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Senza parole

Post n°600 pubblicato il 20 Ottobre 2008 da cloudbreak

Giusto per restare in tema con la partita di calcio di una decina di giorni fa, ho trovato su di un sito web la seguente lettera, scritta da un malato di SLA. L'ho letta attentamente, e mi è venuto voglia di buttar giù qualcuno e qualcosa.
La lascio qui, e suggerisco di leggerla attentamente. E di pensare in che condizioni sia la ricerca e la cura in Italia relativa a malattie tipo la SLA, ossia quelle malattie che colpiscono fortunatamente pochissimi soggetti, e che sono ritenute non "economicamente rilevanti".

Mi chiamo Carlo Bruno, sono nato a Nicastro, cittadina in provincia di Catanzaro, il 16.12.1946. Mi laureo in Matematica ed insegno al liceo Ginnasio Statale C. Tacito di Roma sino al 1998 quando, a causa della invalidità al 100% causatami dalla sclerosi laterale amiotrofica agli arti inferiori, insorta due anni prima, che mi costringe ad una lenta e faticosa deambulazione con le stampelle, sono costretto a pensionarmi. Nonostante il terribile verdetto di SLA emesso da tutti i neurologi presso i quali mi sottopongo a visita, non mi rassegno ad una fine prematura e ad inutili cure a base di riluzolo, farmaco che ha il solo effetto di intossicare il fegato e prolungare la durata della vita di circa tre mesi. Inizio a studiare la mia malattia approfondendo le conoscenze attraverso la lettura delle più autorevoli riviste scientifiche mondiali e preparo, così, un personale auto-protocollo basato su 4-aminopiridina (una sostanza che consente di amplificare la scossa dal sistema nervoso centrale a quello periferico), integratori proteici (utili a colmare la perdita della massa muscolare determinata dalla apoptosi dei motoneuroni), complessi vitaminici in prevalenza del gruppo B (utili al miglior funzionamento del sistema nervoso) ed ormoni (per ottimizzare l’assemblamento degli aminoacidi necessari ad ottenere le proteine di cui siamo composti). Ma è nel 2000 il momento cruciale della mia storia, quando scopro l’esistenza di una proteina, l’rhIGF-1, un fattore di crescita neuronale a base di insulina, che sperimentato negli Stati Uniti d’America nel 1997 dimostra di possedere una grande efficacia nel rallentare o persino annullare l’effetto ingravescente della mia malattia. Il successo della sperimentazione americana viene, inspiegabilmente, ignorato dalla Neurologia Europea al punto da indurre l’allora Ministro della Sanità, nel 2000, prof. Umberto Veronesi, in risposta ad un’interrogazione parlamentare, a ribadire l’efficacia dell’IGF-1 nella cura della SLA (per quanto dimostrato dalla sperimentazione americana). Decido, pertanto, di richiedere il medicinale, che non è in commercio in nessun Paese del Mondo, al Ministero della Salute Italiano, che mi risponde che la cura è indisponibile. Intraprendo, allora, con il mio legale Fabio Trapuzzano, una iniziativa giudiziaria contro il Ministero che termina con il riconoscimento del mio diritto a curarmi con l’IGF-1 e con la condanna del Ministero a fornirmi il medicinale. Inizia finalmente nell’Ottobre del 2002 sino al Giugno del 2003, per circa 9 mesi, la cura con rhIGF-1. Gli effetti benefici del farmaco sulla mia salute si vedono; in particolare, c’è una diminuzione del senso di stanchezza cronica ed un sensibile miglioramento della deambulazione. Ma, soprattutto, è da un punto di vista obiettivo che la cura risponde. La malattia, per quanto evidenziato dalla comparazione di due elettromiografie (l’unico esame che consente una valutazione obiettiva dello stato della patologia) una eseguita il 27.9.2002 (poco prima dell’inizio della cura) e l’altra eseguita il 9.6.2003 (dopo nove mesi di cura) si arresta, anzi, c’è un miglioramento segnalato dalla diminuzione delle fascicolazioni (le fascicolazioni sono un indice di sofferenza dei nervi e la diminuzione delle fascicolazioni riscontrata nella elettromiografia del 9.6.2003 indica un miglioramento della patologia). Le risultanze di questi esami inducono il Tribunale, investito nuovamente della questione dal Ministero della Salute (che tentava di sottrarsi alla erogazione del farmaco) a ritenere indispensabile la cura. Nel Luglio del 2003 devo sospendere la cura in quanto la causa farmaceutica Chiron, che forniva il farmaco al Ministero, interrompe la produzione in Italia (benché negli Stati Uniti la casa Cephalon, appartenente alla Chiron continui a produrlo). Iniziano momenti di angoscia ma mai di rassegnazione, in quanto non accetto l’idea di non potermi più curare a causa dell’irreperibilità del farmaco sul mercato e, insieme al mio legale, mi metto alla ricerca di altre case farmaceutiche che producano il farmaco. La ricerca di tanti mesi è finalmente premiata: negli Stati Uniti d’America un’azienda farmaceutica, la INSMED, produce una molecola ancora più avanzata, l’IGF-1 –BP3, ed è disposta a venderla allo Stato Italiano. Grazie a questa informazione costringo il Ministero a riprendere l’erogazione del farmaco e, dal Settembre del 2004, ricomincio a curarmi. Oggi trascorro la mia vita tra Lamezia Terme e Roma e le mie condizioni di salute sono buone. Grazie alla cura riesco anche a deambulare con l’ausilio di una sola stampella, la mia massa muscolare è aumentata di circa 5 kg. ed i monitoraggi che eseguo negli istituti neurologici inducono all’ottimismo. Penso che la prosecuzione di questa terapia potrà apportarmi ulteriori benefici. L’IGF-1 BP3 è oggi per me l’unica speranza di sopravvivenza. Non curarsi equivarrebbe a morire! Il mio caso, dal 2002 ad oggi, ha interessato le redazioni delle principali testate giornalistiche e rubriche televisive nazionali che mi hanno inizialmente contattato ed invitato (il Messaggero, che ha fatto un articolo mai uscito con tanto di fotografia, il “Maurizio Costanzo Show”, “Mimanda Raitre”, “La Vita in Diretta” - che ha persino realizzato un servizio, montato e mai andato in onda) ma in tutte le occasioni, inspiegabilmente e puntualmente, si tiravano indietro. La mia vicenda giudiziaria (troppo interessante per essere trascurata dai mass-media ma anche troppo scottante per essere mandata in onda), la mia tesi scientifica e, soprattutto, la mia cura con l’IGF-1 – BP3, evidentemente, rappresentano una seria minaccia per l’assurda ostatività della neurologia Europea nei riguardi di questa malattia e, perciò, non deve venire a galla. Nella mia lotta, in questi anni, soltanto le testate ed emittenti televisive locali (fatta eccezione per una breve apparizione al tg3 della Calabria), quelle che non hanno eco e che non hanno padroni influenti, mi hanno dimostrato solidarietà. La mia vicenda giudiziaria è stata discussa, nel Maggio del 2004, al Tribunale del Disabile in Roma. Quello che ho sino ad oggi ottenuto, lo devo unicamente alla mia tenacia e ad un grande amore per la vita che impone a tutti, quotidianamente, tante piccole o grandi battaglie. Ho creato questo sito (artigianale) con il solo intento di fornire gratuitamente informazioni sulla Sclerosi laterale amiotrofica e sull’andamento della mia personale sperimentazione con rhIGF-1 - BP3. Mi avvalgo, per il momento, soltanto della gentile collaborazione e dei ritagli di tempo dell’avv. Fabio Trapuzzano, la persona che ha condiviso con me ogni momento della mia vicenda con umanità e professionalità. Ho ritenuto doveroso, dopo quanto ottenuto in questi anni, offrire a tutti coloro che fossero investiti, in un qualunque momento della loro vita, dalla stessa disperazione che ha colpito me quando mi è stata diagnosticata la Sclerosi laterale amiotrofica, una parola di speranza per affrontare una malattia oggi (forse a torto) ritenuta dalla medicina ufficiale inguaribile e trascurata.

Non aggiungo altro.

Commenti al Post:
sottoilsette
sottoilsette il 20/10/08 alle 14:38 via WEB
Io sì. 8 X MILLE A CHI SERVE DAVVERO.
 
 
cloudbreak
cloudbreak il 20/10/08 alle 14:41 via WEB
Con la certezza che venga effettivamente destinato a chi serve per davvero. Ma un paio di giorni fa ho letto cose che fanno solo vomitare, circa la destinazione dell'otto per mille...
 
mati33
mati33 il 20/10/08 alle 16:02 via WEB
sento la testa vuota, non so cosa dire, vedo e leggo cose in giro che ancora mi stupiscono, ma allo stesso tempo suscitano in me una rabbia tale...
 
 
cloudbreak
cloudbreak il 20/10/08 alle 16:46 via WEB
E verrebbe la voglia di buttar giù tutto e tutti, quanto prima....
 
adamsmith76
adamsmith76 il 20/10/08 alle 16:41 via WEB
Ciao Cloud; effettivamente non c'è molto da aggiungere, anzi non c'è nulla. Come sai non sono un fan dello Stato ma questo è uno dei casi dove è lo Stato che deve intervenire che deve finanziare fortemente questo tipo di ricerca; anche solo per salvare la vita di una sola persona. Però lo Stato i soldi preferisce buttarli...
 
 
cloudbreak
cloudbreak il 20/10/08 alle 16:48 via WEB
Sì, Adam, lo Stato che ha il dovere di fare qualcosa nel campo ricerca e cura dei malati di qualsiasi tipo, non fa assolutamente niente. E lo stesso la corporazione medica: voglio dire, possibile che ci sia una persona ammalata che si metta a far ricerca e si sottoponga a sperimentazione, con risultati riscontrabili, e ci sia l'indifferenza totale ed assoluta? Ma che razza di società è questa?
 
Kemper_B0yd
Kemper_B0yd il 20/10/08 alle 16:52 via WEB
domani lo metto su Viva la Vida...questo è social-network, accidenti! Abbiamo a disposizione strumenti di protesta diretta e sensibilizzazione immediata così da valorizzare e invece? Va beh, lasciamo perdere va...non è serata, saluti cloud
 
 
cloudbreak
cloudbreak il 20/10/08 alle 16:58 via WEB
Francesco, l'ho trovato per caso, e quasi per sbaglio. Non dovevo farlo?
 
   
Kemper_B0yd
Kemper_B0yd il 20/10/08 alle 17:01 via WEB
ma scherzi? Se ti ho detto che lo posto domani, vuol dire che è una cosa eccellente e da leggere...le considerazionei a latere erano di altra natura...ehehehhe
 
     
cloudbreak
cloudbreak il 20/10/08 alle 17:11 via WEB
Ah, ok, avevo capito male.
 
confettino28
confettino28 il 20/10/08 alle 17:06 via WEB
io nn ho parole!
 
 
cloudbreak
cloudbreak il 20/10/08 alle 17:12 via WEB
Esattamente....
 
cateviola
cateviola il 20/10/08 alle 17:14 via WEB
senza parole al momento... non si finisce mai di stupirsi e la rabbia monta
 
 
cloudbreak
cloudbreak il 20/10/08 alle 17:17 via WEB
Premesso che sono esattamente all'opposto del concetto di violento, ma leggendo una cosa del genere verrebbe voglia pure a me di incavolarsi di brutto....
 
Nuta
Nuta il 20/10/08 alle 20:27 via WEB
questa lettera e tutto ciò che vi è contenuto è sicuramente da approfondire, prima di prendere una posizione netta. Però, considerando uno dei personaggi che cita, non ho proprio nessuno stupore e quindi nessuna difficoltà e credere a tutto questo. Ricorderai il mio post totalmente provocatorio sul NO alla ricerca: ecco, questo tuo post mi conferma ciò che scrissi a suo tempo e mi fa capire che, forse, anche tu inizi a vedere certe cose in un modo molto simile al mio. Tenendo ben presente che gli obiettivi che noi abbiamo, senza ombra di dubbio, coincidono perfettamente
 
 
cloudbreak
cloudbreak il 21/10/08 alle 07:47 via WEB
Sicuro, va approfondito tutto quello che c'è scritto. Quello che comunque disturba è che sia stata l'iniziativa di un malato a ricercare possibili cure alla sua malattia, e non la medicina ufficiale, nè tantomeno le istituzioni preposte alla ricerca ed all'assistenza. Abbandonati a se stessi, con l'unica assistenza fornita dai familiari e da pochi volontari. Mi pare che siamo arrivati al massimo livello possibile: che razza di interessi ci sono dietro a tutto ciò? Perchè la ricerca su alcune patologie è ignorata?
 
ilcontemascetti0
ilcontemascetti0 il 20/10/08 alle 23:22 via WEB
ciao enry, davvero una cosa orrenda...il brutto è proprio questo. Potrebbero esserci cure, anche se non perfettissime, che in parte posso curare, ma chissà perchè.......mah.....
 
 
cloudbreak
cloudbreak il 21/10/08 alle 07:47 via WEB
Perchè non generano utili consistenti, essendo destinate a pochi malati. Se non c'è un grosso mercato, certe cure non si producono, perchè rendono poco....
 
Nuta
Nuta il 21/10/08 alle 14:42 via WEB
perché l'unica logica, o quanto meno la logica più determinante, è quella del profitto. E' il mercato che conta, non i malati. E' mostruoso questo pensiero, ma non può che essere così
 
 
cloudbreak
cloudbreak il 21/10/08 alle 14:47 via WEB
Sì, purtroppo è così: c'è un mercato vasto? Allora si fa ricerca e si investe in prodotti che saranno venduti in massa, tanto il ritorno economico c'è. In questi casi, invece, il ritorno economico non c'è, quindi ogni soldo speso in ricerca è sprecato.
 
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