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Riforma Pensioni 2022, prepensionamento a 60 e 63 anni: Come fare con APE e OD - Pensioni Per Tutti

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Una lettura noiosa.

Al termine di questo nostro “curriculum”- diciamo così –  dell’anno 2021, vorrei trasmettervi qualcosa che vi apra il cuore verso una grande speranza. Per carità, non voglio dirvi parole fatue, parole vuote, sterili di semplice incoraggiamento, ma dirvi una parola di fiducia, di speranza su questo drammatico evento da nome “pandemia”.

Il 2020 è stato terribile, per tutta quella serie di insopportabili tensioni, di morti a causa di un microbo assolutamente sconosciuto, che ci ha trovati totalmente impreparati, ma soprattutto, smemorati, facendoci ricordare la nostra costante vulnerabilità.

Il 2021 si è presentato con credenziali più favorevoli alla lotta contro questo agente. Questo, oggi, ci dice che abbiamo imboccato una via di uscita.
Mi pare evidente che non siamo assolutamente dove eravamo un anno fa  e neanche un anno e mezzo fa nè, sei mesi fa.

Ecco, il mio desiderio è stato ed è ancora oggi,  quello di convincere che questi eventi drammatici come le pandemie, sono eventi  trasformazionali, similmente a come lo sono le guerre. Chiaramente un terremoto, per grave che sia, non si estende a tutto il mondo, come pure uno tsunami che non ha lo stesso effetto devastante, a meno che a scontrarsi con la sua furia non ci sia una centrale nucleare posizionata proprio nel posto sbagliato.

Dicevo, dunque, “trasformazionali”, che portano con sè  una terribile energia distruttrice, ma portano anche una grandissima forza di rinnovamento.

Noi viviamo e operiamo in un sistema chiuso e quindi non possiamo continuare a sfasciare da una parte senza pensare che questo ricada su altri pezzi del sistema.

Le pandemie invece colpiscono molte, moltissime, persone. Potenzialmente, tutte: nel mondo ce ne sono quasi 8  miliardi, e le ambizioni del virus erano e sono di infettare ciascuna di questi 8 miliardi.

Per questo, per il nostro complesso sistema, il Sars-Cov-2 è molto più che un Virus: è uno stress test. UNa molla potente di cambiamento.

Le cose, infatti, non torneranno come prima. E questa è una grande opportunità  per ripensarle: come persone e come comunità.

Se spezziamo in due la parola “pandemia”, abbiamo “pan” che vuol dire “tutto”, e  demos, che vuol dire “popolo”; tutto il popolo.

Ma il termine “pan” non significa soltanto  “tutto”, ma identifica anche il dio Pan, che è raffigurato mezzo uomo e mezzo animale, dio della natura. Col viso paffuto e occhi espressivi, una creatura peccaminosa in quanto ibrida, la sua immagine viene usata spesso per raffigurare il diavolo.

Il suo significare “Tutto”, coinvolge la mente e il corpo come una forza inarrestabile e spaventosa che noi chiamiamo semplicemente “panico”.

Quando si è presi dal panico, infatti, si è completamente assorbiti e guidati da una forza esterna. La paura travolge e rapisce, e si perde la padronanza di sè.

In effetti le pandemie  è così che fanno esplodere i sistemi: provocando panico e paura. E lo fanno sia in maniera diretta, rendendo inadatte alla vita normale molte persone che si ammalano, sia attraverso un potere insidioso e subdolo: quello di creare una coltre invisibile di nuovi problemi che si aggiungono  al resto. Paura di ammalarsi e di morire. Di perdere il lavoro. Ma anche l’amore, gli amici, le relazioni. Paura del…vaccino. Paura dell’ignoto. Una specie di strato di complicazione che ci appesantisce e ci affanna perchè si autosostiene e si alimenta. Fino a quando il sistema non reagisce, la paura  e lo smarrimento  si infiltrano nel quotidiano, con esso si scontrano, costringendoci a inventare  modi nuovi  per sopravvivere e a confrontarci con temi ed eventi che individualmente e collettivamente avevamo rimosso: la morte per esempio, ma anche il rapporto conflittuale  e violento che abbiamo con la natura, da cui però, siamo totalmente dipendenti. Una natura che non ci è nè madre nè matrigna: alla natura di noi, non importa nulla, ci considera animali come gli altri. E dunque, se non esiste un disegno  alcuno ma solo equilibrio da rispettare, dovrebbe essere più semplice comprendere che i Virus non sono “Flagelli”, ma semplicemente  virus. Creature come le altre che puntano a sopravvivere. Che si fotocopiano e si replicano soltanto per propagare il proprio genoma.

Quello che i virus si lasciano dietro è del tutto irrilevante, loro guardano avanti.

Al contrario di noi. Di fronte alla rivolta messa in atto da un evento biologico inaspettato e pervasivo, abbiamo scoperto che quanto in retrospettiva potevamo definire “progresso”- tecnologia, mercato, globalizzazione  ec. ecc. – ci dava soltanto illusione di potere controllare tutto. In realtà, non controllavamo un bel niente.

Per concludere. In questo contesto, le parole cambiano d’umore e di senso. Pensate al rovesciamento semantico degli aggettivi “positivo” e “virale”. “Ho beccato un virus” si trasferisce da sciagura tecnologica in un sistema informatico, a terrore biologico  che interessa il corpo umano.

Con questo tediante discorso, dentro cui galleggia la speranza, che aspetta di convertirsi in certezza,  non vi rivolgo sterili e innocui auguri per il nuovo anno, che vengono imposti dalla routine del calendario ma, solo….

“CHE QUESTO ANNO CHE STA PER NASCERE CI DIA A TUTTI LA NAUSEA DELLA NOSTRA VITA EGOISTA, SPESSO ASSURDA, E PRIVA DI SPINTE VERTICALI, E ALLARGARE I NOSTRI CUORI PER RIEMPIRLI DI SENSO ALTRUISTICO, E SOLIDARIETA’-