Riceviamo e pubblichiamo

Avevo tutto quello che si poteva desiderare,
una splendida famiglia, due soldi in banca, e
la casa vista mare.
Poi, nella mia vita, come fa la
grandine ad agosto, sei arrivato tu,
e tutto quello che avevo, quello che amavo,
ora non c’è più.
Non è successo con la velocità del lampo,
ma lo hai fatto lentamente come fa il cancro.
Ti sei presentato con un nome infame
“gioco”,
quel suono che sentivi da ragazzino e che ti
sembrava innocuo.
Ti ho dedicato tutto il mio tempo, ho gioito
con te e pianto poi,
come quando da ragazzino, sognavo il fortino
con i cow boy.
Ma quello si, che era un gioco vero,
invece tu, ti sei trasformato, nell’uomo nero.
Ed ora la notte ti prendi il mio sonno e quello
dei bambini,
ma quando mi sveglio, tu sei ancora li, e non
sei andato via, come l’incubo dei piccini.
Ho sempre pensato che la colpa fosse mia,
che ti avessi fatto entrare io in casa mia.
Che il casino che lasciavi prima di
nasconderti, agli occhi amava,
l’avessi fatto io, e giorni interi, a spiegare
perché l’affitto non si pagava.
Certo che le responsabilità di quello che mi è
successo, sono le mie, quelle di un povero
fesso.
Ma “tu”, sei come uno splendido specchio
che riflette solo il bello, sei un’illusione che
ti porta in cima al mondo, e ti lascia cadere
sempre sul più bello.
Perché, se una persona la riempi di regali ed
affetto, è più facile poi, che te la porti a letto.
E quando ormai sei solo, ed hai perso tutto,
questo specchio fa il suo, e riflette solo il
brutto.
Inutile che descriva episodi, o situazioni
deliranti,
sono sicuro che sono quelle che abbiamo
vissuto in tanti,
se: una congiunzione che introduce un
evento ipotetico,
il giocatore vive perennemente spiegando,
ma è solo patetico.
Oggi che non ho più nulla, nulla puoi
prenderti da me,
ma stai attento, perché oggi io posso toglierti
qualcosa a te.
Se questo mio scritto da poco, arrivasse al
cuore di chi ti ritiene “ancora” solo un
“gioco”.
Se solo la gente sapesse quanto male hai
fatto alle persone, almeno la smetterebbero,
di farti comparire in televisione.
Forse non l’hanno capito i nostri governanti,
che fare cassa in questo modo, è degno dei
vari trafficanti.
Questa specie di poesia, non l’ho scritto io,
ma l’anima mia, lei si che non c’è mai
cascata, ma come chi mi ama, se l’è sempre
bevuta.
Pertanto non credere mai ad un giocatore, che
è capace di vendersi una trebbia con tutto il
fattore.
Scusa, ma la colpa non è mia se ti ho
riempito di cazzate, prenditela con chi abita
ora nella mia testa, e prega con me, per tutte
quelle vite spezzate.
Come si può chiudere, uno scritto che parla
di dipendenza? Nell’unico modo possibile,
“dipendi da te e solo così farai la differenza!”

Riceviamo e pubblichiamoultima modifica: 2019-10-29T18:55:39+01:00da romana_81

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