frutto principale del sauo lavoro. Spero che si capisca che è tutta una satira per far capire che il lodo Alfano è indecente e chi l'ha pensato ha la mentalità del satrapo e non di un presidente di un Paese democratico. Come pure è indecente lo scudo fiscale per gli evasori, firmato in maniera indecente da Napolitano.

 
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SILVIO DIMETTITI

Post n°992 pubblicato il 08 Ottobre 2009 da albert.z
 

FAI SCHIFO A TUTTI, ECCETTO I TUOI AMICI EVASORI, I TUOI ONOREVOLI E AVVOCATI  AL TUO SERVIZIO, alle vecchiette rimbambite da Fede e dalle soap opera.

SCRIVE IL TIMES, AUTOREVOLE QUOTIDIANO DI LONDRA:

Berlusconi può restare al potere solo se i suoi alleati lo appoggiano", osserva l'editoriale del Times. "Essi sarebbero folli a farlo. Il danno causato dal premier alla reputazione dell'Italia comincia a vedersi, simboleggiato dal rifiuto di Michelle Obama di accettare il suo abbraccio, e del resto anche il suo indice di popolarità nei sondaggi sta cadendo. Egli ha cercato di vivere al di sopra della legge, ma ora, con i nuovi processi che lo attendono, sarà consumato dalla legge. E' certamente tempo che Berlusconi smetta di mettere i suoi interessi prima degli interessi della nazione. Dovrebbe dimettersi".

IL TIMES, NON E' UN GIORNALE BOLSCEVICO, MA UN  GIORNALE LIBERALE.

 
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Processi di Berlusconi

Post n°991 pubblicato il 08 Ottobre 2009 da albert.z
 

Tutti i processi di Berlusconi
 In Italia…

Giudici «antropologicamente matti»? Ecco un breve elenco dei processi a Silvio Berlusconi (e il loro esito):

Bugie sulla loggia P2: falsa testimonianza La Corte d'appello di Venezia, nel 1990, dichiara Berlusconi colpevole di aver giurato il falso davanti al Tribunale di Verona a proposito della sua iscrizione alla P2, ma il reato è coperto dall'amnistia del 1989.

Tangenti alla Guardia di Finanza: corruzione In primo grado condanna a due anni e nove mesi per tutte e quattro le tangenti contestate (niente attenuanti generiche). In appello prescrizione per tre tangenti (grazie alle attenuanti generiche), assoluzione con formula dubitativa per la quarta.

All Iberian 1: finanziamento illecito ai partiti In primo grado condanna a due anni e quattro mesi per i 21 miliardi versati estero su estero, tramite il conto All Iberian, a Bettino Craxi. In appello il reato cade in prescrizione, ma la sentenza recita: «Per nessuno degli imputati emerge dagli atti l'evidenza dell'innocenza».

All Iberian 2: falso in bilancio Processo caduto in prescrizione grazie alle norme sui reati societari approvate dal governo Berlusconi.

Medusa Cinema: falso in bilancio In primo grado condanna a un anno e quattro mesi (10 miliardi di fondi neri che, grazie alla compravendita, vengono accantonati su una serie di libretti al portatore di Silvio Berlusconi). In appello assoluzione con formula dubitativa (comma 2 art. 530). Berlusconi, secondo il collegio è così ricco che potrebbe anche non essersi reso conto di come, nel corso della compravendita, il suo collaboratore Carlo Bernasconi (condannato) gli abbia versato 10 miliardi di lire in nero.

Terreni di Macherio: appropriazione indebita, frode fiscale, falso in bilancio Assoluzione in primo grado dall’accusa di appropriazione indebita e frode fiscale (per 4.4 miliardi di lire pagati in nero all'ex proprietario dei terreni che circondano la villa di Macherio), prescrizione per i falsi in bilancio di due società ai quali, dicono i giudici, «indubbiamente ha concorso Berlusconi».

Caso Lentini: falso in bilancio Il reato (10 miliardi versati in nero al Torino Calcio in occasione dell'acquisto del giocatore Luigi Lentini) è stato dichiarato prescritto grazie alla legge sul falso in bilancio approvata dal governo Berlusconi

Consolidato gruppo Fininvest: falso in bilancio Il gip Fabio Paparella ha dichiarato prescritti, in base alla legge sul falso in bilancio voluta da Berlusconi, i 1500 miliardi di lire di presunti fondi neri accantonati 12 dal gruppo Berlusconi su 64 off-shore della galassia All Iberian.

Lodo Mondadori: corruzione giudiziaria Grazie alla concessione delle attenuanti generiche il reato - che in primo grado ha portato alla condanna di Cesare Previti - è stato dichiarato prescritto dalla Corte d'Appello di Milano e dalla Corte di Cassazione.

Mafia: concorso esterno in associazione mafiosa e riciclaggio di denaro sporco
Indagini archiviate, per scadenza dei termini, su richiesta della procura di Palermo.

Compravendita Sme: corruzione giudiziaria e falso in bilancio

Per dettagli più completi vedi:

http://it.wikipedia.org/wiki/Procedimenti_giudiziari_a_carico_di_Silvio_Berlusconi#Dettagli_sui_procedimenti

SI DENOTA CHE QUASI SEMPRE VIENE CONDANNATO IN PRIMO GRADO, POI INTERVIENE O LA PRESCRIZIONE O LA MODIFICA DELLA LEGGE AD OPERA DELLA SUA MAGGIORANZA.

 
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