Creato da albert.z il 31/08/2006
Proposte contro gli sprechi e i privilegi delle caste

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Costi della politica, le proposte dell'Italia dei Valori

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Parlamento pulito: no a impunita'

Basta! Parlamento pulito                                    
 

PRAGMATISMO

NO ALLE IDEOLOGIE, SI AL PRAGMATISMO.

NUOVA COSTITUZIONE COSTRUITA DAL POPOLO

PER REGOLARE I POTERI DEI PARTITI E DEI POLITICI.

NO AI PRIVILEGI DELLA CASTA DI DECIDERE IL PROPRIO STIPENDIO.

SI AL PRINCIPIO CHE TRA STIPENDIO PIU' BASSO E QUELLO PIU' ALTO

DEVE ESSERCI UN RAPPORTO FISSO.

STIPENDI DEI POLITICI IN MEDIA EUROPEA.

STIPENDIO DEL MANAGER NON SUPERIORE A 13 VOLTE

QUELLO MEDIO DELL'OPERAIO DELLA SUA AZIENDA.

NO ALLE STOCK OPTION

NO ALLA FINANZA CREATIVA, NO AI DERIVATI

 

 Questo sito non rappresenta una testata giornalistica in quanto viene aggiornato senza alcuna periodicita'. Non puo' pertanto considerarsi un prodotto editoriale ai sensi della legge n. 62 del 7.03.2001 Alcune delle immagini contenute sono prese dal web. Per qualsiasi problema fatemi sapere e verranno rimosse.

 

Messaggi del 11/08/2010

 

I veri colpevoli di questa mancanza di democrazia: Violante, Veltroni, Fassino, D'Alema...

Post n°1383 pubblicato il 11 Agosto 2010 da albert.z
 

Per colpa di questi ex- comunisti, si è lasciato che un paese cadesse nelle mani di uno con tre reti tv, giornali e metodi già evidenziati di poca legalità.

Fassino, Violante, Occhetto, Veltroni, D'Alema, ci hanno svenduto per un piatto di lenticchie.

Hanno dato ad un uomo solo un potere immenso, che nessuno ha mai avuto.

Gli inciuci vengono da lontano. Veltroni lo sa bene!!!

 

DOMANDE A BERSANI: A nome di chi, e a vantaggio di chi, avete lasciato che Berlusconi entrasse in PARLAMENTO,  nonostante una legge del 1957 lo impedisse?
A vantaggio di chi non avete fatto la legge sul conflitto d'interessi? A vantaggio di chi avete lasciato che Rete4 trasmettesse sulla frequenza pagata da Francesco Di Stefano, sebbene una sentenza lo vietasse?
Non siete credibili! Andate in pensione e lasciate il posto ai giovani non compromessi!

 
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La fedeltà. Ha un costo?

Post n°1382 pubblicato il 11 Agosto 2010 da albert.z
 

L'appunto in un'agenda del 2004 dell'ex giornalista Sasinini
Da Berlusconi 70 mld per la fedeltà di Bossi
Lo riporta l'ordinanza del gip. Il periodo è quello in cui venne pignorata la casa del leader della Lega Nord.
 
MILANO
- Silvio Berlusconi avrebbe dato 70 miliardi di lire a Umberto Bossi in cambio della sua totale fedeltà. È scritto nell'agenda del 2004 dell'ex giornalista Guglielmo Sasinini (agli arresti domiciliari), uno degli indagati nell'inchiesta sui dossier illeciti.
L'appunto di Sasinini è riportato a pagina 303 dell'ordinanza con la quale il giudice per le indagini preliminari Gennari ha disposto l'arresto di tredici persone nell'ambito dell'inchiesta sui dossier illegali. A fianco della presunta operazione appare anche il nome di Giulio Tremonti senza alcuna ulteriore spiegazione. Negli appunti si dice che il periodo sarebbe stato quello in cui venne «pignorata per debiti la casa di Bossi», quindi prima del successo della Casa delle libertà nelle elezioni del 2001. Infine, nel medesimo appunto, sotto l'indicazione pre-governo Berlusconi, si legge che «sottosegretario Minniti... da ex Sisde ha saputo una...?».
GHEDINI: «FANTASIE» - «Le notizie di presunti accordi tra Bossi e Berlusconi sono non soltanto destituiti di ogni fondamento, ma frutto di un'assoluta fantasia che sarebbe risibile se non apparisse connotata da scopi diffamatori o ancora peggio per inquinare la vita politica del Paese», ha replicato il senatore di Forza Italia Niccolò Ghedini, avvocato difensore di Silvio Berlusconi. «Agiremo in tutte le sedi opportune al fine di far sì che simili falsità non possano essere propagate».
Secondo Roberto Castelli, esponente della Lega Nord, si tratta «della bugia più clamorosa dell'inchiesta».

BOSSI: «È UN MONDO DI MERDA» - Molto più colorita e nel suo stile la replica del diretto interessato: Umberto Bossi. «È un mondo di merda, a uno gli passa la voglia di far politica», ha detto Bossi all'Ansa. «Io ho dato mandato di querelare questa persona e mi domando come facciano a uscire simili cose. L'hanno fatto apposta per fare danni politici. Berlusconi è uno che non tira fuori un soldo nemmeno per pagare i manifesti elettorali, figurarsi se tira fuori dei soldi per la Lega».

 
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L'acquisto della villa di Arcore

Post n°1381 pubblicato il 11 Agosto 2010 da albert.z
 

La villa di Arcore

Camillo Casati Stampa di Soncino fu il proprietario  precedente (Roma 1927).  Morto suicida nel 1970 dopo aver assassinato la moglie Anna Fallarino e il di lei compagno Massimo Minorenti, la proprietà passò alla sua figlia di primo letto (avuta con Letizia Izzo), Anna Maria.

 La giovane all'epoca diciottenne e quindi secondo la legge minorenne venne affidata ad un tutore, nella persona di Giorgio Bergamasco. Pro-tutore viene nominato Cesare Previti. Nel 1972 Bergamasco viene nominato ministro dei Rapporti con il Parlamento nel primo governo Andreotti e Previti diventa il tutore unico della Casati Stampa. Quest'ultima, nel frattempo sposatasi con il Conte Pierdonato Donà dalle Rose e trasferitasi in Brasile, si svincola della tutela giuridica, mantenendo tuttavia Previti come suo avvocato. Pressata da esigenze economiche accetta nel 1973 la proposta di Previti di mettere in vendita la villa, che trova un acquirente in Silvio Berlusconi che acquista la tenuta per una somma di appena 500 milioni di lire e per giunta dilazionati nel tempo, mentre il valore effettivo del solo immobile di 3500 mq è di oltre 1 miliardo e 700 milioni dell'epoca come risulta dalle stesse stime legate all'eredità. Inoltre, all'interno della villa era conservata un'importante pinacoteca di opere del XV e XVI secolo, una biblioteca di oltre 3000 volumi antichi, oltre ad un immenso parco con scuderie e piscine. Alla fine del '74 Berlusconi si insedia ad Arcore, ma Previti "suggerisce" alla sua "assistita" di posticipare il rogito catastale che verrà fatto nel solo 1980, evitando così il pagamento delle tasse di proprietà. Una parte della somma pattuita vien inoltre versata sotto forma di azioni della Edilnord, poi riacquistate da Berlusconi stesso.

Silvio Berlusconi che ne è l'attuale proprietario ha fatto eseguire un restauro di tipo conservativo della porzione più antica e un ripristino di alcune parti alterate da precedenti interventi o che apparivano ormai fatiscenti. Grazie a questi lavori sono anche stati liberati, sistemati e resi disponibili splendidi locali sotterranei. L'attuale proprietario vi ha collocato un mausoleo personale (opera di Pietro Cascella), oggetto di interesse da parte della stampa mondiale, con loculi per i prossimi, una statua da 100 tonnellate ed un faraonico sarcofago in marmo rosa.

 
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"Spostiamo la causa in Cassazione"

Post n°1380 pubblicato il 11 Agosto 2010 da albert.z
 

CONFLITTO INTERESSI

Caso Mondadori. Le telefonate tra Lombardi e l'avvocato generale Fiumara dopo un regalo di bottiglie di vino.  Sulla data dell'udienza: Qua dipende da Vincenzo (Carbone ndr). Presidé, quando? Il 28 gennaio. Ah, il 28 gennaio

 MILANO - Il dossier salva-Mondadori ha avuto, sul fronte giudiziario, un protagonista d'eccezione: la loggia della P3. Le carte del Tribunale del Riesame testimoniano in diversi passaggi come la "loggia" si sia mossa in più occasioni per condizionare l'iter giudiziario del contenzioso fiscale che oppone la società del premier all'Agenzia delle Entrate.

La regia dell'operazione, secondo gli elementi raccolti dai pm, sarebbe stata presa da Pasquale Lombardi, arrestato assieme a Flavio Carboni e Arcangelo Martino. Con un obiettivo chiarissimo: spostare la causa dalla Commissione tributaria della Cassazione - ritenuta molto severa in temi di elusione fiscale - alle Sezioni unite, considerate evidentemente più malleabili.

Nell'ambito dell'inchiesta sul trasferimento tra i differenti rami della Corte Suprema, gli inquirenti hanno ascoltato il vice-segretario della Cassazione Francesco Tirelli e l'avvocato generale Oscar Fiumara, da cui era arrivato un okay al passaggio alle sezioni unite. Lo stesso Fiumara è stato intercettato il 5 novembre 2009 (una settimana dopo il "trasloco" del contenzioso in mani più sicure) al telefono con Lombardi. "Debbo tirarle le orecchie", gli dice, ringraziando il tributarista campano che gli ha spedito un certo numero di bottiglie di vino pregiato ("un qualcosa di raro, Bue Apis 2004", spiega Lombardi). "Troppa roba... ecco, via - continua Fiumara - . Tutte queste bottiglie sono troppe, troppe... non si ripeta mai più. Grazie". "Grazie a lei per quello che ha fatto. ... Eccellenza, arrivederci", chiude sibillino l'uomo della P3. Frasi che proverebbero la corruzione secondo gli inquirenti, mentre Fiumara si difende sostenendo che da lui non arrivò alcun placet: "La Mondadori aveva presentato un'istanza di rimessione alle Sezioni Unite  -  ha detto  -  Da parte nostra non ci fu opposizione ma neanche consenso. Semplicemente ci rimettemmo alla decisione della Suprema Corte. Si chiama fair play...".

La cricca, stando alle carte, era in contatto per il caso Mondadori pure con l'ex presidente della Cassazione Vincenzo Carbone. Carbone "si preoccupa di annunciare a Lombardi la data dell'udienza e riceve in cambio olio e promesse per il futuro", scrivono i giudici. L'ermellino è ritenuto uno snodo chiave dell'intero iter: Lombardi lo dice al telefono a Martino: "Qua dipende da Vincenzo...". E a lui il faccendiere campano chiederà: "Presidè, quando?", domandandogli della data del ricorso. E Carbone: "Il 28 gennaio". Lombardi: "Ah, 28 gennaio... e n'à putimmo fà nu poco prima e vè?". Lombardi dirà ancora a Carbone: "Ieri sono stato con molti amici bravi e dicono che tu dovresti stare altri due anni alla Cassazione". In quei giorni, guarda caso, il governo stava studiando una leggina ad hoc per posticipare da 75 a 78 anni la pensione dei magistrati (norma fatta saltare dall'opposizione dell'Anm) di cui avrebbe usufruito lo stesso Carbone. Il Riesame scrive: "La disponibilità di Carbone ad andare incontro alle richieste del Lombardi discutendo con lui di un ricorso che non lo riguardava e fornendo consigli procedurali non deve stupire anche se lascia sgomenti".

 
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CONFLITTO INTERESSI. BERLUSCONI E' AL GOVERNO PER FARE GLI AFFARACCI SUOI

Post n°1379 pubblicato il 11 Agosto 2010 da albert.z
 

 

La legge ad aziendam salva la Mondadori
la maxicausa chiusa con una transazioneTasse evase, si conclude una vicenda iniziata nel 1991 con una plusvalenza da 173 milioni. Una cifra su cui per il fisco andavano pagati Ilor e Irpeg. Sono bastati 8,6 milioni

di SARA BENNEWITZ ed ETTORE LIVINI

MILANO - Legge salva-Mondadori doveva essere e legge salva-Mondadori è stata. La casa editrice controllata dalla Fininvest si avvia a chiudere con una mini-transazione da 8,6 milioni un contenzioso quasi ventennale in cui l'agenzia delle entrate le contestava il mancato pagamento di 173 milioni di tasse evase nel '91, in occasione della fusione tra Amef e Arnoldo Mondadori. Segrate ha già contabilizzato a tempo di record nella sua semestrale il versamento della sanzione per calare il sipario sulla partita con l'amministrazione finanziaria "grazie al decreto legge 25 marzo 2010 n. 40 sulla chiusura delle liti pendenti". Si tratta  -  in soldoni  -  del cosiddetto "Lodo Cassazione", un provvedimento contestato dall'opposizione per il macroscopico conflitto d'interessi del premier che consente di archiviare i processi tributari arrivati in Cassazione con due sentenze favorevoli al contribuente mediante il pagamento del solo 5% del valore della lite.

La società di Marina Berlusconi  -  che aveva vinto in primo e secondo grado le cause con il fisco  -  ha colto subito la palla al balzo archiviando questo delicatissimo caso giudiziario prima della decisione della Corte suprema. I vertici di Segrate hanno confermato nella relazione di bilancio "la convinzione della correttezza" del proprio operato ma hanno preferito metter mano al portafoglio per "non esporre l'azienda a una situazione di incertezza ulteriore". Anche perché negli ultimi mesi il contenzioso con l'erario aveva causato più di un attrito tra Silvio Berlusconi e Gianfranco Fini.

Il presidente della Camera negli ultimi due anni si è messo di traverso per ben due volte alla norma salva-Mondadori che la maggioranza ha provato a far approvare a più riprese: in una prima occasione facendo cancellare la cosiddetta "definizione agevolata delle liti" dal pacchetto giustizia per il processo breve messo a punto da Angelino Alfano e poi costringendo il governo a sfilarla lo scorso novembre dalla finanziaria 2010 dopo essere stato avvisato in extremis della presenza del decreto tra le pieghe della legge di bilancio dal relatore al Senato Maurizio Saia (Pdl).

L'ennesima legge ad personam, però, una volta uscita dalla porta, è rientrata dalla finestra ben mimetizzata all'interno del Dl incentivi. E a questo punto, nella scorsa primavera, anche Fini ha ceduto, dando luce verde al provvedimento che ha consentito tra l'altro alla società di casa Berlusconi di evitare un imbarazzante braccio di ferro con il ministero dell'economia di Giulio Tremonti. La controllata Fininvest a dicembre 2009 aveva accantonato in bilancio solo 1,8 milioni a fronte delle liti pendenti con l'erario.

Il vecchio contenzioso fiscale di Segrate era un serio cruccio pure per lo stesso presidente del consiglio che in una conversazione telefonica intercettata con l'ex consigliere Agcom Giancarlo Innocenzi si lamentava delle richieste per il divorzio di Veronica Lario  -  "mia moglie vuole 45 milioni"  -  paragonandole alla voracità di un fisco che gliene chiedeva 900 milioni. In realtà la cifra richiesta dalle Entrate alla Mondadori (tecnicamente legata al disavanzo di fusione con Amef) era di soli 173 milioni dell'epoca destinati a salire con gli interessi a 350 milioni. Una cifra comunque molto importante per la casa editrice di Segrate che ha chiuso l'esercizio 2009, un anno difficile per tutta l'editoria, con 34 milioni di utile netto e un giro d'affari di 1,5 miliardi di euro.

 
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