Dunque, un giudice di Milano, ieri ha stabilito che mio figlio, che è stato rifiutato da tutte le scuole materne di Roma (gli impiegati comunali mi hanno esortato a non presentare neanche la domanda, perché sarebbe stata cassata al 100%), ha meno diritti del figlio di una immigrata senza permesso di soggiorno, “clandestina”, come si dice, che deve essere accolto in una scuola materna.
Questa sentenza, apparentemente secondaria, ha invece un significato fondamentale, è un campanello d’allarme formidabile. In Italia infatti, manca completamente una legislazione specifica che determini criteri normati dal parlamento per il momento successivo alla concessione del permesso di soggiorno. Vittime dell’emergenza, i vari governi si sono in questi anni mossi solo sul fronte della lotta alla clandestinità e nessuna legislazione ha affrontato di petto i temi della “cittadinanza temporanea” degli immigrati regolari.
Da questo vuoto normativo, è conseguita una conseguenza abnorme: l’integrazione degli immigrati è stata delegata alle amministrazioni comunali, senza alcuna cabina di regia, senza alcun riferimento normativo del Parlamento.
Come sempre, il vuoto è stato prontamente riempito dalla magistratura, che si è messa a legiferare, imponendo criteri tanto, tanto politically correct, quanto dannosi.
Inviato da: Vianello
il 02/10/2018 alle 01:20
Inviato da: GRIMALDI
il 20/04/2018 alle 21:56
Inviato da: jean
il 13/11/2016 alle 19:00
Inviato da: VALENTINO BARGELLINI
il 06/12/2015 alle 11:33
Inviato da: VALENTINO BARGELLINI
il 06/12/2015 alle 11:32