Scivola la penna sul foglio, cosa dipingerà?, per poter parlare di gioia occorre conoscere il senso del dolore, appropriarsene e pulire quei vetri opacizzati dalle lacrime per renderli luminosi e mostrare sorrisi.

La fede, credere di poter regalare l’emozione, di distrarre, fosse pure per un momento, una persona dai suoi crucci è l’impagabile piacere che consente di nascondere i nostri dolori, oggi come ieri e per sempre.

Notte, pensieri nel silenzio, sul video scorrono immagini, il volume è stato portato a zero per cui, dialoghi, colonne sonore, scenari, son quelli della fantasia, il telefono giace sul tavolo, inutile e fastidioso oggetto che oggi, ha già fatto il suo dovere. Il contatto umano, quello vero, l’abbraccio, il carezzare una mano, lo scambiare sguardi complici, in questa strana notte è presente anche nella sua assenza.

Guardare, ascoltare, scrivere, dopo aver vissuto ogni genere di cose, scoprire nella purezza di un pensiero il piacere più sublime, solo allora i sensi lasciati a loro stessi, potranno recepire quelle cose impossibili da scoprire razionalmente.

Guardare immagini da copertina. alzare gli occhi, vedere l’immagine di una persona cara, e farne la copertina del libro della vita, sentire solo la sua voce tra tante, coprire in armonia sonorità  altrimenti irraggiungibili, provare a scrivere per descrivere l’emozione provata.

“E un’ altra volta è notte e suono, non so nemmeno io per che motivo, forse perché son vivo
o forse per sentirmi meno solo o forse perché a notte vivon strani fantasmi e sogni vani” cito una vecchia, amata, canzone di Guccini,  nel verso che meglio descrive questi momenti.

Le dita scorrono sulla pagina, leggere come se percorressero un viso, la notte ora è meno scura, si riempie di luce, colori, colori, odori, affetto. immagini.

Scene di una festa, altre donne, paesaggi che cambiano, altre persona, l’immagine è immobile, racconta di momenti passati, i pensieri del silenzio hanno un denominatore unico, ora sogno, nel sogno ti vengo a cercare