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Proposte contro gli sprechi e i privilegi delle caste

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Parlamento pulito: no a impunita'

Basta! Parlamento pulito                                    
 

PRAGMATISMO

NO ALLE IDEOLOGIE, SI AL PRAGMATISMO.

NUOVA COSTITUZIONE COSTRUITA DAL POPOLO

PER REGOLARE I POTERI DEI PARTITI E DEI POLITICI.

NO AI PRIVILEGI DELLA CASTA DI DECIDERE IL PROPRIO STIPENDIO.

SI AL PRINCIPIO CHE TRA STIPENDIO PIU' BASSO E QUELLO PIU' ALTO

DEVE ESSERCI UN RAPPORTO FISSO.

STIPENDI DEI POLITICI IN MEDIA EUROPEA.

STIPENDIO DEL MANAGER NON SUPERIORE A 13 VOLTE

QUELLO MEDIO DELL'OPERAIO DELLA SUA AZIENDA.

NO ALLE STOCK OPTION

NO ALLA FINANZA CREATIVA, NO AI DERIVATI

 

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Messaggi del 22/08/2009

La premiata ditta Totò & Raffaele

Post n°941 pubblicato il 22 Agosto 2009 da albert.z

La Regione detiene quote della srl dei Cuffaro. E non le cede. C'era l'accordo per la vendita ma dal notaio non si è presentato nessun funzionario
di Emanuele Lauria
Raffaele Lombardo e Salvatore Cuffaro
Raffaele Lombardo e Salvatore Cuffaro
Difficili gli affari fra Salvatore Cuffaro e la "sua" Regione. Difficili, da quando è stato costretto ad accomiatarsi da Palazzo d´Orleans.

Da quando, al suo posto, si è andato a sedere Raffaele Lombardo. Perché Totò & Raffaele, se non sono più amici, sono ancora soci. Soci litigiosi. Partner in un´azienda, la Raphael, che gestisce il grand hotel Federico II a Palermo. L´ex governatore, da oltre un anno, tenta invano di acquistare la quota detenuta dal nuovo governatore nella qualità di legale rappresentante della Regione. E fino a oggi non è riuscito nell´impresa. Finalmente c´è una schiarita, una carta che dice che da di qui a un paio di mesi l´operazione, probabilmente, si compierà davanti a un notaio. Ma Cuffaro è prudente. Come i suoi due fratelli, Giuseppe e Silvio, che partecipano alla quota di maggioranza del Raphael.

Le beffe, d´altronde, finora sono state molte. La Raphael è una società costituita nel 1999 dai Cuffaro e dai fratelli Fabio e Giacomo Hopps, eredi di una storica famiglia di imprenditori marsalesi. Sono loro a gestire, nella fase iniziale, l´albergo a cinque stelle nel centro di Palermo, con una robusta mano pubblica: della Raphael, dal 2000, fa parte anche Sviluppo Italia, controllata dal Tesoro, che acquisisce il 46 per cento delle quote azionarie. Gli Hopps, nell´ottobre del 2007, cedono la loro fetta, e i Cuffaro diventano azionisti di maggioranza con il 54,36 per cento della società: più o meno il 18 per cento a testa. Ma nel frattempo Sviluppo Italia viene sciolta e così il 9 aprile 2008, proprio alla vigilia delle elezioni, il suo capitale - 425 mila euro - passa nelle mani della Regione. Salvatore Cuffaro diventa socio dell´ente che aveva amministrato per otto anni e che aveva dovuto lasciare per via di una condanna e di un vassoio di cannoli. Diventa compare, anche in affari, di Raffaele Lombardo che intanto - con il suo appoggio - viene eletto nuovo presidente.

Ma comincia proprio in quelle settimane un braccio di ferro privato e occulto, che fa da sfondo alla palese rottura dei rapporti politici fra i due allievi di Calogero Mannino. Perché la Regione deve cedere la quota ereditata da Sviluppo Italia, così come previsto in un accordo con il ministero dell´Economia. Ma la vendita tarda. Lombardo non spinge, il senatore dell´Udc attende con qualche insofferenza l´atto che renderebbe la famiglia Cuffaro unica proprietaria della società. Il clima diventa teso a metà dicembre, quando i tre fratelli Cuffaro si presentano dal notaio, a Palermo, per chiudere finalmente l´accordo. Ma all´appuntamento non va nessun esponente della Regione: né il ragioniere generale Enzo Emanuele né altri funzionari. Il leader dell´Mpa ha fatto sapere ai dirigenti del Bilancio che vuole vederci chiaro prima di dare il via libera, che non intende essere trascinato dentro una vicenda, quella del Raphael, già oggetto di attenzione da parte della stampa.
«Presidente, tanto sui giornali ci finiamo in ogni caso, che firmiamo o meno», fa notare a Lombardo uno stretto collaboratore in quelle ore. Niente. C´è un primo rinvio. La Regione non offre traccia di sé neppure a un secondo appuntamento con il notaio fissato sempre alla vigilia di Natale. Cuffaro perde le staffe e si sfoga al telefono con i dirigenti regionali a lui vicini, che non sono pochi. Parte per le ferie con un diavolo per capello. Si deteriora ancora di più un rapporto già segnato dal clamoroso sgarbo dell´esclusione dalla giunta, da parte di Lombardo, di Nino Dina, fedelissimo di Totò.

Bisogna arrivare all´estate 2009 per registrare una nuova puntata della telenovela. Della vicenda Raphael si prende carico il nuovo assessore alla presidenza, l´avvocato Gaetano Armao. Ma ci sono ulteriori rinvii: uno, due, tre. Gli assegni sono pronti, la conclusione dell´affare non arriva. Finché non viene delegata una dirigente dell´assessorato al Bilancio, Filippa Maria Palagonia, che firma un accordo con i fratelli Cuffaro: l´oggetto è, appunto, il passaggio delle quote, ma è subordinato alla certificazione del bilancio della società che nel 2006 aveva una perdita di esercizio di 242.499 euro. Entro due mesi dovrebbe essere fissato il prezzo della compravendita e dovrebbe arrivare finalmente la firma del notaio.

 
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Notizia nauseabonda: IN VENETO IL PD ALLEATO DEL PDL !!!

Post n°940 pubblicato il 22 Agosto 2009 da albert.z
 

L’idea di Fassino coalizzarsi con il Pdl in Veneto alle regionali mina ulteriormente la credibilità del suo partito, seppur conferma la linea d’opposizione altalenante e filogovernativa che i suoi colleghi dirigenti hanno sempre preferito ma che il suo stesso elettorato non gradisce.

Con cosa e con chi pensa di allearsi il Pd di Fassino in Veneto?

Dietro la faccia di Galan, di cui non condivido moltissime scelte politiche adottate per la sua regione, dall’ampliamento della base Dal Molin di Vicenza alla disponibilità al collocamento di ipotetiche centrali nucleari sul territorio, passando per la scarsa assistenza al tessuto economico regionale che ha favorito la fuga di attività produttive in Romania, si nasconde l’arroganza del Presidente del Consiglio.

All’ombra del Pdl crescono due tipi di muffe: coloro che hanno il ruolo di compiacere e servire il proprio capo-padrone e gli esecutori fedeli privi di iniziativa, cui spetta il solo compito di estendere sul territorio le politiche romane. I secondi sono accuratamente piazzati a governare le regioni “occupate”: dall’Abruzzo alla Sardegna, dalla Sicilia al Veneto.

Le coalizioni però si fanno sul programma. I patti con il diavolo, invece, si stringono a scatola chiusa pur di conseguire vantaggi personali. E mentre le prime portano verso il futuro, i secondi conducono su una strada senza vie di uscita.

A quale Veneto del futuro aspira dunque il Pd? Quello delle centrali nucleari, della militarizzazione della regione, dell’odio razziale?

L’opposizione, quella mascherata e compiacente verso questo governo, non è mai vincente. Con questa strategia il Pd non va da nessuna parte anche perché non pone il cittadino al centro delle proprie scelte, ma mostra semmai il vero volto di quella dirigenza castale che, ad oggi, ha prodotto il 50% di astensionismo alle urne. Vale inoltre una vecchia regola: tra l'originale e la brutta copia, se proprio si deve scegliere, meglio l'originale, cioè il Pdl.

 
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