#testdrive #jeepAvenger benzina si destreggia nel cuore della città

Si rivela sostenibile per i consumi anche nel traffico urbano

Interni comodi con allestimento giovane non banali per un SUV crossover

Avevamo provato per voi l’imponente e potente Wrangler 4XE Sahara plug in e ora passiamo alla duttile ma performante Avenger, la più piccola e l’ultima della covata Jeep, il brand americano che fa parte del Gruppo Stellantis. Ci è stata proposta a sorpresa, anche perché a sorpresa è anche la motorizzazione. Di questo modello esiste ormai la gamma completa di propulsori, a parte il diesel, e dopo tutte le incertezze normative europee che hanno devastato la programmazione dell’automotive che cosa ci è stato affidato?

La cosa più semplice: la versione a benzina. Che è sufficientemente dotata per rendere divertente la vettura. Il motore è 1.2 turbo da 100 CV, peso 1.255, cambio manuale a sei marce come si confà a una fuoristrada purosangue, piccole dimensioni per questo SUV Jeep ma tanta elettronica e interni inaspettatamente spaziosi e confortevoli con numerosi vani di carico.

La prima impressione, guidando questo fuoristrada dotato dell’assistenza alla guida avanzata e di ultima generazione, le manca soltanto la guida autonoma, è che non sia tale. Infatti, nei primi chilometri di prova percorsi nel cuore di Milano non sembrava di guidare una offroad bensì un’auto da città. La guida risulta essere infatti molto delicata, ovvero, è la classica vettura da poter guidare ‘metaforicamente’ con due dita posizionate sulle razze del volante, perché è molto docile.

Per questo sarà molto divertente ed efficace nello sterrato e sui percorsi difficili. Faremo una ulteriore verifica sui consumi sulle strade urbane, ma a vista, e controllando la strumentazione di bordo, sono bassi in città. Cominciamo dai primi passi alla guida: gli interni sono moderni e caratterizzati con l’ombra della sagoma della Jeep sul bordo del parabrezza com’è tradizione per le auto della Casa americana, la personalizzazione dei bordi del cruscotto dello stesso colore giallo satinato della carrozzeria e delle bocchette di aereazione, un particolare gioco dei colori con le luci d’ambiente e di servizio interne, il volante a due razze con la grande scritta Jeep sul pulsante centrale dell’avvisatore acustico, il cruscotto in 3D di dimensioni contenute, 7,25”, ma in tre D, il display centrale da 10.25”,e per la sicurezza urbana ed extraurbana il sistema elettronico di riconoscimento di pedoni e ciclisti con eventuale frenata di emergenza. Già molte le opzioni, assieme alle telecamere a 360° super funzionali anche nei parcheggi.

Il motore è ovviamente silenzioso in conseguenza della buona insonorizzazione, a sua volta conseguente all’impermeabilizzazione e protezione della scocca e della intera carrozzeria, votata al fuoristrada. Ci permette di goderci l’ottimo impianto di intrattenimento a 6 vie, anche funzionale alla connessione con Iphone o Android. Mentre la maneggevolezza della Jeep Avenger, morbida alla guida questa versione a benzina, ci dà modo di apprezzare il centro storico del capoluogo lombardo e l’architettura dei palazzi del Rinascimento.

#charlieinauto3/386   #provavintageIMG_6942IMG_6945IMG_6948IMG_6925IMG_6930IMG_6939IMG_6960IMG_6962IMG_6995IMG_6997IMG_7002

#testdrive Hyundai Santa Fe Hybrid con un’assistenza alla guida integrale

Dal Cruise control adattivo intelligente ai fari altrettanto auto selettivi

Al sistema di telecamere 360 per parcheggiare tra i portici di Portogruaro

Il pulsante dello start per attivare la Hyundai Santa Fe Hybrid è sotto al cruscotto, sul lato destro. Vi può capitare di non percepire alcun segnale che vi confermi l’avvenuta accensione del sistema. ovvero, se siete distratti o presi da altri pensieri vi potrà capitare di non accorgervi di averla già messa in moto. Questo perché all’avvio dà la priorità alla modalità elettrica, che rimane attiva per una sessantina di km finché non chiederete al maxi Suv coreano di esprimersi al massimo delle sue performances. Ciò si rivelerà molto utile nel caso vi spostiate all’interno di una città, o vi serva uno spostamento limitato, perché, come dicevamo, se disponete di una colonnina di ricarica autonoma o alimentata dal vostro impianto fotovoltaico, ciò

vi permetterà di muovervi a costo zero.

Diversamente, se dopo avere premuto sul pulsante D, Drive sul tunnel sotto al cruscotto che è il terzo dopo il tasto R, Retromarcia, N, Neutral o Folle, P, Parcheggio, ruoterete la grossa manopola per le funzioni di guida invece che su Eco, la modalità green e con la guida soft, su Sport si attiverà istantaneamente il motore termico, al quale, per una spinta bruciante, si affiancherà automaticamente quello elettrico. A quel punto non vi resterà che schiacciare l’acceleratore e cominciare a divertirvi a guidare, assecondati dal

cambio automatico a sei marce che è molto adattivo.

Per una guida di precisione vi potrete avvalere della funzione manuale che accetterà la vostra selezione delle marce attraverso le palette al volante. Il motore di 1598 cc da 132,20 Kw scarica una spinta importante sulle ruote anteriori, e appena ci mettiamo in movimento affida l’auto a un sistema di guida assistita per la sicurezza che è pressoché autonomo. Se ci inseriamo su una strada a grande scorrimento o in autostrada, il cruise control adattivo si prenderà cura della vettura e di noi. Si tratta di un

cruise control adattivo non per nulla denominato ‘intelligente’.

Come sono del tipo adattivo ‘intelligente’ i fari automatici che scandagliano il nostro orizzonte nei punti oscuri nella direzione verso la quale ci muoviamo. Per esemplificare l’efficacia del cruise control adattivo ‘intelligente’, nel trasferimento da Milano alla Riviera friulana ci siamo affidati a questo sistema utilizzando soltanto il volante: se ci infilavamo nella colonna più lenta, la Santa Fe rallentava automaticamente adeguandosi alla velocità dei mezzi che ci precedevano, per poi mantenere la stessa velocità della colonna. Manteneva anche la corsia prescelta grazie al controllo laterale. Al momento del sorpasso era sufficiente sterzare verso la corsia libera per far riprendere alla Hyundai la velocità impostata in precedenza. Allo stesso modo, per esempio per entrare al grill era sufficiente immettersi dietro a un mezzo che stesse compiendo la stessa manovra e

lasciar fare al computer di bordo.

Ora è arrivato il momento di parcheggiare perché abbiamo raggiunto il centro di Portogruaro attraversando le splendide strade dallo stile e dall’architettura veneziana. È una città splendida sulle sponde del fiume Lemene, con i suggestivi portici attorno alla piazza e alle stradine lastricate in pietra o in ciottolato, circondata dalle mura medioevali che racchiudono un antico nucleo abitato di origine romana. Alcune delle strade, come le calli veneziane sbucano sul corso del fiume. Ecco il parcheggio, nel quale la Hyundai, su richiesta, si inserisce automaticamente. Non avevamo ancora detto che la nuova Santa Fe è a sette posti, due dei quali sui seggiolini posteriori che sbucano dal bagagliaio rubando parte dell’ampio spazio disponibile. Per questo è lunga m, ma ciononostante è molto maneggevole. Una qualità che ci incoraggia a parcheggiare manualmIMG_5393 IMG_5412 IMG_5421 IMG_5429 IMG_5547 IMG_5553 IMG_5569 IMG_5582 IMG_5593 IMG_5602 IMG_5608ente

agevolati dall’efficace sistema di telecamere a 360°

e che si rivelerà molto utile anche in montagna.

#charlieinauto3/3

AUTO: 38.PREMIO AUTO EUROPA ALLA JEEP AVENGER

Successo della prima volta per il voto on line della Giuria popolare

Andrea Gualano capo ufficio stampa della Jeep: è l’11.riconoscimento

È andato all’Avenger, la prima Jeep pensata e realizzata in Europa, il 38. Premio Auto Europa, il riconoscimento ideato dall’UIGA, l’Unione Italiana Giornalisti dell’Automotive, che quest’anno è stato consegnato a Milano, nella sede della Bosch Italia.

La scelta da parte della giuria popolare, coinvolta per la prima volta attraverso il voto on line, di 150 opinion leader e dei giornalisti dell’UIGA, come ha commentato il capo ufficio stampa della Jeep Italia, Andrea Gualano, è la conferma che arriva dopo il favore dei mercati, ma anche dopo altri undici riconoscimenti ottenuti dalla più ‘piccola’ ma anche più tecnologica auto fuoristrada della Casa americana.

La Giuria popolare, che ha votato tramite la pagina sul portale UIGA, le testate giornalistiche e i blog del settore, aveva indicato la nuova Fiat 600e, la versione elettrica e del terzo millennio, anche più spaziosa, dell’auto che negli anni ’60 aveva motorizzato la classe media italiana.

Per gli opinion leader, la maggioranza aveva invece scelto la Peugeot 408. In sostanza, il gruppo Stellantis ha così fatto ‘tris’ nel risultato finale. Jeep, Fiat e Peugeot fanno parte infatti del supergruppo europeo.

Con le altre candidate alla fase finale, selezionate tra una ventina di modelli dai giornalisti UIGA, le tre vetture sul podio rappresentavano tutti i tipi di motorizzazione, da quelle elettriche, a quelle mild hybrid, a quelle a benzina, come pure a gasolio. Le altre finaliste erano la BMW Serie 5, la Dacia Jogger Hybrid, la Renault Austral e l’Audi Q8 e-tron.

Dopo una giornata di test drive, due i momenti di approfondimento curati da UIGA presieduta da Gaetano Cesarano. In particolare, prima della premiazione si è parlato di elettrificazione del mercato, possibile per le Case in tempi ragionevoli ma nella carenza di punti di ricarica e forse anche dell’energia necessaria per alimentare auto in grande quantità (alcuni Produttori assicurano che entro breve un modello su tre tra le auto prodotte sarà elettrificato), della diffusione sui nuovi modelli dei motori a tre cilindri, che inquinano di meno perché consumano e bruciano una relativamente minor quantità di carburante (soluzione che però in prospettiva ci priveranno del ‘piacere della guida’ pur sempre più sicura grazie all’elettronica), delle tecnologie per la sicurezza.

A tal proposito, si è parlato di ricerca ricordando che allo sponsor della 38.edizione del Premio Auto Europa, la Bosch, si deve l’introduzione, negli anni ’70 dell’ABS, e a seguire dell’EPS, dispositivi che ancor oggi permettono una frenata sicura pure in condizioni estreme.

Carlo Morandini

#charlieinauto3/324IMG_5236 IMG_5220 IMG_5224 IMG_5228 IMG_5230 IMG_5232 IMG_5234 IMG_5200 IMG_5202 IMG_5198 IMG_5196 IMG_5194 IMG_5190 IMG_5188 IMG_5176 IMG_5172 IMG_5184          #provavintage

#uiga #premioautoeuropa  #milano #boschitalia  #automotive

#testdrive #Hyundai Kona Electric 2. puntata con maggiore potenza e autonomia

È più grande e ne acquista in stabilità con prestazioni più brillanti

Aumentano gli spazi interni e il look è più ‘spaziale’

L’avevamo già provata nella prima versione e il test aveva dato responso positivo. Il SUV crossover di classe B aveva soddisfatto le nostre attese con un modello già ‘sostenibile’ di auto EV, con una sufficiente autonomia rispetto ad altri e una potenza appagante che coincideva con le prestazioni e la versatilità alla guida che era già propria della Kona. Ora saliamo a bordo della versione successiva, quella di quest’anno, il 2023. Verrebbe da dire del modello successivo, perché è più grande di 15 cm, ossia è lunga 4,35 m, ha le ‘finiture’ di design nuove, i fari a lama a led interessano il muso intero che ha un look più spaziale, la presa di corrente per la ricarica anziché sul parafango è ora sul muso.

Quindi, è più grande e verrebbe voglia di accluderla alla classe C.

Saliamo a bordo e il cruscotto è simile a quello dei modelli a motore endotermico, salvo che per gli indicatori di ricarica e consumo e di disponibilità della batteria. Gli schermi sono due, di 12,3’ che ospitano le indicazioni di marcia e l’impianto multimediale. Nella console ci sono i tasti, numerosi per varie funzioni. Il selettore della modalità di guida è rappresentato da una leva che spunta dal piantone. Così sul tunnel c’è posto per i portaoggetti. I sedili sono realizzati in ecopelle e in tessuto scamosciato ecologico, mentre i rivestimenti del pavimento sono realizzati con il materiale di riciclo delle bottiglie di plastica, ovvero in eco-plastica. Per quanto riguarda la parte elettronica, tra l’altro si possono scaricare gli aggiornamenti direttamente in wi-fi. Vediamo un po’ di dati: la Hyundai Kona Electric ha un motore che eroga

204 CV, pesa 1685 kg, ruote da 17’ e rapporto potenza/tara di 15,909  KW/t.

E’ a trazione anteriore, l’autonomia dichiarata è di 422 km. Cioè quasi 100 km in più rispetto alla prima versione quando, al ritiro, discutevamo con l’incaricato nel garage del palazzone della Hyundai a Milano se ce l’avremmo fatta ad arrivare a casa con un’unica ‘tirata’, senza fare soste per la ricarica. Comunque, se ciò è vero lo verificheremo nel trasferimento di rientro verso a casa. Per ora ci aggiriamo per Milano. È in vista la bella stagione, ma se fosse stato necessario disponiamo del riscaldamento dei sedili e del volante. È un bel segnale del fatto che il costruttore ha fiducia nell’autonomia elettrica della batteria. Solitamente, nelle auto elettriche di prima generazione, per assicurare un’autonomia ‘sufficiente’ erano banditi tutti gli accessori. Per esempio, per sicurezza, nel viaggio di rientro a casa dopo il ritiro evitavamo anche di accendere la radio per ridurre la necessità di fare una sosta per la ricarica. In ogni caso, per verificare con realismo l’autonomia, prima di ripartire per il viaggio di ritorno lasciamo la Kona Electric alla colonnina di ricarica per il tempo che dedicheremo alla cena, ritirandola poi con il ‘pieno’ di elettricità. Oltre a questo accessorio ‘energivoro’, il riscaldamento dei sedili e del volante, dispone di sistema di deumidificazione e anti-appannamento dei cristalli automatico, e il sistema di climatizzazione, questo sì che sarebbe ‘energivoro’, che può essere riservato esclusivamente al guidatore. Beh, ora che l’abbiamo connessa alla colonnina ci tuffiamo nella serata milanese. Al rientro avremo una simpatica sorpresa in un grill tra Brescia e Verona: incontreremo ‘Cipollino’, Massimo Boldi.

#charlieinauto3/319     #provavintage       IMG_5203 IMG_5163 IMG_5164 IMG_4160 IMG_6080 IMG_6028 IMG_5167 IMG_5161 IMG_5159 IMG_5153 IMG_5154 IMG_5155 IMG_5108 IMG_5110 IMG_5118 IMG_5127 IMG_5137 IMG_5139

#testdrive City car versatile che si autorigenera la batteria: Mazda 2 Hybrid

Casa che reca innovazione: motore rotante ed elettrico e cambio e-CVT

Ripropone una frizione per mono marcia com’era nel caro e vecchio ‘Ciao’

Una city car ma non solo. Questa la mission nelle ipotesi progettuali della Casa giapponese per la Mazda 2 Hybrid, che a prima vista, con IMG_0201 IMG_0283 IMG_0282 IMG_0292 IMG_0201 IMG_2386 IMG_0581 IMG_0496 IMG_0495lo stile giovane, pur offrendo una buona abitabilità parrebbe destinata all’uso prevalentemente cittadino. Le sue dimensioni compatte lo farebbero pensare. Ma la sua struttura e la compattezza anticipano le soluzioni di versatilità che la rendono adatta a molte modalità d’uso dell’auto. Mazda, significa ‘luce’ ma è anche un acronimo di Matsuda Kabushiki-gaisha, Mazda motor ccompany, Casa relativamente piccola, ma che

nell’ormai lontano 2007 aveva prodotto 1.3 milioni di veicoli.

Come sempre, per la logistica delle Case che per noi giornalisti dell’auto dell’Italia settentrionale concentra le sedi del parco stampa principalmente a Milano, iniziamo il nostro test proprio dall’impiego urbano, per la precisione dall’utilizzo della Mazda 2 nella metropoli lombarda. Parliamo delle sue caratteristiche, della carta d’identità dell’auto: 1490 cc, 116 Hp, trazione anteriore e un cambio particolare: la trasmissione è e-CVT. Che cosa significa? È un’opzione che produrrà effetti meno sensibili nella nostra guida cittadina rispetto a ciò che potrà poi accadere sulle strade extraurbane. Il cambio dedicato a questo modello è

paragonabile al Variomatic del nostro caro vecchio ciclomotore Ciao

a variazione continua, ovvero con una serie infinita di rapporti che si adattano ai nostri comandi. Il passaggio da un rapporto all’altro, come riscontriamo nel test già nell’avvicinamento al centro di Milano dopo avere ritirato la Mazda come di consueto alla concessionaria Carrozza, sede del parco stampa situata nell’hinterland lombarco. La Casa dichiara che la trasmissione assicura sempre la trazione ottimale alle ruote, riducendo anche i consumi di carburante. Iniziamo con il dire che non abbiamo alternative di guida, perché Mazda 2 Hybrid non prevede il cambio manuale. A concorrere alle sue performance, nel caso ci servano per un sorpasso o per toglierci da qualche situazione a rischio, è la parte elettrica della motorizzazione che si giova della ricarica in decelerazione. Un’opzione sulla quale possiamo intervenire scegliendo la modalità di guida appropriata, che ci consentirà anche di fruire della maggiore capacità frenante del sistema di ricarica della batteria. Tra le modalità di guida, la B è proprio quella che nell’opzione Eco incrementa l’effetto ricarica, e imparando a fruirne al meglio, oltre a rigenerare più rapidamente la batteria, con l’effetto frenante ci consentirà di guidare più agilmente la vettura sul percorso misto, facendoci rimpiangere di meno la mancanza del cambio manuale. Nel trasferimento impariamo a utilizzare la modalità di guida D, dedicata al risparmio della benzina, perché riduce l’attrito dell’auto durante la marcia. Le modalità di guida sono tre, selezionabili con un pulsante sul tunnel centrale: ECO, per la guida sostenibile, NORMAL; per una guida più brillante, POWER, per le prestazioni migliori. A questo punto occorre dettagliare quali sono le caratteristiche del sistema di propulsore adottato. Si tratta di un modello full-hybrid, quindi che si autoricarica la batteria, e lo fa in movimento: il motore è rotante, com’è tradizione Mazda, a

benzina tre cilindri da 93 CV, mentre il motore elettrico da 59 KW da 23 CV.

La coppia è di 120 Nm, sufficiente a rendere divertente la guida della vettura. Il modello Hybrid ci consente di entrare nel centro della città con il lasciapassare ai divieti garantito alle auto ecologiche. In una manovra di parcheggio, facile come un gioco perché in tale situazione Mazda 2 gioca in casa abbiamo apprezzato la sicurezza attiva: oltre a un significativo avviso di pericolo, in caso di rischio di collisione anche con un pedone o con un ciclista la vettura si arresta automaticamente, sia che ci stiamo spostando in avanti che in retromarcia. Ora ci prendiamo una pausa nella città, in piazzale Gae Aulenti, zona torre Unicredit, facile da raggiungere, vasta gamma di servizi e shopping. Ci è cara in particolare perché è dedicata a una donna architetto nata a Palazzolo dello Stella (Ud)  e famosa nel mondo.

#charlieinauto3/309    #provavintage

L’innovazione ci spaventa ma la percepiamo ed è già avvenuta

#MilleMiglia concomitante con #MIMO e la #Maserati a guida autonoma

Con il già presidente ENIT Matteo Marzotto: progetto del Politecnico Mi

A volte ci si ritrova per caso a contatto con situazioni, oggetti, fatti, invenzioni tramite l’informazione che ci viene somministrata, o interpretando le news che in quel momento compaiono prioritariamente sui nostri social o sulle pagine online producendo in noi reazioni negative. Ovvero, ci inducono a esserne infastiditi, generano una condizione di disagio, di diffidenza, uno stato d’animo di negatività forse motivato dalla paura dell’ignoto. E pensare che in età scolare leggevo Jules Verne tutto d’un fiato, di nascosto sotto le lenzuola perché si faceva tardi, con l’aiuto della luce della pila regalatami da mio padre per stimolare l’indole innata di esploratore e l’istinto di sopravvivenza che mi aveva trasmesso. Lui, che senza colpa aveva passato un anno e mezzo in campo di concentramento in Germania. Da dove, dopo la Liberazione era rientrato a casa, nel Rojale (Ud), autonomamente e a piedi, salvo qualche passaggio sui tank americani per valicare le Alpi Marittime e per rientrare in Italia da Bordighera, lungo strade costiere semidistrutte dalla guerra. Poi, più ‘grande’, ero passato alla lettura di Isaac Asimov e Orwell, senza trascurare Ray Bradbury. Quindi, già sognavo il futuro e le sue ipotetiche proiezioni vantaggiose sulla nostra vita quotidiana, forse immedesimandomi nelle grandi invenzioni di Verne o nelle proiezioni introspettive del mondo che verrà e dell’eventuale esistenza di civiltà aliene ipotizzate dagli scrittori di fantascienza, allora i più moderni. O ancora nei modelli di invenzioni per la mobilità di Leonardo da Vinci. Da parte loro, indovinare che ci sarebbe stata un’auto che guida da sola o che porta se stessa dove decide il programmatore, sarebbe stato banale. Sarebbe stata la conclusione scontata di un loro racconto sulla mobilità dell’avvenire, o semplicemente sulla normalità della vita quotidiana nel terzo millennio. Eppure, ‘crescendo’,

le esperienze formative, scolastiche, di vita, la professione

in settori particolarmente delicati della società, delle istituzioni e della comunità avevano stimolato in me lo spirito critico. Una capacità analitica che a volte viene influenzata dalla condizione del momento, fisica, dallo stato d’animo, forse anche dal clima della stagione e dalle condizioni meteo in atto. Intendete ribattere che

l’analisi critica non è influenzabile se è dettata da un pensiero razionale? 

A mio avviso, alla luce di x anni di mestiere da giornalista, e di vita, dal punto di vista di un professionista che dato il ruolo si è dovuto e si deve a volte saper immedesimare inaspettatamente in altre ben diverse figure professionali, interpretando anche, oltre a quella ‘banale’ del segretario, quella dell’assistente o dell’autista, sostituendosi a cariche e ruoli dalle quali dovrebbe ricevere il modello esecutivo,

è vero esattamente il contrario.

È accaduto anche a me, nei giorni scorsi a Milano, in Piazza Duomo dov’ero a una conferenza stampa per la presentazione della nuova immagine dell’Associazione Locali Storici d’Italia condotta dal Sottosegretario alla Cultura, Vittorio Sgarbi. Si è svolta al Camparino, uno dei locali cult della vita mondana della città. Sceso in piazza con il proposito di raggiungere Monza a incontrare diversi amici della Case automobilistiche al MIMO, il Salone dell’auto che si era aperto in giornata, sono invece stato attratto, sul lato opposto della piazza, da un allestimento che ricordava la pedana d’arrivo dei rally. Pensavo fosse uno scenario per i test drive del salone che coinvolgevano anche il centro di Milano. Invece, ero capitato all’arrivo della

41.edizione della Mille Miglia, rievocazione per auto storiche della Corsa

delle corse sulle strade italiane, la più famosa e amata al mondo. La parata delle auto che avevano superato in quasi una settimana viaggio la strade degli Appennini e delle Alpi, dal Centro al Nord Italia, dalle Marche alla Lombardia, incontrando troppo spesso la pioggia, come ci hanno raccontato molti dei protagonisti, era aperta dal vincitore della Mille Miglia 2023 Andrea Vesco, arrivato per

primo per la quarta volta con l’Alfa Romeo 6c 1750 SS Zagato del 1929;

era seguito dal secondo classificato, Gianmario Fontanella sulla Lancia Lambda Spider Tipo 221. La sfilata era stata aperta da 120 Ferrari iconiche, recenti e del passato, annunciate dall’inconfondibile sound del sei cilindri aspirato o turbo del Cavallino, anch’esse reduci dalla corsa e scortate dalle numerose pattuglie della Polstrada, in auto e in moto, che avevano accompagnato il corteo lungo l’intero percorso della gara, oggi di regolarità. E se tra le Ferrari c’erano alcuni modelli spider, la gran parte delle auto d’epoca degli anni ‘20/’30 del secolo scorso che erano in gara,

il tettuccio non l’hanno mai avuto in dotazione.

E i loro equipaggi provati dal viaggio non hanno mancato di mostrarci gli effetti sull’auto e sul bagaglio appeso alle ruote di scorta di un viaggio affrontato sotto il diluvio. A interrompere il corteo dopo le Ferrari è comparsa d’improvviso una brillante

Maserati MC 20 Cielo, contraddistinta da un avveniristico color bronzo

dorato, con

accanto e al di sopra del guidatore allestimenti particolari

che si stagliavano a distanza. A sciogliere l’enigma è transitato un furgone allestito appositamente con le insegne del Politecnico di Milano, che la precedeva. I ragazzi che si trovavano a bordo, intuito il nostro mestiere, con orgoglio, attendendo la ripartenza del corteo ci hanno detto con la genuinità dell’entusiasmo creativo: – “guardi che l’auto dietro l’abbiamo progettata noi”! Ma, vi chiederete, questo lungo pistolotto sul futuro, sulle aspettative di un giovanissimo lettore, non un secchione ma comunque efficace a scuola, che pur di leggere i fumetti letterari avveniristici e predittivi usava la pila sotto le coperte per imbeversi delle informazioni futuribili, laddove oggi farebbe scorrere le dita sullo schermo dell’IPhone ottenendo informazioni ancor più invasive?! Perché? La risposta arriva svelata dalla comparsa del conducente della Maserati Cielo. Accanto a lui

al posto del passeggero la raffigurazione dell’elmo

di un eventuale trasportato alieno. Una sagoma che però non è stata sufficiente per ‘schermare’ il conducente. Il quale, inaspettatamente, mi saluta…

Si trattava di Matteo Marzotto, imprenditore molto noto,

già presidente dell’ENIT, attento alle occasioni mondane e appassionato del mondo dei motori,  e sempre grande comunicatore, un dono di famiglia. Ci eravamo conosciuti ormai qualche anno fa in occasioni di lavoro legate alle istituzioni, all’economia, a Confindustria. Banalmente, gli ho chiesto scherzando se il manichino avveniristico accanto a lui fosse l’intelligenza artificiale.

“Certo – mi ha rassicurato –

la raffigura perché l’intelligenza reale è tutta qui sotto”.

Accanto a lui il macchinario che sintetizza le informazioni ricavate dalle telecamere posizionate sul roll bar e ricevute dai sistemi GPS. Avrete capito che si tratta dell’auto con guida autonoma. Un’esperienza, anche imprenditoriale, che Matteo Marzotto ha colto e sta vivendo con entusiasmo.

La Maserati Cielo allestita dal Politecnico

ha girato per Milano, mentre mezzi commerciali con sistemi analoghi hanno viaggiato anche sulle nostre strade. Quando ne avevamo avuto notizia, ci aveva turbato l’ipotesi che un giorno ci potrebbero privare del piacere, del privilegio, della libertà di guidare. Ipotesi che sinceramente mi aveva  da subito fatto inorridire. Ma l’incontro casuale in piazza Duomo a Milano con un evento iconico del mondo dei Motori, mi ha richiamato improvvidamente alla realtà facendomi riflettere: stiamo vivendo fasi analoghe al passaggio graduale verso gli stessi effetti che produrrà in noi la guida autonoma? Un esempio? Pensate alle auto acquisite con il noleggio a lungo termine: il canone mensile è relativamente basso, quantomeno alla portata di una fascia della popolazione che se la può permettere, così come  l’acconto richiesto. Ma poi occorre fare i conti con il limite al chilometraggio, oltre il quale il costo applicato sui chilometri percorsi  per la percorrenza in eccesso rischia di raddoppiare o addirittura moltiplicare il costo della rata mensile. Ovvero: tre anni di noleggio, 35 mila km di tetto di percorrenza nei tre anni, e rata finale da versare per trattenere l’auto che va dai 4 ai 6 mila euro. Significa percorrere 1166 km al mese. Ovvero, a parte un uso cittadino limitato, servirà lasciar perdere tutte le altre escursioni, salvo accollarsi spese fuori mercato. Quale può essere l’effetto di questa condizione spesso non considerata all’atto della sottoscrizione del noleggio? Che l’utilizzatore dopo avere percorso il kilometraggio previsto lascerà l’auto nel parcheggio, nel garage, e si limiterà ad ammirarla senza poterla usare non potendosi sobbarcare costi eccessivi. Ma il possesso di un’auto, la prova del mezzo, l’utilizzo anche temporaneo sono generati dal piacere di guidarla, di utilizzarla, di farle vivere le nostre stesse emozioni e anche a noi di viverle con lei. Ecco dove volevo arrivare: il fatto che a guidarla a Milano ci fosse un amico sorridente, mi ha fatto percepire la presenza dell’auto a guida autonoma in modo non sgradevole. Ovvero, ho acquisito il messaggio che anche l’auto che si sposta da sola, nella società del futuro ci potrà stare.

Ma il progresso ci priverà anche del piacere della guida?

Ci accontenteremo di programmarne il tragitto,

sempre che ci sia concesso,  lasciandoci trasportare passivamente dalla vettura,

senza poter fare una deviazione fuori programma

per degustare un prodotto locale, o eventualmente incontrare un amico o un’amica, salvo scusarci con loro a posteriori dicendo che non ci eravamo potuti fermare perché l’auto non era programmata per farlo?

Ecco un altro limite dell’intelligenza artificiale dal quale gli automobilisti si dovrebbero poter tutelare.

Speriamo che in futuro, quando la prassi della guida autonoma sarà consolidata, ciò sarà loro concesso, in un futuro prossimo o lontano che sia. Ah, come avrete capito, anche scontando le grosse difficoltà logistiche e relazionali causate dal blocco dei portali di posta elettronica, protrattosi senza preavviso o notifica della durata del servizio per quattro giorni, alla fine, al MIMO, quest’anno ho preferito la Mille Miglia e la cena nel cuore di Milano.

#charlieinauto3/308               #provavintge

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#charlieinauto N.301 con #Peugeot 308 Hybrid 225 e-EAT8 GT

Al terzo centinaio di puntate dopo 301 settimane, 7 anni, 66 mesi

testdrive Innovazione nel modello plug-in da 225 CV e 360 Nm di coppia

Tanto accessori per il confort e il benessere per viaggiare veloci e in relax

La Peugeot, negli anni ’80 la ‘Regina del deserto’ perché dominava il mitico Rally Safari, in Italia vanta un percorso plurisecolare. La prima auto del Leone a essere venduta sulla nostra Penisola era una Tipe 3, che abbiamo potuto ammirare al Mauto di Torino, che era stata immatricolata a Piovene Rocchette, in Provincia di Vicenza, nel 1893. Dette il nome alla Serie 3, dalla 301 del 1932 alla 302, 304, 305, 306, 307. Ora siamo arrivati alla decima generazione della berlina francese, che segna una svolta tecnologica perché è ibrida plug in, ovvero va attaccata alla colonnina per rigenerare la batteria grazie alla quale raggiunge 225 CV di potenza, risultato della somma dell’erogazione di potenza del motore a benzina più quella generata dal motore elettrico.

La linea della Peugeot 308 Hybrid 225 e-EAT8 GT,

come potete intuire sportiva ma ‘familiare’, sa essere filante, morbida ma aggressiva nel contempo. L’esemplare provato era una GT, interni comodi e spaziosi, buona capacità di carico. Lo stile è sportivo e il suo look grintoso si nota maggiormente la sera, grazie ai fari a Led di ultima generazione, adattivi e molto efficaci, come una sorta di artigli verticali. Sono il contorno del nuovo logo Peugeot sulla calandra dal nuovo design. Se il muso è muscoloso, non da meno è la coda con il tetto spiovente, il lunotto piccolo e obliquo, i fari sottili e il doppio scarico cromato. Non nasconde le sue prerogative sportive. Giustificate dal motore che è di ‘soli’ 1.598 cc da 180 CV a quali si aggiunge il motore elettrico con cambio automatico, o volendo manuale, a 8 rapporti, per 225 CV con 360 Nm coppia.

La 308 GT Pack Hybrid raggiunge i 100’ km/h da fermo in 7,4 secondi,

e una velocitò massima di 235 Km/h. cominciamo però dall’inizio, non senza anticipare che è in arrivo anche la versione elettrica. Già la versione ibrida è interessante. Perché riesce a percorrere 56 km in modalità elettrica grazie alla batteria da 12,4 kWh, che utilizziamo per spostarci nel centro di Milano. Già il tratto compiuto con il motore endotermico dalla sede di Stellantis ci aveva soddisfatto perché l’insonorizzazione è molto efficace e si ha l’impressione di essere sempre in modalità elettrica, anche grazie alla fluidità di marcia. L’avevamo descritto già nella 208 provata all’epoca del primio lockdown, avveniristico e interessante è il cruscotto in 3D, che ci offre un sacco di opportunità, indicazioni, elementi di monitoraggio dell’auto e del percorso. Alla guida, sul grande display centrale ci sono tutti i servizi di assistenza a chi è a bordo, per rendere confortevole il viaggio. lo schermo è interamente a tocco e si sfoglia nello stesso modo.

Il cruscotto, come accennato è in 3D con tre modalità di visualizzazione

dei dati dell’auto e la possibilità di escludere la visualizzazione tridimensionale qualora non gradita. Sopra di noi un il tettuccio panoramico apribile, mentre i sedili, in pelle, comodi e avvolgenti, quello di guida regolabile elettronicamente, ci offrono la prima sorpresa: un sistema di massaggi evoluto, che ci fa rilassare con movimenti a farfalla, da un lato all’altro, serpeggiante, riservato alle spalle, lombare, stretching, ondulato, zampe di gatto. Le rifiniture degli interni sono in stile carbonio, e visto che siamo nel cuore della città, c’è l’indicatore della qualità dell’aria, mentre, se ci fermeremo per la notte, abbiamo la possibilità dIMG_8535 IMG_1865 IMG_1863 IMG_8534 IMG_8532 IMG_8531 IMG_8536 IMG_8544 IMG_8566 IMG_8533 IMG_8583 IMG_8577 IMG_8577 IMG_1859 IMG_8544 IMG_8566 IMG_8636i programmare sia l’accensione del riscaldamento che del condizionatore. Come amano dire i giovani, ‘tanta roba eh’? Ma ci sono ancora sorprese. Ne parliamo la prossima settimana.

#charlieinauto3/301

#provavintage  

#testdrive: #Renault Megane e-tech performante con un’elettronica avanzata

EV60 crossover elettrico compatto da 218 CV e 300 Nm di coppia

Bene insonorizzato consente di apprezzare i trasferimenti in pieno confort

Tra le auto elettriche, ci mancava la prova di una vettura europea. Così la proposta della Renault Megane e-tech ci ha subito incuriosito. Dai primi test drive di auto elettriche, anche se effettuati pochi mesi fa, la tecnologia, lo sviluppo dei progetti, le novità frutto di test e ricerche hanno permesso di creare modelli interessanti. Anche se nel frattempo sono venuti a galla orientamenti nuovi e diversi sul modello di propulsione che ci trasporterà nei prossimi decenni, questo modello della Renault ci conferma lo sforzo in atto anche da parte delle Case tradizionalmente votate ai motori endotermici, come il principale marchio francese.

Per certi versi, per taluni utilizzi e utilizzatori, data l’evoluzione del progetto mobilità elettrica, anche l’auto ‘a batteria’ comincia a raggiungere la sua plausibilità.

Occorre innanzitutto che sia sostenibile, poi che offra prestazioni adeguate, che offra una buona gamma di servizi e assistenti alla guida che rendano la mobilità sicura e veloce.

Quindi, parliamo di contenuti, o come recitava qualche Mister del calcio anni ‘60, ‘andiamo sul fisso’. Il ‘fisso’ parte dall’osservazione che la Megane e-tech può essere spinta anche da 218 CV, il che ci anticipa performance interessanti. Ma cominciamo dall’utilizzo cittadino.

È un SUV compatto, anche se spazioso all’interno anche grazie all’adozione di una batteria super-sottile che occupa poco spazio, e nonostante l’impressione che rilascia all’osservatore, di auto adeguate dimensioni, confermate dalla spaziosità interna. Megane e-tech è l’erede della Megane nata nel 2015, e accoglie i passeggeri con interni molto curati.

Per essere sicuri di disporre dell’energia elettrica necessaria per ritornare a casa, andiamo a caccia di una colonnina di ricarica per ripartire con il ‘pieno’ di energia. A Milano non è difficile trovarne, a patto che siano libere. In passato ci era successo di trovarne di non accessibili per la mancanza di civismo di altri aut0omobilisti, i quali avevano parcheggiato sugli stalli riservati. La colonnina è da 22 kW a corrente alternata e al ritorno, quando recupereremo l’auto dopo la cena troveremo la batteria rigenerata completamente. Megane e-tech si può ricaricare anche dalle colonnine a corrente continua da 130 kW.

Come abbiamo scritto, l’assistenza alla guida è molto avanzata. Infatti, il sistema di bordo, multimediale avanzato progettato da Qualcomm e LG, riceve gli aggiornamenti anche via web che trasmette al navigatore, il quale calcola le soste per la ricarica facendoci scegliere l’operatore desiderato, ma indicando anche già il tempo necessario per la ricarica completa, ovvero quanto tempo di sosta servirà per ripartire rigenerati. Uno dei vantaggi di questo sistema sta nel fatto che ci permette di valutare se prolungare la sosta forzata per la ricarica completa, o caricare un po’ la batteria per proseguire ‘operazione più avanti, verso la nostra meta, guadagnando sul tempo complessivo del trasferimento.

Ma veniamo ai dettagli tecnici: la coppia massima non è male, ed è di 300 Nm, mentre la velocità massima è forse limitata a 160 km/h. ma ecco l’autonomia dichiarata, che è di 450 km. Come sappiamo ormai dipende molto dal piede del conducente, dalle caratteristiche della strada, dalle condizioni climatiche, dal carico dell’auto che pesa 1636 kg, mentre il consumo medio dichiarato è di 13,3 kW per 100 km.

Beh, ora è il momento di parcheggiarla, con il sistema automatico o con l’esaustivo sistema di telecamere di bordo.

#charlieinauto3/290

#provavintage   IMG_0994 IMG_1002 IMG_0943 IMG_0934 IMG_0916 IMG_0906 IMG_0881 IMG_0983 IMG_1009 IMG_5014 IMG_0858

#testdrive : full hybrid la E-tech RS Line Arkana della Casa della losanga

La berlina della Renault più avanzata è performante e sostenibile

Numerosi i contenuti e i servizi di assistenza alla guida

La transizione ecologica passa anche attraverso l’introduzione di nuove modalità di motorizzazione dei veicoli, ritenute meno inquinanti. Non stiamo qui a disquisire sul fatto che il diesel inquini più della benzina, considerazione che abbiamo già visto non essere fondata, né a capire se per produrre l’energia elettrica necessaria per muovere per un anno un veicolo elettrico si produca più o meno inquinamento rispetto a quanto ne deriva da un motore a scoppio.

Ma siamo di fronte a una fase di cambiamento importante,

indotta dalla situazione contingente, dalla crisi dell’energia, da un contesto economico che è mutato, nella quale le nuove tecnologie consentono di ottimizzare il rendimento e le potenzialità dei propulsori tradizionali. Per esempio, utilizzando un motore endotermico assieme o assistito da uno elettrico per ottenere una spinta maggiore o percorrere grazie a questo tratti più lunghi senza bruciare carburante, quindi senza emissioni. Un passaggio da una tecnologia a un’altra, quella ibrida, interessante anche perché oltre ai fattori legati all’inquinamento, al momento la benzina è divenuta meno costosa del gasolio, alle auto elettriche o ibride è consentito accedere anche al cuore del centro delle città. Dalle parole ai fatti…per vedere e potervi spiegare come stanno le cose, questa volta saliamo a bordo

di una full-hybrid, ovvero la Renault Arkana E-Tech Hybrid 145 RS Line.

È realizzata da una importante Casa automobilistica, quella principale della Francia, e ciò fa pensare che la ricerca applicata sia stata consistente. Arkana è una comoda berlina a quattro porte di classe media o fascia C, sulla quale è montato un motore aspirato a benzina da 1.600 cc. Il sistema ibrido adottato su Arkana è diverso dagli altri finora testati su #charlieinauto: valorizza la modalità stop&go nel traffico cittadino, perché la partenza da fermo avviene sfruttando soltanto il motore elettrico, che rimane attivo fino a 30-40 km/h e va oltre se non si richiedono all’auto prestazioni maggiori. Tale sistema viene montato già dal 2020 su altri tre modelli della Renault. L’abbiamo visto all’opera nel centro di Milano, città alla quale fa capo il parco stampa per il nord Italia della Casa della losanga: per fortuna in modalità elettrica l’Arkana emette un suono elettronico di avviso per i pedoni e i ciclisti, evitandoci il rischio di investimenti per attraversamenti improvvisi. Diamo subito un’occhiata alle caratteristiche principali

dell’auto: è a trazione anteriore con motore da 145 CV,

ha una buona spinta in accelerazione e dispone di due modalità di guida: B, che attiva la ricarica in decelerazione, funzione che svolge con efficacia e rapidità; D è la classica funzione sportiva che irrigidisce l’assetto e migliora le prestazioni del motore. La trazione è anteriore e il cambio è a 6 marce. Ma ritorniamo al posto di guida: il cruscotto è interamente digitale e avveniristico, con a sinistra l’indicazione del tachimetro e dell’autonomia, al centro i dati sull’utilizzo dell’auto, la ripetizione dei cartelli stradali e le indicazioni della guida, che è assistita, a 360 gradi. Oltre a tutto questo ci sta anche una mini-rappresentazione dell’auto con illustrato il tempo di frenata necessario per evitare la collisione con il veicolo o l0ostacolo che ci precede. Tutto questo al centro del cruscotto, perché a destra c’è l’indicatore di utilizzo del sistema ibrido che si chiama ‘My Sense’. È lo stile ecologico, simboleggiato da una foglia verde, e il suo compito è confermare che si sta ricaricando la batteria in decelerazione, se e quando ciò avviene, o se si sta utilizzando la batteria per dare più spinta al motore. Ma ci sono ancora tante cose da raccontare di questa Arkana e-tech RS Line, full-hybrid, dai contenuti elettronici e di intrattenimento, ad altre soprese. Ma ormai si è fatto tardi ed è il momento di trascorrere qualche ora nelIMG_2295IMG_2296IMG_2596IMG_2297IMG_2307IMG_2330IMG_2324IMG_2327IMG_2368IMG_2382 capoluogo lombardo, prima di rientrare, nel cuore della notte, e proseguire il nostro test drive.

#charlieinauto3/273  

#testdrive : Una Tipo ibrida sostenibile ma anche performante

Una guida dinamica che non mette mai il confort in secondo piano

La versione Cross Red SW è spinta da un sistema mild hybrid da 130 Cv

Che Tipo ragazzi! È un’esclamazione che mi è stata generata dalla sorpresa nel riprovare la media cilindrata della Fiat, della quale avevo posseduto un paio di esemplari della fine degli anni ’80, nella versione ibrida. Sempre su Charlieinauto avevamo testato ormai più di tre anni fa la Tipo cinque porte e la SW, affidabili e sostenibili, e ci incuriosiva la versione Cross, quella ancor più recente, re-stilizzata e arricchita nel look, nelle dotazioni e negli accessori, non solo apparentemente ma in termini concreti. La SW, quella affidataci dall’Ufficio stampa PSA è una MY22 Hybrid 130 CV DCT RED SW.

Quindi, anche la Tipo si è fatta ibrida.

L’approccio è stato inizialmente dubbioso, perché non tutte le ibride provate ‘sono riuscite con il buco’. La troveremo invece sostenibile e brillante Qb. Ma di questo parleremo nelle prossime puntate. Cominciamo dall’inizio. Il ritiro avviene come di consueto per Fiat, a Milano. Quindi, la prova comincia nella metropoli. Station Wagon significa in questo caso 457 cm di lunghezza. Ma non spaventatevi, perché è dotata del sistema City che si attiva con un pulsante in vista sul cruscotto per facilitare le manovre in parcheggio e renderla più maneggevole in città, assieme alla telecamera posteriore. In ogni caso, quanto ad agilità se la cava bene anche se allo sterzo, il volante è di foggia sportiva in similpelle, funzione City a parte fa notare una certa rigidità che non guasta

perché eroga 130 CV e dispone di una coppia di 240 Nm.

Caratteristiche che facilitano la guida anche quando occorre districarsi nell’articolato traffico urbano. Parliamo del motore, del nuovo motore ibrido: quello a benzina, quattro cilindri turbo è di 1469 cc affiancato da una unità elettrica da 20,4 CV che è integrata nel cambio automatico a doppia frizione con sette rapporti da selezionare anche manualmente agendo sul classico comando a cloche sul tunnel centrale. Il sistema a 48 V è alimentato da una batteria da 0.8 kW/h. Come si ricarica visto che è una full hybrid, ovvero senza spina? Dispone di un sistema di recupero dell’energia in frenata. Quindi, in città nel traffico nervoso e in discesa è avvantaggiata. Ma a che cosa serve la modalità elettrica, la funzione che viene indicata con l’acronimo EV in azzurro sul ricco cruscotto? Negli spostamenti a percorrere soltanto pochi metri con il motore elettrico. Ovvero soltanto per parcheggiare, ma ci si è attivato anche in corsa, in discesa, e aiuta a ottimizzare i consumi. Per questo la Fiat indica correttamIMG_3983 IMG_3986 IMG_3075 IMG_3987 IMG_3989 IMG_3988IMG_3053 IMG_3055 IMG_3058 IMG_3073 ente questo sistema come mild-hybrid. Modifiche al muso e alla coda, i fari diversi, full led, il cruise control adattivo, il lane control, l’Attention assist, che apprezzeremo nel lungo e consueto tragitto di ritorno, i cerchi da 17’,

i badge RED indentificativi sui parafanghi anteriori,

le calotte degli specchietti rosse: è la versione RED, come rosso fiammante sono il colore della carrozzeria e perfino la chiave di avviamento. Dotazioni presenti assieme al sistema infotrainment Uconnect con schermo touch screen da 7 pollici compatibile con Android Auto e Apple Car Play, il climatizzatore automatico e il filtro per l’abitacolo con trattamento anallergico. Mah…. Dopo un primo ristoro fresco e dolce da Venchi a City live, avevamo appena parcheggiato in centro fruendo del varco per i veicoli elettrici e ibridi. Quindi, prima di rientrare facciamo serata in piazza Duomo, al ristorante panoramico della Rinascente, un sito sempre suggestivo nel cuore della vita milanese. Poi, ripartendo attraverso la città prendiamo dimestichezza con la guida della nuova Tipo Cross Hybrid.

È molto ben insonorizzata.

Infatti, se non fosse per le indicazioni riportate sul cruscotto, lasciando fare al cambio automatico abbiamo fatto fatica a capire in che marcia ci stavamo muovendo. Un paio di assaggi per capire come va il motore li otteniamo immettendoci sulla direttrice delle tangenziali, fino al casello dell’autostrada. Qui, aperta la sbarra grazie al Telepass affondiamo il piede sull’acceleratore è attiviamo così il sistema ibrido, che risponde subito regalandoci una brillante ripresa, risultante di un motore a benzina che continua a salire di giri, nonché del supporto di quello elettrico. Quindi, per i sorpassi e per la guida in montagna, la Fiat Tipo Hybrid 130 CV MY22 DTC Red SW Cross, si preannuncia divertente.

#charlieinuto3/271