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Proposte contro gli sprechi e i privilegi delle caste

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Costi della politica, le proposte dell'Italia dei Valori

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SI AL PRINCIPIO CHE TRA STIPENDIO PIU' BASSO E QUELLO PIU' ALTO

DEVE ESSERCI UN RAPPORTO FISSO.

STIPENDI DEI POLITICI IN MEDIA EUROPEA.

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QUELLO MEDIO DELL'OPERAIO DELLA SUA AZIENDA.

NO ALLE STOCK OPTION

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Messaggi del 20/12/2006

I costi delle ricariche

Post n°24 pubblicato il 20 Dicembre 2006 da albert.z
 

Telefonini: i costi di ricarica vanno rivisti
Le indagini, da poco terminate, da parte dell'Autorita' per le Garanzie nelle Comunicazioni e dell'Autorita' Garante della Concorrenza sui reali costi della telefonia mobile in Italia hanno messo in luce le anomalie della situazione italiana.

immagine

Le indagini, da poco terminate, da parte dell'Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni e dell'Autorità Garante della Concorrenza sui reali costi della telefonia mobile in Italia (in particolare sulla legittimità dei cosiddetti "costi di ricarica") hanno messo in luce le anomalie della situazione italiana (già da noi denunciate) per quanto concerne alcuni importanti aspetti della gestione delle schede ricaricabili, e auspicato un intervento di "rimodulazione" sul contributo di ricarica dei cellulari.

L'Italia è l'unico paese dell'Unione Europea nel quale gli operatori addebitano agli utenti un costo per le ricariche di telefonia mobile, indipendente del canale utilizzato per l'acquisto e pressoché identico tra un operatore e l'altro. In paesi come Germania, Spagna e Portogallo, infatti, il prezzo della scheda ricaricabile coincide con il credito disponibile, mentre in Francia e in Belgio il credito supera addirittura il prezzo pagato. 

L'inizio delle indagini era stato sollecitato dalla petizione di un privato cittadino e da vari esposti delle Associazioni di Consumatori (tra cui quella di Altroconsumo nel maggio scorso), con l'obiettivo, tra l'altro, di verificare l'esistenza di accordi o pratiche concordate tra i vari gestori in violazione delle regole sulla concorrenza.. Sulla base delle proprie valutazioni, a nostro avviso l'Autorità Garante, che nel frattempo ha inviato il rapporto anche alla Commissione Europea, deve applicare sanzioni agli operatori di telefonia mobile, impedendo loro in futuro di reintrodurre indebiti costi aggiuntivi sulle schede ricaricabili.

 
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Le tv d'Italia

Post n°23 pubblicato il 20 Dicembre 2006 da albert.z
 
Foto di albert.z

                                   Un doveroso contributo
Il signore che rubo' una televisione, anzi due. La storia di Europa 7 Dario Fo & Franca Rame News - 25 Maggio 2003
 Oggi, maggio 2003, pianeta Italia.Quel che succede e' che c'e' un signore che ha diritto a un bene e un altro signore che lo detiene e che riesce a non consegnarglielo e che lo fa grazie a una legge scritta apposta per lui.C'e' una decisione ufficiale dello stato, una sentenza del Consiglio di Stato, una sentenza della Corte Costituzionale che danno ragione al legittimo concessionario di questo bene conteso ma non c'e' niente da fare.E guardate che una sentenza della Corte Costituzionale non e' un giochino tanto per ridere, e' la cosa piu' seria che ti puo' succedere. In un pianeta di media moralita' quando la Corte Costituzionale dice una cosa parte la polizia a metterla in pratica, e se ci sono problemi intervengono istantaneamente l'Aviazione e la cavalleria pesante. Cioe', la Costituzione e' la base del nostro ordinamento democratico, mica ciccioli.Ma il fatto ancor piu' incredibile e' che da un'inchiesta che noi abbiamo realizzato su di un campione di 100 italiani con licenza media superiore solo uno (UNO!!!) era a conoscenza di questa storia.E, in effetti, tutti i mezzi di informazione hanno brillato per aver totalmente censurato qualunque notizia sul caso oppure le hanno riportate in modo stitico affinche' passassero il piu' possibile inosservate.E, ancora una volta, la sinistra ci fa la sua bella figura. Ma per capire bene questa vergogna nazionale nascosta dobbiamo fare un passo indietro e partire dall'inizio.Berlusconi nel 1985 aveva solo una rete di televisioni locali che trasmettevano non contemporaneamente gli stessi programmi, era una furbata che permetteva di violare la legge, visto che al tempo era vietato a soggetti privati di possedere televisioni nazionali. Ma Berlusconi si mette d'accordo con Craxi che gli fa un decreto legge apposta. Cosi' Berlusconi ha finalmente tre televisioni nazionali vere. Ma molti storcono il naso perche', essendo possibili solo 11 reti nazionali, e' un po' anomalo che un solo imprenditore se ne prenda tre; le frequenze televisive sono un bene dello stato e lo stato dovrebbe assegnarle permettendo ai cittadini di concorrere in modo paritario. Non siamo nel Far West che il primo che arriva si prende tutto. Inoltre, possedere tre reti contemporaneamente sembrava un po' esagerato...Cosi' nel 1994 la Corte Costituzionale con la sentenza 420, stabiliva in difesa del pluralismo, che un unico soggetto privato non potesse detenere tre reti nazionali concedendo un periodo di transizione e rimettendo il problema al legislatore per una sollecita soluzione definitiva entro e non oltre l'agosto 1996.A questo punto la classe politica si trova in un bel pasticcio. Come si fa a dirlo a Berlusconi?La sinistra non poteva agire perche', come ha ricordato l'on. Luciano Violante a Montecitorio, il 2 marzo 2002, parlando di quel periodo: "A Berlusconi nel '94 offrimmo delle garanzie sulle sue televisioni: non sarebbero state toccate. Lo sa Berlusconi e lo sa anche Letta".Cosi' arriva il 1996, scade nell'indifferenza generale la decisione della Corte Costituzionale e Berlusconi continua ad avere tre tv.Nel 1997 la legge Maccanico, pur con un anno di ritardo rispetto alle raccomandazioni della Corte Costituzionale, stabiliva che un soggetto non potesse detenere piu' di due reti, e che, finche' non ci fosse stato un "congruo sviluppo" via satellite e cavo (oggi superiore al 1000% rispetto a quella data), Rete4 avrebbe potuto continuare a trasmettere via etere, quest'ultima decisione in palese contrasto con le decisioni della Corte Costituzionale che aveva deciso per un termine definitivo entro l'agosto 1996. Poi D'Alema, una volta diventato capo del governo, decide di risolvere la questione e indice una gara per l'assegnazione delle concessioni delle reti nazionali.La commissione nominata dal Ministero, e' presieduta da un avvocato di Mediaset. Berlusconi si aspetta che finalmente possa detenere legittimamente, con un regolare mandato dello Stato, e non perche' se le e' prese e basta, le sue tre reti e relative frequenze. Nel luglio 1999 si svolge questa gara d'appalto, per partecipare si richiedono requisiti spaventosi e sembra chiaro che nessuno riuscira' a scombinare i giochi.Invece, colpo di scena, arriva un tipo con uno scatolone enorme pieno di documenti e dice: "Buon giorno sono Francesco Di Stefano di Europa 7, vorrei due RAI nazionali, grazie."Panico! E chi e' questo? E' pazzo?No, non e' pazzo, e' il loro peggior incubo.Un signor Nessuno, spuntato dal nulla, che ha tutte le carte in regola. Cavolo non ci avevano pensato! E adesso cosa facciamo?Iniziano a mettergli i bastoni tra le ruote: "Le manca il certificato 3457!""No e' qui!""Il modulo 13 bis compilato in 8 lingue?""Ne ho due, bastano?"Ma poi trovano la furbata: "Il bando di gara richiede di avere 12 miliardi di capitale interamente versato lei ne ha solo 12 puo' chiedere una sola tv.""Balle!" Risponde il signor Di Stefano, "dodici miliardi sono per concorrere non per ognuna delle due frequenze". Ricorre al Tar e poi al Consiglio di Stato e vince.Insomma alla fine gli devono dare UNA concessione per una rete nazionale e presto anche una seconda perche' ne ha diritto e a Berlusconi ne tolgono una, non che la debba chiudere, deve traslocarla sul satellite che ormai e' ricevuto da 18 milioni di italiani. Ma in effetti, volendo potevano lasciare anche tre reti a Berlusconi e darne comunque due a Di Stefano, visto che a tutt'oggi due sono le reti di Tele+ (che Murdock deve mollare, questo e' stato stabilito chiaramente quando gli e' stato concesso di inglobare Tele+ e Stream).Ma a questo Di Stefano non gli vogliono dare proprio niente.Evidentemente lui deve essere uno che da piccolo lo allenavano ad abbattere i muri con la cerbottana perche' avvia una serie di procedimenti giudiziari spaventosa. Ingiunzioni, diffide, cause penali, civili, regionali, Commissione Europea. E vince tutti i ricorsi, tutti gli appelli, tutte le perizie. E alla fine arriva alla Corte Costituzionale che nel novembre 2002, sentenza numero 466-2002, ha stabilito inequivocabilmente che Retequattro, dal 1 Gennaio 2004 dovra' emigrare sul satellite, e ha stabilito che le frequenze resesi disponibili, dovranno essere assegnate al legittimo possessore nella persona di Di Stefano!L'avete sentito dire al telegiornale?Abbiamo chiesto a Di Stefano come si sentisse in questa storia e ci ha risposto in modo lapidario ma con un lieve sorriso:"Nonostante siano trascorsi ben nove anni dalla decisione della Corte Costituzionale e quattro anni dal mancato rilascio della Concessione, Retequattro continua a trasmettere, mentre Europa 7, pur avendo ottenuto la Concessione, non e' stata messa in condizione di trasmettere perche' non le sono state assegnate le frequenze di cui aveva e ha diritto.Attualmente Mediaset continua a detenere e utilizzare appieno tre reti nazionali su un totale di sette concessioni assegnate sulle undici assegnabili (comprese quelle Rai).Il fatto che un soggetto, a cui e' stata data una concessione (in concessione si da' un bene pubblico, in questo caso le frequenze), non riceva poi materialmente il bene e' un avvenimento che non ha precedenti al mondo.Nel luglio 1999 Centro Europa 7 aveva fatto richiesta di due concessioni, una (Europa 7) l'ha ottenuta, per l'altra (7 Plus) c'e' stato un diniego, in quanto non ritenuta idonea per la mancanza del requisito del capitale sociale.Una sentenza del Consiglio di Stato ha riconosciuto esistente il requisito del capitale sociale, per cui siamo in attesa di una seconda concessione, anche se il Ministro Gasparri prende tempo.
Poi venne la legge Gasparri.

 
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