La foto è ormai comunissima a chiunque abita il pianeta terra. Il suo nome è:”Coronavirus”, e fin qui ne siamo tutti a conoscenza. Il termine, origina appunto osservandolo esternamente che ha la forma di una mina: una pallina centrale con diverse punte all’intorno la superficie esterna. Evidentemente, a qualcuno possessore di vena poetica è fiorita nella sua mente la corona di un fiore; cioè, quella parte che sostiene la corolla di petali.
In lingua italiana forse andrebbe bene battezzarla “Corollavirus”, significando in ciò la delicatezza e la scarsa resistenza di questi virus.
A volere azzardare una graduatoria che riguardi la resistenza all’ambiente dei virus, il coronavirus lo sistemerei nel mezzo, tra l’Herpes e il virus dell’Influenza. L’Herpes virus è molto sensibile a motivo della sua membrana fragile, che possiamo paragonare al merletto di un abito da sposa dove, rompendosi questo merletto va rifatto l’intero abito; nel senso, che non è un pezzo riparabile neppure da mani esperte. Ebbene, al “nostro” basta che si sfascino i petali ed ecco che diventa mansueto come un puledro addomesticato. Il virus dell’influenza invece, mi piace paragonarlo a quella “signora molto elegante, che vuole su di sè le massime attenzioni; in buona sostanza, vanitosa”. Solo che questa signora non è delicata nei tratti somatici, vellutata nella pelle, ma rozzamente corazzata. Subito dopo, il “Parvovirus”; cioè, il virus meglio conosciuto della “Quinta malattia” in età pediatrica. Questi “Parvovirus” li possiamo immaginare come i campioni di questa mini-graduatoria. La loro superficie esterna è circondata da spessi aghi e corti, oserei paragonarli ai cosiddetti “ragazzi che trascorrono la loro esistenza giornaliera più per strada che in casa con i genitori. In buona sostanza, come quei ragazzini “ferrovecchi”, della famiglia nomade. Infatti, questi belli ragazzini, con il loro vivere sempre a contatto col ferro vecchio, magari arrugginito e anche a contatto di altri agenti infettivi, si rivelano molto resistenti per via del loro robusto sistema Immunitario; così, il “Parvovirus” microrganismo che resiste a tutte le intemperie; “immortale”. Mentre i Morbillivirus, che sono i patogeni responsabili della Peste bovina, del Cimurro e del Morbillo, si manifestano con effetti palesi sia nelle specie che fungono da serbatoio, sia in quelle specie riceventi, i Coronavirus causano tutt’al più sintomi che interessano l’apparato respiratorio di intensità da medio a moderati. Ad esempio, il classico Raffreddore è causato da alcuni coronavirus.
Quando è scoppiata questa pandemia; lo ricordiamo tutti che la maggior parte degli esperti in virologia non si sognava di trovarsi davanti questo evento epocale causato da “un virus”. Perchè? Per il semplice motivo che le prime due epidemie sempre provocate da Coronavirus; e cioè, la SARS del 2002-2003, e la MERS, sono state contenute perchè tutti e due questi agenti microbici-patogeni erano poco trasmissibili, ma di contro, molto letali. Infatti, la SARS-COV-1 è stata estinta perchè, questo virus, per capirci, cercava di mettere il suo piede numero 42 nella nostra scarpa con numero 39, il che si rivelava causa di elevata mortalità; circa del 10%. Infatti, un Virus poco trasmissibile è altamente patogeno, e viceversa, un Virus altamente contagioso è poco patogeno. Per concludere, la MERS, è decisamente più pericolosa del Coronavirus con cui oggi stiamo incrociando i guantoni. Infatti la MERS ha un tasso di mortalità del 34% e tuttavia, in fatto di trasmissibilità è molto scarsa.
Bene, questa pandemia ci sta insegnando che i Coronavirus non sono sostanzialmente inoffensivi, come erroneamente li si considerava, ma sono degli abili “Dissimulatori”. Proprio a motivo che nessuno si aspettava sorprese di questo genere, purtroppo, SARS-COV-2 è un agente microbico pieno di energia e, appunto, pieno di risorse,