Essere chiamati

 

essere chiamati

 

06 SETTEMBRE 2022

MARTEDÌ DELLA XXIII SETTIMANA DEL TEMPO ORDINARIO (ANNO PARI)

LITURGIA DELLA PAROLA   (clicca qui)

Prima lettura: 1Cor 6,1-11

Salmo: Sal 149

Vangelo: Lc 6,12-19

 

La chiamata dei dodici è preceduta da una notte in preghiera. Il nostro stare con Lui, nasce direttamente da una relazione con il Padre. Nella preghiera in un dialogo di amore, nasce il nostro essere chiamati a Gesù, è come se Dio avesse suggerito i nostri nomi e non dobbiamo dubitare di esserci, perché nel cuore di Dio ci siamo proprio tutti.

Cosa faremo per Lui, cosa diventeremo? Semplicemente noi stessi! Ai discepoli non vengono dati incarichi particolari, ma l’unica cosa che conta è riconoscerci lì anche noi, amati da Cristo, uniti con il Padre.

Non c’è storia d’amore più bella, ed è propria a partire da essa che le nostre relazioni, gli incontri, gli impegni quotidiani, acquistano forma e significato.

Il Signore ha scelto di chiamarci a sé perché ci ama e perché questo amore fosse la nostra forza in ogni circostanza. Quando ci sembra che dobbiamo fare necessariamente qualcosa o ci irrigidiamo per il nostro medesimo sbaglio, alziamo gli occhi al cielo, sentiamoci su quel monte semplicemente amati. Egli sapeva già tutto di noi e ci ha scelto accanto a sé, perché non siamo l’errore che commettiamo, non pretende da noi chissà che cosa, però ne spera solo una: riconoscerci da Lui amati, voluti e desiderati, e questo è già abbastanza.

“Signore,

davvero ami il Tuo popolo.

Se siamo tutti qui per ascoltare la Tua voce,

è grazie a questo amore.

Scopro che ci sono anch’io,

non sono uno spettatore che si immagina la scena,

hai chiamato anche me.

Cosa potrò darti? Cosa potrò fare?

Nulla, rispetto al dono che mi hai fatto.

Potrei solo dire, che nonostante il tempo passato

dinanzi a questo Vangelo, io già c’ero.

Prima di me, era già preparato un posto accanto a Te

e da oggi desidero annunciarlo!”

(Shekinaheart Eremo del Cuore)

 

 

 

Il pane della compassione

pane della compassione

 

LUNEDÌ 01 AGOSTO 2022

SANT’ALFONSO MARIA DE’ LIGUORI, VESCOVO E DOTTORE DELLA CHIESA – MEMORIA

LITURGIA DELLA PAROLA   (clicca qui)

Prima lettura: Ger 28,1-17

Salmo: Sal 118 (119)

Vangelo: Mt 14,13,21

 

Il Vangelo di oggi è il miracolo della quotidianità di Dio: la Parola e il pane.

Noi siamo come quella folla che desidera ascoltare solo delle parole buone, perché abbiamo tutti bisogno di nutrire il cuore di bontà, di trovare un po’ di pace, di sostare semplicemente dinanzi a Lui per essere guariti.

Pur essendo nella folla, per il Signore, ciascuno di noi non è anonimo, al punto che Egli sente la nostra fame e la sete, ha compassione. Leggiamo nel brano che non gli basta solo incontrare o guarire i malati che erano là, ma vuole dare vigore al corpo, nutrendolo, affinché tutto l’essere di ognuno si senta riconosciuto e amato.

Gesù nutre i suoi con cinque pani e due pesci, con la semplicità di un cibo di casa, che tutti ricevono, perché partecipi di quell’unica famiglia di Dio, che rende tutti fratelli. Egli ci insegna ad alzare gli occhi al cielo, e a sentire scendere su di noi la benedizione del Padre, affinché lasciato quel luogo essa prosegua, rimanga in noi ora che siamo nutriti con il vero cibo della sazietà: Gesù, il Figlio di Dio.

“Signore,

è difficile comunicare quello che vive il mio cuore,

le preoccupazioni o le paure che vi abitano.

Eppure, tu mi sai comprendere

anche quando non mi so spiegare.

Oggi voglio solo alzare gli occhi al cielo

e vivere della Tua benedizione,

desidero confidare nel Tuo nome,

perché so che non c’è un cuore

che in Te non possa trovare rifugio.

E allora, eccomi qui, come tutti,

anch’io, per nutrirmi di quel Pane

che Tu hai pronto per me

ogni giorno”.

(Shekinaheart Eremo del Cuore)

 

 

 

La gioia promessa

 

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LITURGIA DELLA PAROLA   (clicca qui)

Prima lettura: At 18,1-8

Salmo: Sal 97 (98)

Vangelo: Gv 16,16-20

 

Danno coraggio le parole di Gesù: “Voi sarete nella tristezza, ma la vostra tristezza si cambierà in gioia”.

C’è una gioia che ci attende, il saperlo già solleva il nostro cuore dalla fatica del momento.

Quando ci sentiamo tristi è difficile a volte uscirne, poi arriva quella parola giusta, un sorriso, un incoraggiamento e ciò spazza il cielo dalle nubi. Gesù con la Sua Parola desidera fare questo: rendere limpido il nostro cielo!

Siamo fatti per la gioia, non quella fugace e passeggera, ma la gioia di Cristo, essa nasce dall’amore di Dio che si fa incontro nel nostro quotidiano, affinché anche nei momenti non facili, andando in profondità si possa provare un po’ di pace.

Ci sarà sempre gioia per tutti i suoi figli, è la Sua promessa! Spesso la gioia non è assenza di fatiche, coabita con le difficoltà ed è la forza per affrontarle.

La gioia nasce dal riconoscere che non siamo soli, Egli ci è accanto per rendere il nostro cielo limpido e oltre le nubi c’è un sole che sorge prima di noi.

Colui che ha creato il giorno e la notte, ha fatto di noi una creatura benedetta, amata, voluta, oltre ogni merito, inciampo, ed errore. Dio ci fa la grazia di donarci la possibilità di rinascere con il Suo perdono ad una vita dove la gioia non è una scelta o un’opportunità, ma la conseguenza del Suo amore per noi!

 

 

Rinati dall’alto

 

Rinati dall'alto

 

 

LITURGIA DELLA PAROLA   (clicca qui)

Prima lettura: At 4,32-37

Salmo: Sal 92 (93)

Vangelo: Gv 3,7-15

 

 

Il Vangelo della liturgia odierna, ci indica che per passare dalla terra al cielo abbiamo bisogno di Gesù. È un testo a tratti un po’ difficile; cosa vuol suggerirci oggi?

Rinascere dall’alto vuol dire alzare lo sguardo. Significa vivere il nostro quotidiano anche se con fatica, innalzando il cuore a Colui che ci ha creato. È difficile pensare di elevare gli occhi quando ci sentiamo a terra, e la domanda che Gesù pone a Nicodemo, in verità, interpella anche noi: “Se vi ho parlato di cose della terra e non credete, come crederete se vi parlerò di cose del cielo?”

È proprio per questo che Dio Padre manda Suo Figlio, affinché non dovessimo più alzare lo sguardo alla ricerca di un Dio apparentemente lontano, ma potessimo trovarci di fronte a un uomo, Gesù che ci unisse a Dio. Non è il nostro sforzo a legarci al cielo, ma è l’esperienza fatta con Gesù, che ci permette di conoscere il volto di Dio, che dal basso ci ama e desidera per noi una vita perdonata, redenta.

Rinascere dall’alto, è rivedersi all’interno di un cammino di consapevolezza con Gesù, ripercorre i passi della Sua storia e vedere dentro anche la nostra. Gesù attraverso tutto quello che ha vissuto, ha reso il cielo per noi un luogo dove Dio non è più distante, mediante il Figlio possiamo conoscere l’Amore del Padre.

Le nostre sofferenze sono innalzate da una croce, quella di Gesù, da cui oltre al dolore e alla morte è sgorgata la vita. Dopo la Sua Risurrezione, siamo rinati dall’alto e possiamo credere alle cose della terra, perché in noi c’è un pezzo di cielo da celebrare e offrire, così che il nostro quotidiano sia unito a Dio e da lì trarne la forza.

 

 

Nella nostra terra un pezzo di cielo

 

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LITURGIA DELLA PAROLA   (clicca qui)

Prima lettura: Ger 17,5-10

Salmo: Sal 1

Vangelo: Lc 16,19-31

 

Il Vangelo della liturgia del giorno, comincia con delle dualità: ricco e povero, beni e mali, consolazione e tormenti, per terminare con un’univocità capace di unire tutto questo: la legge e i profeti.

Sono la legge dell’amore e la Parola, capaci di unire queste disparità e rendere tutti consapevoli di ciò che realmente siamo: il popolo di Dio.

Abramo risponde al ricco che: “se non ascoltano Mosè e i Profeti, non saranno persuasi neanche se uno risorgesse dai morti”. Come mai questa risposta? Essa è un po’ la chiave di lettura di questo brano, ovvero: se non si fa un cammino di consapevolezza, dove la legge dell’amore e la Parola sono i mezzi che ci permettono di unirci a Dio e tra di noi, sarà difficile comprendere che la Risurrezione, passata attraverso il dolore della croce, il rifiuto di molti e le sofferenze, è capace di unire terra e cielo.

Tutto ciò che viviamo letto alla luce della legge dell’amore e della Parola, ha in sé forza e speranza nella Risurrezione, tale da donarci coraggio nelle nostre quotidiane fatiche in vista di questa promessa: risorgere!

Il Signore ci dona gli effetti della Sua Risurrezione, possiamo rivivere, sentirci uniti a Lui e ricominciare non più dal peccato, ma dalla grazia del Suo perdono, che passa dalla croce e non si ferma lì, entra in noi.

L’invito è quello di far entrare nella nostra vita, nelle nostre contraddittorietà, nella nostra terra, un pezzo di cielo. Siamo fatti di terra, la nostra umanità nella Risurrezione trova il suo spazio, il suo riscatto, così da poter riflettere un pezzo di cielo, divenire cielo e ridonarlo agli altri.

 

 

Scoprire il cielo

 

scoprire il cielo

 

 

 

LITURGIA DELLA PAROLA   (clicca qui)

Prima lettura: Est 4, 17

Salmo: Sal 137 (138)

Vangelo: Mt 7,7-12

 

Nel Vangelo di oggi il Signore ci invita a chiedere, cercare, bussare, per ricevere e trovare aperto. La condizione che ci spinge a compiere queste azioni precedentemente suggerite, diventa il canale per fare esperienza di un Dio che come Padre non ci dona pietre, ma pane. È il Padre dalle cose buone, è quella casa dove trovata aperta la porta, si sente il profumo del pane. Da figli è possibile fare casa con Dio!

“Tutto quanto volete che gli uomini facciano a voi, anche voi fatelo a loro: questa infatti è la Legge e i Profeti”. Sembra una frase staccata dal contesto di questo brano; in verità, il Signore ci sta chiedendo di fare un passo in più nel nostro cammino: non solo ci invita a chiedere, cercare, bussare, ma a fare di quest’esperienza di paternità un’apertura, un dono per gli altri, che come noi cercano, arrancano, faticano.

L’impegno a cercare, diventa il canale per comprendere e aiutare con gesti semplici, come una parola, un po’ di comprensione, una preghiera, perché il ricevere e il trovare Dio non lascia fermi.

Solitamente dopo aver trovato una cosa, ne diventiamo sazi, il Signore dona un pane che non ci rende mai sazi e chiama a vivere un cammino di comprensione e Misericordia tra noi.

Pieni di quest’amore ricevuto, possiamo dare a chi come noi è in ricerca, un po’ di ciò che siamo, per aiutarci a vivere tutti un pezzo di cielo. A volte abbiamo bisogno di qualcuno che ci aiuti a scoprire il cielo, ad aprirlo, per arrivare a toccare e far toccare l’amore di Dio. Chiedi, cerca, bussa, non mollare mai, perché per te c’è un pezzo di cielo da scoprire, toccare, aprire.

 

Squarci di cielo

squarci di luce

 

LITURGIA DELLA PAROLA   (clicca qui)

Prima lettura: Gc 2,1-9

Salmo: Sal 33 (34)

Vangelo: Mc 8,27-33

 

Il brano del Vangelo di oggi comincia con una domanda dal duplice passaggio, inizialmente Gesù chiede chi Egli sia per la gente e successivamente domanda: “Ma voi, chi dite che io sia?”. Il Signore sta invitando i suoi discepoli e noi a fare un passo avanti: dopo aver fatto esperienza e ascoltato chi Egli sia per gli altri, è il momento di chiedersi: chi è Lui per noi? Nella strada che stiamo percorrendo, nello scorrere degli interrogativi che la vita ci pone, c’è un invito a pensarlo all’interno del nostro cammino.

Come mai questa domanda? Perché a Gesù sta a cuore avere una relazione personale con noi, desidera che tutto ciò che vediamo o sentiamo di Lui, non rimanga in superficie, ma scenda in profondità e diventi stabile nella nostra storia.

Il Signore lungo il corso della vita, non solo tenta di rispondere ai dubbi, alle perplessità rassicurando il nostro cuore, ma ci pone delle domande le cui risposte hanno la capacità di illuminare tutto il resto. Esse sono come un colpo di vento tra le nubi capace di rischiarare il nostro cuore, per scoprire che Lui abita lì con noi e per far diventare le nostre domande e risposte, parti di schiarita dove poter vedere il cielo.

“Signore, siamo qui desiderosi di Luce,

camminiamo lungo la strada della nostra storia con fiducia.

Oggi tu ci poni una domanda: “Ma voi, chi dite che io sia?”

E subito ci viene in mente che ti stiamo a cuore!

Aiutaci ad avere il coraggio di togliere tutte le nubi

che si presentano come sassi lungo la nostra via.

Sostienici nella fatica, e donaci la grazia

di poter scorgere tra le domande e risposte della vita,

squarci di luce, dove vedere nel nostro cuore 

parti di cielo, parti di Te. Cosi sia”.

(Shekinaheart Eremo del Cuore)