Creato da albert.z il 31/08/2006
Proposte contro gli sprechi e i privilegi delle caste

https://twitter.com/albertozen" class="twitter-follow-button" data-show-count="false" data-lang="it">Segui @albertozen

 

Contatta l'autore

Nickname: albert.z
Se copi, violi le regole della Community Sesso: M
Età: 79
Prov: RO
 

FACEBOOK

 
 

Area personale

 

Ultime visite al Blog

albert.zAldus_rmilanicinzia1975celestial_eyeswoodenshipsilviosorellamariomancino.mpaperinopa_1974Sky_EagleLisa20141quattrozeroquattromassimo.sbandernofiordiloto2dgl0Stolen_words
 

Archivio messaggi

 
 << Febbraio 2010 >> 
 
LuMaMeGiVeSaDo
 
1 2 3 4 5 6 7
8 9 10 11 12 13 14
15 16 17 18 19 20 21
22 23 24 25 26 27 28
 
 

Cerca in questo Blog

  Trova
 

GRILLO

            

Scarica il programma del Movimento 5 Stelle

 

Costi della politica, le proposte dell'Italia dei Valori

http://www.italiadeivalori.it/bastacasta/1/6856-costi-della-politica-le-proposte-dellitalia-dei-valori

 
 

Ultimi commenti

Citazioni nei Blog Amici: 38
 
RSS (Really simple syndication) Feed Atom
 

Parlamento pulito: no a impunita'

Basta! Parlamento pulito                                    
 

PRAGMATISMO

NO ALLE IDEOLOGIE, SI AL PRAGMATISMO.

NUOVA COSTITUZIONE COSTRUITA DAL POPOLO

PER REGOLARE I POTERI DEI PARTITI E DEI POLITICI.

NO AI PRIVILEGI DELLA CASTA DI DECIDERE IL PROPRIO STIPENDIO.

SI AL PRINCIPIO CHE TRA STIPENDIO PIU' BASSO E QUELLO PIU' ALTO

DEVE ESSERCI UN RAPPORTO FISSO.

STIPENDI DEI POLITICI IN MEDIA EUROPEA.

STIPENDIO DEL MANAGER NON SUPERIORE A 13 VOLTE

QUELLO MEDIO DELL'OPERAIO DELLA SUA AZIENDA.

NO ALLE STOCK OPTION

NO ALLA FINANZA CREATIVA, NO AI DERIVATI

 

 Questo sito non rappresenta una testata giornalistica in quanto viene aggiornato senza alcuna periodicita'. Non puo' pertanto considerarsi un prodotto editoriale ai sensi della legge n. 62 del 7.03.2001 Alcune delle immagini contenute sono prese dal web. Per qualsiasi problema fatemi sapere e verranno rimosse.

 

Messaggi del 01/02/2010

IL PUNTO DEL NON RITORNO

Post n°1116 pubblicato il 01 Febbraio 2010 da albert.z
 

Nel 2008 gli Stati salvarono le banche dal fallimento, quelle stesse banche che avevano causato la crisi. Da allora è iniziato un domino mondiale. Dalla crisi finanziaria durata qualche mese, il tempo necessario per iniettare liquidità nelle banche, si è passati alla crisi economica con effetti a catena. Chiusura delle aziende, licenziamenti di massa, calo dei consumi, crollo del valore del mercato immobiliare, diminuzione del gettito fiscale. Per evitare il collasso gli Stati hanno usato il debito pubblico. Hanno indebitato i cittadini in modo inconsapevole (il debito pubblico nell'immaginario è sempre di qualcun altro), prima per tenere in vita le banche, poi per le spese correnti. L'innalzamento del debito ha avuto come effetto l'aumento degli interessi che gli Stati devono pagare a chi ha comprato le nuove emissioni di titoli. Gli interessi sono un cappio al collo dello sviluppo del Paese. Più interessi dal debito, meno capacità di politica economica. Più cresce il debito, più i tagli allo Stato sociale sono l'unica soluzione possibile.
Se uno Stato, prima della crisi, aveva un alto debito pubblico, ha dovuto indebitarsi oltre il punto di non ritorno. La domanda che tutti si pongono è: "Quando si raggiunge il punto di non ritorno?". E' semplice, quando nessuno compra più i titoli di Stato. In mancanza di compratori lo Stato deve dichiarare bancarotta, va in default, non paga gli stipendi ai dipendenti pubblici e le pensioni. Un'altra domanda che ci si deve porre è: "Quali Stati hanno più probabilità di fallire?". Anche in questo caso la risposta è semplice, quelli che oltre a un grande debito pubblico pre crisi e a un suo forte incremento post crisi hanno diminuito la loro capacità produttiva. Producono di meno (il cosiddetto PIL) e, allo stesso tempo, aumentano il loro debito. Nell'UE gli Stati con queste caratteristiche sono almeno tre: Grecia, Italia e Spagna.
Grecia e Italia sono accomunate dalla stessa strategia, vendere il loro debito agli Stati extra UE, in quanto la UE non riesce a soddisfare l'offerta continua di Tremorti e di George Papandreou. Tremorti ha venduto il nostro debito in Cina lo scorso mese, curiosamente, dato che il debito è nostro, non sappiamo il valore della vendita. La Cina con il debito ha comprato una parte della nostra sovranità nazionale, forse Termini Imerese o scivoli privilegiati per il commercio estero. Anche la grande Cina ha però i suoi limiti e, dopo aver digerito Tremorti, non ha acquistato i 25 miliardi di euro di titoli greci proposti la scorsa settimana dalla Goldman Sachs.
A Davos stanno discutendo dell'economia mondiale le stesse persone che hanno provocato la più grande bolla degli ultimi 150 anni. Circola una domanda: "Fallirà prima l'Italia o la Grecia?". Gli investitori internazionali hanno già dato una risposta tecnica. I titoli di Stato dei Paesi a rischio sono coperti da un'assicurazione sul loro fallimento detta CDS, Credit Default Swap. L'Italia è prima assoluta, con molte lunghezze sul secondo in classifica. La Grecia è solo quinta. Alla catastrofe con ottimismo.

 
Condividi e segnala Condividi e segnala - permalink - Segnala abuso
 
 

Ciancimino: "Provenzano garantito da accordo"

Post n°1115 pubblicato il 01 Febbraio 2010 da albert.z
 

LA MAFIA INVESTI' SU MILANO 2 DI S.B.Torna il misterioso "signor Franco" che faceva da tramite: "Non era siciliano"di SALVO PALAZZOLO

 

Massimo Ciancimino, nell'aula bunker di Palermo

PALERMO - Parla del padre Vito, potente sindaco di Palermo, e dell'amico complice di sempre, Bernardo Provenzano. Parla soprattutto degli affari di Cosa nostra, che avrebbe investito molti capitali a "Milano 2", la grande operazione immobiliare da cui presero il via le fortune di Silvio Berlusconi. Al processo Mori, nell'aula bunker del carcere palermitano dell'Ucciardone, Massimo Ciancimino racconta le trame del padre: "Con Provenzano si vedeva spesso  -  dice - anche a Roma, fra il 1999 e il 2002. Con altri mafiosi che avevano una grande capacità imprenditoriale faceva investimenti. Con i fratelli Buscemi e con Franco Bonura vennero investiti soldi anche in una grande realizzazione alla periferia di Milano che è stata poi chiamata Milano 2".

"Me lo ricordo da bambino  -  dice Massimo Ciancimino  -  Bernardo Provenzano, che io conoscevo come il signor Lo Verde, veniva a trovarci spesso nella nostra casa di villeggiatura di Baida, alle porte di Palermo. Solo molto tempo dopo, a fine anni Ottanta, vidi per caso l'identikit di un capomafia sulla rivista Epoca, mentre ero Dal barbiere con mio padre. Era Provenzano, riconobbi l'uomo che veniva a casa mia. Chiesi a mio padre di quell'uomo. Mi rispose: stai attento al signor Lo Verde, da questa situazione non può salvarti nessuno".

"Il signor Lo Verde  -  spiega il testimone  -  continuò a venirci a trovare anche quando mio padre era agli arresti domiciliari, nell'appartamento di via San Sebastianello, vicino a piazza di Spagna, a Roma. Dal 1999 al 2002. Mi incuriosiva quella situazione. Dissi a mio padre: ma non sono pericolosi questi incontri? Lui mi rispose senza tentennamenti. Disse che Provenzano poteva girare tranquillamente per Roma o in qualsiasi altra città, perché godeva di una sorta di immunità territoriale, basata su un accordo che anche mio padre aveva contribuito a stabilire. Un accordo che sarebbe stato stipulato fra il maggio 1992 e il dicembre dello stesso anno".


Ciancimino risponde alle domande dei pubblici ministeri Nino Di Matteo e Antonio Ingroia. Nella prima parte della sua deposizione, iniziata alle 10, ha rievocato l'attività politico-mafiosa del padre. "Aveva creato un vero e proprio sistema  -  spiega  -  suo compito era quello di spartire le tangenti dei grandi lavori pubblici di Palermo fra i politici e fra Cosa nostra, sempre tramite Provenzano". Per i contatti più delicati, Vito Ciancimino utilizzava una linea telefonica riservata, installata nella sua casa di Palermo. "Spesso  -  aggiunge il teste  -  ero incaricato di consegnare buste chiuse a Provenzano".

"Il rapporto fra mio padre e Provenzano era nato a Corleone  -  racconta Ciancimino junior - Abitavano nello stesso stabile: di tanto in tanto, mio padre dava lezione di matematica al giovane Bernardo. Molti anni dopo, si stupiva che lo chiamassero il ragioniere. In matematica non era stato mai bravo".

Ad ascoltare Massimo Ciancimino c'è l'imputato principale di questo dibattimento, il generale Mario Mori, seduto accanto ai suoi legali, gli avvocati Piero Milio ed Enzo Musco. Sugli spalti del pubblico sono presenti numerosi studenti.  

La deposizione davanti alla quarta sezione del tribunale si preannuncia lunga. Nei 23 verbali d'interrogatorio di Massimo Ciancimino già depositati dalla Procura in vista dell'udienza di oggi si parla della trattativa che sarebbe avvenuta fra Cosa nostra e l'entourage del generale Mori, nel 1992, durante la stagione delle stragi Falcone e Borsellino. L'accordo avrebbe previsto la cessazione della strategia stragista, in cambio di alcuni benefici per i boss: a mediare il misterioso dialogo  sarebbe stato il padre di Massimo, Vito Ciancimino. Secondo la Procura di Palermo, in quei giorni sarebbe nato un vero e proprio patto fra il vertice mafioso e una parte delle istituzioni: ecco perché, secondo i pm, Provenzano avrebbe proseguito indisturbato la sua latitanza (fino all'11 aprile 2006).

Il figlio di Vito Ciancimino continua a rispondere senza tentennamenti alle domande dei pubblici ministeri. Ritorna sugli affari del padre: "Dopo le inchieste e le denunce della commissione antimafia e il caso della sua querela al capo della polizia, mio padre decise di spostare i suoi investimenti lontano da Palermo". Correvano gli anni Settanta. Massimo Ciancimino spiega: "Alcuni suoi amici di allora,  Ciarrapico e Caltagirone, ma anche altri costruttori romani gli dissero di investire in Canada dove erano in preparazione le Olimpiadi di Montreal. C'erano dei mutui agevolati per gli investitori stranieri".
Con i boss Salvatore e Antonino Bonura, con il costruttore mafioso Franco Bonura sarebbe nato in seguito un altro investimento: "Una grande realizzazione alla periferia di Milano che è stata poi chiamata Milano 2", dice Ciancimino junior.

Un altro capitolo della deposizione nell'aula bunker è quello dei rapporti fra l'ex sindaco di Palermo, Bernardo Provenzano e i servizi segreti.  Massimo Ciancimino dice che il tramite sarebbe stato un "uomo che vestiva sempre in modo molto elegante, non siciliano". Lui lo conosceva solo come il nome: "signor Franco o Carlo". "Era legato all'ambiente dei servizi", spiega il testimone. "Lo contattavo tramite due numeri conservati nella Sim del mio telefonino. Avevo un'utenza fissa, con prefisso 06 Roma e un'utenza cellulare". Il signor Franco torna nel racconto di Ciancimino già dagli anni Settanta. "Lo rividi il giorno dei funerali di mio padre  -  spiega  -  venne al cimitero dei Cappuccini di Palermo per portarmi un biglietto di condoglianze del signor Lo Verde. Disse che se n'era andato un grande uomo".

Vito Ciancimino avrebbe incontrato spesso il signor Franco:  "Lui, mio padre e il signor Lo Verde avevano le chiavi di un appartamento, nella zona di via del Tritone, a Roma". All'ex sindaco di Palermo sarebbero stati chiesti dai Servizi diversi "interventi": anche in occasione del disastro di Ustica ("Per non fare diffondere certe notizie", dice Ciancimino junior) e del sequestro Moro ("Per trovare il covo").
 
Condividi e segnala Condividi e segnala - permalink - Segnala abuso
 
 

"Moro, i servizi dissero alla mafia: non intervenite.

Post n°1114 pubblicato il 01 Febbraio 2010 da albert.z
 

Ciancimino jr: "Nel covo di Riina
carte da far crollare l'Italia"

 Ustica, fu un aereo francese"di ATTILIO BOLZONI e FRANCO VIVIANO

 

PALERMO - Il covo di Totò Riina non l'hanno mai perquisito "per non far trovare carte che avrebbero fatto crollare l'Italia". E la cattura del capo dei capi è stata voluta da Bernardo Provenzano dentro quella trattativa che, fra le uccisioni di Falcone e di Borsellino, la mafia portò avanti con servizi segreti e ufficiali dei reparti speciali dei carabinieri. É la "cantata" di Massimo Ciancimino, quinto e ultimo figlio dell'ex sindaco di Palermo, sui misteri siciliani. Ventitré verbali desecretati - milleduecento pagine - e depositati al processo contro il generale Mario Mori, accusato di avere favorito la lunga latitanza di Provenzano dopo quell'arresto "concordato".

Ma se sulla cattura di Totò Riina esistono già atti ufficiali d'indagine che smontano la versione dei carabinieri, le altre rivelazioni del rampollo di don Vito svelano tanto altro di Palermo. Dalla fine degli anni '70 sino all'estate del '92. É la sua verità, ereditata per bocca del padre. La storia di alcuni delitti eccellenti, il sequestro di Aldo Moro, la strage di Ustica, i rapporti di Vito Ciancimino con l'Alto Commissario antimafia Emanuele De Francesco e il suo successore Domenico Sica. É l'impasto fra Stato e mafia che ha governato per vent'anni la Sicilia.

Il covo del capo dei capi. Massimo Ciancimino conferma il patto fra Bernardo Provenzano e i carabinieri del Ros, mediato da don Vito, per la cattura di Riina: "Una delle garanzie che mio padre chiese ai carabinieri, e che loro diedero a mio padre, era che nel momento in cui si arrestava Riina bisognava mettere al sicuro un patrimonio di documentazione che il boss custodiva nella sua villa". E ha aggiunto: "Provenzano riferì a mio padre che Totò Riina conservava carte e documenti di proposito con un obiettivo: se l'avessero arrestato avrebbero trovato tante di quelle cose, di quelle carte, che avrebbero fatto crollare l'Italia. Mio padre commentò con me il fatto dicendo che quello era un atteggiamento tipico di Riina. Secondo lui, conoscendo bene molti di questi documenti, sarebbero stati conservati apposta dal Riina con il solo fine di rovinare tante persone in caso di un suo arresto, visto che solo una spiata poteva far finire la sua latitanza".


La trattativa fra le stragi del 1992. Il negoziato con Cosa Nostra iniziò dopo l'uccisione di Falcone. Da una parte Totò Riina. Dall'altra il vice comandante dei Ros Mario Mori, il capitano Giuseppe De Donno e "il signor Franco", un agente dei servizi segreti legato all'Alto commissariato antimafia. E in mezzo Vito Ciancimino. Se in un primo momento Totò Riina è stato un terminale della trattativa per fermare le bombe, dopo la strage Borsellino "è diventato l'obiettivo della trattativa". Racconta ancora il figlio dell'ex sindaco: "Della trattativa erano informati i ministri Virginio Rognoni e Nicola Mancino, questo a mio padre l'ha detto il signor Franco e gliel'hanno confermato il colonnello Mori e il capitano De Donno".

La trattativa dopo le stragi. Nel 1993, un anno dopo Capaci e via D'Amelio, la trattativa mafiosa è andata avanti. E al posto di Vito Ciancimino ormai in carcere, sarebbe stato Marcello Dell'Utri a sostituirlo nel ruolo di mediatore: "Mio padre sosteneva che era l'unico a poter gestire una situazione simile... ha gestito soldi che appartenevano a Stefano Bontate e a persone a lui legate".
L'omicidio Mattarella. Il Presidente della Regione siciliana, ucciso il 6 gennaio del 1980, per Vito Ciancimino fu "un omicidio anomalo". Spiega suo figlio: "Dopo il delitto, mio padre chiese spiegazioni ai servizi segreti... un poliziotto poi gli disse che c'era la mano dei servizi nella morte di Mattarella. Ci fu uno scambio di favori su quell'omicidio.. ".

Il sequestro Moro. Il figlio di don Vito dice che suo padre è sempre stato legato all'intelligence fin dal sequestro di Moro. "La prima volta che mio padre mi ha raccontato di contatti di Cosa Nostra con apparati dello Stato risale al sequestro. E mi ha detto che era stato pregato, e per ben due volte, di non dare seguito alle richieste per fare pressioni su Provenzano perché si attivasse per aiutare lo Stato nelle ricerche del rifugio di Aldo Moro".

Don Vito e Gladio. "Mio padre faceva parte di Gladio", ha rivelato Massimo. E ha spiegato: "Mi disse che all'origine c'era mio nonno Giovanni che, all'epoca dello sbarco degli Alleati in Sicilia, era stato assoldato come interprete". Il figlio di don Vito ricorda poi che il padre aveva costituito le prime società di import export "insieme a un colonnello americano" e che ha partecipato "a diversi incontri" organizzati dalla struttura militare segreta.

L'uccisione del prefetto dalla Chiesa. É la parte più "omissata" dei verbali di Ciancimino. Suo padre gli aveva parlato dell'uccisione di Carlo Alberto dalla Chiesa e dell'omicidio del giornalista Mino Pecorelli "che sono legate", poi il verbale è ancora tutto coperto dal segreto.

La strage di Ustica. Nei racconti del figlio dell'ex sindaco c'è il ricordo dell'aereo precipitato in mare il 27 giugno del 1980: "Quella notte mio padre fu chiamato dal ministro della Difesa Attilio Ruffini che gli disse che era successo un casino: fece chiamare anche l'onorevole Lima. Si seppe subito che era stato un aereo francese che aveva abbattuto per sbaglio il Dc 9, ma bisognava attivare un'operazione di copertura perché questa informazione non venisse fuori".

Gli autisti senatori.
Massimo Ciancimino, ricordando di un "pizzino" inviato da Provenzano a suo padre dove si faceva riferimento "a un amico senatore e al nuovo Presidente per l'amnistia", ha confermato che i due erano Marcello Dell'Utri e Totò Cuffaro. Poi ha spiegato dove ha conosciuto l'ex governatore: "L'ho incontrato nel 2001 a una festa dell'ex ministro Aristide Gunnella, credevo di non averlo mai visto prima. Si è presentato e mi ha baciato. Poi, l'ho raccontato a mio padre che mi ha detto: 'Ma come, non te lo ricordi, che faceva l'autista al ministro Mannino? Anche lui aspettava in macchina, fuori, come te che accompagnavi me ... Poi ho collegato... perché quando accompagnavo mio padre dall'onorevole Lima fuori dalla macchina aspettava pure, con me, Cuffaro e anche Renato Schifani che faceva l'autista al senatore La Loggia. Diciamo, che i tre autisti eravamo questi... andavamo a prendere cose al bar per passare tempo.. Ovviamente, loro due, Cuffaro e Schifani, hanno fatto altre carriere: c'è chi è più fortunato nella vita e chi meno... ma tutti e tre una volta eravamo autisti".
 
Condividi e segnala Condividi e segnala - permalink - Segnala abuso
 
 
 

© Italiaonline S.p.A. 2024Direzione e coordinamento di Libero Acquisition S.á r.l.P. IVA 03970540963