DUBBI…

La perfezione: un mito. Eppure, fin dalla nascita, siamo tutti in qualche modo, chi più chi meno, indirizzati a questa meta. Puoi fare di più, devi fare di più. Se poi sei un pochino più dotato della media, apriti cielo! Così, spesso inconsapevolmente, esponiamo i nostri successi con orgoglio, senza renderci conto che chi ci sta davanti può sentirsi inferiore già per conto suo.

Sicuramente l’ho fatto anch’io, ma non te ne rendi conto finché non sei  dall’altra parte della barricata, quella di chi è un po’ più sfigato, passatemi il termine.

E poi perché essere perfetti? Non ci sono medaglie in palio e non si vincono premi e sicuramente lo sforzo di essere perfetti per fare quel che è giusto in assoluto non porta automaticamente alla felicità, né la nostra né quella delle persone a cui vogliamo bene.

Fare quel che è giusto. Ma chi stabilisce cosa è giusto e cosa no? Non parlo di legalità, ma di quello che è giusto per ognuno di noi, adatto al nostro carattere, alla nostra personalità. L’errore è credere che esista un “giusto assoluto” applicabile a tutti indistintamente e a cui tutti dobbiamo adeguarci Ma noi siamo diversi gli uni dagli altri e quel che è giusto per me, adatto alla mia essenza, alla mia anima, non è detto che lo sia anche per te.

E allora smettiamola di rovinarci la vita cercando di essere perfetti per fare la cosa giusta o facendo la cosa giusta per essere perfetti! Guardiamoci allo specchio e chiediamoci un po’ più spesso se siamo felici e se non siamo perfetti, chi se ne importa!

dubbi-attività-alimentari-punto-di-domanda

ROSSO PASSIONE

Tante sfumature: porpora, vermiglione, carminio, scarlatto, corallo, cremisi, pompeiano… ma alla fine rosso fuoco e rosso passione. 

Colore difficile da indossare… anni fa avevo un bellissimo abito rosso con una storia. 

Un pomeriggio d’estate giracchiavo senza meta guardando le vetrine e improvvisamente un abito rosso attrasse la mia attenzione, “E’ mio, lo voglio!” Entrai e chiesi il prezzo… per poco non svenni, era fuori dalla mia portata. Ringraziai e uscii. Ma l’abito mi rimase in testa e decisi che dovevo trovarne uno che “mi parlasse”, come aveva fatto la mia rinuncia. Da quel momento non so quanti pomeriggi trascorsi alla ricerca dell’abito rosso, ma nessuno mi sembrava speciale e così vagavo, rifiutandomi di prendere in considerazione un altro colore, rosso o niente!

Era un periodo in cui stavo proprio bene e volevo un vestito rosso per essere notata. Già, perché con un vestito rosso non passi di certo inosservata. E alla fine lo vidi, era lui! il mio vestito rosso! Abito a sirena, fasciante, lungo sotto al ginocchio con uno spacco discreto davanti. Scollo a V, legato dietro al collo, taglio maniche all’americana. E un prezzo più che abbordabile. 

Entrai in negozio e chiesi di provarlo. Mi guardai: non ci potevo credere, ero io? Potere di un colore, avrei conquistato il mondo, mi vedevo bella, cosa che per una come me con un livello di autostima piuttosto basso era un bel  salto.

E quella fu l’estate del vestito rosso. Quando lo indossavo (e un abito rosso non si porta tutti i giorni, bisogna essere pronte, coraggiose, sicure di sé, perché tutti ti vedranno), andavo alla conquista del mondo.

Tutte dovremmo avere un abito rosso, perché tutte abbiamo diritto di stare un po’ al centro dell’attenzione. Anzi, adesso che ci penso, non ho più avuto un vestito rosso… sarà venuto il momento di comprarne uno?

MANI

La sua mano si poggiò leggera alla base del collo di lui e per qualche istante rimase immobile trasmettendo il suo calore… poi molto lentamente le sue dite cominciarono a muoversi disegnando piccoli cerchi concatenati che scendevano a zig zag lungo la schiena, a tratti fermandosi e poi riprendendo a sfiorare la pelle che rabbrividiva di piacere.

Quelle mani delicate ma esperte avevano il potere di rilassarlo e contemporaneamente far sorgere in lui il desiderio crescente di possederla tutta la notte, e ancora al risveglio e poi ancora…

Lei lo sapeva, lo percepiva, sentiva l’eccitazione sorgere in lui e crescere… erano le stesse sensazioni che provava lei, ma le piaceva tenerlo in sospeso mentre le mani lo esploravano prima timidamente e poi sempre più  invadenti, insidiose, tese a fargli perdere il controllo.

Lui la lasciava fare e si godeva quei preliminari, aspettando il momento in cui avrebbe scambiato le posizioni ribaltandola e bloccandola in un corpo a corpo senza vincitori né vinti, un unico corpo in esplosione, urlante al cielo…

Couple holding hands on the bed Free Photo

GIOVANNA

Giovanna era triste, ma anche arrabbiata e delusa. Arrabbiata con se stessa e delusa da sè. Ogni volta la stessa dinamica; s’innamorava di un sogno che non si sarebbe realizzato, ma ci investiva testardamente come se tutto dipendesse da quanto lei offriva di sè, da quanto si lasciava trasportare e coinvolgere senza opporre resistenza.

Ma funzionava per un po’, a volte per un tempo lungo altre volte più breve, ma poi il sogno s’infrangeva e lei restava delusa, con gli occhi umidi come una bambina che vede scoppiare il suo palloncino.

Perchè? Perchè non riusciva a restare più in superficie invece di immergersi sempre in profondità, la profondità dell’anima, il luogo più nascosto e prezioso dove trascinava i suoi amori?

Ma lei era così, profonda come il mare e come il mare inquieta e in perenne movimento, alla ricerca di una carezza lieve che dà sollievo, di un abbraccio che rassicura e poi travolge come le onde che improvvise si sollevano e poi si frangono con forza…

Così era lei, un mare silenzioso e calmo pronto a sollevarsi e a travolgere, soprattutto travolgere e sconvolgere.

Ocean literacy

SETA

Sul suo corpo le mani dell’uomo scivolavano lente, leggere come seta.

Lei si beava di quel tocco delicato ma sicuro che piano piano la risvegliava a sensazioni dimenticate.

L’eccitazione prendeva lentamente possesso di ogni parte del suo corpo e montava fino al viso, che sentiva arrossarsi.

Lui l’accarezzava con tocco più profondo, insinuando le dita in ogni piega, in ogni angolo, in ogni apertura incontrasse, così, come se la conoscesse nel profondo e sapesse esattamente quali tasti premere per farla rilassare e poi perdere il controllo.

E lei lasciava che le sue membra si abbandonassero seguendo il ritmo che lui sapientemente gli dava. Il respiro si faceva più veloce mentre i due corpi si univano in un amplesso senza controllo, intreccio di gambe, braccia e mani audaci, ricerca e  aggancio di lingue, sapori e odori nuovi…

E alla fine la trasformazione in delicatezza, baci leggeri e corpi abbandonati tra le lenzuola, mentre la luna curiosa vegliava sui due amanti.

Foto di Seta viola, immagini Seta viola stock professionali RF |  Depositphotos

DESIDERIO

Buio…
attesa…
speranza…

Voglia incomprensibile 
                                                di te
                                                         della tua pelle
dolcemente accarezzata
                                                  dalle mie mani
graffiata e poi leccata
                                             lentamente
assaporando il gusto
                                           del tuo corpo
                                                                      della tua carne

Morsi
             e poi baci
                                 appassionati
                                                            profondi
squassano
                      la tua anima
e la incatenano
                               alla mia
in un mare
                       di sensualità

E le stelle
                    stanno
                                   dalla nostra parte.

La passione (lettera immaginaria ad un "oscuro oggetto del desiderio")

 

INSONNIA

Magda non riusciva a dormire, si girava continuamente nel grande letto ma, anche quando trovava la posizione giusta, il sonno non arrivava. “Bene, adesso ci manca solo che non riesca a dormire, e domani chi si alza per andare al lavoro?” Soluzione? Valeriana! “Due confettini di solito funzionano”, pensò mentre allungava una mano sul comodino per prendere la boccetta e contemporaneamente con l’altra afferrava la bottiglia dell’acqua accanto al letto.

Ma la domanda era “Perché non riesco a dormire?” Ormai le capitava sempre più spesso di far fatica a prendere sonno e di svegliarsi ripetutamente durante le ore di riposo. La sua fortuna era che riusciva a riaddormentarsi senza fatica. Ri-addormentarsi, appunto, non addormentarsi…

Il guaio era che si sentiva sola e questa sensazione l’assaliva la sera, quando andava a letto. Durante il giorno riusciva a dribblarla, tante cose da fare e a cui pensare la distraevano, ma la sera il desiderio di un contatto fisico ravvicinato emergeva prepotentemente e si trasformava quasi in dolore per la mancanza. Già, da quanto tempo non faceva l’amore? Meglio non pensarci per non frustrarsi ulteriormente.

Il fatto era che non le interessava fare del sesso per allenamento, erano il coinvolgimento mentale ed emotivo che rendevano tutto più eccitante e intrigante. E tutto questo accadeva senza nessuna premeditazione, si trattava di scontrarsi con la persona giusta per quel momento, il tempo X per entrambi. E Magda da un po’ di tempo pensava che la maggior parte delle persone fosse banale e noiosa e incontrare un uomo interessante che le facesse scattare la molla e le facesse venir voglia di buttarsi a occhi chiusi sembrava un’impresa impossibile. 

Ad essere sincera, una persona ci sarebbe stata, ma bisogna essere in due a volersi tuffare nell’ignoto e forse lui non era ancora arrivato a quel punto… o forse non ci sarebbe mai arrivato…

Insonnia, scopri quanta melatonina hai nella saliva. È la nuova terapia -  la Repubblica

PERDITE

La vita è fatta di perdite. Non tutte le vite ne annoverano lo stesso numero, ma tutti ne abbiamo. Non tutti le vivono allo stesso modo perché siamo tutti diversi e ogni perdita lascia in ognuno di noi una traccia indelebile, unica come le impronte digitali.

A volte ti sembra di averla dimenticata, in realtà è solo nascosta, accucciata in un angolo del cuore, e il dolore che avevi sofferto al tempo della perdita è pronto a rifarsi vivo quando meno te lo aspetti, anche se con una gradazione differente: una parola, un’immagine, un ricordo ti riportano là, ma da lontano.

Quando mio padre se ne andò di casa per un’altra donna e un altro figlio avevo 19 anni. E per andarsene lui aveva scelto il giorno in cui uscivano le materie della mia maturità, che tempismo! Mi ricordo ferma davanti al tabellone con l’assegnazione delle materie, le lacrime che mi rigavano silenziosamente il viso e mi appannavano la vista.

Poi ti abitui all’assenza, o almeno credi di esserti abituata, fino a quando non vieni nuovamente colpita. A me è successo con il primo figlio, quello desiderato, atteso con gioia e un po’ d’incoscienza perché non ti viene in mente che potrebbe andar storto qualcosa. Una malformazione cardiaca se l’è portato via dopo due mesi. E il dolore per la perdita riaffiora e si somma al precedente e tu pensi che non ce la farai, che il tuo cuore non può reggere un tale peso, che non è giusto. Ma poi, pian piano, ti risollevi. Arrivano altri figli e la gioia è così grande che non ci pensi più così spesso. Ma lui resta lì in un angolo, zitto zitto. Fino alla perdita successiva.

E arriva la separazione, la fine dell’amore, di quello che credevi sarebbe durato tutta la vita. E crolli. Una serie di abbandoni più o meno scelti o subiti, che improvvisamente fanno sentire il loro carico e ti accorgi che niente sarà come prima. Ricomincerai, avrai altri amori, ma la leggerezza del cuore, la speranza e la fiducia saranno sempre all’erta, timorose che qualche imprevisto rovini tutto. Avrai le spalle ogni volta più larghe e ogni perdita sarà più facilmente superabile, ti riprenderai più in fretta, si impara, ma non dimenticherai.

Mai.

Lutto e perdita - Dr.ssa Patrizia Cammarota

L’ATTESA

Un gioco, era iniziata così, un gioco per ingannare la noia e la solitudine… soprattutto la solitudine e il bisogno di contatto umano, quello che ormai era venuto a mancare. Tutto si era trasformato in virtuale, anche il contatto fisico e quando ci pensava, Ines non riusciva a darsi una spiegazione.

Come era arrivata al quel punto, non lo sapeva. Troppo facile dare la colpa all’isolamento imposto dal lockdown, agli amici ormai rinchiusi nelle strette cerchie familiari. La realtà era che lei si era sempre sentita diversa, più indipendente e più curiosa delle sue amiche e di sua sorella; Ines era sempre alla ricerca o in attesa di qualcosa di nuovo, di una qualche sorpresa che le facesse scoprire un altro lato della sua molteplice personalità. In qualche modo era amante del rischio, seppur misurato, l’affascinava e l’attraeva…

Durante gli ultimi mesi aveva scoperto lati di sè ignoti che le avevano rivelato una donna molto diversa da quella che era sicura di conoscere perfettamente. All’inizio si era un po’ spaventata, non si riconosceva, e non capiva se era in atto una trasformazione o se era sempre stata anche così senza saperlo. Poi pian piano aveva accettato l’idea di essere come un puzzle, fatta di tanti pezzi diversi che componevano un insieme.

E tuttavia questa inquietudine, che ormai aveva pervaso la sua parte più intima, non l’abbandonava e le teneva compagnia nell’attesa di una svolta. Questa sorta di insoddisfazione, di sensazione di incompletezza, aveva preso possesso anche del suo corpo fisico trasformandosi nella consapevolezza di  una mancanza. Proprio per questo c’erano momenti in cui era certa di poter oltrepassare qualsiasi limite, ma erano subito seguiti dal timore razionale che frenava ogni iniziativa. Il cosiddetto buon senso, che spesso le tarpava le ali inibendo salti nel vuoto che avrebbero potuto solo farle del bene.

Ma la domanda era “Avrebbe osato?”. Si trattava di arrivare a quel punto che la sua amica Amelia aveva descritto tempo prima come il momento in cui ti trovi in una situazione imprevista e ti chiedi “Cosa cazzo sto facendo?” e subito dopo non ci pensi più e ti lasci andare. Ines aveva già provato quella sensazione folle molti anni prima e nel profondo si augurava le succedesse ancora. Chissà, forse doveva solo dimenticarsene per lasciarsi sorprendere un’altra volta…

Il valore dell'attesa - Il potere della pazienza secondo il pensiero di Maria Montessori - Giorno dopo Giorno

SERATA CAMOMILLA

Serata da camomilla. Già, dopo una giornata ininterrottamente piovosa e una serata altrettanto per non essere da meno, ecco che la notte seguiva lo stesso tema. Federica era metereopatica e quando pioveva così a lungo, i nervi salivano a fior di pelle e la camomilla era quello che ci voleva. Una bella camomilla calda con zucchero e limone, come gliela preparava la mamma nei momenti di malinconia. 
La solitudine le pesava, soprattutto quando il tempo era brutto. Sì, perché il sole faceva vedere le cose con più ottimismo, forse perché scaldava e il calore avvolge, rassicura. Ne aveva bisogno Federica di calore, le mancavano gli abbracci tra amiche e i baci, quelli veri, quelli che ti lasciano senza fiato, che ti riempiono il cuore, che speri non finiscano mai…
E il calore lei lo associava al mare, alle onde che andavano e venivano accarezzando la sabbia. Già, le carezze, anche quelle le mancavano tanto! Quelle carezze leggere che sfiorano la pelle e ti fanno rabbrividire di piacere, che ti fanno desiderare siano eterne, anzi, che diventino sempre più audaci e non si lascino fermare da un timido tentativo di bloccarle. 
L’amore, ecco cosa le mancava. Chissà, magari in sogno sarebbe arrivato…
Quanto è buona una tazza di camomilla? Più di quanto ti aspetti! - greenMe