EUTANASIA. Perchè, da uomini liberi non dovremmo disporre della nostra morte ?

Referendum eutanasia legale, già superate le 100mila firme: "Code ai banchetti, nonostante ostruzionismo dei Comuni e nessuna adesione dei partiti principali" - Il Fatto Quotidiano

Se ne parla tanto, si raccolgono firme affinchè si possa disporre liberamente della propria vita.

E’ un argomento molto spinoso.

La storia ci insegna che il pastore evangelico tedesco, Jochen Klepper,  quando capì che la sua moglie ebrea ben presto sarebbe stata uccisa dai nazisti, ha posto fine alla propria vita e a quella della moglie con del veleno. In quel tempo, questa decisione ha scosso molti cristiani. Ma Klepper non vedeva per sè nessun’altra via d’uscita. Noi possiamo solo rispettare un tale passo. E quando una persona che conosciamo e vicina a noi commette suicidio, non possiamo mai giudicare. Di solito questo gesto è dovuto a una depressione forte. E in  questo l’uomo, non è libero. Oppure che le persone scelgono questa strada perchè sentono che la propria situazione è senza via d’uscita.  Noi credenti possiamo solo confidare che sia stato il loro modo di cadere nelle mani benevoli di Dio.

Ora, se qualcuno mi domandasse se possa mettere fine alla sua vita, posso soltanto rispondere: “non spetta a me togliermi la vita. Non sono il Signore della vita e della morte. Mi affido a Dio!”: ecco, credo che risponderei così.

Naturalmente so che la discussione filosofica sul suicidio è sempre stata molto controversa.  In Grecia, al tempo i grandi Platone, Aristotele e Socrate  si sono sempre opposti in modo veemente al suicidio, di contro, la scuola  stoica ed epicurea considerano il suicidio come segno della libertà dell’uomo. La teologia cristiana si è sempre  espressa contro il suicidio. San Tommaso d’Aquino ha addotto tre motivi contro il suicidio : “Solo Dio è Signore della vita e della morte. Il suicidio va contro l’amore di sè. Gli psicologi come Erwin Ringel, si legge, hanno interpretato il suicidio come punto finale di uno sviluppo patologico.

Quando ascolto le discussioni sull’eutanasia attiva o sull’assistenza al suicidio, avverto che spesso si parte da premesse sbagliate. Qui la sofferenza diviene insopportabile. Ma se la sofferenza diviene insopportabile, allora la società si fa sempre più brutale. Allora i sofferenti; una moltitudine,devono nascondersi o, possibilmente, eliminarsi da soli, per non diventare pesi per gli altri e per se stessi. N.on dovremmo prolungare la vita in modo artificiale.