19 Aprile 2019 Venerdì Santo Anno C (Gv 18,1-19,42)

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TESTO:-
Passione di nostro Signore Gesù Cristo secondo Giovanni. (Gv 18,1-19,42)

In quel tempo, Gesù uscì con i suoi discepoli al di là del torrente Cèdron, dove c’era un giardino, nel quale entrò con i suoi discepoli. Anche Giuda, il traditore, conosceva quel luogo, perché Gesù spesso si era trovato là con i suoi discepoli. Giuda dunque vi andò, dopo aver preso un gruppo di soldati e alcune guardie fornite dai capi dei sacerdoti e dai farisei, con lanterne, fiaccole e armi. Gesù allora, sapendo tutto quello che doveva accadergli, si fece innanzi e disse loro: «Chi cercate?». Gli risposero: «Gesù, il Nazareno». Disse loro Gesù: «Sono io!». Vi era con loro anche Giuda, il traditore. Appena disse loro «Sono io», indietreggiarono e caddero a terra. Domandò loro di nuovo: «Chi cercate?». Risposero: «Gesù, il Nazareno». Gesù replicò: «Vi ho detto: sono io. Se dunque cercate me, lasciate che questi se ne vadano», perché si compisse la parola che egli aveva detto: «Non ho perduto nessuno di quelli che mi hai dato». Allora Simon Pietro, che aveva una spada, la trasse fuori, colpì il servo del sommo sacerdote e gli tagliò l’orecchio destro. Quel servo si chiamava Malco. Gesù allora disse a Pietro: «Rimetti la spada nel fodero: il calice che il Padre mi ha dato, non dovrò berlo?».- Lo condussero prima da Anna
Allora i soldati, con il comandante e le guardie dei Giudei, catturarono Gesù, lo legarono e lo condussero prima da Anna: egli infatti era suocero di Caifa, che era sommo sacerdote quell’anno. Caifa era quello che aveva consigliato ai Giudei: «È conveniente che un solo uomo muoia per il popolo».Intanto Simon Pietro seguiva Gesù insieme a un altro discepolo. Questo discepolo era conosciuto dal sommo sacerdote ed entrò con Gesù nel cortile del sommo sacerdote. Pietro invece si fermò fuori, vicino alla porta. Allora quell’altro discepolo, noto al sommo sacerdote, tornò fuori, parlò alla portinaia e fece entrare Pietro. E la giovane portinaia disse a Pietro: «Non sei anche tu uno dei discepoli di quest’uomo?». Egli rispose: «Non lo sono». Intanto i servi e le guardie avevano acceso un fuoco, perché faceva freddo, e si scaldavano; anche Pietro stava con loro e si scaldava.Il sommo sacerdote, dunque, interrogò Gesù riguardo ai suoi discepoli e al suo insegnamento. Gesù gli rispose: «Io ho parlato al mondo apertamente; ho sempre insegnato nella sinagoga e nel tempio, dove tutti i Giudei si riuniscono, e non ho mai detto nulla di nascosto. Perché interroghi me? Interroga quelli che hanno udito ciò che ho detto loro; ecco, essi sanno che cosa ho detto». Appena detto questo, una delle guardie presenti diede uno schiaffo a Gesù, dicendo: «Così rispondi al sommo sacerdote?». Gli rispose Gesù: «Se ho parlato male, dimostrami dov’è il male. Ma se ho parlato bene, perché mi percuoti?». Allora Anna lo mandò, con le mani legate, a Caifa, il sommo sacerdote.- Non sei anche tu uno dei suoi discepoli? Non lo sono!
Intanto Simon Pietro stava lì a scaldarsi. Gli dissero: «Non sei anche tu uno dei suoi discepoli?». Egli lo negò e disse: «Non lo sono». Ma uno dei servi del sommo sacerdote, parente di quello a cui Pietro aveva tagliato l’orecchio, disse: «Non ti ho forse visto con lui nel giardino?». Pietro negò di nuovo, e subito un gallo cantò.- Il mio regno non è di questo mondo
Condussero poi Gesù dalla casa di Caifa nel pretorio. Era l’alba ed essi non vollero entrare nel pretorio, per non contaminarsi e poter mangiare la Pasqua. Pilato dunque uscì verso di loro e domandò: «Che accusa portate contro quest’uomo?». Gli risposero: «Se costui non fosse un malfattore, non te l’avremmo consegnato». Allora Pilato disse loro: «Prendetelo voi e giudicatelo secondo la vostra Legge!». Gli risposero i Giudei: «A noi non è consentito mettere a morte nessuno». Così si compivano le parole che Gesù aveva detto, indicando di quale morte doveva morire.Pilato allora rientrò nel pretorio, fece chiamare Gesù e gli disse: «Sei tu il re dei Giudei?». Gesù rispose: «Dici questo da te, oppure altri ti hanno parlato di me?». Pilato disse: «Sono forse io Giudeo? La tua gente e i capi dei sacerdoti ti hanno consegnato a me. Che cosa hai fatto?». Rispose Gesù: «Il mio regno non è di questo mondo; se il mio regno fosse di questo mondo, i miei servitori avrebbero combattuto perché non fossi consegnato ai Giudei; ma il mio regno non è di quaggiù». Allora Pilato gli disse: «Dunque tu sei re?». Rispose Gesù: «Tu lo dici: io sono re. Per questo io sono nato e per questo sono venuto nel mondo: per dare testimonianza alla verità. Chiunque è dalla verità, ascolta la mia voce». Gli dice Pilato: «Che cos’è la verità?».E, detto questo, uscì di nuovo verso i Giudei e disse loro: «Io non trovo in lui colpa alcuna. Vi è tra voi l’usanza che, in occasione della Pasqua, io rimetta uno in libertà per voi: volete dunque che io rimetta in libertà per voi il re dei Giudei?». Allora essi gridarono di nuovo: «Non costui, ma Barabba!». Barabba era un brigante.- Salve, re dei Giudei!
Allora Pilato fece prendere Gesù e lo fece flagellare. E i soldati, intrecciata una corona di spine, gliela posero sul capo e gli misero addosso un mantello di porpora. Poi gli si avvicinavano e dicevano: «Salve, re dei Giudei!». E gli davano schiaffi.Pilato uscì fuori di nuovo e disse loro: «Ecco, io ve lo conduco fuori, perché sappiate che non trovo in lui colpa alcuna». Allora Gesù uscì, portando la corona di spine e il mantello di porpora. E Pilato disse loro: «Ecco l’uomo!».Come lo videro, i capi dei sacerdoti e le guardie gridarono: «Crocifiggilo! Crocifiggilo!». Disse loro Pilato: «Prendetelo voi e crocifiggetelo; io in lui non trovo colpa». Gli risposero i Giudei: «Noi abbiamo una Legge e secondo la Legge deve morire, perché si è fatto Figlio di Dio».All’udire queste parole, Pilato ebbe ancor più paura. Entrò di nuovo nel pretorio e disse a Gesù: «Di dove sei tu?». Ma Gesù non gli diede risposta. Gli disse allora Pilato: «Non mi parli? Non sai che ho il potere di metterti in libertà e il potere di metterti in croce?». Gli rispose Gesù: «Tu non avresti alcun potere su di me, se ciò non ti fosse stato dato dall’alto. Per questo chi mi ha consegnato a te ha un peccato più grande».- Via! Via! Crocifiggilo!
Da quel momento Pilato cercava di metterlo in libertà. Ma i Giudei gridarono: «Se liberi costui, non sei amico di Cesare! Chiunque si fa re si mette contro Cesare». Udite queste parole, Pilato fece condurre fuori Gesù e sedette in tribunale, nel luogo chiamato Litòstroto, in ebraico Gabbatà. Era la Parascève della Pasqua, verso mezzogiorno. Pilato disse ai Giudei: «Ecco il vostro re!». Ma quelli gridarono: «Via! Via! Crocifiggilo!». Disse loro Pilato: «Metterò in croce il vostro re?». Risposero i capi dei sacerdoti: «Non abbiamo altro re che Cesare». Allora lo consegnò loro perché fosse crocifisso.- Lo crocifissero e con lui altri due
Essi presero Gesù ed egli, portando la croce, si avviò verso il luogo detto del Cranio, in ebraico Gòlgota, dove lo crocifissero e con lui altri due, uno da una parte e uno dall’altra, e Gesù in mezzo. Pilato compose anche l’iscrizione e la fece porre sulla croce; vi era scritto: «Gesù il Nazareno, il re dei Giudei». Molti Giudei lessero questa iscrizione, perché il luogo dove Gesù fu crocifisso era vicino alla città; era scritta in ebraico, in latino e in greco. I capi dei sacerdoti dei Giudei dissero allora a Pilato: «Non scrivere: “Il re dei Giudei”, ma: “Costui ha detto: Io sono il re dei Giudei”». Rispose Pilato: «Quel che ho scritto, ho scritto».- Si sono divisi tra loro le mie vesti
I soldati poi, quando ebbero crocifisso Gesù, presero le sue vesti, ne fecero quattro parti – una per ciascun soldato -, e la tunica. Ma quella tunica era senza cuciture, tessuta tutta d’un pezzo da cima a fondo. Perciò dissero tra loro: «Non stracciamola, ma tiriamo a sorte a chi tocca». Così si compiva la Scrittura, che dice: «Si sono divisi tra loro le mie vesti e sulla mia tunica hanno gettato la sorte». E i soldati fecero così.- Ecco tuo figlio! Ecco tua madre!
Stavano presso la croce di Gesù sua madre, la sorella di sua madre, Maria madre di Clèopa e Maria di Màgdala. Gesù allora, vedendo la madre e accanto a lei il discepolo che egli amava, disse alla madre: «Donna, ecco tuo figlio!». Poi disse al discepolo: «Ecco tua madre!». E da quell’ora il discepolo l’accolse con sé.
Dopo questo, Gesù, sapendo che ormai tutto era compiuto, affinché si compisse la Scrittura, disse: «Ho sete». Vi era lì un vaso pieno di aceto; posero perciò una spugna, imbevuta di aceto, in cima a una canna e gliela accostarono alla bocca. Dopo aver preso l’aceto, Gesù disse: «È compiuto!». E, chinato il capo, consegnò lo spirito.

(Qui si genuflette e di fa una breve pausa)

E subito ne uscì sangue e acqua
Era il giorno della Parascève e i Giudei, perché i corpi non rimanessero sulla croce durante il sabato – era infatti un giorno solenne quel sabato -, chiesero a Pilato che fossero spezzate loro le gambe e fossero portati via. Vennero dunque i soldati e spezzarono le gambe all’uno e all’altro che erano stati crocifissi insieme con lui. Venuti però da Gesù, vedendo che era già morto, non gli spezzarono le gambe, ma uno dei soldati con una lancia gli colpì il fianco, e subito ne uscì sangue e acqua. Chi ha visto ne dà testimonianza e la sua testimonianza è vera; egli sa che dice il vero, perché anche voi crediate. Questo infatti avvenne perché si compisse la Scrittura: «Non gli sarà spezzato alcun osso». E un altro passo della Scrittura dice ancora: «Volgeranno lo sguardo a colui che hanno trafitto».- Presero il corpo di Gesù e lo avvolsero con teli insieme ad aromi
Dopo questi fatti Giuseppe di Arimatèa, che era discepolo di Gesù, ma di nascosto, per timore dei Giudei, chiese a Pilato di prendere il corpo di Gesù. Pilato lo concesse. Allora egli andò e prese il corpo di Gesù. Vi andò anche Nicodèmo – quello che in precedenza era andato da lui di notte – e portò circa trenta chili di una mistura di mirra e di áloe. Essi presero allora il corpo di Gesù e lo avvolsero con teli, insieme ad aromi, come usano fare i Giudei per preparare la sepoltura. Ora, nel luogo dove era stato crocifisso, vi era un giardino e nel giardino un sepolcro nuovo, nel quale nessuno era stato ancora posto. Là dunque, poiché era il giorno della Parascève dei Giudei e dato che il sepolcro era vicino, posero Gesù. Parola del Signore.

RIFLESSIONI

Ore d’amore
Nella versione di Luca vi è un riferimento importante che si rileva nelle parole di Gesù al momento del suo arresto notturno: Come contro un brigante siete usciti con spade e bastoni! Tutti i giorni ero con voi nel tempio e non avete steso le mani su di me; ma questa è la vostra ora, è l’impero delle tenebre. (Lc 22, 52 – 53). Anziani, sommi sacerdoti e capi delle guardie de tempio, con la complicità di Giuda apostolo traditore intendono effettivamente cogliere Gesù alla sprovvista e catturarlo come ai nostri giorni si bracca nottetempo un latitante. La loro intraprendenza non dimostra alcuna competenza o professionalità, poiché per mettere le mani addosso a Gesù non occorrerebbe neppure avvalersi di una talpa come Giuda; come egli stesso fa notare, poi, il suo arresto sarebbe potuto avvenire benissimo alla luce del sole, mentre parlando nel tempio tutti i giorni era sempre stato facile preda per tutti.
Ciononostante Gesù non sta rimproverando la viltà o l’incompetenza dei suoi aggressori, ma li mette solamente al corrente che il suo arresto si sta realizzando non per la loro presunta abilità o per l’astuzia di chi lo ha tradito, ma semplicemente perché è l’impero delle tenebre. Il maligno, che si era impossessato in precedenza del cuore di Giuda, adesso ha ancora facoltà di agire indisturbato ed è in realtà per la sua intraprendenza libera che può perpetrarsi questo arresto. Il diavolo, a suo tempo mortificato e messo in fuga da Gesù nell’episodio delle tentazioni nel deserto, adesso torna alla carica perché è giunto il suo momento opportuno, la sua ora, il tempo cioè nel quale può agire liberamente perché gli uomini possano assoggettare e asservire Gesù. Ancora più esattamente, è l’ora in cui il Padre permette al principe delle tenebre di avere la meglio su Gesù perché si porti a termine quando su di lui è stato prestabilito fin dall’inizio: che il Figlio dell’Uomo debba molto soffrire, essere riprovato dagli anziani, dai sommi sacerdoti e dagli scribi, poi venire ucciso e dopo tre giorni risuscitare (Mc 8, 31). E’ giunta l’ora insomma in cui si realizza il progetto di salvezza per il quale è indispensabile che il Figlio di Dio affronti la ripugnanza e la croce e che tutto si muova contro di lui per opera del maligno. L’ora in questo caso non indica una posizione sul quadrante dell’orologio, ma il tempo propizio della salvezza, il momento opportuno per cui sta succedendo ciò a cui assistiamo. Secondo un brano dei Camaleonti questa è l’ora dell’amore. Per il quale si sottomette perfino alle insidie del maligno pur di raggiungere l’uomo fino in fondo, per procurare ogni mezzo per salvarlo e ricondurlo a Dio.
In effetti l’unico motivo che spinge Gesù ad affrontare prima lo spasimo solitario, poi il flagello unito ad insulti, quindi le percosse e lo strazio sulla croce non può essere che l’amore spassionato e disinteressato per l’umanità, che solo per mezzo di questo espediente è in grado di conoscere la verità intorno a se stessa e ambire al proprio futuro. Per l’uomo Gesù non si risparmia, fino a rifiutare ogni protezione da parte di Pietro e addirittura fino a prestare soccorso a uno dei suoi avversari che viene da questi ferito. L’amore per l’umanità si palesa già adesso come attenzione anche nei riguardi dei nemici, come logica della non violenza e della serena accettazione delle avversità. In virtù di esso occorre omettere ogni ritorsione e far valere i propri diritti con argomenti convincenti, considerando che nessun avversario è mai un nemico, mentre la forza porta solo ad accrescere i problemi esistenti. Vi sono altre vie migliori per farsi ascoltare. E tuttavia in Gesù l’amore per l’uomo è ancora più paradossale, perché addirittura misconosce o ignora perfino il suo diritto di essere ascoltato in un processo più giusto e di evitare una morte illegittima, anche dal punto di vista legale: non contento di subire percosse, schernimenti, derisioni e di sottostare al terribile flagrum (flagello a corde grosse particolarmente atroce sulla pelle), Gesù non lesina ad accettare la morte dopo la terribile agonie di tante ore appeso sul patibolo, inerte e senza volontà di replica o di ritorsione, ben consapevole di essere diventato maledizione agli occhi di tutti, poiché sta scritto “maledetto chi pende dal legno”(Gal 3, 14).
L’umanità ha bisogno di amore e Gesù in queste ore dimostra di riversarlo nel cuore di tutti gli uomini mostrando amore dimesso, umile e generoso, che non si risparmia e che non si sottrae ad alcuno dei patimenti previsti. Gesù pur essendo Figlio di Dio è pur sempre vero Uomo e in quanto tale conosce benissimo la realtà della sofferenza e della morte: la prima è sempre ostile, nemica e perversa. Fa paura e la si vorrebbe evitare ad ogni costo e tuttavia lui vuole farne esperienza in prima persona. La seconda, a prescindere dalla nostra fede e dalla speranza con cui vi siamo protratti, è pur sempre un’incognita, una realtà terrificante soprattutto quando stiamo per esserne i diretti interessati e non si può che guardarla con ansia e trepidazione e tuttavia Gesù ad essa non si sottrae sebbene lo strumento per andarvi incontro è fra i più cruenti che esistano. Nell’uno e nell’altro caso l’amore è contrassegnato dall’umiltà che lo rende più certo e più indubbio perché avvalorata e accresciuta dalle umiliazioni accettate.
Sotto questo aspetto davvero esaltante, la croce è anche per noi un luogo privilegiato, nel quale siamo incoraggiati a vedere nell’avversità la radice del successo e a cercare nell’umiltà la radice dello stesso amore con cui costruire un tessuto di relazioni pacifiche con noi stessi e con gli altri, prendendo a modello lo stesso Signore che della croce ha fatto le sue ore d’amore.

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25 Marzo Annunciazione Del Signore Lc 1,26-38

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25 Marzo Annunciazione Del Signore Lc 1,26-38
Annunciazione Del Signore

25 Marzo Annunciazione Del Signore Lc 1,26-38
La Festa del’Annunciazione inaugura l’evento in cui il figlio di Dio si fa carne per consumare il suo sacrificio redentivo in obbedienza al Padre e per essere il primo dei risorti. La Chiesa, come Maria, si associa all’obbedienza del Cristo, vivendo sacramentalmente nella fede il significato pasquale del’annunciazione. Maria è la figlia di Sion che, a coronamento della lunga attesa, accoglie con il suo ‘Fiat’ e concepisce per opera dello Spirito santo il Salvatore. In lei Vergine e Madre il popolo della promessa diventa il nuovo Israele, Chiesa di Cristo. I nove mesi tra la concezione e la nascita del Salvatore spiegano la data odierna rispetto alla solennità del 25 dicembre. Calcoli eruditi e considerazioni mistiche fissavano ugualmente al 25 marzo l’evento della prima creazione e della rinnovazione del mondo nella Pasqua. (Mess. Rom.)

Martirologio Romano: Solennità dell’Annunciazione del Signore, quando nella città di Nazareth l’angelo del Signore diede l’annuncio a Maria: «Ecco, concepirai un figlio, lo darai alla luce e verrà chiamato Figlio dell’Altissimo», e Maria rispondendo disse: «Ecco la serva del Signore; avvenga per me secondo la tua parola». E così, compiutasi la pienezza dei tempi, Colui che era prima dei secoli, l’Unigenito Figlio di Dio, per noi uomini e per la nostra salvezza si incarnò nel seno di Maria Vergine per opera dello Spirito Santo e si è fatto uomo.

25 Marzo Annunciazione Del Signore Lc 1,26-38

Ogni discorso serio intorno alla Vergine Maria non può prescindere dal riferimento diretto immediato e indissolubile a suo figlio, Cristo Gesù. Teologicamente, in base al disegno divino rivelato: “Benedetto Dio, Padre del Signore Gesù Cristo, che ci ha benedetto con ogni benedizione spirituale nei cieli in Cristo. In lui [Cristo] ci ha scelti prima della creazione del mondo, per essere santi e immacolati al suo cospetto nella carità, predestinandoci a essere suoi figli adottivi [del Padre], per opera di Gesù Cristo, secondo il beneplacito della sua volontà” (Ef 1, 3-6); e “nella pienezza del tempo Cristo nasce da donna” (Gal 4, 4). Liturgicamente, invece, secondo le indicazioni del concilio Vaticano II: “Nella celebrazione del ciclo annuale dei misteri di Cristo, la santa Chiesa venera con speciale amore la beata Maria Madre di Dio, congiunta indissolubilmente con l’opera salvifica del Figlio suo; in Maria ammira ed esalta il frutto più eccelso della redenzione e contempla con gioia, come in un’immagine purissima, ciò che essa tutta desidera e spera di essere” (SC 103); e relative applicazioni di Paolo VI sia sulla riforma liturgica generale, con Lettera apostolica Mysterii pasqualis (14 marzo 1969), che approva il nuovo Calendarium Romanum e la nuova edizione del Missale Romanum (26 marzo1970), e sia di quella specifica mariana con l’Esortazione apostolica Marialis cultus (2 febbraio 1974).

25 Marzo Annunciazione Del Signore Lc 1,26-38

19 marzo S. Giuseppe Sposo della Beata Vergine Maria

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19 marzo S. Giuseppe

Preghiera a San Giuseppe.

A te, o beato Giuseppe, stretti dalla tribolazione, ricorriamo, e fiduciosi invochiamo il tuo patrocinio, dopo quello della tua santissima sposa. Per, quel sacro vincolo di carità, che ti strinse all’Immacolata Vergine Maria, Madre di Dio, e per l’amore paterno che portasti al fanciullo Gesù, riguarda, te ne preghiamo, con occhio benigno la cara eredità che Gesù Cristo acquistò col suo Sangue, e col tuo potere ed aiuto sovvieni ai nostri bisogni. Proteggi, o provvido custode della divina Famiglia, l’eletta prole di Gesù Cristo: allontana da noi, o Padre amatissimo, gli errori e i vizi, che ammorbano il mondo; assistici propizio dal cielo in questa lotta col potere delle tenebre, o nostro fortissimo protettore; e come un tempo salvasti dalla morte la minacciata vita del pargoletto Gesù, così ora difendi la santa Chiesa di Dio dalle ostili insidie e da ogni avversità; e stendi ognora sopra ciascuno di noi il tuo patrocinio, affinché a tuo esempio e mediante il tuo soccorso, possiamo virtuosamente vivere, piamente morire e conseguire l’eterna beatitudine in cielo.
Amen.

19 marzo S. Giuseppe

Questa celebrazione ha profonde radici bibliche; Giuseppe è l’ultimo patriarca che riceve le comunicazioni del Signore attraverso l’umile via dei sogni. Come l’antico Giuseppe, è l’uomo giusto e fedele (Mt 1,19) che Dio ha posto a custode della sua casa. Egli collega Gesù, re messianico, alla discendenza di Davide. Sposo di Maria e padre putativo, guida la Sacra Famiglia nella fuga e nel ritorno dall’Egitto, rifacendo il cammino dell’Esodo. Pio IX lo ha dichiarato patrono della Chiesa universale e Giovanni XXIII ha inserito il suo nome nel Canone romano.

Patronato: Padri, Carpentieri, Lavoratori, Moribondi, Economi, Procuratori Legali

Martirologio Romano: Solennità di san Giuseppe, sposo della beata Vergine Maria: uomo giusto, nato dalla stirpe di Davide, fece da padre al Figlio di Dio Gesù Cristo, che volle essere chiamato figlio di Giuseppe ed essergli sottomesso come un figlio al padre. La Chiesa con speciale onore lo venera come patrono, posto dal Signore a custodia della sua famiglia.

Maria “prima redenta” nella previsione dei meriti futuri di Cristo.
Così, nel disegno divino è già presente la costituzione della “coppia” originale e originante, da cui ogni essere, soprannaturale e naturale, riceverà vita esistenza e grazia. È una coppia tutta speciale, perché formata dal Figlio e dalla Madre, da Cristo e da Maria. La funzione di Cristo è di natura, quella di Maria è di grazia. L’azione del Figlio è diretta, quella della Madre è mediata. Si apre così il corso dell’avventura umana di questa coppia, che dal Genesi abbraccia tutto l’arco storico fino ad arrivare all’Apocalisse, attraverso le due precisazioni storiche del profetismo, con Isaia (7, 13-14) e Micheia (5, 1-3), e del vangelo dell’infanzia con Luca (2, 1-52) e Matteo (1, 1-25; 2, 1-23). E proprio “nella pienezza del tempo” (Gal 4, 4), quando Cristo deve iniziare la sua avventura umana, “emerge” tutta la grandezza della personalità storica di Giuseppe, “sposo” di Maria e “padre” putativo di Gesù.

Significato del nome “Giuseppe”
Come Cristo è il cuore del Silenzio-di-Dio e Maria il cuore del Silenzio-Parola-di-Cristo, così Giuseppe, che etimologicamente significa “aggiunto (da Dio)” alla coppia originale, viene a gravitare totalmente nella sfera di questo silenzio sponsale e particolarmente del silenzio della sua dolce Sposa, alla cui ombra esprime e realizza tutta la sua forte e delicata personalità sia come “custode” delle origini esistenziali di Cristo e sia come “protettore” della verginità della sua Sposa.

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Venuto a mancare il vino, la Madre di Gesù gli disse: “Non hanno più vino”

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La Madre di Gesù gli disse: Non hanno più vino.

«… venuto a mancare il vino, la Madre di Gesù gli disse: “Non hanno più vino”.

E Gesù rispose: “Che ho più da fare con Te, o Donna? Non è ancora giunta la mia ora”.

La Madre dice ai servi: “Fate quello che vi dirà”».

TESTO:-
Dal Vangelo secondo Giovanni. (Gv 2,1-11)
In quel tempo, vi fu una festa di nozze a Cana di Galilea e c’era la madre di Gesù. Fu invitato alle nozze anche Gesù con i suoi discepoli.
Venuto a mancare il vino, la madre di Gesù gli disse: «Non hanno vino». E Gesù le rispose: «Donna, che vuoi da me? Non è ancora giunta la mia ora». Sua madre disse ai servitori: «Qualsiasi cosa vi dica, fatela».
Vi erano là sei anfore di pietra per la purificazione rituale dei Giudei, contenenti ciascuna da ottanta a centoventi litri. E Gesù disse loro: «Riempite d’acqua le anfore»; e le riempirono fino all’orlo. Disse loro di nuovo: «Ora prendetene e portatene a colui che dirige il banchetto». Ed essi gliene portarono.
Come ebbe assaggiato l’acqua diventata vino, colui che dirigeva il banchetto – il quale non sapeva da dove venisse, ma lo sapevano i servitori che avevano preso l’acqua – chiamò lo sposo e gli disse: «Tutti mettono in tavola il vino buono all’inizio e, quando si è già bevuto molto, quello meno buono. Tu invece hai tenuto da parte il vino buono finora».
Questo, a Cana di Galilea, fu l’inizio dei segni compiuti da Gesù; egli manifestò la sua gloria e i suoi discepoli credettero in lui. Parola del Signore.

RIFLESSIONI

La Madre di Gesù gli disse: Non hanno più vino.

La Madre di Gesù gli disse: Non hanno più vino.
Maria è la Madre attenta a tutte le nostre necessità, nessuna madre della storia ha mai potuto possedere le sue grandezze perché è la Madre di Dio.
Il miracolo è avvenuto per l’intercessione della Vergine Maria, solo in virtù della sua richiesta. È bastata una breve espressione, uno sguardo di amorevole complicità per indurre il Figlio di Dio ad anticipare con premura e gioia l’inizio dei miracoli.
La nostra riflessione deve iniziare da questo punto: Gesù non doveva iniziare la manifestazione della sua divinità a Cana ma la richiesta della Madre gli ha fatto cambiare proposito. Dio non poteva dire no alla Donna perfetta, a Colei che, Immacolata, aveva sottomesso incondizionatamente se stessa alla Volontà dell’Altissimo.
Dio ha ascoltato la Madonna sia perché Madre del Figlio eterno, sia per la sua perfezione, le sue eccelse virtù, la sua obbedienza.
Nel dialogo tra la Madonna e Gesù, colpisce la richiesta della Madre: “Non hanno più vino”. Chiede senza chiedere, espone una necessità, “non hanno più vino”. Con queste poche parole la Madonna ci insegna a pregare.
Ci fa capire che ciò che conta è la Fede, un grande amore a Gesù, l’espressione di parole essenziali nella preghiera per ottenere miracoli.
Questo indica che Gesù conosce tutto di noi, se siamo umili e puri bastano poche parole ardenti di amore e fiducia per esaudirci.
Nella risposta di Gesù appare quasi un distacco: “Che ho da fare più con Te, o Donna? Non è ancora giunta la mia ora”. Sembra quasi che Gesù voglia negare a Maria Santissima quanto chiede: “Non è ancora giunta la mia ora”. Ma la Madonna conosce bene il Cuore di suo Figlio, si comporta come se la sua richiesta fosse già stata accolta: “Fate quello che vi dirà”.
Se riuscì a ottenere da suo Figlio il primo miracolo, anticipandolo, facendo evitare una brutta figura agli sposi, come non soccorrerà le nostre necessità?

Il Battesimo di Gesù celebrazione mobile Lc 3,15-16.21-22

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Il Battesimo di Gesù celebrazione mobile Lc 3,15-16.21-22
BATTESIMO DI GESU’

Il Battesimo di Gesù celebrazione mobile Lc 3,15-16.21-22
https://www.iosonolalucedelmondo.it/ricorrenze-gesu-gennaio/

TESTO:-
Dal Vangelo secondo Luca. (Lc 3,15-16.21-22)

In quel tempo, poiché il popolo era in attesa e tutti, riguardo a Giovanni, si domandavano in cuor loro se non fosse lui il Cristo, Giovanni rispose a tutti dicendo: «Io vi battezzo con acqua; ma viene colui che è più forte di me, a cui non sono degno di slegare i lacci dei sandali. Egli vi battezzerà in Spirito Santo e fuoco». Ed ecco, mentre tutto il popolo veniva battezzato e Gesù, ricevuto anche lui il battesimo, stava in preghiera, il cielo si aprì e discese sopra di lui lo Spirito Santo in forma corporea, come una colomba, e venne una voce dal cielo: «Tu sei il Figlio mio, l’amato: in te ho posto il mio compiacimento». Parola del Signore

https://blog.libero.it/wp/ilvangelonelsecoloventunesimo/2019/01/13/battesimo-gesu-celebrazione-mobile-lc-315-16-21-22/
BATTESIMO DI GESU’

6 Gennaio 2019 Domenica Epifania Del Signore Anno C Mt 2,1-12

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6 Gennaio 2019 Domenica Epifania Del Signore Anno C
Epifania

6 Gennaio 2019 Domenica Epifania Del Signore Anno C

TESTO:-
Dal Vangelo secondo Matteo. (Mt 2,1-12)
Nato Gesù a Betlemme di Giudea
, al tempo del re Erode, ecco, alcuni Magi vennero da oriente a Gerusalemme e dicevano: «Dov’è colui che è nato, il re dei Giudei? Abbiamo visto spuntare la sua stella e siamo venuti ad adorarlo». All’udire questo, il re Erode restò turbato e con lui tutta Gerusalemme. Riuniti tutti i capi dei sacerdoti e gli scribi del popolo, si informava da loro sul luogo in cui doveva nascere il Cristo. Gli risposero: «A Betlemme di Giudea, perché così è scritto per mezzo del profeta: “E tu, Betlemme, terra di Giuda, non sei davvero l’ultima delle città principali di Giuda: da te infatti uscirà un capo che sarà il pastore del mio popolo, Israele”».
Allora Erode, chiamati segretamente i Magi, si fece dire da loro con esattezza il tempo in cui era apparsa la stella e li inviò a Betlemme dicendo: «Andate e informatevi accuratamente sul bambino e, quando l’avrete trovato, fatemelo sapere, perché anch’io venga ad adorarlo».
Udito il re, essi partirono. Ed ecco, la stella, che avevano visto spuntare, li precedeva, finché giunse e si fermò sopra il luogo dove si trovava il bambino. Al vedere la stella, provarono una gioia grandissima. Entrati nella casa, videro il bambino con Maria sua madre, si prostrarono e lo adorarono. Poi aprirono i loro scrigni e gli offrirono in dono oro, incenso e mirra. Avvertiti in sogno di non tornare da Erode, per un’altra strada fecero ritorno al loro paese. Parola del Signore.

6 Gennaio 2019 Domenica Epifania Del Signore Anno C

RIFLESSIONI

È sempre commovente questa pagina del Vangelo, essa ci fornisce indicazioni molto importanti su Gesù, sua Madre Maria, l’adorazione di tre pagani arrivati dal lontano Oriente, la persecuzione presente fin dalla nascita di Gesù, la stella che guida i tre importanti personaggi.
Per noi la Stella che ci conduce al porto sicuro, alla vera spiritualità, è la Madonna. La Stella del nostro cammino.
La prima considerazione viene guardando il Bambino, Dio in un Corpo umano, lo Spirito divino agisce adesso in un Uomo.
Egli pur avendo un piccolo Corpo è in realtà l’Eterno; anche se non fa udire la voce e non parla è la Parola di Dio; anche se non cammina ancora è l’Essere infinito presente ovunque; pur non vedendo perché piccolissimo è dall’eternità Colui che tutto vede e tutto conosce.
Il Bambino appena nato potrebbe già parlare correttamente l’ebraico e tutti i dialetti della regione perché è presente la seconda Persona della Santissima Trinità, ma Dio volle sottomettersi e rispettare la naturale crescita fisica, senza anticipare i tempi.
Si può certamente credere che già la Madonna riceveva illuminazioni e ispirazioni da suo Figlio, perché quel visino sorridente e un po’ sorpreso, era di Colui che aveva lasciato i Cieli per partecipare alla vita umana e riportare l’amicizia tra il Padre suo e l’umanità.
Questo Bambino è di colore roseo ed è bellissimo, Lo attende il colore rosso del suo Sangue che coprirà il Volto Santo.
Questo Bambino che ride e piange perché ha fame, essendo Dio già conosce tutto, sia il suo futuro che la storia di ognuno che verrà.
Dinanzi a Lui bisogna genuflettersi e umiliarsi, come fecero i tre Magi, come hanno fatto da duemila anni tutte le anime devote davanti all’Eucaristia. I Magi fecero un lunghissimo viaggio per vedere il Bambino, noi con gli occhi della Fede vediamo che quel Bambino è presente nell’Eucaristia e noi Lo adoriamo con piena convinzione.
Questo è il tempo di pregare con maggiore fervore, di avvicinarci a Gesù con fiducia e amore perché nelle Nazioni ci siano iniziative di pace e fratellanza e di reciproca comprensione e collaborazione.
Nella meditazione di oggi bisogna soffermarsi sulla necessità di pregare con maggiore impegno e costanza, soprattutto il santo proposito è di fare una visita giornaliera in Chiesa anche di dieci minuti per salutare, ringraziare, adorare Colui che pensa sempre ad ognuno di noi.
Molti cristiani non si rendono conto di quanto è vicino Gesù alla nostra vita. Cercano la gioia dove non c’è e ignorano l’Eucaristia.
Come i Magi che adorano il Bambino perché Lo considerano il Messia, anche noi dobbiamo prendere la santa abitudine di presentarci davanti al Tabernacolo per riconoscerlo come il Signore e Salvatore. Il Gesù presente nel Tabernacolo è lo stesso che quei saggi videro tra le braccia di Maria. Noi sappiamo che è Dio e i miracoli compiuti lo attestano.
Chiediamoci oggi, come Lo adoriamo quando è esposto nell’ostensorio o nascosto nel Tabernacolo, con quale devozione e riverenza ci inginocchiamo durante la Santa Messa, nei momenti indicati e tutte le volte che entriamo nei luoghi dove è conservato il Santissimo Sacramento.
I Magi “aprirono i loro scrigni e gli offrono in dono oro, incenso e mirra”. I doni più preziosi dell’Oriente, quanto esiste di più prezioso per Dio. Gli offrono oro simbolo di regalità. Insieme a loro gli offriamo l’incenso, il profumo che, bruciato ogni sera sull’altare, simboleggiava la speranza del Messia.
E, insieme ai Re Magi, offriamo anche mirra, perché Dio incarnato prenderà su di sé le nostre miserie, si farà carico dei nostri dolori.
Abbiamo molti motivi per ringraziare Gesù quotidianamente. Chiediamogli tutto quello che ci necessita e preghiamo per la Chiesa, l’Italia e il Mondo.

6 Gennaio 2019 Domenica Epifania Del Signore Anno C

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1 GENNAIO 2019 MARTEDÌ MARIA SANTISSIMA MADRE DI DIO LC 2,16-21

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Maria, Madre di Dio e nostra

Cominciamo l’anno nel segno di questo grande mistero
Cerchiamo di approfondire la devozione a Maria, Madre di Dio e nostra

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MARIA
Maria, Madre di Dio e nostra

TESTO:-
Dal Vangelo secondo Luca. (Lc 2,16-21)
In quel tempo, [i pastori] andarono, senza indugio, e trovarono Maria e Giuseppe e il bambino, adagiato nella mangiatoia. E dopo averlo visto, riferirono ciò che del bambino era stato detto loro.
Tutti quelli che udivano si stupirono delle cose dette loro dai pastori. Maria, da parte sua, custodiva tutte queste cose, meditandole nel suo cuore.
I pastori se ne tornarono, glorificando e lodando Dio per tutto quello che avevano udito e visto, com’era stato detto loro.
Quando furono compiuti gli otto giorni prescritti per la circoncisione, gli fu messo nome Gesù, come era stato chiamato dall’angelo prima che fosse concepito nel grembo. Parola del Signore.

MARIA
Maria, Madre di Dio e nostra

RIFLESSIONI

Cristo, la Madre e il nostro tempo
Oggi principalmente si presta attenzione alla Festa di Capodanno e ci si scambia i voti augurali di bene, pace e prosperità per tutte le giornate del 2018 incipiente. Il che se vogliamo non è impertinente con la Scrittura e con la liturgia: proprio la seconda Lettura di oggi tratta da un famoso brano di Paolo ai Galati esclama infatti che Quando venne la pienezza del tempo, Dio mandò il proprio Figlio, nato da donna, nato sotto la legge… Gesù Bambino, che è il Figlio di Dio fatto uomo è di fatto l’eternità che entra nel tempo, l’ineffabilità di ciò che non è possibile enumerare che assume lo spazio di un numero. Egli è l’Universo metastorico che si sottomette a un periodo della nostra storia nel quale nasce. In Cristo Bambino Dio insomma decide di vivere il nostro stesso tempo, i nostri anni, percorrendo ogni tappa della nostra storia, affrontando tutte le difficoltà che sono proporzionate alle varie età. E’ vero che per Dio e per Cristo suo Verbo mille anni sono come il giorno di ieri che è passato (Sal 89, 4) perché a lui appartengono i secoli e il tempo, ma egli ha voluto esperire il trascorrere dei nostri anni, conoscendo anch’egli la fretta di quado si arriva in ritardo, l’insufficienza delle ore quando ci si impegna su lavori (o studi) da realizzare entro l’indomani, lo scorrere lento delle ore nei periodi di inerzia e di noia. Gesù ha rispettato come tutti le tappe necessarie per la crescita graduale dall’infanzia all’adolescenza alla vita adulta, senza precorrere i tempi ma sapendo attendere e dare tempo al tempo, sperimentando così anche l’impazienza di chi non vede l’ora.
Gesù ha vissuto il nostro tempo per qualificarlo e per darvi senso, per redimerci anche in ordine all’impiego delle nostre giornate: sprecare anche un solo minuto in frivolezze e banalità, vuol dire sottrarre quel minuto all’amore verso il prossimo. Oziare quando si potrebbe essere utili equivale a peccare di omissione. Riposare è doveroso e necessario per ritemprare le forze in vista della missione e del servizio verso gli altri, lo svago e il divertimento risollevano lo spirito e ci rimettono in marcia e proprio la vita stessa del Signore ci ragguaglia come sia possibile valorizzare il tempo anche nella quiete e nel ristoro. Più generalmente, Cristo è egli stesso il nostro tempo, è il nostro orientamento che si evince soprattutto nell’esclamazione Il tempo è compiuto; il regno di Dio è vicino.
Il capodanno ci ragguaglia del fatto che in Gesù Cristo l’eternità è entrata nel tempo e ha assunto tutti i nostri anni, perché ogni anno, anzi ogni nostro momento, possa essere per noi vita eterna. Ci suggerisce quindi di valorizzare ogni istante della nostra vita, di farne tesoro per noi stessi e per gli altri, considerando che in ogni caso siamo provvisori e che ogni giorno potrebbe anche essere l’ultimo…
Sempre Paolo ci ragguaglia del fatto che quando venne la pienezza del tempo Dio mandò il suo Figlio nato da donna, nato sotto la Legge. L’espressione in realtà non ha diretti intenti mariologici, si riferisce alla debolezza, alla fragilità e al carattere di mortalità che Egli ha voluto assumere entrano nella storia. Ciò nondimeno Dio che si faceva uomo nasceva pur sempre in un grembo femminile e quando in esso s’incarnava non cessava di essere Dio. Occorre quindi attribuire un particolare rilievo alla donna che nello Spirito Santo ha concepito il Verbo fatto carne: Maria. Proprio perché concepisce il Dio Bambino può a ben diritto chiamarsi Madre di Dio. Madre cioè del Dio che si fa uomo assumendo il nostro tempo. In questo periodo liturgico del Natale abbiamo considerato in primo luogo il fenomeno di Betlemme, della venuta nella carne di Cristo in un Bambino; di conseguenza la nostra attenzione si è concentrata sulla Famiglia di cui lo stesso Fanciullo è stato Istitutore; adesso si considera la figura della sola Maria, che già Elisabetta definiva Madre del mio Signore (Lc 1, 48). A mio giudizio non sarebbe fuori luogo che anche la figura del padre putativo Giuseppe venisse accostata alle celebrazioni liturgiche succitate, essendo anch’egli membro della Santa Famiglia e svolgendo in essa, sin dall’inizio un ruolo a dir poco fondamentale in ordine alla nascita di Gesù. Ciò che tuttavia merita adesso maggiore considerazione è per l’appunto la Madre attraverso la quale il Verbo diviene carne per abitare in mezzo a noi, che sarebbe inappropriato definire semplicemente Madre di Cristo (come avveniva per i Nestoriani e in un certo qual modo per i Docetisti), meritando ella molto di più in relazione a questo mistero della divina infanzia. Maria è inequivocabilmente Madre di Dio, perché Madre di Colui che da Figlio di Dio si rende Figlio dell’uomo. La sua maternità si estende anche a tutti coloro che sono figli nel Figlio, vale a dire tutti noi, che in questo anno sociale che Cristo decide di percorrere con noi, ci avvarremo della sua potente intercessione.
L’eternità entra nello spazio di un anno, perché ogni anno possa essere vita eterna per tutti.
Auguri di buon anno 2019 a tutti.

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25 DICEMBRE 2018 NATALE DEL SIGNORE – DALLA MESSA DELLA NOTTE ANNO C Gv 1,1-18

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NATALE DEL SIGNORE

NATALE DEL SIGNORE – DALLA MESSA DELLA NOTTE ANNO C Gv 1,1-18

TESTO:-
Dal Vangelo secondo Luca. (Lc 2,1-14)

In quei giorni un decreto di Cesare Augusto ordinò che si facesse il censimento di tutta la terra. Questo primo censimento fu fatto quando Quirinio era governatore della Siria. Tutti andavano a farsi censire, ciascuno nella propria città.
Anche Giuseppe, dalla Galilea, dalla città di Nàzaret, salì in Giudea alla città di Davide chiamata Betlemme: egli apparteneva infatti alla casa e alla famiglia di Davide. Doveva farsi censire insieme a Maria, sua sposa, che era incinta.
Mentre si trovavano in quel luogo, si compirono per lei i giorni del parto. Diede alla luce il suo figlio primogenito, lo avvolse in fasce e lo pose in una mangiatoia, perché per loro non c’era posto nell’alloggio.
C’erano in quella regione alcuni pastori che, pernottando all’aperto, vegliavano tutta la notte facendo la guardia al loro gregge. Un angelo del Signore si presentò a loro e la gloria del Signore li avvolse di luce. Essi furono presi da grande timore, ma l’angelo disse loro: «Non temete: ecco, vi annuncio una grande gioia, che sarà di tutto il popolo: oggi, nella città di Davide, è nato per voi un Salvatore, che è Cristo Signore. Questo per voi il segno: troverete un bambino avvolto in fasce, adagiato in una mangiatoia».
E subito apparve con l’angelo una moltitudine dell’esercito celeste, che lodava Dio e diceva:
«Gloria a Dio nel più alto dei cieli
e sulla terra pace agli uomini, che egli ama». Parola del Signore.

NATALE DEL SIGNORE
NATALE DEL SIGNORE

RIFLESSIONI

“Non temete, ecco vi annunzio una grande gioia, che sarà di tutto il popolo: oggi vi è nato nella città di Davide un salvatore, che è il Cristo Signore. Questo per voi il segno: troverete un bambino avvolto in fasce, che giace in una mangiatoia”.
Soltanto la contemplazione può semplificare la nostra preghiera per arrivare a constatare la profondità della scena e del segno che ci è dato.
Una mangiatoia, un bambino, Maria in contemplazione, Giuseppe meditabondo: “Veramente tu sei un Dio misterioso!”. Il Padre, il solo che conosce il Figlio, ci conceda di riconoscerlo affinché l’amiamo e lo imitiamo.
Nessun apparato esteriore, nessuna considerazione, nel villaggio tutto è indifferente. Solo alcuni pastori, degli emarginati dalla società…
E tutto questo è voluto: “Egli ha scelto la povertà, la nudità.
Ha disprezzato la considerazione degli uomini, quella che proviene dalla ricchezza, dallo splendore, dalla condizione sociale”. Nessun apparato, nessuno splendore esteriore.
Eppure egli è il Verbo che si è fatto carne, la luce rivestita di un corpo. Egli si trova nel mondo che egli stesso continuamente crea, ma vi è nascosto. Perché vuole apparirci solo di nascosto?
Egli fino ad allora era, secondo l’espressione di Nicolas Cabasilas, un re in esilio, uno straniero senza città, ed eccolo che fa ritorno alla sua dimora. Perché la terra, prima di essere la terra degli uomini, è la terra di Dio. E, ritornando, ritrova questa terra creata da lui e per lui.
“Dio si è fatto portatore di carne perché l’uomo possa divenire portatore di Spirito”,
dice Atanasio di Alessandria.
“Il suo amore per me ha umiliato la sua grandezza.
Si è fatto simile a me perché io lo accolga.
Si è fatto simile a me perché io lo rivesta”
(Cantico di Salomone).
Per capire, io devo ascoltare lui che mi dice:
“Per toccarmi, lasciate i vostri bisturi…
Per vedermi, lasciate i vostri sistemi di televisione…
Per sentire le pulsazioni del divino nel mondo, non
prendete strumenti di precisione…
Per leggere le Scritture, lasciate la critica…
Per gustarmi, lasciate la vostra sensibilità…”
(Pierre Mounier).
Ma credete e adorate.

NOVENA DI NATALE 16/24 DICEMBRE – 9 GIORNO

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CLIKA 
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“O cieli, piovete dall’alto, o nubi, mandateci il Santo. O terra, apriti o terra e germina il Salvatore.

“Ecco la vergine concepirà e partorirà un figlio che sarà chiamato Emmanuele, che significa Dio con noi”.  

NONO GIORNO

CAMMINAVAMO NELLE TENEBRE

(Vigilia della natività del Signore Gesù Cristo)

Il Profeta Isaia prospetta il tempo della salvezza messianica come il tempo della luce, della gioia e della liberazione. Nel Bambino che ci sarà donato sono raccolte tutte le virtù dei Santi d’Israele: Egli sa la grandezza degli eroi la potenza, saggio, pacifico; sarà il vero “Ernmanuele” cioè Dio in mezzo a noi.

Videro una grande luce

«Il popolo che camminava nelle tenebre vide una grande luce; su coloro che abitavano in terra tenebrosa una luce rifulse. Hai moltiplicato la gioia, hai aumentato la letizia. Gioiscono davanti a Te come si gioisce quando si miete e come si gioisce quando si spartisce la preda. Poiché il giogo che gli pesava e la sbarra sulle sue spalle, il bastone del suo aguzzino tu hai spezzato come al tempo di Madìan. Poiché un bambino è nato per noi, ci è stato dato un figlio. Sulle sue spalle è il segno della sovranità ed è chiamato. Consigliere ammirabile, Dio potente, Padre per sempre, Principe della pace. Grande sarà il suo dominio e la pace non avrà fine sul trono di Davide e sul regno, che egli viene a consolidare e rafforzare con il diritto e la giustizia, ora e sempre» (Is 9,1-6).

Entra nel tempo e nello spazio

O fusione inaudita, o compenetrazione paradossale! Colui che è, viene nel tempo; l’increato si fa oggetto di creazione. Colui che non ha dimensioni, entra nel tempo e nello spazio, e un’anima spirituale si fa mediatrice tra la divinità e la pesantezza della carne. Colui che arricchisce, si fa povero e mendica la mia carne, perché io venga arricchito della sua divinità. Lui, che è la pienezza si svuota, si spoglia per un poco della sua gloria, perché io possa partecipare della sua pienezza. Quale ricchezza di bontà! Quale immenso mistero mi avvolge! Sono stato fatto partecipe dell’immagine di Dio e non ho saputo custodirla: ora Dio si rende partecipe della mia carne, sia per salvare l’immagine che mi aveva data, sia per rendere immortale la mia carne. Entra in comunione con noi, in un modo nuovo ancora più profondo del primo: con chi un tempo condivise il bene, ora condivide il male; quest’ultima comunione è ancora più degna di Dio e, per chi ha intelligenza, ancora più sublime. (S. Gregorio Nazianzeno)

Ascoltaci, o Gesù

Perché accogliamo con cuore semplice e puro il tuo mistero di salvezza
– Noi Ti preghiamo, ascoltaci, o Gesù.Perché i piccoli e i poveri di questo mondo riconoscano la loro dignità di figli di Dio e gioiscano di essere l’oggetto della preferenza divina
– Noi Ti preghiamo, ascoltaci, o Gesù.Perché tutti gli uomini Ti accolgano e credano in Te
– Noi Ti preghiamo, ascoltaci, o Gesù

O Dio, che ci hai radunato a celebrare in devota letizia la nascita del tuo Figlio, concedi a noi e a tutta la tua Chiesa di conoscere con la fede la profondità del tuo mistero, e di viverlo con amore intenso e generoso, per Cristo nostro Signore. Amen

Gloria a Dio nell’alto dei cieli
e pace in terra agli uomini
di buona volontà 

NOVENA DI NATALE 16/24 DICEMBRE – 8 GIORNO

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CLIKA 
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“O cieli, piovete dall’alto, o nubi, mandateci il Santo. O terra, apriti o terra e germina il Salvatore.

“Ecco la vergine concepirà e partorirà un figlio che sarà chiamato Emmanuele, che significa Dio con noi”.  

OTTAVO GIORNO

 L’AMORE CHE SALVA

L’apostolo Paolo pone l’accento sugli effetti dell’amore di Dio manifestatosi nell’incarnazione. Questo amore è benignità, tenerezza, misericordia e si manifesta nonostante i peccati e le miserie degli uomini. Il fine di questo agire di Dio è quello di renderci suoi figli, rigenerandoci mediante il Battesimo per mezzo dello Spirito Santo, perché possiamo tendere al totale possesso della salvezza.

San Paolo apostolo a Tito

«Carissimo, anche noi un tempo eravamo insensati, disubbidienti, traviati, schiavi di ogni sorta di passioni e di piaceri, vivendo nella malvagità e nell’invidia, degni di odio e odiandoci a vicenda. Quando però si sono manifestati la bontà di Dio, Salvatore nostro, e il suo amore per gli uomini, egli ci ha salvati non in virtù di opere di giustizia da noi compiute, ma per sua misericordia mediante un lavacro di rigenerazione e di rinnovamento nello Spirito Santo, effuso da lui su di noi abbondantemente per mezzo di Gesù Cristo, Salvatore nostro, perché giustificati dalla sua grazia diventassimo eredi, secondo la speranza, della vita eterna» (Tt 3,3-7).

Tutto abbiamo ricevuto in Cristo

Tutto abbiamo ricevuto in Cristo. Iddio si è comunicato all’uomo come restauratore della sua natura, come perdono e null’altro che perdono. In qual modo la misericordia di Dio ci concede il perdono del peccato, per unire l’uomo a sé come figlio? Risponde San Paolo: «Mediante un lavacro di rigenerazione e di rinnovamento nello Spirito Santo» (Tt 3,5). Il Battesimo è il suggello della fede: chi si è affidato a Cristo non assume con lui un rapporto isolato, ma entra a far parte della comunità di Cristo, la sua Chiesa: giunge a ciò perché ha avuto in dono lo Spirito stesso di Cristo e dallo Spirito viene inserito nel corpo di Cristo, ne fa parte come membro vivente. Lo Spirito è Dio che in Cristo opera in noi: aiuta, ispira, illumina, santifica non per realizzare una vita solitaria, una comunione individualistica con Dio, ma per collegarci nella comunione con i fratelli in un’autentica carità vissuta. (F. Salvestrin)

Mostraci, Signore, la tua Misericordia

Padre Santo, che per mezzo del Figlio tuo ci hai liberati dal peccato e dalla morte, togli ogni ansia e ogni tristezza dai nostri cuori.
– Noi Ti preghiamo, mostraci, Signore, la tua Misericordia.Tu che hai promesso al tuo popolo un germoglio di giustizia, conserva pura e santa la tua Chiesa.
– Noi Ti preghiamo, mostraci, Signore, la tua Misericordia.Tu che in Cristo ci hai dato ogni bene, fa’ che non ci separiamo dalla comunione di amore del tuo Spirito
– Noi Ti preghiamo, mostraci, Signore, la tua Misericordia.Tu che infondi nel nostro cuore la beata speranza della salvezza, conservaci fedeli e vigilanti fino al giorno del Signore Gesù
– Noi Ti preghiamo, mostraci, Signore, la tua Misericordia.

Oppressi dal giogo del peccato, aspettiamo da Te, Padre misericordioso, la nostra redenzione; fa’ che la nuova nascita del tuo Figlio ci liberi dalla schiavitù antica. Per Cristo nostro Signore. Amen

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