Creato da albert.z il 31/08/2006
Proposte contro gli sprechi e i privilegi delle caste

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Costi della politica, le proposte dell'Italia dei Valori

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Parlamento pulito: no a impunita'

Basta! Parlamento pulito                                    
 

PRAGMATISMO

NO ALLE IDEOLOGIE, SI AL PRAGMATISMO.

NUOVA COSTITUZIONE COSTRUITA DAL POPOLO

PER REGOLARE I POTERI DEI PARTITI E DEI POLITICI.

NO AI PRIVILEGI DELLA CASTA DI DECIDERE IL PROPRIO STIPENDIO.

SI AL PRINCIPIO CHE TRA STIPENDIO PIU' BASSO E QUELLO PIU' ALTO

DEVE ESSERCI UN RAPPORTO FISSO.

STIPENDI DEI POLITICI IN MEDIA EUROPEA.

STIPENDIO DEL MANAGER NON SUPERIORE A 13 VOLTE

QUELLO MEDIO DELL'OPERAIO DELLA SUA AZIENDA.

NO ALLE STOCK OPTION

NO ALLA FINANZA CREATIVA, NO AI DERIVATI

 

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Messaggi del 07/07/2010

I MALEDETTI

Post n°1336 pubblicato il 07 Luglio 2010 da albert.z
 

I MALEDETTI DAL POPOLO

 
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I cattivi consiglieri

Post n°1335 pubblicato il 07 Luglio 2010 da albert.z
 

lug 06    

Sono stati resi pubblici i dati circa le presenze complessive dei consiglieri al Consiglio Comunale di Rovigo ed è l’ennesimo atto di una brutta commedia che non ha suscitato grande stupore forse perché annunciato o forse perché prevedibile., ma, a questo punto e a fronte dell’impietosità dei numeri, auspichiamo un epilogo a “lieto fine” della vicenda..
Vorremmo suggerire agli attori principali di di questa avvilente commedia di giungere al compimento dell’opera portando in alto valori fondamentali quali responsabilità, giustizia e, da parte degli spettatori, la richiesta di non essere ulteriormente presi in giro.
Ai consiglieri comunali assenteisti senza giustificazione chiediamo una reazione responsabile: le immediate dimissioni a seguito di un esame di coscienza circa l’impossibilità di tenere fede all’impegno sottoscritto con i propri elettori di rappresentarli e tutelarli nella gestione della cosa pubblica.
Ai “virtuosi” sempre, o quasi, presenti, ma che in proporzione hanno votato molte meno delibere rispetto a quelle in discussione come nel caso del moderno Magaraggia, 126 presenze su 129 totali, appena il 37 % delle delibere votate, chiediamo lumi chiarificatori sui motivi. Addormentati? Incontinenti? Paralisi da ipnosi al sentir pronunciare la frase “delibera da votare”? Hanno un patto segreto coi propri elettori per osservare senza intervenire o semplicemente firmano per intascare il gettone e poi vanno via per i fatti loro?
Se l’ipotesi fosse l’ultima sarebbe il caso di chiedere ai signori consiglieri presenti/assenti un sussulto di dignità e, visto che ormai non è recuperabile l’assenza, restituiscano almeno i denari dei gettoni di presenza e di evitarci l’imbarazzo di vederli ancora calcare le scene della politica locale in futuro.
Ci chiediamo con quale credibilità potrebbero proporsi a guidare la comunità in un momento di grave crisi.
Pescare, giocare a carte in bar, ci sono un sacco di occupazione nelle quali possono impegnarsi senza raggirare la buona fede dei cittadini elettori.
Agli altri protagonisti di questa penosa commedia, a coloro che hanno portato con coraggio alla ribalta questo “malcostume” chiediamo di non fermarsi, di mettere in atto tutti quegli strumenti di legge affinchè queste cattive consuetudini siano punite.
Noi del Movimento 5 Stelle, come cittadini, elettori, sostenitori, attivisti sapremmo come comportarci in questa circostanza, abbiamo una proposta di legge, “Parlamento pulito”, ferma nei cassetti del Ministero dell’Interno con 350.000 firme raccolte e nella quale, tra le altre proposte, recriminiamo il sacrosanto diritto di pretendere dai nostri eletti, quindi dai nostri dipendenti, il rispetto del mandato loro assegnato, il rendiconto del loro operato e nel caso di cattiva gestione le loro immediate dimissioni.
In questa vicenda è la credibilità delle istituzioni ad essere in gioco.
Ben sappiamo, purtroppo, che il cittadino elettore italiano è abituato a tale degrado, ma crediamo che la misura sia ormai colma.

Cristina Caniato
Movimento 5 Stelle
Rovigo

 
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Perche' Ilardo fu ucciso

Post n°1334 pubblicato il 07 Luglio 2010 da albert.z
 

 
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DA L'UNITA'

Quando Mori mi disse: «Nel rapporto non citare Dell’Utri»

di Nicola Biondo

«Il generale Mori mi disse di non citare nel mio rapporto i nomi di tutti i politici, tra questi c’era anche Marcello Dell'Utri: una persona importante, molto vicina ai nostri ambienti. Se lo metto, pensai, succede il finimondo». È questa una delle dichiarazioni più pesanti fatte ieri davanti al tribunale di Palermo dal colonnello Michele Riccio, l'uomo che riuscì a infiltrare nel cuore di Cosa Nostra il mafioso Luigi Ilardo.

Pur senza ancora nominare Dell’Utri, Riccio aveva cominciato a rivelare le parti più scabrose delle confidenze di Ilardo fin dal 1996. «Tutti gli appartenenti alle varie organizzazioni mafiose nel territorio nazionale - scrisse in un rapporto - avrebbero dovuto votare Forza Italia. I vertici palermitani avevano stabilito un contatto con un esponente insospettabile di alto livello appartenente all'entourage di Berlusconi. In cambio Cosa Nostra si aspettava leggi a favore degli inquisiti e coperture per gli interessi economici».
Chi era quel politico vicino a Berlusconi? Riccio qualche sospetto lo ebbe subito. Infatti, ha spiegato, chiese esplicitamente a Ilardo se si trattasse di Dell’Utri. La risposta fu: «Ma se lei le cose le sa, che me le chiede a fare?». Non lo mise per iscritto, e non solo per le pressioni dei superiori. Glielo chiese in modo esplicito l’infiltrato: «Ilardo - ha spiegato in aula - voleva fare le sue dichiarazioni a proposito dei politici direttamente ai giudici. Ufficialmente non era ancora un pentito e temeva che, se avesse fatto qualche nome pesante, avrebbe potuto rischiare la vita a causa di talpe istituzionali». Cosa che puntualmente accadde: il 10 maggio 1996, a Catania, due killer mai identificati lo uccisero. Così, nel processo in corso, è stato a Riccio a parlare del mondo politico. Estendendo il discorso ai rapporti dello stesso suo ex superiore: «In un'occasione - ha testimoniato - vidi un piatto d'argento e Mori mi disse che gli era stato regalato da Cesare Previti».

Ma, tra i fatti nuovi emersi nel processo, quello forse più imbarazzante per il generale Mori è connesso ai rapporti di suo fratello col gruppo Fininvest. Una storia vecchia e complicata. Era emersa per la prima volta nel corso delle indagini sui cosiddetti "mandanti esterni" delle stragi mafiose, procedimento poi archiviato nel quale erano indagati Berlusconi e Dell'Utri. In uno dei rapporti effettuati nel corso delle indagini, la Direzione investigativa antimafia parlava di un’azienda, la “CO.GE Spa”, della quale erano titolari due imprenditori coinvolti in affari di mafia, Filippo Salamone e Giovanni Miccichè. La stessa azienda, sottolineava ancora il rapporto della Dia, all’inizio degli anni Novanta era controllata dalla “Paolo Berlusconi Finanziaria Spa” e, tra i soci, c’era tale Giorgio Mori. Chi era costui?
Mori ha sempre smentito che fosse suo parente. L’ha fatto sulla base di argomento in apparenza inoppugnabile: suo fratello si chiama Alberto e non Giorgio. Circostanza, questa, che sembrava aver chiuso definitivamente la questione. Invece, nel processo in corso, il colonnello Riccio l’ha clamorosamente riaperta. Ha detto infatti di aver saputo da una fonte autorevolissima (Giancarlo Foscale, prima amministratore delegato della Standa, poi vicepresidente della Fininvest) che il fratello di Mario Mori lavorava per l’azienda leader del gruppo Berlusconi. Non più un problema di nomi, dunque, ma un fatto sostanziale. Solo ieri il generale Mori ha ammesso che in effetti suo fratello Alberto, dunque quello vero, ha lavorato per la Fininvest, anche se solo fino al 1991.
Se l’avesse detto spontaneamente, la questione si sarebbe chiarita subito per quello che, con tutta probabilità è: un errore materiale sul nome. Il fatto è che il generale Mori vuole tenere l’ambiente berlusconiano, e in particolare Dell’Utri, il più lontano possibile dalla sua persona. Era lui il capo del Sisde quando, nel 2002, il servizio segreto civile diffuse un rapporto che, a sorpresa, collocava dell’Utri e Previti tra le potenziali vittime di Cosa Nostra: questo perché, «al di là dell'effettivo coinvolgimento in affari di mafia» i due erano percepiti come “mascariati”, cioè compromessi, e quindi non difendibili presso l'opinione pubblica.
Una testimonianza pesantissima. La descrizione dell’unico incontro tra Ilardo e il generale Mori fa rabbrividire. Secondo il colonnello Riccio, il mafioso infiltrato disse al capo del Ros dei carabinieri queste parole: «Certe cose che avvengono in Sicilia non sono Cosa Nostra ma sono poste in essere dalle istituzioni e voi lo sapete». Adesso quella frase, che Mori smentisce di aver mai sentito, è sotto la lente d'ingrandimento della magistratura. Ilardo non può più spiegarla. Ma forse aveva ragione Provenzano quando in un pizzino scriveva «Ci sono uomini che fanno più danno da morti che da vivi».

10 gennaio 2009
dA WIKIPEDIA

 
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