MONDI

Silenzio… finalmente, anche se non totale. Certo, bisogna arrivare a mezzanotte e sperare non sia serata di ambulanze frequenti verso il vicino ospedale…

Lea rifletteva mentre riponeva il libro sulla sedia di fianco al letto. Era stanca, fisicamente e mentalmente. E si sentiva sola e frustrata. Aveva provato ad essere diversa, più leggera, meno impegnativa, a volte forse anche un po’ meno intelligente, ma non ci riusciva. Lei non era così,  e non perché “se la tirava”, ma solo perchè era diversa dentro,  non meglio o peggio degli altri, ma lei era lei e non ci poteva fare niente. 

Questa sua diversità,  che consisteva in una ipersensibilità mista all’intelligenza (chi le aveva detto addirittura “raffinata”) era quasi una maledizione, perché inizialmente affascinava, ma poi spaventava gli uomini, che chissà perché si sentivano perdenti in partenza su un terreno che consideravano inutilmente faticoso. Da qui il giudizio “impegnativa”, che in qualche modo corrispondeva a “scassapalle”, così come “intelligente” rimandava all’amica “simpatica” da portare per far numero pari.

Non amava star sola, le piaceva avere un compagno, ma non era disposta né ad accontentarsi del primo che passava pur di avere qualcuno, né tanto meno a fingere di essere quella che non era. Molto meglio stare da sola, nonostante tutto.

E con questo pensiero si girò su un fianco, spense la luce e si addormentò…

riflessione - Opera d'arte di Grazia Famiglietti

Il Principe Turchese

 

C’era una volta un principe turchese. Sì, avete letto bene, turchese, non quel noioso principe azzurro perfettino. Il principe turchese era un tipo originale, intelligente e brillante, anche se un po’ furbetto con le ragazze.  E sì, perché la storia che lui era un principe lo avvantaggiava non poco rispetto ai suoi coetanei. Come infatti si dice, e un fondo di verità ci sarà pure, le donne preferiscono i mascalzoni. 

Dunque, il principe turchese era sempre contornato da ragazze di tutti i colori: rosa, lilla, giallino, verdino, tutte carine e piacevoli, ma dopo un po’ la compagnia di queste fanciulle “tenui” lo annoiava, erano tutte “misurate” e lui cercava qualcosa di diverso, una compagna fuori dalle sfumature, di un colore deciso.

La ricerca però  sembrava molto difficile. A dire la verità,  il principe non si applicava molto, abituato com’era ad avere seguito, e così la noia aumentava e le ammiratrici diminuivano, perchè lui era sempre meno simpatico e brillante.

Un giorno, mentre girava oziosamente in moto per la campagna (come, non sapete che i principi affascinanti hanno anche la moto? Ebbene sì, adesso lo sapete anche voi), al principe turchese parve di cogliere una macchia di un colore che non conosceva. Così girò la moto e tornò indietro per controllare e s’imbattè in una ragazza color fucsia su una bicicletta dello stesso colore. Incuriosito, fermò la moto e aspettò che lei lo raggiungesse. La ragazza cantava e pedalava contenta.

Il principe la osservava divertito e la aspettava. Si era risvegliato dalla sua apatia, la ragazza fucsia era quella che aspettava d’incontrare, ma lei sarebbe stata ugualmente curiosa di fare la sua conoscenza? Per la prima volta il principe era preoccupato,  ma decise di rischiare, certo che comunque fosse andata, ne sarebbe valsa la pena.

Perché il mondo è a colori? Ce lo spiega la scienza - Focus Junior

Ops, dimenticavo: il lieto fine è solo nelle favole.

LEI

 

Tempo fa capitava che qualcuno le dicesse “Oggi sei paturniosa, ci sentiamo quando ti è passata”… chissà, forse aveva ragione lui. 

Angelica lo sapeva, quando aveva quelle giornate di “blue mood”, malinconiche, di riflessione su di sé e la sua vita, diventava pericolosa perché l’esame di coscienza che attivava finiva per mettere in luce quelli che lei considerava i suoi errori, le sue scelte sbagliate. Il risultato era che dopo essersela presa con se stessa, ne faceva le spese chi le capitava a tiro. Se poi la persona era in qualche modo “corresponsabile” della sua insoddisfazione, apriti cielo, doveva proprio stare attenta.

Angelica non urlava, non faceva scenate, ma colpiva con le  parole, che sapeva usare bene. E poi, quella maledetta intelligenza puntava sempre sui dettagli, che a lei non sfuggivano e che mentalmente archiviava anche quando sembrava non averli notati. Come si suol dire, la sua era una memoria da elefante, che non dimentica mai nulla.

Non avrebbe voluto essere così deleteria, ma proprio non riusciva a trattenersi. L’unica sua attenuante, se voleva trovare una scusante, è che tutto questo succedeva quando la sofferenza interiore cercava uno sfogo, dopo essere stata trattenuta per “educazione” ed un malinteso rispetto degli altri, che lei si preoccupava di non far star male.

La sua preoccupazione maggiore, che gli altri non soffrissero per colpa sua… gli altri, e lei? Lei ce la poteva fare, lei era quella forte, quella intelligente, quella che ce l’avrebbe comunque fatta perché avrebbe capito prima di qualsiasi spiegazione, addirittura senza alcuna spiegazione.

… lei, quella meno importante di chiunque… nella sua logica…

Come combattere blue mood da lockdown

SEMAFORO ROSSO

7.30 di mercoledì mattina.

Ferma al semaforo Laura ascoltava la radio, cantava e ballava come si può ballare da sedute in auto. Aveva ancora sonno, ma per fortuna la musica la teneva ben sveglia. Mentre aspettava che scattasse il verde, si guardò nello specchietto retrovisore per controllare il trucco, tutto a posto, anche il rossetto. Laura non aveva rinunciato al rossetto, anche se la mascherina lo copriva, peccato!

Ad un tratto si rese conto di essere osservata. Chi era l’uomo che la guardava divertito dall’auto dietro la sua? Non riusciva a vederlo bene per il riflesso del sole, nonostante gli occhiali scuri. Il verde scattò e Laura ripartì lentamente così che lo sconosciuto potesse affiancarla. Si girò a guardarlo incuriosita e incrociò i suoi occhi, neri. Anche lui la stava guardando e per un attimo si sorrisero. Proseguirono il percorso, apparentemente lo stesso, fino al semaforo rosso successivo.

Laura si voltò e questa volta si mise a ridere vedendo che lui la stava osservando insistente. Sembrava un tipo normale. Lui ricambiò il sorriso e le fece cenno di abbassare il finestrino. “Buongiorno, posso offrirle un caffè? sembra che abbiamo la strada in comune”. “Perchè no?”, si disse Laura e annuì. Le fece cenno e la superò invitandola a seguirlo. Lei fece il numero dell’ufficio e avvisò che sarebbe arrivata un paio d’ore più tardi per un imprevisto. “Bugia giustificata” pensò ridacchiando e seguì chi aveva dato una svolta alla sua giornata.

Multa al semaforo rosso: ricorso, costo e come contestarla

INQUIETUDINE

Notte complicata. Sofia si era girata e rigirata nel letto senza sapere esattamente perché.  Beh, a essere oneste non era vero, sapeva quanto meno che l’agitazione era dovuta all’inquietudine che da un po’ di tempo la tormentava, quella di essere posseduta fisicamente e di possedere qualcuno,  chi, lo sapeva lei.

Ma l’impossibilità che il suo desiderio si realizzasse trovava sfogo nelle sue notti movimentate. Tuttavia, non avrebbe mai forzato le cose. Perché? Per orgoglio, perché voleva essere desiderata e non accontentata.

Mentre rifletteva, Sofia istintivamente aveva iniziato ad accarezzarsi. La mano su cui aveva poggiato la testa era scesa sul collo e lì aveva indugiato disegnando piccoli cerchi leggeri con il dito. Da lì aveva proseguito lentamente lungo la spalla imitata dall’altra mano e si era rilassata con un breve massaggio…

Aveva poi chiuso gli occhi e pian piano le mani avevano iniziato a muoversi verso i seni, sfiorando i capezzoli già turgidi e per un attimo doloranti al tatto…

Persa nella soddisfazione di un piacere che immaginava condiviso, Sofia cercava di dimenticare la voce di lui, la voce che l’aveva stregata e che sentiva continuamente ripeterle……

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LA DOCCIA

Lei lo osservava con curiosità e attrazione mentre lui, inconsapevole, si dirigeva verso il box doccia.

Irene, appoggiata allo stipite della porta, faceva scorrere lo sguardo sul corpo di Giorgio partendo dalle spalle, lentamente scendendo lungo la schiena, soffermandosi sui glutei  per poi proseguire lungo le cosce, i polpacci fino ai piedi. Non era un corpo perfetto, come del resto il suo, entrambi leggermente sovrappeso, ma perfettamente compatibili quando erano vicini. Solo guardarlo mentre l’acqua scorreva sulla sua pelle le dava una scarica elettrica.

Era sempre stato così per Irene e Giorgio, una chimica all’ennesima potenza si scatenava quando erano insieme, ma osservarlo senza essere vista da lui metteva Irene in uno stato di eccitazione particolare. La consapevolezza di possederlo tutto solo per sè nel breve tempo della doccia la agitava piacevolmente. Seguendo i movimenti di lui, Irene fece scivolare la mano tra le cosce ed ebbe la conferma di essersi bagnata.

Allora lasciò cadere a terra la vestaglia, si avvicinò alla porta del box e la aprì silenziosamente. Allungò una mano sulla schiena di Giorgio che si voltò e sorridendo la trascinò dentro per incollarla a sè.

E l’acqua continuava a scorrere…

5 Dritte Su Foggiare Sesso In Acqua (e Ricordartelo Su Sempre) - Posizioni  Per Fare Lamore In Piscina

NOTTE DI LUNA

La luna spia tra le tende morbide
                 e svolazzanti
i corpi avvinti in un amplesso bagnato
                      e sospirante

Le mani alla ricerca ansiosa di curve
da accarezzare, stringere, mordere,
leccare, succhiare, 

baciare

Le gambe intrecciate che strusciano
              le une contro le altre
ad aumentare l’eccitazione selvaggia

                     incontrollata

Le lingue che gustano il sapore
dell’altro e lo imprimono nelle papille
per non dimenticarlo
perderlo

E l’urlo liberatorio delle anime
     che sgorga dal profondo
come il seme che bagna i corpi
        ormai sazi e in pace.

 

Notte di luna « Ponza Racconta

L’APPUNTAMENTO

Anna non credeva sarebbe venuto. L’aveva provocato sfidandolo, ma era quasi certa che Gio’ non sarebbe venuto. C’era però quel “quasi” che lasciava uno spiraglio aperto, una piccolissima speranza…

Situazione complicata come tante. Era cominciata come un gioco, ma la chimica che si era scatenata era stata imprevista ed era diventata difficile da gestire. La tensione era salita inconsapevolmente, almeno all’inizio, poi entrambi ci avevano giocato ben sapendo cosa stavano rischiando e avevano alzato pian piano il livello emozionale, sempre attenti a restare sul filo del rasoio per non farsi troppo male quando tutto sarebbe finito, inevitabilmente.

Le favole del “e vissero felici e contenti” non esistono, lo sappiamo bene noi adulti, e di tanto in tanto anche in queste fughe, bisogna ricordarsi di mettere i piedi ben piantati a terra per riprendere il contatto con la realtà ed evitare di precipitare rovinosamente dalle nuvole senza preavviso e soprattutto senza un materasso a raccoglierci.

Con questo tumulto di sensazioni e sentimenti Anna si avvicinava timorosa al luogo dell’appuntamento…

GIALLO

E adesso? Adesso siamo gialli, eh sì. Aspettavamo il colore del sole come si aspetta Babbo Natale e adesso il timore che finisca presto un’altra volta inquieta, lascia scettici, incerti se fidarsi o no di questo inizio di libertà.

Durerà? Quanto a lungo? Sarà abbastanza per incontrare chi abbiamo conosciuto virtualmente in in questo anno e mezzo?

E come saranno dal vivo queste persone di cui conosciamo i pensieri, i desideri, i dolori, le incertezze, i sentimenti? Corrisponderanno all’idea che ci siamo fatti di loro?

E gli amori resisteranno alla realtà?

Già gli amori… strani gli amori virtuali della pandemia. Sono quelli che ci hanno tenuto compagnia, che ci hanno sostenuto, che ci hanno dato un motivo per resistere, che ci hanno fatto sentire vivi perchè desiderati. Di loro conosciamo tanto, ma non l’odore, il tocco, l’abbraccio, la stretta, il respiro, il battito del cuore.

Li incontreremo o resteranno solo un bel ricordo? E come sarà incontrarli? Saremo impacciati? A nostro agio? E soprattutto, ci riconosceremo? Chi lo sa! Incognita da sfidare, poi si vedrà…

GIALLO COME IL SOLE |

 

LO SPECCHIO

Ci sono momenti, periodi della nostra vita in cui non ci riconosciamo più, o meglio, ci scopriamo diversi da come avevamo la certezza di essere. E questo ci stupisce, a volte addirittura ci sconvolge, perché ci si mette tanto per arrivare a capire chi siamo, cosa vogliamo, a costruire la nostra personalità, a guadagnare un equilibrio e poi un evento improvviso butta tutto all’aria.

Ci guardiamo allo specchio cercando i segni di questa trasformazione e ci chiediamo perché, senza tuttavia venirne a capo. Chi siamo veramente? Cosa ci ha cambiati? Cosa o chi ha fatto emergere l’altra parte di noi, quella che adesso ha preso il sopravvento? E perché proprio ora?

E’ sempre un incontro che scompiglia le carte della nostra vita, quello che non avevamo preventivato e che arriva quando meno ce l’aspettiamo. Forse perché avevamo abbassato le difese sentendoci sereni, sicuri, o forse perché avevamo accettato di non essere più sorpresi. Invece la vita ci dà una scossa e ci obbliga a rimetterci in gioco in modo differente, perché non é più il tempo di prima e non possiamo perdere questa occasione.

“E’ uno strano dolore. Morire di nostalgia per qualcosa che non vivrai mai” (A. Baricco)

E allora ci facciamo coraggio e accettiamo il cambiamento, cercando di farci i conti e di trarne il meglio per noi. 

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