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Proposte contro gli sprechi e i privilegi delle caste

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Costi della politica, le proposte dell'Italia dei Valori

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Parlamento pulito: no a impunita'

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PRAGMATISMO

NO ALLE IDEOLOGIE, SI AL PRAGMATISMO.

NUOVA COSTITUZIONE COSTRUITA DAL POPOLO

PER REGOLARE I POTERI DEI PARTITI E DEI POLITICI.

NO AI PRIVILEGI DELLA CASTA DI DECIDERE IL PROPRIO STIPENDIO.

SI AL PRINCIPIO CHE TRA STIPENDIO PIU' BASSO E QUELLO PIU' ALTO

DEVE ESSERCI UN RAPPORTO FISSO.

STIPENDI DEI POLITICI IN MEDIA EUROPEA.

STIPENDIO DEL MANAGER NON SUPERIORE A 13 VOLTE

QUELLO MEDIO DELL'OPERAIO DELLA SUA AZIENDA.

NO ALLE STOCK OPTION

NO ALLA FINANZA CREATIVA, NO AI DERIVATI

 

 Questo sito non rappresenta una testata giornalistica in quanto viene aggiornato senza alcuna periodicita'. Non puo' pertanto considerarsi un prodotto editoriale ai sensi della legge n. 62 del 7.03.2001 Alcune delle immagini contenute sono prese dal web. Per qualsiasi problema fatemi sapere e verranno rimosse.

 

Messaggi del 13/06/2008

GIUSTIZIA IMBAVAGLIATA

Post n°664 pubblicato il 13 Giugno 2008 da albert.z
 

Il Governo ha violentato una norma necessaria ai magistrati. La proposta varata dal Cdm è solo una parziale marcia indietro rispetto agli annunci dei giorni scorsi, ed è grave.

Alcune disposizioni sono illogiche, contraddittorie e controproducenti. Di fatto rendono più difficile un’intercettazione che è doverosa per la magistratura e necessaria per contrastare la criminalità. Ecco alcune perle:

1) Il Governo intende limitare l’intercettazione ai reati da dieci anni in su e quindi rimangono fuori fattispecie di reato come il falso in bilancio, l’evasione fiscale, i reati societari in genere e la truffa aggravata ai danni dello Stato. Insomma proprio i reati tipici della “casta”. Non si capisce la ragione di questo o meglio la si capisce benissimo. E’ stata tolta ai magistrati la possibilità di intercettare proprio per quei cinque, sei reati limitati alla solita categoria di persone molto vicina agli interessi del Cavaliere.

2) Per il Governo, l’ intercettazione deve essere autorizzata da ben tre giudici, collegialmente. Noi dell’Italia dei Valori non condividiamo questa impostazione. Infatti la proposta è incongruente rispetto al fatto che attualmente nell’ordinamento giudiziario è previsto il giudice unico per decisioni finali, come la sentenza. Abbiamo, dunque, da una parte il giudice unico che può decidere la condanna definitiva di una persona, dall’altra occorrono ben tre giudici anche per attivare le indagini preliminari. Soprattutto non siamo d’accordo perché quando si prendono decisioni che aumentano il lavoro dei magistrati bisogna anche creare le strutture e le condizioni che le supportano.
Con lo stesso numero di giudici, con lo stesso numero di procedimenti in corso, ma senza riforme in ordine all’accelerazione dei processi, si finisce per imporre un alto carico di lavoro. Per cui, giorno dopo giorno, le stesse persone hanno un maggior numero di lavoro e i processi rallentano ancora di più invece di essere abbreviati.

3) Il Governo ha previsto che i risultati delle intercettazioni per il procedimento penale non possano essere utilizzati in altri procedimenti. Questo lo contestiamo decisamente, proprio nel merito: riteniamo assurdo che mentre si ascolta un’intercettazione per uno specifico reato, tanto grave da aver messo l’utenza sotto controllo, se si vengono a scoprire elementi di prova in ordine ad un altro reato per cui si sta procedendo in un differente procedimento penale, non si possano utilizzare. Paradossalmente noi potremmo avere nei confronti dello stesso soggetto una Procura della Repubblica che procede per omicidio e la stessa Procura, ma con un altro pubblico ministero con un altro fascicolo che procede per accusa di rapina. Ad esempio: se un soggetto, indagato per omicidio, riceve una telefonata dalla quale si evince che lo stesso ha commesso un ulteriore e differente reato, non si può utilizzare l’intercettazione per l’altro procedimento. Quindi, la norma proposta dal Governo è un assurdo che serve solo ad impedire ai magistrati di utilizzare la nuova prova emersa dalla conversazione.

4) Il Governo ha previsto che “sic et simpliciter” il risultato delle intercettazioni telefoniche non possa esser reso noto all’opinione pubblica prima dell’inizio del dibattimento.
Noi dell’Italia dei Valori non lo condividiamo. Vogliamo ricordare che il dibattimento comincia dopo l’udienza preliminare e quindi può cominciare anche dopo anni dal fatto commesso. Bene, allora dobbiamo distinguere le telefonate utili per le indagini da quelle inutili, che non servono.
Delle telefonate utili alle indagini e che facciano capire all’opinione pubblica cosa sta accadendo nel nostro Paese, dobbiamo stabilire, solo per ragioni di segreto investigativo, che non possono essere pubblicate fino a quando non sono conosciute dall’interessato. Ma nel momento in cui vengono conosciute dall’interessato, come ad esempio per un provvedimento di misura cautelare, a seguito di deposito, è bene che l’opinione pubblica sappia, perché siamo in uno stato democratico, chi e perché viene messo sotto indagine dalla magistratura e di cosa sia accusato. Ad esempio, secondo la proposta del Governo, casi come quello della clinica di Santa Rita a Milano non avremmo potuto conoscerli fino al momento dell’inizio del dibattimento. Credo, invece, necessario che l’opinione pubblica debba sapere in tempo cosa stia accadendo, senza aspettare l’inizio del processo.
Altra cosa, invece, e totalmente diversa, sono le telefonate per fatti ininfluenti, in cui ben vengano gli atti di segretezza.
Allora è giusto che chi ha divulgato l’intercettazione venga accusato, e non tanto i giornalisti che la rendono nota all’opinione pubblica.

5) E’ falso che le intercettazioni siano consentite per i reati relativi alle indagini su mafia e terrorismo. Infatti rimangono fuori falsa testimonianza e altri reati connessi.

Noi dell’Italia dei Valori faremo sentire le nostre ragioni dentro e fuori dal Parlamento e, nel caso di conversione del provvedimento in legge, proporremo un referendum.
Così il Governo capirà che i cittadini non considerano queste norme una garanzia alla loro sicurezza.

 
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BOSSI SI E' BEVUTO IL CERVELLO

Post n°663 pubblicato il 13 Giugno 2008 da albert.z
 
Foto di albert.z

PROIBIRE LE INTERCETTAZIONI, CHE SONO FONDAMENTALI IN MOLTE INCHIESTE, E' PEGGIO DELL'INDULTO. AMMETTERLE SOLO PER REATI CON PENA MASSIMA 10 ANNI VUOL DIRE LASCIARE IMPUNITI MOLTISSIMI REATI, COME QUELLI CHE SONO STATI SCOPERTI SULLA PARMALAT, SULLA CASA DI CURA PRIVATA SANTA RITA, RAPINE, FURTI, SCHIAVISMO, TUTTI I REATI DEI DIRIGENTI.

BOSSI, PER BERLUSCONI, SI STA METTENDO A 90° .

SI E' PROPRIO BEVUTO IL CERVELLO!!!

PREPARIAMO I FORCONI!!!

 
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I “garantisti”

Post n°662 pubblicato il 13 Giugno 2008 da albert.z
 



Emanuele Macaluso e Giorgio Napolitano, con la loro area migliorista si sono sempre definiti “garantisti” e lo hanno dimostrato più volte, mica si può dire che lo si scopra oggi. Loro vedevano Craxi come un grande statista con cui il PCI doveva allearsi senza esitazione, alla faccia della Questione Morale posta da Enrico Berlinguer, D'altronde qualche loro uomo, a Milano come in Sicilia –
leggi parte 1 -, lo abbiamo visto, no?

Emanuele Macaluso si è sempre contraddistinto, bisogna dargliene atto in questo suo “garantismo”, per lui Bettino Craxi è morto esule, peccato che era un latitante, condannato in via definitiva ad una pesante pena detentiva per i gravi reati commessi. Secondo lui il problema di Tangentopoli non erano i politici che rubavano ma i magistrati che indagavano. Macaluso ne è sempre stato fermamente convinto tanto da dichiarare, tra l'altro: “Mi Pare che alcuni magistrati si siano messi in testa di fare la rivoluzione, di cancellare la classe politica. Può anche darsi che ci sia un disegno destabilizzatore”.

Ma lui si è prodigato sempre a sostegno degli altri imputati eccellenti, naturalmente. Per Marcello Dell'Utri ad esempio nel 1999 rilanciò le motivazioni che avevano evitato, sempre sotto la presidenza della Camera del diessino Luciano Violante, nel 1998, l'arresto a Cesare Previti. Per precisione dichiarò: “Se sedessi ancora in Parlamento, voterei contro l'arresto di Dell'Utri. I fatti sono avvenuti alcuni anni fa: Dell'Utri avrebbe avuto tutto il tempo di inquinare le prove. Se non l'ha fatto finora, che motivo c'è di sbatterlo in carcere? Il fumus persecutionis non va visto solo nei confronti della persona, ma dell'istituzione Parlamento...”

Davvero straordinario il signor Macaluso: come per il caso Contrada per lui quello che conta, quello che fa fede, è solo la dichiarazione delle “vittime” dei giudici, perché lui è un “garantista” a prescindere dalle prove, dai fatti provati e dalle sentenze (anche se definitive!) - salvo che, naturalmente, non siano sentenze di assoluzione. Se il condannato in via definitiva si proclama innocente tale è, indiscutibilmente, e, quindi, richiamare la sentenza ed eseguire la pena detentiva stabilita dopo i tre gradi di giudizio (stando al minimo dei passaggi di giudizio) è un accanimento, una cattiveria di Stato.

Come per Contrada per Macaluso non si devono guardare le carte processuali! Il signor Macaluso parla sempre a prescindere e così le condanne definitive di Craxi non esistono, i perpetuati tentativi di Dell'Utri di inquinare le prove non esistono, gli elementi probatori inconfutabili sull'adesione di Giulio Andreotti al sodalizio mafioso con Cosa Nostra non esistono, e così via per tutti gli imputati eccellenti, che per lui sono povere vittime di una persecuzione giudiziaria quando non di un complotto destabilizzante!

Anche Giorgio Napolitano è l'attuale Presidente della Repubblica. E lui che ha dato incarico a Clemente Mastella di istruire la pratica per la grazia a Bruno Contrada (che oggi pare, dopo le sbandierate, non sia mai stata richiesta – stando alle ultime dichiarazione dei legami del Contrada che invece vogliono la revisione processuale e parlano di “supplica” per ragioni umanitarie), e che tra l'altro ha tenuto a precisare, con un comunicato ufficiale per rispondere alle opposizioni alla grazia per Contrada, che “Il Quirinale conosce bene le procedure”. Napolitano, come il suo fedele compagno Macaluso, ha sempre tenuto coerenza al suo essere un “garantista”.

Quando era Presidente della Camera, durante Tangentopoli, “evitò la 'profanazione' del Parlamento”. Infatti Giorgio Napolitano fece mettere alla porta la Guardia di Finanza che aveva chiesto copia, agli Uffici, dei bilanci dei partiti depositati in Parlamento. Una lesa maestà inaccettabile che vide tutti i Partiti a Montecitorio insorgere, con il Presidente della Camera, contro il Pool di Mani Pulite. La cosa curiosa è che su mandato della Procura di Milano non chiesero altro che copia di bilanci pubblici già pubblicati sulla Gazzetta Ufficiale e quindi non si comprende proprio dove siano le violazioni, l'attacco, la profanazione del Parlamento. Ma tanto è che Giorgio Napolitano, in veste di Presidente della Camera dirama anche un comunicato ufficiale in cui afferma che: “ Preciso che si è chiesta in maniera irrituale agli uffici della Camera, da parte di Ufficiali della Guardia di Finanza, su invito della Procura di Milano, copia di atti peraltro già pubblicati per obbligo di legge sulla Gazzetta Ufficiale. La segreteria della Camera ha contestato l'irritualità e l'incomprensibilità di tale passo ufficiale. Il procuratore capo di Milano ha espresso a nome del suo ufficio formali scuse”. Peccato che questo sia solo frutto delle valutazioni del Presidente della Camera, Giorgio Napolitano, e non della Procuratore Borrelli che ribadisce invece che la Procura di Milano non ha commesso nulla di censurabile. Ma Napolitano è sempre stato come Macaluso, un “garantista”, quindi ha garantito che i tempi della giustizia si allungassero, ha garantito uno schiaffo istituzionale alla Procura di Milano, garantendo che documenti pubblici non fossero consegnati alla Guardia di Finanza – e quindi ad una Procura della Repubblica –. Qualche malizioso potrebbe pensare che tale rifiuto a consegnare i bilanci dei partiti (che per legge devono essere pubblici) derivasse dal fatto che i bilanci dei partiti sono un concentrato straordinario di falsi in bilancio ed in allora non era ancora in vigore la “legge vergogna” che depenalizzava il falso in bilancio. Ma anche se fosse... bisogna pur essere un po' “garantisti”, o no?

Giorgio Napolitano ha dato prova del suo essere un “garantista” doc, soprattutto quando era Ministro degli Interni. Il terreno delle indagini sulla mafia è quello, stando ai fatti, da lui prediletto. Nel 1997 proprio per sua iniziativa quale capo del Viminale vengono depotenziati e polverizzati sul territorio i corpi speciali di polizia (SCO), carabinieri (ROS) e Guardia di Finanza (GICO), con un progetto che sembra la fotocopia di quello rinvenuto nel 1994 all'agente di cambio plurinquisito Giancarlo Rossi (l'amico di Previsti - di cui è stato anche consulente al Ministero della Difesa-, Dini e tanti altri).

Mentre Napolitano era il titolare degli Interni, il Mestro Venerabile della loggia eversiva P2, Licio Gelli, nel giorno dell'ennesima condanna definitiva della Cassazione nei suoi confronti, fugge tranquillamente all'estero. Al Viminale probabilmente non volevano far sentire un atteggiamento troppo "oppressivo" dello Stato verso il Gelli, non sia mai... si è dei "garantisti"! L'unica personalità nazionale a prendere netta posizione e chiedere le dimissioni di Napolitano è stato Paolo Flores d'Arcais, il direttore di MicroMega. D'altronde nello schieramento politico era difficile trovare qualcuno che le chiedesse (e pretendesse) le dimissioni, visto che da destra a sinistra, ormai tutti hanno adottato - e via via approvato in Parlamento - quasi tutto il programma di "rinascita democratica" della Loggia massonica coperta P2 di Licio Gelli, quindi se proprio dovevano esprimersi avrebbero ringraziato il Viminale ed il Ministro, non vi pare?

Giorgio Napolitano ha avuto anche il “merito” della riforma della legge sui Collaboratori di Giustizia – che lui amichevolmente chiamava “pentiti” -, quella che da quando è in vigore disincentiva la Collaborazione di Giustizia.
Probabilmente si è ispirato ad una grande “personalità” come quella di Giulio Andreotti – con il quale più volte è intervenuto a presentazioni di libri, anche insieme all'inseparabile Macaluso -. Andreotti, infatti, si lamentava dei “pentiti”, nulla di personale naturalmente, un giudizio estraneo al fatto che molti “pentiti” con la loro collaborazione hanno contribuito, insieme agli elementi probatori documentali, a far sì che venisse accertata la sua colpevolezza (con prescrizione) per associazione mafiosa con Cosa Nostra del senatore a vita sino alla primavera del 1980 (sentenza confermata in Cassazione!).
Così la riforma - studiata da Napolitano con l'Avvocato – quindi Ministro della Giustizia- Giovanni Maria Flick - nel 2001 diventa legge con il plauso del Polo di Berluscono-Previti-Dell'Utri. Il presupposto dichiarato da Napolitano era: “i pentiti in Italia sono troppi”. Quindi per prima cosa devono dire tutto – ma proprio tutto –, e fornire indicazioni precise per l'individuazione dei riscontri, entro sei mesi. Dopodiché, anche se dovessero ricordare particolari decisivi per far luce su stragi e delitti, il tempo è scaduto. Questo capolavoro di legge stabilisce anche una serie di sbarramenti e controsbarramenti che rendono difficilissima l'assegnazione della protezione, sia per i Collaboratori sia anche per i Testimoni di Giustizia. Gli effetti li vediamo, le collaborazioni sono crollate, i testimoni vivono peggio che in una galera, i morti ammazzati tra testimoni, collaboratori e parenti sono tornati una rapida soluzione per le mafie, le intimidazioni verso quanti devono recarsi in Aula, al dibattimento, per confermare quanto verbalizzato (e già riscontrato come vero!) - grazie all'altra grande intuizione del cosiddetto “Giusto Processo” nella Costituzione - hanno portato all'effetto della diserzione della udienze o alle dichiarazioni di “non conferma”, così che tutto il lavoro investigativo e giudiziario diventa carta straccia.

Non c'è davvero che dire... sono davvero “garantisti”... a prescindere dalle responsabilità degli imputati, basta che siano, naturalmente, eccellenti!

FONTE CASA DELLA LEGALITA' E CULTURA:

http://www.casadellalegalita.org/index.php?option=com_content&task=view&id=1789&Itemid=27

 
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Scrivete ai deputati e senatori della Lega

Post n°661 pubblicato il 13 Giugno 2008 da albert.z
 

Abolire le intercettazioni, dicendo che costano troppo o che disturbano la privacy di cittadini, è una grande fesseria per aiutare i coletti bianchi che fanno reati, come Tanzi, Berlusconi e amici vari.  Fate schifo e vi fate fregare, perché perderete centinaia di migliaia di voti in un colpo solo!
Le intercettazioni devo essere fatte con macchinari disponibili in ogni procura e l'80% del costo va al noleggio, anche si si utilizzano poco. Gli 8 milioni spesi per la scalata all'Antonveneta hanno reso 340 milioni di euro!!! I numeri che la PDL dà sull'America sono falsi. Solo ECHELON fa milioni di intercettazioni in tutto il mondo.

LE INTERCETTAZIONI SONO UTILISSIME ALLA GIUSTIZIA. E' SUFFICIENTE PUNIRE CHI PUBBLICA COSE PRIVATE O COPERTE DA SEGRETO ISTRUTTORIO.
Vergognatevi a mettervi sempre a 90° per Berlusconi.

 
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