Silenzio… finalmente, anche se non totale. Certo, bisogna arrivare a mezzanotte e sperare non sia serata di ambulanze frequenti verso il vicino ospedale…
Lea rifletteva mentre riponeva il libro sulla sedia di fianco al letto. Era stanca, fisicamente e mentalmente. E si sentiva sola e frustrata. Aveva provato ad essere diversa, più leggera, meno impegnativa, a volte forse anche un po’ meno intelligente, ma non ci riusciva. Lei non era così, e non perché “se la tirava”, ma solo perchè era diversa dentro, non meglio o peggio degli altri, ma lei era lei e non ci poteva fare niente.
Questa sua diversità, che consisteva in una ipersensibilità mista all’intelligenza (chi le aveva detto addirittura “raffinata”) era quasi una maledizione, perché inizialmente affascinava, ma poi spaventava gli uomini, che chissà perché si sentivano perdenti in partenza su un terreno che consideravano inutilmente faticoso. Da qui il giudizio “impegnativa”, che in qualche modo corrispondeva a “scassapalle”, così come “intelligente” rimandava all’amica “simpatica” da portare per far numero pari.
Non amava star sola, le piaceva avere un compagno, ma non era disposta né ad accontentarsi del primo che passava pur di avere qualcuno, né tanto meno a fingere di essere quella che non era. Molto meglio stare da sola, nonostante tutto.
E con questo pensiero si girò su un fianco, spense la luce e si addormentò…