L’HIV VENNE DEFINITA LA “PESTE DEI GAY”.

Come nasce e perché è falsa l'idea che l'HIV/Aids colpisca solo i maschi gayARTICOLO MOLTO LUNGO, CHE VEROSIMILMENTE NON INTERESSA NESSUNO OLTRE CHE NOIOSO A LEGGERE.

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Premetto nessun pregiudizio personale per i gay verso i quali nutro il massimo rispetto, ma in questo “articolo” o Post come dir si voglia, vorrei dare un volto a questa malattia e su come si è esteso il suo sviluppo.

Secondo notizie l’AIDS è nata nei primi anni ’80 che si concentrò come evento epidemico negli USA tra gruppi di persone emarginate e ad alto rischio: Omosessuali bianchi, tossicomani che facevano uso di siringhe ed emofiliaci ( malattia genetica per difetto di coagulazione ).

L’ufficialità di questa malattia iniziò esattamente nel 1981 negli USA che è stato l’anno in cui venne diagnosticata per la 1^ volta e ricevette il nome di  AIDS. Tuttavia, l’HIV( il virus dell’immunodeficienza umana ) era già presente verosimilmente fin dagli anni ’60.

L’HIV comparve in nord-America a seguito di una rete di trasmissioni  originate dall’ Africa centro occidentale. Proprio a causa della globalizzazione gli eventi medici nei due continenti: America e Africa, erano strettamente legati.

La data convenzionale di inizio dell’epidemia di AIDS  in America è il 5 Giugno 1981, ma l’HIV, in Africa era presente già, dagli anni ’50.

Gli studi degli epidemiologici del tempo scoprirono che il responsabile della polmonite pneumocistica e sarcoma di “Kaposi” era  un tipo di virus “immunosoppressivo” e che un disastro sanitario si preannunciava imminente. Il professore epidemiologo di quel periodo, dottor Donald Pinkston Francis; meglio conosciuto “don Francis”, colui che aveva scoperto  il virus responsabile, stava lavorando sullo sviluppo di un vaccino contro l’epatite e che da tempo conduceva studi e ricerche sui “Retrovirus” di cui l’HIV ne è esponente principale, quindi che era responsabile dell’Immunosoppressione che predisponeva le persone affette a infezioni “opportunistiche”.

Per ironia della sorte, un fattore responsabile della diffusione dell’AIDS/HIV in America fu la stessa biomedica attraverso i suoi aghi ipodermici; ovverosia, una tipologia di aghi sterili, molto sottili e ben appuntiti che consentivano la penetrazione senza dare dolore negli starti del derma sottostante), nonchè di banche del sangue e le invasive tecniche chirurgiche.

Si pensi che il 1° caso diagnosticato di AIDS/HIV  fu proprio del chirurgo danese Grethe Rask che nel 1964 si era recato in Congo presso  un ospedale rurale e dove era costretto ad operare a mani nude per la mancanza di guanti. Altra causa di trasmissione  fu attraverso trattamenti medici per emotrasfusioni, quindi le banche del sangue che non erano regolamentate.Nel 1982 la malattia venne denominata “Immunodeficienza gay-correlata”; espressione chiaramente imprecisa dal momento che in Africa la diffusione era a trasmissione tra  eterosessuali, ma anche in America le autorità sanitarie sapevano che più della metà dei colpiti non era “omosessuale”.

In proposito è bene ricordare il clima di intolleranza e oppressione che caratterizzò la metà del XX° secolo, quindi all’alba del 2° conflitto mondiale  e dove la Germania nazista rappresentò il caso estremo, quando gli omosessuali furono costretti a esibire un triangolo rosa e mandati nei lager per essere eliminati insieme a ebrei, comunisti, invalidi e zingari. In questo clima minaccioso e terribile, i gay cominciarono a trasferirsi in luoghi dove pensavano di ricevere ospitalità e in particolare nell’anonimato. Furono fondati delle comunità in cui gli omosessuali erano socialmente attivi e politicamente unite. Gli immigrati gay erano impazienti di uscire allo scoperto e aprivano delle chiese, ritrovi, bagni pubblici, cliniche e club musicali.

Per concludere, ma perchè lo stimmate di “peste dei gay” come conseguenza della collera di un Dio “offeso”.

L’identificazione dell’HIV come ” peste dei gay” contribuì  a definirlo un peccato anzichè una malattia. Molti protestanti e cattoloici conservatori svolsero un ruolo fondamentale al riguardo, associando gli omosessuali con il tradimento, credendo che l’omosessualità fosse una malattia mentale e sollecitando in tutti gli Stati  leggi per rendere  illegali le pratiche a essa correlate. Ebbene, in un simile contesto, la comparsa di una “peste dei gay” riportò in auge la più antica  delle interpretazioni delle malattie epidemiche, e cioè che si trattasse di punizioni divine.