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Morire di lavoro: un costo fisso?

Post n°565 pubblicato il 03 Ottobre 2008 da cloudbreak
 

Stamattina avevo in mente di scrivere uno dei miei soliti post stupidi, di quelli che son pieni di sciocchezze o che si riferiscono a qualche notizia o fatto di per sè senza significato. Ma non ne ho più voglia.
Ho letto sul giornale che ieri è stata un'altra giornata in cui si sono riscontrate altre vittime sul lavoro: tre operai morti precipitando da una piattaforma aerea nel cantiere della variante di Valico a Barberino di Mugello, un operaio morto travolto da un carrello mentre lavorava sui binari della linea Firenze-Prato, un altro finito in un pozzo in Liguria.
Sta diventando un bollettino di guerra. Non passa giorno che si leggano notizie del genere. E son tutte persone che muoiono lavorando, tentando, cioè, di guadagnare per poter sostenere se stessi e le loro famiglie. Ore ed ore di duro lavoro, in condizioni non proprio tranquille già di suo, con l'aggiunta, adesso, di correre grossi rischi per la propria incolumità fisica.
Che il problema sicurezza sul lavoro stia esplodendo è un dato di fatto. Le leggi ci sono, ma vengono pressochè ignorate, perchè non c'è chi le fa rispettare, con controlli seri ed accurati. Ogni volta che ci scappa un morto viene fatto il solito proclama, "aumenteremo i controlli". Ma dopo poco si torna al punto di partenza. E ci scappa di nuovo il morto, o il ferito grave.
Di chi è la colpa? Dello stato, delle strutture che dovrebbero controllare la sicurezza dei cantieri e che invece non lo fanno. Certo, la casualità ci può sempre essere: il cantiere della variante di valico era stato controllato la scorsa settimana dagli organismi di verifica della locale ASL. Ma siamo sempre sicuri che le misure di sicurezza vengano correttamente osservate?
Qualche mese fa parlavo con un cliente, titolare di un'azienda di impiantistica termosanitaria. Mi diceva che la sua ditta, e ci credo perchè so come lavorano, quando deve allestire un cantiere, osservano tutte le condizioni di sicurezza previste dalla legge, spendendo ovviamente soldi, che fanno lievitare i preventivi. Ultimamente, però, i committenti, ossia le imprese di costruzioni, cercano di risparmiare il più possibile, e privilegiano, quindi, l'installatore più economico, quello, cioè, che magari lesina sui materiali di qualità e sulle condizioni di sicurezza dei propri dipendenti. Con il risultato che aumenta il rischio di incidenti. E nei cantieri spesso si vedono volare assi dalle impalcature, si vedono cadere attrezzi e materiali dai piani alti, senza alcun tipo di salvaguardia per chi deve lavorare. Il quale, eventualmente, non è nemmeno regolarmente assunto, anzi, non ha nemmeno i documenti di soggiorno in regola. Ovvio che i costi si abbassino, e contestualmente si abbassi anche la qualità del lavoro eseguito. Addirittura queste "imprese" nascono e spariscono nel periodo di esistenza del cantiere, dopodichè diviene impossibile ritrovarle per addebitare loro eventuali problemi sul prodotto finito.
Ma si sa, il risparmio sui costi è da privilegiare: c'è più margine di guadagno, maggiori profitti finali.
Dopotutto l'ha detto pure un ministro della Repubblica attualmente in carica: si può mettere in preventivo uno o due morti sul lavoro per la realizzazione di opere e di strutture.

(nella foto: la piattaforma aerea crollata sul cantiere della variante di Valico a Barberino di Mugello)

 
Rispondi al commento:
cloudbreak
cloudbreak il 03/10/08 alle 10:36 via WEB
Per quanto riguarda il cantiere della Variante di Valico, come ho scritto, la locale ASL aveva fatto i controlli di sicurezza una settimana fa. Ma il guaio non è tanto per le opere pubbliche fatte da imprese private, con standard di sicurezza non rispettati. Il guaio peggiore riguarda i cantieri privati, quelli che niente hanno a che fare con le opere pubbliche, dove vige la legge della jungla, dove per risparmiare il più possibile vengono allestiti cantieri che di sicurezza non hanno niente, nemmeno i cartelli, dove i lavoratori magari non sono nemmeno assunti regolarmente, ma sono lì "a giornata", e dove magari le aziende impegnate nascono poco prima di iniziare il lavoro e cessano subito dopo: quella sì che è una vera e propria "terra di nessuno".
 
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