Forza del cibo

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11 AGOSTO 2024

XIX DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO – ANNO B

La prima lettura di oggi ci offre l’immagine di un Elia stanco, affaticato, carico di pesi da sopportare; è bellissimo vedere quanto il Signore si prende cura di lui attraverso l’angelo e il racconto si conclude cosi: “Con la forza di quel cibo camminò per quaranta giorni e quaranta notti fino al monte di Dio, l’Oreb”.  È la forza di quel cibo che ci fa camminare, è la forza di un Dio che non ci abbandona, che ci ama.

Quando le nostre gambe non ce la fanno, quando il nostro cuore è in fatica abbiamo con noi una forza: la forza di quel cibo che è Lui stesso. Non è qualcosa di esterno, superficiale, il cibo entra in noi, fa parte di noi perché nel nostro cuore torni il vigore di un tempo. È da credere?

Si, bisogna credere all’amore di un Dio che si rivela dicendo: “Io sono il pane della vita”, ovvero: sono il cibo di cui tu hai bisogno per esistere, affinché tu possa camminare e sentire la mia forza. Eccomi per amore ti do tutto me stesso. Tu devi solo alzarti e mangiare, perché da sempre io sono con te.

Il Signore sia la nostra forza sempre!

“Pane del cielo che sei Dio,

entra in me

donami la tua forza,

così che la mia vita

si senta unita alla tua,

non per un istante ma sempre.

Dammi la forza,

sostieni il mio cuore

aiuta i miei cari,

perché quel cibo si consumi

fino ad essere parte di me

e io riprenda il cammino

con la forza di Dio,

con la forza di Te.”

(Shekinaheart eremo del cuore)

Cielo

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SABATO 10 AGOSTO 2024

SAN LORENZO, DIACONO E MARTIRE – FESTA

“Se uno mi vuole servire, mi segua, e dove sono io, là sarà anche il mio servitore”.

C’è una profonda unità per noi cercatori di Dio, cercatori di quella luce che illumina il nostro cuore. E questo dono, questa unità é data proprio da Lui, in quella promessa di presenza: dove sono io ci sarai anche tu.

Eppure a volte ci sembra un Dio così distante, da alzare gli occhi al cielo e sentirsi soli a terra. L’invito è non solo ad alzare lo sguardo, ma a vedere quanto Lui ci viene incontro, tanto che il suo cielo è già in te.

Quella promessa di vicinanza, di presenza non è vana, è vera come il cielo che scorgi!

Quel chicco di grano di cui si parla oggi, può morire credendo di portare frutto, solo se davvero riconosce la sua terra e che essa è vita.

Dio è vita persino nelle nostre morti, quando alzando gli occhi al cielo gridiamo: “Dio dove sei?”. “Sono qui con te”.

Ed in quella promessa c’è già la nostra salvezza, ciò non vuol dire che necessariamente tutto andrà bene, ma che Lui è quel cielo in noi, che non ci lascia soli e ci precede; prepara lo spazio affinché quell’unità tanto sperata si realizzi. Però tu alza lo sguardo e contempla, ascolta l’aria, senti gli odori, non devi andare chissà dove per trovare Dio, ti basta la tua stanza, la tua casa, il tuo balcone, c’è un posto per te che non è lontano, c’è un posto che é per te da sempre, a partire dal quale riscoprirai il cielo ed è il cuore di Dio.

“Signore,

aiutami a vedere,

guarisci il mio cuore.

Fammi credere che Tu mi sei accanto,

dammi la forza di alzare lo sguardo

per scorgere Te.

Tu che sei il mio cielo,

illumina la stanza del mio cuore,

così che possa vederci il Tuo

e sentirmi al sicuro

accanto a Te.”

(Shekinaheart eremo del cuore)

Olio del tuo amore

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VENERDÌ 09 AGOSTO 2024

SANTA TERESA BENEDETTA DELLA CROCE, VERGINE E MARTIRE, PATRONA D’EUROPA – FESTA

Oggi celebriamo la festa di Santa Teresa Benedetta Della Croce (Edith Stein). Nel vangelo leggiamo di quel grido che si alzò a mezzanotte: “Ecco lo sposo! Andategli incontro!”. La vita umana è andare incontro al compimento dei desideri del cuore, è trovare il grande amore che dà pienezza alla vita. Edith ha camminato per cercare e andare incontro a quello “sposo” a cui il suo cuore anelava.

“Sposo” è la definizione di Dio che la Parola ci consegna e rende bene l’immagine di una relazione di amore, di dono, di gratuità, di fedeltà, di fecondità, di vita. Se questo vale nelle relazioni umane, non ci sono paragoni per la fedeltà di Dio. La nostra storia si scrive in questa fedeltà, dove l’andare incontro allo sposo è prendere l’olio dell’amore che Lui ci ha dato per alimentare la nostra vita, allora potremo davvero vivere la festa di nozze, amarlo e cantarlo nella vita e nelle opere.

Ogni azione compiuta con l’olio dell’amore vive dello Spirito di Dio e diventa un’azione eterna, è il regno di Dio che si compie già qui, ora. Edith ha fatto ardere tutto quell’olio, è uscita incontro allo sposo insieme ai suoi fratelli affrontando il martirio, guardando alla croce che non è fine a se stessa, scriveva:”Essa si staglia in alto e fa da richiamo verso l’alto. Quindi non è soltanto un’insegna, è anche l’arma vincente di Cristo”. “Sotto la croce ho compreso la sorte del popolo di Dio… Infatti, oggi conosco molto meglio ciò che significa essere la sposa del Signore nel segno della Croce. Ma poiché è un mistero, con la sola ragione non potrà mai essere compreso”.

“Signore,

aiutami a versare l’olio del tuo amore

sulle ferite di chi mi circonda.

Fa del tuo amore

la mia risposta e forza.

Fa che lo ricordi sempre,

che quell’olio mai si spega

e non si consumi,

perché Tu Signore

hai già dato tutto.”

(Shekinaheart eremo del cuore)

Ma voi chi dite che io sia?

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GIOVEDÌ 08 AGOSTO 2024

SAN DOMENICO, PRESBITERO – MEMORIA

Gesù pone una domanda essenziale per la vita di ciascuno: “Ma voi, chi dite che io sia?”. Chi è Gesù per me? Non è una questione dottrinale, di definizione, di dogma e memmeno il pensiero che mi sono fatto di Dio; qui si tratta di riconoscere l’esperienza, la mia relazione, il mio lasciarmi interrogare da Lui. Per capire le sue domande devo mettermi in ascolto e nell’ascolto troverò le risposte.

Gesù ci ha detto tante volte chi è Lui, noi dobbiamo ascoltarlo. Egli si fa conoscere e si rivela con un linguaggio che ogni uomo può comprendere: l’amore.

Una persona la conosci nella misura in cui la frequenti, ma soprattutto nella misura in cui la ami, altrimenti ne rimane una forma superficiale e generica. Solo l’amore ti permette di partecipare ad una vera relazione, che incontra l’altro nella verità di se stesso. Dio è amore, solo se lo amo lo conosco, solo nell’amore posso dire chi è Lui per me, posso rispondere alla ragione della mia vita, al mio essere nel mondo, posso rispondere con la mia vita spesa nell’amore; Lui la vita l’ha data tutta per me.

Questo capovolge anche la mia fede, perché credere significa lasciarmi interrogare, mettermi continuamente in discussione. Chi è Gesù per me? Lo sento veramente come il Signore della mia vita? Colui che da sempre mi ama e ha dato la vita per me? Il mio principio e il mio punto di arrivo? Il senso della mia storia con i suoi alti e bassi e il senso del mondo nelle sue contraddizioni e rivelazioni?

Cerchiamo il Signore, ascoltiamolo, lì è ogni nostra risposta.

“Signore,

Tu sei per me,

la mia parte migliore,

sei di me quell’amore che mi orienta, che conduce e che sento vivo.

Fa o Signore,

che sappia mostrare il tuo volto

a chi incontro,

così che sia Tu a risvegliare

in ciascuno di noi la parte migliore

ovvero, Te stesso unito a noi,

e il cuore conoscerà riparo

in Te.”

(Shekinaheart eremo del cuore)

Signore aiutami

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07 AGOSTO 2024

MERCOLEDÌ DELLA XVIII SETTIMANA DEL TEMPO ORDINARIO (ANNO PARI)

Ogni madre desidera la vita per i suoi figli, quale strazio avrà provato questa donna per la malattia della figlia, infatti si dice che “grida”, chiede pietà, invoca un aiuto senza arroganza, senza pretesa, ma con l’audacia di una madre con il cuore gonfio di sofferenza. I discepoli intervengono non tanto per farsi mediatori, quanto perché la donna “grida”, in qualche modo disturba: non ascoltano il dolore del suo cuore. Anche se in un primo momento Gesù indica la preminenza della salvezza per i figli d’Israele, qui si espande a tutti.

Questa donna è entrata nel cuore di Gesù, l’ha riconosciuto come “Signore”, ha messo in Lui la sua fiducia con la consapevolezza della propria indegnità e l’urgenza del bisogno di guarigione e di vita per la figlia.

“Signore, aiutami!”. È la preghiera più semplice del mondo. “Signore, aiutami!”. È il dialogo della vita con il Signore; una vita è data a chi crede, a

chi la chiede con fiducia, non a chi la pretende. Nessuno davanti a Dio può arrogarsi il diritto di imporsi, ma può osare l’audacia di chiedere quel bene che Dio stesso è venuto a portare: una vita salvata.

Basta una briciola di fede, basta una briciola di pane, lì è racchiusa tutta la potenza della salvezza di Dio. Questa salvezza non ha tempi o luoghi, è puro dono che agisce nei cuori che la desiderano e che la accolgono. Apriamo il cuore a Cristo, apriamo le mani a una briciola di pane; ogni briciola contiene la grandezza di Dio. Chiediamo al Signore la fede di quella dona, la convinzione che tutti sono amati, non ci sono figli di serie A o B; la misericordia di Dio si posa su ogni miseria umana, nessuna briciola andrà perduta, ma sarà amore vivo, vita di Dio donata senza riserve.

“Signore aiutami,

affinché il mio cuore

non smetta mai di cercarti.

Fai della mia vita

una briciola del tuo pane,

così che diventi anch’io

amore senza riserve

e possa donare Te

agli altri.”

(shekinaheart eremo del cuore)

Trasfigurazione

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MARTEDÌ 06 AGOSTO 2024

TRASFIGURAZIONE DEL SIGNORE – FESTA

Molte volte nella Bibbia il monte è il luogo dell’incontro con Dio, dimora di Dio, e desiderio dell’uomo è quello di poterlo vedere.
“Venne una nube che li coprì con la sua ombra e dalla nube uscì una voce: «Questi è il Figlio mio, l’amato: ascoltatelo!»
La nube è segno di evaporazione, di fecondità, di vita; Maria sarà avvolta da una nube. La nube permette di vedere la luce del sole, la luce è vita. Dalla nube non emerge il volto di Dio ma la sua voce, che ci indica chi ascoltare. Qui si svela l’identita di Gesù: Lui è il vero volto di Dio e dell’uomo. Il volto dell’amore, di Colui che si lascia mettere in croce per amore dell’uomo. La croce diventa la trasfigurazione dell’amore. Una persona è trasfigurata quando fa l’esperienza di sentirsi profondamente amata. L’amore cambia la vita, la rende più luminosa, bella, felice. Il volto di Dio è la trasfigurazione dell’amore. Non importa come gli altri ci vedono, importa quella libertà che Dio ci ha dato per dare senso alla vita. Tutti in qualche modo cerchiamo quel Volto e siamo destinati alla trasfigurazione, a diventare volto di luce, volto dell’amore del Padre.
Le cose belle ci colpiscono, ci emozionano, ci seducono. Pietro non è stato sedotto dall’onnipotenza di Dio, ma da una luce di vita, dalla bellezza del volto di Gesù, dove l’uomo si può sentire finalmente a casa, un luogo bello per dimorare. Non c’è volto più bello di chi cerca Dio e trova in Lui il compimento dei desideri del cuore.

“Signore,
salgo con Te sul monte,
nel punto più alto,
conducimi Tu.
Ti cerco ogni giorno,
perché di desidero accanto,
stai con me,
così che ogni nube
abbia il sole del tuo amore come risposta.
Non ho bisogno di una tenda,
perché Tu scendi con me,
ora la tua luce è in me.”
(Shekinaheart eremo del cuore)

 

Date voi stessi da mangiare

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05 AGOSTO 2024

LUNEDÌ DELLA XVIII SETTIMANA DEL TEMPO ORDINARIO (ANNO PARI)

In quel: “date loro voi stessi da mangiare”, sembra essere racchiuso tutto un programma per i discepoli di allora e per noi oggi. In memoria di Gesù ogni giorno ci troviamo ancora a perpetuare il miracolo del pane, che dona sazietà a quella fame che solo il Signore può colmare. Viene subito da domandarci: come possiamo fare questo, se anche noi siamo povere creature, affamate di cibo, di affetto, di valori, di felicità, affamati di Dio?

Gesù insegna sempre, comprende ancora prima che noi esponiamo le nostre miserie, perché il suo cuore vive la compassione per tutta l’umanità, che lo spinge a guarire i malati, a dare nutrimento alla folla affamata.

Gesù ci chiama a “dare loro da mangiare”, ossia a condividere quanto abbiamo e siamo, perché per Lui, non conta la quantità di cui disponiamo, bensì la disponibilità del cuore. Egli vuole aver bisogno di noi per moltiplicare il suo amore. Cinque pani e due pesci, per un totale di sette, che è il simbolo della pienezza, della totalità. Tutto quello che si ha e si è  viene benedetto da Dio e condiviso con tutti, cosi che alcuno rimanga senza, anzi ci sia addirittura un sovrapiù, perché l’amore condiviso compie il miracolo di abbondare sempre.

Benedire, spezzare e dare, sono gesti che ha compiuto Gesù allora, che compie il Dio con noi oggi e che anche il più povero della terra può condivide quel poco che ha, perché come asseriva già Epicuro: “Non ciò che abbiamo ma ciò di cui godiamo, costituisce la nostra abbondanza”.

“Signore,

ti dono ciò che sono,

perché assieme a Te,

quel pane che mi dai

mi renda dono.

Ho poco da darti

ma è tutto ciò che ho,

è la mia storia, è la mia vita,

che unita alla tua è unica.

Unica, perché come sei Tu

è la mia relazione con Te:

un pane spezzato che unisce.”

(Shekinaheart eremo del cuore)

Pane del cielo

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04 AGOSTO 2024

XVIII DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO – ANNO B

La folla cerca Gesù perché hanno mangiato un pane che ha saziato, ma Gesù vuole dare loro un altro cibo e li invita a credere in Lui quale inviato dal Padre.
Credere a Dio significa accogliere  l’amore per l’uomo manifestato nel Figlio, al punto da non poter vivere senza quell’amore che dà senso a tutte le opere, così le opere non sono l’aspetto principale, ma lo è l’amore di cui esse si nutrono.
L’agire che Dio ci indica è quello di partecipare alla salvezza che viene da Lui: non faccio il bene così sarò ricompensato, ma partecipo a tutto quel bene che Dio mi dà nel suo Figlio  inviato per saziare la vera fame dell’uomo, inviato quale pane dal cielo. Quando Gesù dichiara che il pane che Lui dà soddisferà la fame dei cuori, intende dire che tutti i cuori non avranno più fame di altro e non si illuderanno più di trovare sazietà altrove.
Gesù si presenta come il vero pane disceso dal cielo, mandato dal Padre, un pane che contiene tutta l’eternità,  così allude a quella relazione che ci viene partecipata, perché solo Lui fa conoscere il Padre nel suo amore per noi, è Lui a introdurci nella sua stessa intimità di amore sconfinato con il Padre.
All’uomo che nasce affamato, Dio dona se stesso, il pane del cielo che alimenta la vita, sazia quel desiderio d’infinito, che ognuno ha in sé, perché contiene e dona un pezzetto di Dio in noi.

“Pane del cielo,
Dio in ogni frammento,
entra in me,
entra nel mio cuore.
Nutri la fame di vita
che esso attende.
Sazia l’urgenza di cibo che non smette,
così che dal tramonto all’alba
ci sia Tu con me,
cuore a cuore.
Ed io Ti rendo lode per quel pezzo di Te che hai dato a me.”
(Shekinaheart eremo del cuore)

Testimone

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03 AGOSTO 2024

SABATO DELLA XVII SETTIMANA DE TEMPO ORDINARIO (ANNO PARI)

Il Vangelo di oggi inizia parlando di risurrezione e termina parlando di morte, ma la morte di Giovanni Battista continua a parlare di vita. Le parole di verità che Giovanni pronunciava risuonano ancora in Erode, tanto da pensarlo vivo. La verità non si può eliminare, puoi eliminare solo chi la pronuncia, e costui diventa un martire, testimone della verità, dove le parole sopravvivono alla morte. Possiamo affermare che la verità vince la morte.

Quando temiamo la verità cerchiamo di metterla a tacere, di rinchiuderla, cosi facendo non ci accorgiamo che stiamo precludendo a noi stessi una possibilità di vita, di vivere secondo una legge di libertà e di amore, che quella Parola contiene.

L’inganno sulla verità si veste di bellezza, è sempre stato così fin dall’inizio dei tempi: quel frutto era buono, bello, desiderabile (crf Gen 3,6). Ma non sempre ciò che appare è verità, è buono; spesso il male si “veste bene” per rendersi più desiderabile, altrimenti uno non lo farebbe.

Erode cede al tranello del male, tuttavia, non riesce a soffocare quella verità che aveva intravisto e Giovanni diventa il testimone assoluto di una verità più forte della vita e

della morte, testimone credibile della parola annunciata.

“Gesù,

aiutami a correre con Te,

a essere testimone di ciò che mi doni.

Insegnami a guardare gli altri

come fai Tu.

Parla al mio cuore

perché sappia cosa fare,

suggeriscimi parole di speranza,

donami il coraggio e la serenità

che provengono dal tuo cuore,

così che la mia vita

sia unita alla tua per sempre.”

(Shekinaheart eremo del cuore)

Patria

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02 AGOSTO 2024

VENERDÌ DELLA XVII SETTIMANA DE TEMPO ORDINARIO (ANNO PARI)

Gesù è nella sua patria, tra la sua gente, eppure non viene né capito, né creduto. Pensano di conoscerlo, di sapere tutto di Lui e quindi non può essere un profeta.

Quando l’interlocutore non è disposto ad ascoltare si genera una sorta d’incomunicabilità dove la parola non fa breccia, non c’è spiegazione che tenga.

Dio si rivela, il mistero di salvezza che Gesù annuncia, chiede di essere accolto nel presente come novità che irrompe e cambia la vita di chi lo accoglie, ma non sempre viene capito.

D’altro canto se l’uomo spesso è un mistero persino a se stesso, come può comprendere il mistero di Dio? Ciò che l’uomo può fare è aprirsi con fiducia a tutti quei segni di vita e di amore che lo circondano.

Dio non si mostra a chi pretende di possedere la verità, ma a quanti si riconoscono discepoli e si lasciano istruire nel cuore.

Il centro della nostra fede è riconoscere che la potenza e la sapienza di Dio, si rivelano nell’umanità di Gesù, in quest’uomo così ordinario, così uguale a noi, eppure Figlio di Dio.

Oggi chiediamo la grazia di accogliere con umiltà i più piccoli raggi di luce, per avanzare nelle vie di Dio e credere sempre che il suo amore ci raggiunge dove siamo: che il suo villaggio sia il nostro, che la sua casa sia la nostra.

“Signore,

aiutami a liberare il cuore

da tutto ciò che non mi permette di credere in te.

Possa vivere di quella fiducia

che da sempre cerco e desidero.

Tu Figlio di Dio

mostrarmi il volto di Dio,

così da poter vedere

nei Suoi occhi i miei

e scoprire che da sempre,

il Padre con amore

mi stava guardando.”

(Shekinaheart eremo del cuore)