Un grido, un lamento grande, la consolazione

 

Un grido, un lamento grande, la consolazione

 

 

GIOVEDÌ 28 DICEMBRE 2023

SANTI INNOCENTI, MARTIRI – FESTA

Un grido, un lamento grande, il desiderio di non essere consolati, perché il dolore profondo provoca una repulsione. La chiesa oggi ci fa fare memoria dei santi Innocenti, bambini uccisi per volere di uomo che si è creduto un dio. I primi martiri della storia, bambini che senza un vero motivo, la loro vita è finita sul nascere.

Questo vangelo ci da sgomento, emozioni non belle, non natalizie. Bambini che soffrono e muoiono e per provocazioni molti direbbero: Dio dove sei? Oggi dobbiamo prendere coraggio e rispondere a tali persone, perché uccidere la fede di altri equivale ad un invito al suicidio, perché se la mia vita non la scopro in Dio, sono come un morto che cammina.

Dove è Dio? Accanto a quei bambini, a viso scoperto, con la sofferenza di chi non ha chiesto nulla, neanche di nascere e quindi neppure la morte. Gesù sarebbe morto come loro se Erode l’avesse preso, ma la sua strada era morire per dare la vita un po’ più avanti, e quei bambini lo precedono.

La cattiveria umana è terribile e non solo ai tempi di Gesù. Dobbiamo chiedere a Dio di purificare il nostro cuore, perché se spesso, purtroppo, ci sembra quasi di essere abituati a sentire parlare di morti, che ormai non fa più differenza. Dobbiamo tornare a piangere per gli altri, a provare compassione per il dolore di chi ci è accanto, perché l’indifferenza è un ferire con il contagocce.

La nostra vita da cristiani ci invita a stare accanto al dolore dell’altro, e forse solo allora, se avremmo messo vita nelle vite degli altri, quei bambini non saranno morti invano. E se non ce consolazione per la perdita di un figlio, esiste però la compassione di ogni uomo e donna in ogni tempo, in grado di dire con la vita: Dio ti è accanto ed io con lui, piangi non vuoi essere consolata, non dirò nulla, ti starò accanto e nel silenzio rispetterò il tuo cuore fino a quando tu vorrai.

“Signore,

dinanzi al dolore fa che sia sostegno,

apri i miei occhi alle fatiche della gente.

Insegnami a consolare nel silenzio,

a farmi accanto a quella fatica senza parole.

Aiutami a mettere un po’ di Te nel mio oggi,

nelle mie relazioni

e solo allora saprò che il mio dolore non è stato vano,

perché del mio passato

ne ho fatto consolazione

per il presente di un altro”.

(Shekinaheart eremo del cuore)

Cosa vuole dirci?

 

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LITURGIA DELLA PAROLA   (clicca qui)

Prima lettura: 1Gv 1,5 – 2,2

Salmo: Sal 123 (124)

Vangelo: Mt 2,13-18

 

C’è tanto dolore in questo testo, il dolore di una perdita di fronte a un’ingiustizia, a una sofferenza, tanto dolore da non voler essere consolati, solo dolore.

A volte le parole non bastano, è impossibile poter percepire una vicinanza e soprattutto, cosa vuole dirci un Vangelo così, oltre a farci pensare all’ingiustizia e ai nostri dolori passati? Ci vuole dire, che Dio in quella situazione di dolore, di fatica è lì con te. È un Dio che si fa uomo, soffre, è il primo perseguitato, ma è il primo che si fa vicino ed è il primo che perdona assumendo su di sé le colpe.

In questo brano non dice niente, non fa nulla, sta in silenzio ed a volte è l’unica posizione accettabile: il silenzio. Il Suo silenzio non è vuoto, il silenzio è la consolazione di chi soffrendo come te, capisce che a volte le parole non servono. Colui che non può risparmiarti un dolore così grande può esserci in quel dolore, in quella sofferenza, in quell’abbandono.

Non ci sono parole, c’è solo silenzio ed in quel momento dove vedi solo la tua ombra e ti scende una lacrima, in verità sono due: ci sono anche le Sue, che come Padre non vorrebbe vederti soffrire mai. Credilo anche se non lo senti o non l’hai sentito: Egli è proprio lì con te.