Guanti e mascherine: non gettarli per terra! Come e dove smaltirli

Infografica rifiuti coronavirus

Mascherine di tutti i tipi e guanti come se piovesse. Se c’era bisogno di un altro aspetto negativo che l’emergenza del coronavirus si trascina con sé, quello è l’ammasso di rifiuti generati da presidi sanitari veri o presunti. Ognuno indossa, per quel poco che gli è concesso di uscire, un paio di guanti e uno schermo per naso e bocca. Al di là della loro utilità, c’è da chiedersi anche come questi oggetti vadano smaltiti una volta usati.

Senza smentirci di una virgola, siamo capaci anche di sbarazzarcene gettandoli per strada quando non ci servono più. Fanno parte dell’arredo urbano anche quelli, ormai, tra le carte stracce e le cicche di sigaretta, e il mare già comincia a soffrirne un accumulo scriteriato

Eppure, come raccomandato dal ministero della Salute, in linea generale se non si hanno sintomi o l’obbligo di quarantena, si deve continuare a fare la raccolta differenziata come sempre (con l’accortezza però di smaltire i fazzoletti di carta nella raccolta indifferenziata invece che nell’umido).

mascherina e guanti

 

Coronavirus e la spesa…….

Coronavirus e la spesa, lo chef stellato Sadler: «I miei consigli per farla una volta alla settimana»

«Poiché l’acquisto dei beni di prima necessità – dice Sadler – è una delle poche deroghe concesse per uscire dalle proprie case, credo possa essere utile condividere alcuni semplici consigli per fare una spesa efficace e duratura, da effettuare 1 o 2 volte a settimana».

sadler-20_17170251

Ecco i consigli di chef Claudio Sadler:

«Programmare: una spesa ragionata è sempre importante per evitare inutili sprechi in cucina, ma mai come in questi giorni, in cui bisogna essere veloci e stare attenti a mantenere le distanze dagli altri, è importante avere bene in mente cosa dobbiamo comprare. Prendetevi qualche minuto per programmare il menu della settimana, cosa volete cucinare e quali sono gli ingredienti che vi servono, in modo da fare acquisti mirati e veloci una volta entrati nel punto vendita».

«Scegliere piatti che si conservino a lungo: nella programmazione è importante scegliere piatti che possano essere conservati anche qualche giorno dopo essere stati cucinati. Sì, quindi, a stufati, brasati lasagne, zuppe… preparati in grandi quantità. Le eccedenze potranno essere riposte in freezer già porzionate così da essere riproposte in tavola anche nei giorni a seguire».

«Mantenere freschi più a lungo pesce, carne e verdura: la verdura è fondamentale nella nostra dieta. In questo frangente scegliamo prodotti di stagione in grado di conservarsi più a lungo come, per esempio, le cime di rapa, che sono gustose e adatte alla preparazione di più piatti, dai primi ai secondi. L’importante, anche in questo caso, è la conservazione in frigorifero: vanno tenute dentro ai sacchetti del supermercato, quelli biodegradabili per intenderci, in modo che l’ossigeno non acceleri il processo di deperimento del prodotto. Per il pesce e la carne, invece, meglio la conservazione del prodotto già porzionato sottovuoto, per chi ha la macchinetta a disposizione, così che possa durare 3/4 giorni il primo e fino a 1 settimana la seconda. In alternativa si può ricorrere alla carta forno o alla carta stagnola stando molto attenti a non far entrare l’ossigeno».

«Non dimentichiamoci – conclude chef Sadler – che la cucina è un atto di amore verso di noi e la famiglia. Può anche essere un modo per svagarsi, dare libero sfogo alla fantasia e, perché no, trovare un’occupazione da fare tutti insieme, bambini inclusi. Perciò non smettete di cucinare, state a casa e…. #andràtuttobene”.

Il momento che stiamo vivendo, pieno di anomalie e paradossi, fa pensare…

Il coronavirus ci sta insegnando a fare i conti con un tempo di cui abbiamo perso il valore se non compensato in denaro . Dobbiamo smettere di fare la caccia alle streghe e chiederci cosa possiamo imparare da ciò che sta succedendo. Leggiamo questa bellissima riflessione di F. Morelli :
“Credo che il cosmo abbia il suo modo di riequilibrare le cose e le sue leggi, quando queste vengono stravolte.

Il momento che stiamo vivendo, pieno di anomalie e paradossi, fa pensare…

In una fase in cui il cambiamento climatico causato dai disastri ambientali è arrivato a livelli preoccupanti, la Cina in primis e tanti paesi a seguire, sono costretti al blocco; l’economia collassa, ma l’inquinamento scende in maniera considerevole. L’aria migliora; si usa la mascherina, ma si respira…

In un momento storico in cui certe ideologie e politiche discriminatorie, con forti richiami ad un passato meschino, si stanno riattivando in tutto il mondo, arriva un virus che ci fa sperimentare che, in un attimo, possiamo diventare i discriminati, i segregati, quelli bloccati alla frontiera, quelli che portano le malattie. Anche se non ne abbiamo colpa. Anche se siamo bianchi, occidentali e viaggiamo in business class.

In una società fondata sulla produttività e sul consumo, in cui tutti corriamo 14 ore al giorno dietro a non si sa bene cosa, senza sabati nè domeniche, senza più rossi del calendario, da un momento all’altro, arriva lo stop.

Fermi, a casa, giorni e giorni. A fare i conti con un tempo di cui abbiamo perso il valore, se non è misurabile in compenso, in denaro. Sappiamo ancora cosa farcene?

In una fase in cui la crescita dei propri figli è, per forza di cose, delegata spesso a figure ed istituzioni altre, il virus chiude le scuole e costringe a trovare soluzioni alternative, a rimettere insieme mamme e papà con i propri bimbi. Ci costringe a rifare famiglia.

In una dimensione in cui le relazioni, la comunicazione, la socialità sono giocate prevalentemente nel “non-spazio” del virtuale, del social network, dandoci l’illusione della vicinanza, il virus ci toglie quella vera di vicinanza, quella reale: che nessuno si tocchi, niente baci, niente abbracci, a distanza, nel freddo del non-contatto.

Quanto abbiamo dato per scontato questi gesti ed il loro significato?

In una fase sociale in cui pensare al proprio orto è diventata la regola, il virus ci manda un messaggio chiaro: l’unico modo per uscirne è la reciprocità, il senso di appartenenza, la comunita, il sentire di essere parte di qualcosa di più grande di cui prendersi cura e che si può prendere cura di noi. La responsabilità condivisa, il sentire che dalle tue azioni dipendono le sorti non solo tue, ma di tutti quelli che ti circondano. E che tu dipendi da loro.

Allora, se smettiamo di fare la caccia alle streghe, di domandarci di chi è la colpa o perché è accaduto tutto questo, ma ci domandiamo cosa possiamo imparare da questo, credo che abbiamo tutti molto su cui riflettere ed impegnarci.

Perchè col cosmo e le sue leggi, evidentemente, siamo in debito spinto. Ce lo sta spiegando il virus, a caro prezzo”.

L'immagine può contenere: una o più persone, il seguente testo "STOP 15 giorni valgono una vita fermiamoci ora o per ci fermeremo sempre"

Coronavirus, Zingaretti positivo al test sul Coronavirus.

“I medici mi hanno detto che sono positivo al Covid19. Sto bene ma dovrò rimanere a casa per i prossimi giorni. Da qui continuerò a seguire il lavoro che c’è da fare. Coraggio a tutti e a presto!I medici mi hanno detto che sono positivo al Covid19. Sto bene ma dovrò rimanere a casa per i prossimi giorni. Da qui continuerò a seguire il lavoro che c’è da fare. Coraggio a tutti e a presto!”, ha detto il segretario del Pd in un messaggio video su Facebook.

97 anni, 22 birre al giorno: “Questo è il mio segreto”

97 anni e un grande segreto: quello di bere 22 birre al giorno per sfidare la longevità. La storia arriva direttamente dal Belgio e ha dell’incredibile. Sembrerebbe che Robertine, la nonnina belga famosa in tutto il paese abbia trovato il suo elisir di lunga vita.

Niente di meno che 22 birre al giorno, per restare in salute e in forma. Sembra strano a dirlo, ma nei fatti la realtà parla chiaro: pur bevendo così tante birre, Robertine non prende alcuna medicina. E il dottore non le avrebbe mai vietato di bere.

Una quantità di birra considerevole che quindi basa sul luppolo il segreto del suo benessere. Anche a noi è sembrato strano ammettere che si possa star bene ed essere in forma con tutta quella birra in corpo. Ma è evidente che ad alcuni la birra faccia solo bene!

La nonnina che beve 22 birre al giorno

97 anni e non sentirli: il vero segreto di Robertine

A quanto pare la nonnina non avrebbe un solo segreto, quello legato al consumo delle 22 birre al giorno. Ma il segreto per il suo benessere risiede anche in un’altra cosa. Robertine ogni sera si reca nel locale dell’amica, per consumare la sua birra.

Questo fa pensare che oltre al luppolo in sè, la nonnina di 97 anni in realtà sia anche una persona che ama stare in mezzo alla gente, uscire e non restare a casa a bere, in solitudine.

Un mix fenomenale per chi ha quasi sfiorato la soglia del secolo di età. Meglio quindi una vecchiaia in salute ed in allegria per chi può permetterselo!

Ben vengano allora le 22 birre se la salute è a posto e se il desiderio di fare festa e di incontrare amici fuori, la sera, non è svanito. Forse il vero segreto della sua longevità è più questo che l’altro!