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Proposte contro gli sprechi e i privilegi delle caste

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Costi della politica, le proposte dell'Italia dei Valori

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Parlamento pulito: no a impunita'

Basta! Parlamento pulito                                    
 

PRAGMATISMO

NO ALLE IDEOLOGIE, SI AL PRAGMATISMO.

NUOVA COSTITUZIONE COSTRUITA DAL POPOLO

PER REGOLARE I POTERI DEI PARTITI E DEI POLITICI.

NO AI PRIVILEGI DELLA CASTA DI DECIDERE IL PROPRIO STIPENDIO.

SI AL PRINCIPIO CHE TRA STIPENDIO PIU' BASSO E QUELLO PIU' ALTO

DEVE ESSERCI UN RAPPORTO FISSO.

STIPENDI DEI POLITICI IN MEDIA EUROPEA.

STIPENDIO DEL MANAGER NON SUPERIORE A 13 VOLTE

QUELLO MEDIO DELL'OPERAIO DELLA SUA AZIENDA.

NO ALLE STOCK OPTION

NO ALLA FINANZA CREATIVA, NO AI DERIVATI

 

 Questo sito non rappresenta una testata giornalistica in quanto viene aggiornato senza alcuna periodicita'. Non puo' pertanto considerarsi un prodotto editoriale ai sensi della legge n. 62 del 7.03.2001 Alcune delle immagini contenute sono prese dal web. Per qualsiasi problema fatemi sapere e verranno rimosse.

 

Messaggi del 11/03/2010

RAI: MINZOLINI E LE SUE" NOTIZIE"

Post n°1206 pubblicato il 11 Marzo 2010 da albert.z
 

IL TG1 COMICO DI MINZOLINI.

SEMPRE AL SERVIZIO DEL PADRONE, COME TANTI ALTRI.

E QUESTO E' TRAGICO!!!!!

 

 SE QUESTO TG1 NON RISPETTA LA PAR CONDICIO OCCORRE INTERVENIRE, SUBITO, NON DOPO LE ELEZIONI.

INVITO IL POPOLO VIOLA A INTERVENIRE, CON UNA MANIFESTAZIONE DAVANTI LA RAI.

 

 

 

 
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MARCO TRAVAGLIO:AD PERSONAM

Post n°1205 pubblicato il 11 Marzo 2010 da albert.z
 
Foto di albert.z

NEL LIBRO AD PERSONAM, MARCO TRAVAGLIO ILLUSTRA LE MALEFATTE DELLA CASTA, SPECIE DI BERLUSCONI.

Dal 1995 ad oggi: 15 anni di leggi su misura per pochi eccellenti ---

Corrompere giudici e testimoni, falsificare bilanci, frodare il fisco. E non essere processati. Sedici anni di leggi prèt-à-porter (1994-2010) ad personam, ma anche ad personas, "ad aziendam", "ad mafiam" e "ad castam" per pochi potenti illustri.

Dai decreti Conso e Biondi dopo Tangentopoli alla Bicamerale ("Il piano di rinascita democratica? Me lo stanno copiando con la bozza Boato", esultava Licio Gelli). Per continuare con le leggi sul falso in bilancio, le rogatorie, le intercettazioni, con le norme prò Sofri e Dell'Utri, prò Sismi e Telecom, e con i condoni fiscali e edilizi, con l'indulto del centrosinistra, con i lodi Schifani e Alfano, gli illegittimi impedimenti e il processo breve che fulmina gli scandali Mills, Cirio, Parmalat, Fiorani, Unipol, Calciopoli e le truffe della clinica Santa Rita.

Tutti salvi. Sedici anni per tornare a Tangentopoli e a Mafiopoli, cancellando Mani pulite e la Primavera di Palermo, e beatificando Craxi, corrotto e latitante.

 
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Il caso del Polo Natatorio di Ostia

Post n°1204 pubblicato il 11 Marzo 2010 da albert.z
 




Ci raccontiamo spesso che siamo il popolo dell'arte dell'arrangiarsi, di coloro che trovano soluzioni creative, inventive, che possono servire per risolvere alcuni problemi con soluzioni un po' fantasiose. L'arte dell'arrangiarsi è diventata una sorta di politica istituzionale che passa sotto il nome di Protezione Civile, una bacchetta magica che serve a risolvere le situazioni più impensabili e certamente non soltanto quelle legate, questo ormai l'abbiamo capito, a disastri naturali, terremoti e inondazioni che siano. 

Il governo Berlusconi dal Maggio dell'anno scorso fino a metà febbraio di quest'anno ha approvato la bellezza di ben 169 ordinanze della Protezione Civile (leggi l'articolo ). Certo non perché ci sono stati 169 disastri nel nostro paese ma perché la Protezione Civile si è dovuta occupare un po' di tutto, come ad esempio: l'ordinanza per risolvere i problemi del traffico e della mobilità delle province di Treviso e di Vicenza, un'ordinanza dedicata alla costruzione del nuovo Palazzo del Cinema di Venezia, un'altra che doveva gestire il grande evento legato alla visita pastorale del Papa a Cagliari e un'altra ancora sull'organizzazione di iniziative nell'ambito dell'Anno Giubilare Paolino.  

Tra tutte queste fantasiose situazioni gestite dalla Protezione Civile vi e' anche l'organizzazione dei Mondiali di Nuoto "Roma 2009", in particolare la realizzazione del Polo Natatorio di Ostia. Questo è stato uno dei casi più eclatanti. Si può anche pensare che, se alla fine queste ordinanze della protezione civile riescono a realizzare qualche cosa in tempi brevi, forse per la collettività c'é un guadagno. Naturalmente le regole non sono lì per dare fastidio ma per essere rispettate e per provvedere a tutta una serie di controlli che devono appunto accertarsi che le cose siano fatte come si deve.  

E' quello che è accaduto con il Polo Natatorio di Ostia (leggi l'articolo). Questa è una grande struttura, inaugurata nel Luglio del 2009 dal Sindaco Alemanno e utilizzata dagli atleti per gli allenamenti in vista dei mondiali. Sono stati proprio gli atleti a rendersi conto (è una storia tutta italiana!), che i loro tempi di percorrenza erano molto più alti rispetto a quanto ciascun atleta era uso fare. Dopo una verifica si è scoperto che la piscina era stata realizzata un metro e mezzo più lunga rispetto alle dimensioni regolari internazionali e quindi non è stata più possibile utilizzarla.  Si è cercato di rimediare al problema per poter continuare gli allenamenti, ma senza successo. Di fatto l'impianto è stato chiuso, non è stato utilizzato e non è stato nemmeno più riaperto.  

Avremmo potuto augurare che, almeno, pur sbagliata per una competizione internazionale la piscina fosse poi a disposizione della comunità ma questo non è accaduto, l'impianto non è compiuto. L'impianto aveva tra l'altro l'ambizione di presentarsi con una serie di foresterie per la ricezione di turismo legato allo sport e turismo giovanile, ma queste foresterie non sono mai state completate. Inoltre, il complesso ha anche un certo un impatto ambientale, trattandosi di una struttura presente sul litorale laziale a Ostia.  

Va anche detto che, come spesso accade alla Protezione Civile, la società che ha gestito questo impianto è di diritto privato ma gestisce capitali pubblici (leggi l'articolo). Questa è una formula ibrida che, da un punto di vista liberaldemocratico, può anche sembrare attraente, ma in realtà è un'altra arte di arrangiarsi. E', di fatto, una grande scappatoia per far gestire i soldi pubblici con regole private e, in questo modo, cercare di evitare i controlli della Corte dei Conti.  

La vicenda del Polo Natatorio di Ostia ha un peccato originale: le procedure di appalto non sono state mai pubblicate sulla Gazzetta Ufficiale dell'Unione Europea, come previsto dalla normativa europea. Per questo noi, su segnalazione del Laboratorio di Urbanistica Labur, abbiamo presentato un'interrogazione alla Commissione Europea (leggi l'articolo).

Per certi aspetti è anche sorprendente che non fosse stata portata all'attenzione della Commissione Europea questa grave violazione del diritto comunitario.  Aspettiamo la risposta di questa interrogazione e probabilmente, visto che ciò che noi denunciamo non e' accaduto, vale a dire che la procedura di appalto non e' stata pubblicata regolarmente sulla Gazzetta Ufficiale, dovremo incorrere in una sanzione.  

Come sempre tutto è legato. C'e' un vizio di procedura all'inizio ed è molto difficile che poi l'opera pubblica possa portare a un risultato costruttivo e soddisfacente per la collettività. Quello che rimane è un dato in più di questa difficoltà dell'Italia a essere dentro la modernità - questa idea di modernità che l'Unione Europea dovrebbe rappresentare. Ci chiediamo come ancora nel XXI secolo si cerchi di ricorrere a questi sotterfugi pur di far guadagnare qualcuno in modo probabilmente illecito. Nel frattempo ci ritroviamo - come accade da decenni - una cattedrale nel deserto in più o, come in questo caso, una cattedrale sulla costa mediterranea vicino a Roma.

 
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"G8, Ferrara e Toro ordinarono di non fare intercettazioni

Post n°1203 pubblicato il 11 Marzo 2010 da albert.z
 

Tre verbali a conferma di quanto accaduto a Piazzale Clodio
"Motivi di opportunità politica". Così la procura di Roma si spaccò

I carabinieri del Noe e un sostituto procuratore vicini alla verità già nel 2008 magistratidi CARLO BONINI

 

L'ex procuratore aggiunto di Roma, Achille Toro

ROMA - Agli appalti truccati del G8 della Maddalena, al nocciolo duro della "cricca" - Angelo Balducci, Mauro Della Giovampaola, Diego Anemone - i carabinieri del Noe e il sostituto procuratore della Repubblica di Roma Assunta Cocomello erano arrivati per tempo, nell'autunno del 2008. Ma l'indagine - come ricostruito da "Repubblica" il 26 febbraio scorso - venne addormentata dal procuratore capo Giovanni Ferrara e dal suo aggiunto Achille Toro per ragioni di "prudenza" e "opportunità politica". Ebbene, ora, a confermare e documentare quanto accaduto negli uffici di piazzale Clodio sono tre verbali di testimonianza raccolti il 16 febbraio scorso dai magistrati di Perugia e depositati al Tribunale del Riesame. A parlare sono il capitano Pasquale Starace e il tenente Francesco Ceccaroni del Noe, il sostituto procuratore di Roma Assunta Cocomello. Ecco il loro racconto.

Buste di ringraziamento. Ricorda Pasquale Starace: "Nell'ambito di un'indagine condotta dalla procura della Repubblica di Nuoro con delega al Noe di Sassari, venne redatta il 5 giugno del 2008 un'informativa in cui si faceva riferimento ad intercettazioni telefoniche che coinvolgevano due imprenditori sardi in contatto con tale Angelo Balducci. In queste conversazioni si parlava di "appalti e di buste", una delle quali era definita "di ringraziamento". Un altro soggetto, citato nelle conversazioni con il solo nome "Ingegner Mauro" (Della Giovampaola, ndr), sembrava suscettibile di interesse investigativo. Gli atti furono trasmessi alla Procura di Roma dalla Procura di Nuoro e per questo motivo fummo convocati dal sostituto della Procura di Roma, dottoressa Cocomello. (...) Il 15 gennaio 2009, nel depositare l'informativa, chiedemmo intercettazioni telefoniche. Il 29 gennaio esaudimmo la richiesta di indagini. Il 10 febbraio sollecitammo un incontro con la Cocomello, rappresentando l'importanza dell'indagine".

Esclusi i carabinieri. Ma qui accade qualcosa che disturba l'ufficiale. Le intercettazioni non vengono concesse. La delega per le indagini passa alla Guardia di Finanza. "I motivi di sorpresa per il mancato accoglimento della nostra richiesta (di intercettazioni,  ndr) secondo me esulavano dalla fisiologica dialettica della Autorità Giudiziaria con la Polizia Giudiziaria ed erano rappresentati sostanzialmente dal fatto che il magistrato titolare delle indagini (la Cocomello) concordasse con noi sulla bontà degli elementi raccolti ma che gli esiti da noi richiesti non venivano adottati per dei contrasti con il procuratore capo Ferrara ed il procuratore aggiunto Toro, i quali formulavano obiezioni di "opportunità politica" e non di discrezionalità giudiziaria. Del tutto sorprendente mi sembrava inoltre l'intenzione di affidare le indagini alla Guardia di Finanza, perché non comprendevo le ragioni di cambiare la polizia giudiziaria delegata".

Accade dell'altro. Il 3 marzo 2009, il capitano Starace, il tenente Francesco Ceccaroni, il maresciallo Catalano, vengono accompagnati dalla Cocomello nell'ufficio del procuratore aggiunto Achille Toro per "un colloquio diretto". "Toro ci manifestò le sue perplessità sulle ipotesi delittuose prospettate (la corruzione, ndr) in quanto, a suo parere, si era più in presenza di un reato di abuso di ufficio da cui poteva, al massimo, conseguire una richiesta di interdizione dai pubblici uffici".

Il tenente Francesco Ceccaroni conferma la ricostruzione del suo capitano e aggiunge un dettaglio significativo. "La mia impressione fu quella che la Cocomello fosse in dissenso sia sulle valutazioni giuridiche, sia sulle considerazioni di natura politica di Ferrara e Toro".

"Niente intercettazioni".
Le impressioni del tenente sono corrette. Alla Cocomello, che nel settembre del 2008, ha formalizzato l'inchiesta sugli appalti del G8 nata dall'informativa del Noe con l'iscrizione segretata al registro degli indagati dei nomi di Balducci, Anemone e Della Giovampaola, viene chiesto per quanto concerne quel fascicolo di
"riferire prima di ogni atto al procuratore Ferrara".

"Riferivo al procuratore quanto meno per concordare le linee generali dell'indagine - ricorda la Cocomello - Successivamente invece riferivo principalmente all'aggiunto (Toro, ndr)". Ed è lui - aggiunge - che la sollecita a togliere la delega di indagine al Noe per affidarla alla Guardia di Finanza, data la "complessità dell'indagine". Toro muove anche delle obiezioni. "Io, sin dall'inizio, ritenevo necessaria un'attività di intercettazione telefonica, ma Toro riteneva non sussistenti elementi a sostegno dell'ipotesi investigativa". È pur vero - chiosa la Cocomello - che l'ufficio gip di Roma è molto rigoroso nel concedere le intercettazioni. Ma, a ben vedere, non è questa la ragione della prudenza che ispira le mosse dell'aggiunto e dello stesso procuratore.
"Ferrara e Toro segnalavano la necessità di individuare il passaggio di somme di denaro per supportare la sussistenza di indizi (di corruzione, ndr). Al massimo individuavano elementi per ipotizzare un abuso d'ufficio. Ferrara (non ricordo se direttamente o tramite Toro) mi ha anche responsabilizzato in ordine alla delicatezza dell'indagine, in relazione ad un'eventuale fuga di notizie in pieno G8, a fronte dell'esistenza di ipotesi di reato che, a parere dell'Ufficio, non erano ancora sufficientemente delineate".

È un fatto che neppure nel gennaio di quest'anno, a G8 ampiamente archiviato, l'atteggiamento di Ferrara e Toro cambia. La Guardia di Finanza, in quel momento, lavorando su due segnalazioni di operazioni sospette su società del Gruppo Anemone ha consegnato alla Cocomello e al pm che le è stato nel frattempo affiancato (Sergio Colaiocco) elementi sufficienti a ipotizzare due nuovi reati - "associazione per delinquere e riciclaggio" - e a rendere non più rinviabili le intercettazioni telefoniche. Ferrara e Toro frenano ancora.

"Il 29 gennaio scorso - ricorda la Cocomello - io e Colaiocco ci riunimmo con Ferrara e Toro. In quella circostanza, Toro disse che a suo parere le indagini andavano condotte sui documenti e non sul contenuto di intercettazioni telefoniche. Di fronte a queste obiezioni, ribadii con forza la mia opinione sull'assoluta indispensabilità delle intercettazioni. Nella richiesta di intercettazione erano indicati tutti i soggetti iscritti alla data del 28/01/2010. Ma la nostra richiesta di intercettazione venne ritenuta comunque "debole" dal capo (Ferrara) e dall'aggiunto (Toro) con particolare riferimento all'indagato Della Giovampaola, così che io e il collega Colaiocco, convenendo che quella posizione fosse effettivamente la più debole, depennammo quel nome".

Quel che accade dopo il 29 gennaio è noto (arriveranno gli arresti, Roma non avrà tempo di intercettare nessuno). Tranne un particolare, sin qui inedito. Luca Turco, uno dei pm di Firenze, pochi giorni prima degli arresti del 10 febbraio, incontra a Roma la Cocomello e Colaiocco in quello che dovrebbe essere un incontro di "coordinamento investigativo" che mai vedrà la luce. Ricorda la Cocomello: "Turco ci invitò a non eseguire perquisizioni e ci comunicò che la Procura aveva formulato una richiesta di custodia cautelare per reati di nostra competenza. Non ci comunicò i nominativi e noi non insistemmo".
La casta dei politici-imprenditori ha fatto nominare a Roma molti magistrati "tranquilli", ligi ai potenti, che li lasciano fare. Anche la casta dei magistrati "del porto delle nebbie" di Roma ha dei vantaggi. Le caste sono il cancro della democrazia e un grave danno per le casse dello Stato.
TANTO PAGA SEMPRE PANTALONE!
 
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MENTRE NOI CI COMBATTIAMO LORO AVANZANO

Post n°1202 pubblicato il 11 Marzo 2010 da albert.z
 

DA

http://digilander.libero.it/coranoislam/integrasvezia.html

Integrazione: il fallimento del modello svedeseMalmo - Un residente su tre è musulmano. Quasi tutti sono disoccupati.

Dopo Francia, Gran Bretagna e Paesi Bassi, ora anche la tollerantissima e civilissima Svezia deve arrendersi. L’integrazione con le popolazioni islamiche è quanto meno improbabile, se non impossibile. La triste verità fotografata dal seguente articolo del Corriere della Sera mette definitivamente la parola fine al modello “buonista” d’integrazione svedese. Sarebbe opportuno che in Italia si imparasse dagli errori altrui.

Tratto da Corriere.it del 05/05/2009, di P. Salom

MALMÖ — «Io? Sono di Gaza». Rani, 15 anni, strizza l’occhio agli amici che gli si fanno intorno a semicerchio, come se volessero proteggerlo da una minaccia incombente. Si chiamano Mohammed, Ali, Hata, Isak. Tutti coetanei. Età da medie, al massimo liceo. «A scuola? Ma no, nessuno di noi ci va. Tempo perso». La stessa domanda, provoca identica risposta: sono di Ramallah, Il Cairo, Sarajevo. Bisogna insistere. E allora rispondono con le voci che si sovrappongono, in una primavera nordica solo annunciata: «Certo che siamo nati a Rosengard: ma questa non è mica casa nostra».

Periferia orientale di Malmö. Palazzi gettati come mattoncini a formare isole tanto ordinate quanto slegate l’una dall’altra, cemento a vista: uno dei tanti progetti che, sulla carta, negli anni Sessanta e Settanta, dovevano risolvere una volta per tutte il «problema casa» della classe operaia più viziata d’Europa. Oggi i lavoratori svedesi sono una minoranza minacciata più dall’incedere dell’immigrazione islamica che dalla crisi economica. «Non c’è più posto per noi», spiega con un sorriso a mezza bocca Anders Püschel, al momento «disoccupato». Non c’è più posto per nessuno, a giudicare dagli ultimi eventi. A Rosengard, dove Ibrahimovic ha imparato prima a fare a botte poi a calciare il pallone, la sera, non si esce di casa. I poliziotti sono diventati il bersaglio preferito di Intifade istantanee:sassaiole sulle auto di pattuglia che tornano in rimessa ammaccate, come se avessero attraversato un campo profughi palestinese con le insegne dell’esercito di Israele bene in vista.

Ogni sera, da mesi, cassonetti, cabine, e qualunque struttura pensata per la città si trasformano in roghi appiccati da molotov lanciate direttamente dal salotto di casa. I vigili del fuoco, stanchi di diventare il bersaglio preferito dopo gli agenti, hanno deciso di ritirarsi dal loro Forte Apache, la caserma di Rosengard. Henrik Persson, il comandante della stazione dei pompieri del quartiere, si è appena dimesso: «Nessuno mi ascolta, nessuno ci aiuta. Non ha senso continuare così ». Persson ha raccontato che, a una recente riunione operativa, un dirigente della polizia lo ha messo in guardia: «Preparatevi a vedere lanciare le molotov contro di voi». Ma a una richiesta di fondi e rinforzi, spiega ancora Persson, «ho ricevuto un netto rifiuto». Dall’opposizione, la consigliera centrista Anja Sonesson chiede «l’imposizione immediata di un coprifuoco per arginare l’ondata di violenza. I ragazzini con meno di 18 anni non dovrebbero uscire dopo le 9 di sera». Per il momento, i socialdemocratici, la maggioranza, resistono: «Sarebbe la fine della democrazia, del sistema svedese ». Il sindaco Ilmar Reepalu è convinto che una misura così drastica accentuerebbe «il carattere di enclave a se stante del quartiere. Al contrario noi dobbiamo cercare di unire Rosengard al resto della città, farne un zona residenziale come le altre».

Malmö, terza città della Svezia, capoluogo della prospera Scania, porto sull’Öresund con un passato di traffici che non torneranno più, ha 270 mila abitanti, centomila dei quali stranieri, per lo più concentrati a Rosengard e dintorni. Come dire, un residente su tre è musulmano. Molti vengono dai Balcani, dall’Africa, dall’Asia centrale. «Ci sono cento e più nazionalità nel quartiere — spiega Stefan Alfelt, corrispondente locale di Aftonbladet, uno dei principali quotidiani nazionali —. Pochi di loro hanno un’occupazione. In alcune zone i senza lavoro sono addirittura l’86% degli adulti. I giovani crescono osservando i genitori che vivono di carità pubblica. Sanno di essere senza speranza e si comportano di conseguenza: fanno la guerra». Curiosamente, non è un conflitto «Rosengard contro gli altri». «Gli scontri raramente superano i confini del quartiere — dice ancora Alfelt —. È una guerra civile locale: tutti contro tutti». In realtà, qualche volta la violenza lascia Rosengard e si sposta verso il centro elegante, l’isola pedonale dove si affacciano vetrine e ristoranti ancora affollati nonostante la crisi.

Ai primi di marzo è bastato l’arrivo della nazionale israeliana di tennis, impegnata in Coppa Davis contro la Svezia, proprio a Malmö, a far insorgere la comunità islamica, in quell’occasione alleata dei centri sociali svedesi e i black blok di tutta Europa. Un mix esplosivo che la polizia ha affrontato a modo suo. Con le maniere forti: cariche a cavallo, botte da orbi e pistole impugnate contro i dimostranti. Inutile parlare di integrazione, a Rosengard. Il modello sociale svedese? «Non spetta a me interpretare la politica del governo», ci ha detto il sindaco Ilmar Reepalu, socialdemocratico, facendo intendere che lui, la sua città, vuole continuare ad amministrarla come se il welfare scandinavo non fosse superato dalla realtà. Certo «dobbiamo iniziare a progettare qualcosa di diverso. Ne va della tranquillità di tutti». Solo una questione di ordine pubblico, allora? La polizia, conclude il portavoce Lars-Hakan Lindholm, «sa esattamente cosa fare e lo farà». Il punto è: per quanto, ancora?
RIFLETTIAMO. NIENTE PREGIUDIZI!
 
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PREPARIAMOCI ALLA LOTTA PER LA DEMOCRAZIA VERA

Post n°1201 pubblicato il 11 Marzo 2010 da albert.z

PREPARIAMOCI. Può succedere di tutto. Con un presidente che firma tutto, per tranquillità, o per connivenza, si scivola in piena dittatura un passo alla volta. LA DITTATURA E' QUELLA DELLA CASTA DEI POLITICI E DEGLI INDUSTRIALI, CHE VOGLIONO METTERE A TACERE LA MAGISTRATURA. GLI INCIUCI DI D'ALEMA, NAPOLITANO........... E FASSINO HANNO DATO A BERLUSCONI OGNI POTERE ED OGNI PRIVILEGIO.  GLI OBIETTIVI DELLA P2 SONO PRESSOCHE' RAGGIUNTI. COMANDANO E NON SONO GIUDICATI, OSTACOLANDO LA GIUSTIZIA IN OGNI MODO. 
IL POPOLO LAVORA E PAGA LE TASSE, MENTRE LORO SI ARRICCHISCONO CON I SOLDI DEI LAVORATORI, SIA EVADENDO, SIA CON APPALTI TRUCCATI, SIA CON TANGENTI. I GIORNALI SONO IN MANO LORO, I GIORNALISTI DELLA TV UBBIDISCONO A LORO: NOI SUBIAMO LA RECITA QUOTIDIANA  DEI TG DI MINZOLINI E LE TRASMISSIONI DI VESPA, CHE DEVIANO L'ATTENZIONE DAI PROBLEMI VERI, MENTRE CHIUDONO LE TRASMISSIONI CHE INFORMANO.
QUESTA NON E' DEMOCRAZIA: E' PARTITOCRAZIA, E' PLUTOCRAZIA, E' LADROCRAZIA.

Siate sempre capaci di sentire nel più profondo
qualunque ingiustizia commessa contro chiunque
in qualunque parte del mondo.

 
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NAPOLITANO. CHI E'?

Post n°1200 pubblicato il 11 Marzo 2010 da albert.z
 
Foto di albert.z

 

 

 

1) NAPOLITANO E' L'UOMO CHE APPROVO' L'INVASIONE DEL '56 IN UNGHERIA DEI RUSSI.

Quando disse: in Ungheria l'Urss porta la pace
Nel 1956, all'indomani dell'invasione dei carri armati sovietici a Budapest, mentre Antonio Giolitti e altri dirigenti di primo piano lasciarono il Pci, Napolitano arrivò a bocciare con durezza questa scelta dell'esponente comunista piemontese, profondendosi in elogi non solo di Togliatti, ma anche dei sovietici. L’Unione sovietica, infatti, secondo lui, sparando con i carri armati sulle folle inermi e facendo fucilare i rivoltosi di Budapest, avrebbe addirittura contribuito a rafforzare la «pace nel mondo»…
di Giorgio Napolitano
Come si può, ad esempio, non polemizzare aspramente col compagno Giolitti quando egli afferma che oltre che in Polonia anche in Ungheria hanno difeso il partito non quelli che hanno taciuto ma quelli che hanno criticato? È assurdo oggi continuare a negare che all'interno del partito ungherese - in contrapposto agli errori gravi del gruppo dirigente, errori che noi abbiamo denunciato come causa prima dei drammatici avvenimenti verificatisi in quel paese - non ci si è limitati a sviluppare la critica, ma si è scatenata una lotta disgregatrice, di fazioni, giungendo a fare appello alle masse contro il partito. È assurdo oggi continuare a negare che questa azione disgregatrice sia stata, in uno con gli errori del gruppo dirigente, la causa della tragedia ungherese.
Il compagno Giolitti ha detto di essersi convinto che il processo di distensione non è irreversibile, pur continuando a ritenere, come riteniamo tutti noi, che la distensione e la coesistenza debbano rimanere il nostro obiettivo, l'obiettivo della nostra lotta. Ma poi ci ha detto che l'intervento sovietico poteva giustificarsi solo in funzione della politica dei blocchi contrapposti, quasi lasciandoci intendere - e qui sarebbe stato meglio che, senza cadere lui nella doppiezza che ha di continuo rimproverato agli altri, si fosse più chiaramente pronunciato, che l'intervento sovietico si giustifica solo dal punto di vista delle esigenze militari e strategiche dell'Unione Sovietica; senza vedere come nel quadro della aggravata situazione internazionale, del pericolo del ritorno alla guerra fredda non solo ma dello scatenamento di una guerra calda, l'intervento sovietico in Ungheria, evitando che nel cuore d'Europa si creasse un focolaio di provocazioni e permettendo all'Urss di intervenire con decisione e con forza per fermare la aggressione imperialista nel Medio Oriente abbia contribuito, oltre che ad impedire che l'Ungheria cadesse nel caos e nella controrivoluzione, abbia contribuito in misura decisiva, non già a difendere solo gli interessi militari e strategici dell'Urss ma a salvare la pace nel mondo.

2) ACCOLSE CON  AMICIZIA BERLUSCONI IN PARLAMENTO

Il 19 maggio 1994 alla Camera Berlusconi si trovò dinanzi a un conciliante discorso di Giorgio Napolitano, dell'ala dei miglioristi del Pds, e corse sui banchi dell'opposizione a stringergli la mano. Il giorno successivo, il 20 maggio 1994, il governo di Berlusconi, che non avrebbe potuto essere eletto in quanto concessionario di un bene pubblico, otteneva la fiducia di Montecitorio.

3) NAPOLITANO SI PRONUNCIO' CONTRO MANI PULITE

IL 4 agosto del 2004 il prestigioso leader della corrente migliorista, così, apoditticamente, definirà l'attività del pool MANI PULITE degli anni 1992-1994: " quella che viene considerata una arbitraria e distruttiva invasione di campo da parte del potere giudiziario".

Ecco perché, oltre ad altre cose ( inciuci) fatte in combutta di D'Alema, Fassino Violante.....gli valsero l'elezione a Presidente della Repubblica dei delinquenti e della casta.

NAPOLITANO E' UNO DEI RESPONSABILI DEL CANCRO DELLA DEMOCRAZIA: BERLUSCONI . SE SI FOSSE OPPOSTO DURAMENTE AI PRIVILEGI CHE INVECE DIEDERO A BERLUSCONI, (VIOLANTE CONOSCE BENE COME SONO ANDATE LE VICENDE), OGGI IN ITALIA LE COSE ANDREBBERO MOLTO MEGLIO!

 

La libertà è come l'aria: si vive nell'aria;
se l'aria è viziata, si soffre;
se l'aria è insufficiente, si soffoca;
se l'aria manca si muore.

 

 

 
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