La nascita della Repubblica Italiana avvenne a seguito dei risultati del referendum istituzionale di domenica 2 e lunedì 3 giugno 1946, indetto per determinare la forma di stato da dare all’Italia dopo la seconda guerra mondiale.

Per la prima volta in una consultazione politica nazionale votavano anche le donne: risultarono votanti circa 13 milioni di donne e circa 12 milioni di uomini, pari complessivamente all’89,08% degli allora 28 005 449 aventi diritto al voto.

I risultati furono proclamati dalla Corte di cassazione il 10 giugno 1946: 12 717 923 cittadini favorevoli alla repubblica e 10 719 284 cittadini favorevoli alla monarchia[1]. Il giorno successivo tutta la stampa dette ampio risalto alla notizia.

La notte fra il 12 e 13 giugno, nel corso della riunione del Consiglio dei ministri, il presidente Alcide De Gasperi, prendendo atto del risultato, assunse le funzioni di capo provvisorio dello Stato. L’ex re Umberto II lasciò volontariamente il paese il 13 giugno 1946, diretto a Cascais, nel sud del Portogallo, senza nemmeno attendere la definizione dei risultati e la pronuncia sui ricorsi, che saranno respinti dalla Corte di Cassazione il 18 giugno 1946; lo stesso giorno la Corte integrò i dati delle sezioni mancanti, dando ai risultati il crisma della definitività.

BUON PONTE LUNGO,RILASSATEVI PER QUANTO E’ POSSIBILE

Floriana@

La tristezza ha il sonno leggero

L'immagine può contenere: testo

Somiglia a una commedia italiana (della nostra più felice tradizione) la narrazione di Marone, capace di raccontare con sensibilità e crudezza, pudore ma persino divertimento. Un romanzo che vive di rimandi e ispirazioni non solo letterarie: “Il giovane Holden”, Franzen, “La famiglia” di Scola. Con il pregio di non strizzare l’occhio ai conflitti in corso, o al conformismo sui desideri delle coppie.

Erri Gargiulo ha due padri, una madre e mezzo e svariati fratelli. È uno di quei figli cresciuti un po’ qua e un po’ là, in bilico tra due famiglie e ancora in cerca di se stesso. Sulla soglia dei quarant’anni è un uomo fragile e ironico, arguto ma incapace di scegliere e di imporsi, così trattenuto che nella sua vita, attraversata in punta di piedi, Erri non esprime mai le sue emozioni ma le ricaccia nel¬lo stomaco, somatizzando tutto.
Finché un giorno la moglie Matilde, con cui ha cercato per anni di avere un bambino, lo lascia.
Da quel momento Erri non avrà più scuse per rimandare l’appuntamento con il suo destino.
Circondato da un carosello di personaggi mai banali, Erri deciderà di affrontare, una per una, le piccole e grandi sfide a cui si è sempre sottratto. Imparerà così che per essere felici dobbiamo essere pronti a liberarci del nostro passato, capire che noi non siamo quello che abbiamo vissuto e che, se non vogliamo vivere una vita che non ci appartiene, a volte è indispensabile ribellarci. Anche a chi ci ama.
Sarà pronto, ora, a prendere la decisione più difficile della sua esistenza?

La bellezza della valle di Funes circondata dall’Odle (Alto Adige)

L'immagine può contenere: montagna, cielo, nuvola, abitazione, albero, spazio all'aperto e natura

La natura, in questa Valle (che ha dato i natali a Reinhold Messner) lunga complessivamente 24 chilometri e popolata da soli 2.600 abitanti residenti, la fa da padrona. Qui i turisti sono benvenuti ma a precise condizioni.

C’è chi in modo interessato la definisce, e a ragione, uno dei paesaggi più belli e suggestivi dell’intero Alto Adige. Di sicuro la Val di Funes è un gioiello di questa porzione di Italia che si sviluppa a Nord di Bolzano, sul lato orientale della Valle dell’Isarco, arrivando ai piedi delle vette delle Odle, dichiarate giusto dieci anni fa dall’Unesco, come parte integrante delle Dolomiti, patrimonio dell’umanità. La parola d’ordine per chi viene da queste parti è “tranquillità”, d’estate come soprattutto d’inverno, quando ciaspolate, sci di fondo e discese con lo slittino si sostituiscono ai percorsi di nordic walking, ai sentieri e alle ferrate disseminati lungo l’intero gruppo delle Odle. La natura, in questa Valle lunga complessivamente 24 chilometri e popolata da soli 2.600 abitanti residenti, la fa da padrona e basta uno sguardo in direzione delle imponenti torri rocciose dolomitiche e dei verdissimi prati e dei boschi di conifere che le circondano per rendersene conto.

Il meraviglioso castello di Sissi (Trauttmansdorff) a Merano

L'immagine può contenere: pianta, cielo, albero, abitazione, spazio all'aperto e natura

 

L'immagine può contenere: montagna, cielo, spazio all'aperto, natura e acqua

 

L'immagine può contenere: pianta, albero, spazio all'aperto e natura

Castel Trauttmansdorf (chiamato anche Castel Neuberg (di Nova), in ted.Schloss Trauttmansdorff) è un castello che si trova a Merano (BZ). Ospita il Touriseum, il museo provinciale del Turismo. Nel 2001 è stato aperto l’orto botanico che circonda il castello: Touriseum e giardini di castel Trauttmansdorff.

Nel XIV secolo nel luogo dove ora sorge il castello c’era un altro castello, chiamato Neuberg, che ebbe fra i proprietari gli Angerheim e i Suppan. La famiglia Trauttmansdorff lo acquistò nel 1543 mentre si trasferivano dalla Stiria nel Tirolo meridionale, oltre a due castelli nei pressi di Trento. Franz, il figlio dell’acquirente, lo fece ampliare. Due generazioni più tardi questo ramo della famiglia Trauttmansdorff si estinse, segnando il tramonto di un’epoca: la nobiltà perse interesse per i castelli di sua proprietà e si ritirò nelle residenze urbane. La conseguenza fu il decadimento del castello Neuburg nell’anno 1777. Tra il 1777 e il 1778 crollarono la torre e la cappella.

Soltanto nel 1846 Joseph von Trauttmansdorff, conte di Stiria, si trasferì a Merano, neonata “città di cura”, ricomprando il castello 150 anni dopo che i suoi parenti l’avevano abbandonato. Ridotto a rovine, lo ampliò fino alle dimensioni che lo caratterizzano al giorno d’oggi, integrandolo con elementi neogotici. Il castello fu rinominato Trauttmansdorff e fu il primo esempio di castello neogotico nel Tirolo. Nel 1867 Joseph morì ed il suo corpo venne deposto nella cripta, situata attualmente sotto la cappella del castello. Morto scapolo, il suo ingente patrimonio passò in eredità al cavalier Moritz von Leon, molto probabilmente figlio illegittimo del conte.

Nel 1870 ospitò Elisabetta di Baviera, la principessa d’Austrai Sissi, durante le sue cure a Merano. Con le figlie Gisella e Maria Valeria, rispettivamente di 14 anni la prima e di 2 anni la seconda, l’imperatrice occupò l’ultimo piano dell’edificio. Questa visita rese la cittadina sudtirolese estremamente famosa come luogo termale. Vissero nelle stanze del secondo piano dell’edificio. Il seguito dell’Imperatrice era invece composto da 102 persone e fu sistemato in alcune residenze nei dintorni della struttura. Fu grazie all’Imperatrice Elisabetta che Merano divenne una nota “città di cura”. A pochi mesi dal suo arrivo a Merano, infatti, i giornali viennesi annunciarono i progressi fatti dall’Imperatrice, che non godeva di ottima salute, beneficiando del clima mite presente nella città dove si stanziò per sette mesi. Nel settembre 1889 Elisabetta tornò per la seconda volta a castel Trauttmansdorff, otto mesi dopo che suo figlio Rodolfo d’Asburgo-Lorena, nonché principe ereditario, si era suicidato a Mayerling.

L’ospite dell’imperatrice fu Moritz von Leon, che però fu costretto a rivendere tutti i suoi beni, compreso il castello e le residenze di Pienzenau e Fragsburg, con le relative tenute a Friedrich von Deuster di Kitzingen, proveniente da Kitzingen, non distante da Würzburg. Deuster partecipò attivamente alla vita della città di cura in pieno sviluppo. Diventò membro della direzione corse dell’ippodromo, acquistò Fragsburg, fece allestire frutteti e giardini tutto attorno al castello e rialzò l’ala orientale con una sala in stile neorococò. Questi portò il castello a nuovo splendore, che terminò con l’inizio della prima guerra mondiale.[1]

In seguito alla prima guerra mondiale, Friedrich von Deuster fu espropriato dei suoi beni, come molti cittadini germanici in Italia, sotto il Fascismo, e divenne sede dell’Opera Nazionale Combattenti e fu chiamato Castel di Nova (dal nome del torrente che scorre poco distante). Nel periodo caratterizzato dal fascismo gli arredi del castello furono quasi completamente perduti e l’edificio diventò cadente. L’ONC tentò di trovare un acquirente per la proprietà del castello, senza però riuscirci. Nel corso dell’occupazione tedesca della provincia dopo l’armistizio dell’8 settembre fu usato dalla Wehrmacht.

Nel 1977 l’Associazione Nazionale Combattenti fu sciolta e la proprietà passò all’amministrazione provinciale, che nel 1990 lo adibì a sede del Touriseum, aperto nel 2003 dopo anni di restauri. I giardini del castello sono stati realizzati in collaborazione con il Giardino esotico Pallanca.[2] Nel 2001 fu aperto anche l’orto botanico di Merano.

Anterselva di Sotto in Val Pusteria, circondata da boschi e verdi prati, nonché dalle vette delle Vedrette di Ries nell’omonimo parco naturale.

Anterselva di Sotto si trova in un’ampia conca valliva ed è immersa tra prati e campi fertili. Come prima località della valle, Anterselva di Sotto si trova a 1.109 m ed ha circa 450 abitanti. È circondata dai boschi verde intenso della valle, nonché dalle vette delle Vedrette di Ries nell’omonimo parco naturale. Nel paese stesso si trova un piccolo parco avventura.

Dal paese avrete la possibilità di passeggiare alla Malga Grente, alla Malga Neuhütte oppure alla Malga Langegger. Anche la Malga Taistner Hinteralm è raggiungibile a piedi da Anterselva di Sotto. Assolutamente da consigliare è anche una gita in bici al lago di Anterselva, un lago alpino che spicca nel fondovalle.

Floriana@