“Diede loro la forza”. Per guarire e far guarire c’è bisogno di forza. Non una forza qualsiasi, data dai nostri innumerevoli sforzi, ma la forza di Dio. Egli ci chiama e in questa chiamata troviamo anche la forza. A volte però non sembra, le preoccupazioni, le paure e le fatiche offuscano il nostro cuore e non riusciamo a percepire alcun tipo di aiuto. Che fare? Fermarsi e chiedere a Lui la forza.
L’affanno del tempo presente, spesso ci spinge a fare, fare, “tirando la corda”, invece, proviamo a fermarci un momento dinanzi a Lui, ricarichiamoci, raccogliamo le forze, confidiamo in Dio.
Il Signore chiama anche noi a vivere della Sua forza. Questo è molto bello, perché dopo tanta fatica, arriviamo a comprendere che possiamo contare su di Lui, sul Suo amore. Egli non si sostituisce a noi, l’ha già fatto una volta e per sempre sulla croce, e da quella croce nasce la nostra forza. Quando ci sentiamo “crocifissi” lasciamoci vivere, liberare ed amare da Dio, che con cura ci farà scendere dalla croce, salirà per noi Suo figlio, affinché da tutte le croci che verranno, sappiamo alzare lo sguardo e trovare la forza.
“Signore prenditi cura di me
e del mio cuore.
Donagli la forza necessaria
per vivere e far vivere chi mi è accanto
di quello stesso amore che Tu hai generato.
Ad ogni passo, in ogni momento,
possa sentire la Tua mano forte
sostenermi.
Possa sentirmi custodito da Te
e vivere di questa certezza”. (Shekinaheart eremo del cuore)
Il Vangelo di oggi ci aiuta a comprendere quanto sia grande la familiarità con Gesù. La Sua Parola è il mezzo con cui possiamo far parte della famiglia di Dio. E come in ogni famiglia vi sono difficoltà, fatiche, ma anche meraviglie e riuscite. La Parola è quello slancio capace di farci allargare lo sguardo, renderlo attento, non perché teme il Signore, ma perché è familiare con Lui.
Il Signore ci chiama a sentirci parte di una relazione importante, madre e fratelli sono legami di sangue, di DNA; la nostra origine è essere parte di Lui, ed è proprio per questo che il nostro cuore può trovare la pace.
La pace data dall’ascolto della sua Parola ci forma e ci trasforma secondo il cuore di Dio. Sant’Agostino diceva: “il mio cuore è inquieto finché non riposa in Te”. Questo perché nella profondità il nostro cuore sa a chi appartiene, c’è quella parte di noi pulsante, che tende ad incontrare il suo Dio. Allora fermiamoci ad ascoltare la sua Parola. Fermiamoci e facciamola entrare in noi, così che ci aiuti a crescere, per poter essere ciò che siamo chiamati a diventare: fratelli e madri nell’umanità.
Il Vangelo di oggi ci parla di una luce che non può restare nascosta. Una luce che proprio per come è fatta, non può nascondersi. Nel buio della notte la luna e le stelle sono evidenti, così Dio nel nostro cuore: non lo possiamo nascondere.
Gesù ci dona la speranza che nonostante il nostro buio, non possiamo spegnere la Sua luce. Il Suo amore è piu forte del buio del nostro errore. Adamo si nasconde perché è nudo, Dio gli dice: “dove sei?”. Gli parla, l’ha già visto,. La Sua luce illumina la nostra oscurità prima ancora che ce ne rendiamo conto.
Dove siamo? Non nascondiamoci davanti a Dio, siamo finalmente a casa.
Non abbiamo bisogno di nasconderci dinanzi a Lui, possiamo essere noi stessi, con il nostro buio, con i nostri gesti a volte cupi; Egli saprà ridonare la vita se glielo lasciamo fare, saprà illuminare ogni parte di noi se lo lasciamo operare. Il nostro cuore non è solo buio, è già luce, una luce che deve solo emergere e risplendere.
Sia questa settimana una tempo di ripartenza, dove tirare fuori ciò che è nascosto e fa paura, per illuminarlo con la luce dell’amore di Cristo!
“Signore riaccendi la Tua luce in me, risplendi.
Oltre il buio della notte,
la Tua luce brilla,
non si può spegnere.
Chi vuole spegnere l’amore?
Forse io con le mie opere?
Signore perdona il mio cuore quando nel buio oscura,
Che terreno sei? Non importa. Il Signore semina la Sua Parola ovunque, con il rischio di essere calpestata o di diventare secca.
L’amore non si risparmia mai, osa, viene incontro, perché se sei un terreno che non dà molto frutto, hai l’occasione di essere altro. Dio è così.
Mentre alcuni terreni sono specifici per un seme, qui il vero terreno è l’amore. Un terreno che tutti abbiamo nel cuore, perché Egli ci ama tutti.
L’invito è credere di essere un terreno che ha possibilità. Chi nell’errore non vorrebbe un’altra occasione? Forse proprio per far diverso. Lo stesso noi con Dio, anche se a volte ricadiamo e ricadiamo sullo stesso masso. Ecco perché la Parola da ascoltare c’è ogni giorno, un Parola che mentre l’ascolti ti trasforma, e forse tu non lo sai. Una Parola capace di sprigionare in noi quel miracolo tanto atteso: la guarigione del cuore.
Cos’è è avvenuto? Il Signore è sceso nel tuo cuore e ne ha fatto un terreno, coltivalo, conosci il tuo cuore, cosa ti passa, cosa sta vivendo, e li troverai Dio che se ne prende cura, ed allora scoprirai ciò che desideravi da tempo: quella possibilità è già qui, e tu, sei pronto a far diverso?
Nel Vangelo di oggi leggiamo che Gesù non era solo, aveva con sé i dodici e alcune donne. La storia di tanti trova un punto comune che unisce: Gesù. Egli non sta fermo, esce, viaggia, cerca; nel cuore solo un desiderio: dire a più persone qual è il vero volto del Padre e far rendere il cuore di ciascuno salvato. Nessuno è escluso da questo progetto di amore.
L’antifona al vangelo dice: “Ti rendo lode, Signore del cielo e della terra,perchè ai piccoli hai rivelato i misteri del Regno (Cfr Mt 11,25)”. Ci apre a questa consapevolezza, che non importa quanto io mi senta ultimo, inutile senza speranza, poiché è proprio la speranza che viaggia per incontrarmi.
Coloro che sono con Gesù sono dei segni della concretezza di Dio, del suo essere in mezzo a noi. Aiutiamoci a renderlo vivo, condividiamo con altri la bellezza di questo Vangelo che si fa carne non solo una volta, ma sempre nelle nostre vite. Non lasciamo nessuno nel dubbio o nella fatica ma preghiamo per loro, viaggiamo con Gesù nei deserti degli altri e portiamoli sull’altare.
Siamo qui, ci siamo grazie anche a chi ci ha preceduto.
“Signore,
desidero incontrarti,
desidero viaggiare con Te.
Portami nel Tuo cuore,
fammi comprendere che
anch’io ho un posto nel Tuo.
Non importa il mio peccato, o la fatica,
perché il Tuo amore
spalanca le porte,
ed io, commosso e affaticato dal peso del mio errore,
entro nell’immensità di Te
e scopro che finalmente ho una casa per vivere: Tu.”
La compassione di Gesù spiazza il cuore. “Non piangere!”. Chi se non proprio Lui poteva comprendere il dolore di una madre? E quasi nel pensiero della sua, togliere almeno a lei quel dolore.
Così Gesù fa con noi, toglie il nostro dolore, lo prende su di sé. La sua vita, è per noi il segno che la nostra è già salvata, è segno e risposta che al nostro dolore, c’è un amore più grande. L’amore più grande viene da Dio, che si china su di noi e ci dice: “Non piangere!”.
“Non piangere!”. Questa parola oggi è per te, che ti senti di aver perso tutto, di non avere speranze: “Non piangere!”. Tu che credi di essere fallito/a e la tua vita non abbia senso: “Non piangere!”. Egli è qui con te e la sua compassione non è una magra consolazione, è amore vero riversato per te, affinché tu non soffra più. E se anche dovessi ancora soffrire, possa tu comprendere che non sei solo, perché Dio ha toccato il tuo cuore e ti ha detto: figlio mio vivi, rinasci, io sono qui con te. Il mio amore è vivo ed è per te; il mio amore riempia il tuo cuore; il mio amore ti sia di forza, non lasciar scendere le lacrime, perché non desidero vederti soffrire, voglio per te una vita in cui serenamente tu possa esistere e far esistere.
Sia davvero per ciascuno il tempo in cui sentirsi colmare, toccare il cuore da Lui e possa consolarci ora e sempre, possa ciascuno di noi vivere una vita piena di Dio!
La distanza non impedisce al centurione di sentir parlare di Gesù, al punto da credere che nonostante la distanza, basti una sola parola ed il suo servo guarirà.
Oggi ci viene chiesto di credere in Lui anche quando ci sentiamo distanti, poiché Lui c’è. Non c’è distanza che Lui non possa attraversare.
Quel servo guarirà grazie alla fede del suo padrone, infatti non leggiamo nel testo che quel servo chiedeva la guarigione.
Dovremo anche noi farci voce di chi non ha voce, non se la sente o pensa che Dio è troppo distante; dovremmo far fare agli esperienza di vicinanza. Quella guarigione è il segno di una fede grande, è il segno che Dio è nelle nostre relazioni e che possiamo essere noi stessi segno dell’amore di Dio.
Gesù di una parola! Il Signore ogni giorno ci dona una parola per sanarci. Quale è la tua di oggi? Leggila, fermati, medita, fai che essa ti guarisca nel profondo e confida in Dio, le cui parole annullano le distanze e ci aiutano a credere in Lui. Non c’è luogo dove Dio non ti raggiungerà per cercarti, poiché mentre lo invochi è gia in cammino, non perché era distante, ma perché in verità il cammino è tuo, sei tu che riuscirai a comprendere la Sua vicinanza e questa sarà la guarigione piu grande.
“Signore,
fa che non mi senta solo,
aiutami a comprendere che Tu ci sei.
Alla distanza che il mio peccato pone,
porta la tua Parola
per rafforzare il mio cuore,
per essere quella luce
in grado di chiedere per altri la guarigione,
ed il mio cuore senta il Tuo amore attraversarlo pienamente, totalmente
Tutta la liturgia di questa domenica, ci parla del perdono che Dio ha profuso in abbondanza per ciascuno di noi.
Gesù racconta la parabola del debitore spietato, in risposta alla domanda stupita di Pietro, sulla capacità reale di offrire il perdono ai fratelli, ben più di un numero di volte indicato da una legge. Quante volte? Ma l’amore di Dio, il Suo perdono non ha un numero è infinito, immenso, eterno. Pietro dalla risposta di Gesù capirà che perdonare è dono di Dio.
Così preghiamo nel Salmo 102 di oggi: ” Egli perdona tutte le tue colpe. / Non ci tratta secondo i nostri peccati, non ci ripaga secondo le nostre colpe./ Come il cielo è alto sulla terra, così è grande la sua misericordia.”
Veramente il “Signore è buono e grande nell’amore” talmente tanto, che noi non riusciamo a comprenderne appieno la portata. Il perdono è in funzione dell’esperienza che facciamo di Dio e non della nostra bontà di cuore. Il perdono è un incontro con Dio che annulla qualsiasi distanza tra noi e Lui. Un incontro che mette al centro la fede, la nostra miseria, il nostro errore e fa esaltare la bellezza del Suo perdono, in grado di dirci che noi non siamo l’errore commesso, ed il perdono diventa la certezza di una nuova possibilità, di poter cambiare e crescere.
Credere è prendere coscienza dell’alleanza con Dio, che ci viene rivelata proprio perdonandoci il nostro peccato e dandoci la capacità di vivere in comunione con Lui.
Il miracolo che oggi si impone al nostro cuore è quello di vivere il perdono al fratello, come un segno di quella vita divina, di cui siamo diventati partecipi.
“Signore nella Tua misericordia affido il mio peccato,
Qual’è quella casa che costruita in profondità non vacilla? È il nostro cuore!
Il Signore nel Vangelo di oggi ci invita a scendere in profondità, a creare fondamenta, affinché il nostro cuore non vacilli.
Questa lettura considera basilare, oggi possiamo farla diventare un po’ più profonda. Oltre a cercare di costruire la relazione con Dio con solidità, vi è la prima parte del testo che parla di frutti buoni o cattivi. Dovremmo chiederci: in noi cosa esce? Nelle nostre relazioni, nella vita quotidiana, sono più le parole che costruiscono o quelle che distruggono? Questo perché ciò che esce ci permette di comprendere come si sta costruendo. E non è un caso che proprio il Vangelo ci chieda cosa esce e poi come costruire.
Mettiamoci davanti a Lui disarmati, senza temere di cosa possiamo scoprire di noi, perché siamo dinanzi a un Dio che è Padre e il Suo volto non fa paura. A Lui possiamo dire: papà sono cosi. Cosa accadrà? Ci sentiremo amati persino in quel frutto cattivo, che piano piano cadrà. Nascerà da quello stesso ramo un frutto buono; nato, irrigato tra molte lacrime e molti sbagli.
Il nostro essere forti non sarà durezza, bensì la certezza di aver trovato un amore corrisponderci, anche quando non eravamo capaci di amare. E sarà quell’amore il nostro fondamento.
Non vacillerai più, se cadrai saprai rialzarti, perché Dio non ti ha creato per vederti a terra ripiegato, ma in piedi, risanato. Lascia ciò che ti fa soffrire a Lui, portagli il tuo peso, fosse anche l’unica cosa che sai donargli, ed il Suo amore t’invaderà; una traboccante forza inonderà il tuo cuore e ti scoprirai non più solo, ma parte di una storia con Dio, le cui radici ora sono profonde.
“Signore,
donami la forza di venire da Te.
Donami il coraggio di dirti:
sono così.
Solo così sarò guarito,
perché solo guardando l’amore ci si può scoprire amati.
Libera il mio cuore,
liberalo dalla presunzione di fare da solo
e guidalo affinché cresca e si fortifichi e quel frutto cresca,
Tutti cercano di toccare Gesù, perché Lui emana una forza che fa guarire tutti. Da dove gli arriva tale forza? Dal Padre, da quelle notti in preghiera, in cui il Figlio sente solo la voce del Padre.
Mentre scende la sera e il giorno passa, il Figlio dell’uomo comincia il suo dialogo con il Padre e quella forza, sarà la forza per tutte le nostre notti, dove con la luce spenta nel cuore, non abbiamo neanche la forza di pregare.
Benedetta quella notte tra Gesù e il Padre, poiché da essa tutti noi chiamati figli, possiamo attingerne la forza.
Gesù chiama i suoi discepoli, non troviamo scritto qual’è il loro compito, quali criteri usa per scegliere, sappiamo di qualche legame parentale tra i discepoi, di Giuda che lo tradirà. Non è una dimenticanza è un dono fattoci per comprendere cio che conta: che imparino a vivere le notti con Dio, per toccare il cuore di Dio e sentirsi toccati.
La preghiera è toccare il cuore di Dio è sentirsi amati nel profondo. Solo l’amore guarisce, sia sempre il Suo cuore capace di guarirci dalla notte e ritrovare anche li, sfumature di luce, sfumature di Dio.