Il nostro corpo disperde il calore tramite la pelle e il sudore. Ora, se questi meccanismi di notevole sofisticazione, che l’evoluzione ci ha astutamente fornito, dovessero fallire, è indubbio che moriamo.
Sono i cosiddetti “colpi di calore ” che sentiamo nominare in estate dai telegiornali, insieme alle raccomandazioni a non uscire nelle fasce orarie più calde, a ricordarci di bere e di assumere sali a sufficienza.
Man mano che la temperatura del globo aumenta , cresce pure il numero di persone che muoiono per colpo di calore, in modo particolare nelle nostre civilissime e cementificate città occidentali.
Si stima che ogni anno le temperature abnormi; sia alte e sia molto basse, uccidono 5 milioni di persone; ovverosia, circa il 10% della specie umana.
L’aumento delle temperature e della imprevedibilità del clima non è però solo il problema di salute pubblica. calcolate i paesi in via di sviluppo, dove la siccità, la desertificazione, e le frequenti alluvioni, nonchè, l’innalzamento del livello del mare causano la scomparsa di aree che, prima, erano fonte di sostentamento. I terreni coltivabili diminuiscono, i laghi si prosciugano, i fiumi vanno in secca e l’acqua dolce è sempre più scarsa, gli animali muoiono o si spostano. La stessa agricoltura è infruttuosa, costringendo milioni di persone alla povertà e alla migrazione.
Dalle nostre refrigerate scrivanie occidentali su cui facciamo smart-working, fatichiamo spesso a comprendere che il danno ambientale si sta stratificando su una serie di disuguaglianze precedenti che allargano sempre più il divario tra paesi sviluppati e paesi sottosviluppati.
Ebbene, in proposito ha fatto e sta facendo molto discutere la questione circa l’accessibilità ai vaccini. Una volta che i vaccini contro Sars-cov-2 sono arrivati in quantità spropositati sul mercato, la prima fase della campagna vaccinale ha escluso di fatto la maggior parte dei paesi a medio e basso reddito. Calcolate che il 75% delle dosi disponibili è stato somministrato in soli 10-15 paesi del mondo.
Urge, ferocemente, che la disponibilità dei vaccini raggiunga l’equità di salute pubblica, cui dobbiamo; non dovremmo essere estremamente interessati. Pensare che in Occidente, ci permettiamo il lusso di organizzare dibattiti tra vaccinisti e no-vax, mentre in questi paesi in via di sviluppo solo in sperdute aree hanno ricevuto la prima dose.