Testimonianza

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07 Aprile 2025

LUNEDÌ DELLA V SETTIMANA DI QUARESIMA

“Gli dissero allora i farisei: “Tu dai testimonianza di te stesso; la tua testimonianza non è vera»”. L’affermazione che i farisei pongono a Gesù è un’accusa, ma Egli risponderà sottolineando quanto Lui  e il Padre siano un tutt’uno, al punto che in Lui si riconosce il Padre. Potremmo rispondere anche noi la stessa cosa?

Spesso rischiamo di essere testimoni spenti, schiavi dei giudizi degli altri, delle azioni degli altri. Eppure, il Vangelo non dovrebbe essere quella lieta notizia, in cui ciò che conta è un cammino di verità?

La parola di Dio è verità; la lettera agli Ebrei la definirà così: “più tagliente di una spada a doppio taglio (4,12).

Siamo invitati in questo Vangelo alla coerenza, a renderci conto quanto il nostro cammino di credenti non è solo nostro, ma implichi le relazioni, la capacità di testimoniare un cammino che ci leghi a Gesù e purifichi il nostro cuore.

La meta è quella unità costante, che Gesù e il Padre hanno vissuto. L’invito è vivere una vita da testimoni, da coloro che uniti a Lui non si lasciano condizionare da nulla. Non è facile, spesso è più semplice non prendere posizione. La misericordia e la preghiera per i nemici, sembrano essere azioni così remote che non si sentono più. Riscopriamo in questa quaresima l’agire di Dio in noi.

“Signore,

agisci con me,

siii per me perdono e preghiera quando non riesco.

Abbi cura della nostra relazione,

così che possa testimoniare

con la vita,

che io sono un tutt’uno

con te”. (Shekinaheart eremo del cuore)

Neanch’io ti condanno

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06 Aprile 2025

V DOMENICA DI QUARESIMA – ANNO C

“Neanch’ io ti condanno”. Questa è l’esperienza più bella che possiamo fare: non essere condannati dalla gente. Spesso è più facile condannare dicendo: quella persona è così, oppure mettendo alla prova le persone come è successo a Gesù. Quegli uomini l’avevano già “condannato”, cercavano solo un pretesto. E lui seduto a terra, scrive. Cosa scrive? I commentatori hanno cercato di comprendere cosa scrivesse. A noi interessa che alla fine, come in ogni condanna, rimaniamo soli con il Signore, sia che ci autocondanniamo, sia che siamo oggetto di condanna, Lui rimane lì con noi, nel mezzo.

L’invito è sedersi per terra accanto a lui. Sentirci amati per quello che siamo e mai condannati da lui. Il suo è un amore vero, il nostro è frutto di esperienze, ferite, condanne, non è non è amore; ma il nostro cuore ha bisogno di passare nel mezzo, dove vi è Lui, per essere purificato, per vivere quella relazione così intensa che supera ogni contesa o disprezzo.

Oggi chiediamo a Gesù di liberare il cuore da tutte quelle condanne, affinché il suo dito scriva in noi, una nuova storia.

“Signore

nel mezzo della mia vita

fatta di condanne e ferite,

scrivimi parole d’amore,

così che mi possa risanare.

Stai con me, perdonami,

ho bisogno del tuo amore

che mi riporti a casa,

nel tuo cuore

e ci resti, sempre”. (Shekinaheart eremo del cuore)

Accogliere

 

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01 Marzo 2025

SABATO DELLA VII SETTIMANA DEL TEMPO ORDINARIO (ANNO DISPARI)

Accogliere è il verbo che risuona potentemente nel vangelo di oggi: “chi non accoglie il regno di Dio come lo accoglie un bambino, non entrerà in esso”. Siamo invitati a vivere una semplicità vera, disarmante, come fanno i bambini nella loro freschezza, senza preconcetti, ma aperti a ricevere l’amore e la tenerezza di chi ci vuole bene. E Dio non desidera altro che amarci, per questo ci chiede di accoglierlo. Dio non si impone mai, si offre all’uomo quale portatore di vita.

Accogliere è il verbo che genera vita, si vive quando si è accolti, amati. Ogni bambino è aperto al futuro, a nuove scoperte, alla bellezza che la vita ogni giorno gli propone, pronto a lasciarsi stupire, così anche noi apriamoci ad accogliere il regno di Dio, apriamoci ad accogliere quella vita divina che il Padre vuole comunicare a tutti i suoi figli.

Accogliere è fare spazio perché l’altro possa germogliare e crescere, ma non è un verbo unidirezionale, perché parte sempre da Colui che ci ha accolto per primo. Accogliere presuppone una relazione, e questa è vita che si comunica, allora siamo chiamati ad accoglierci gli uni gli altri come anche Cristo ci ha accolto per la gloria di Dio (cfr Rm 15,7). Chiediamo al Signore di saperlo accogliere con il cuore da bambini, perché “Dio abita dove lo si lascia entrare” (M. Buber).

“Signore,

entra nel mio cuore così piccolo, dinanzi ad un mondo grande

pieno di fatica e sofferenza.

Piccoli adulti

a gattoni sui sentieri tortuosi

ma con te

capace di camminare sulle rocce.

Liberaci il cuore ed insegnaci

che tu sei amore sin da fanciullo

ed il nostro cuore è il luogo dove tu hai scelto di sostare.” (Shekinaheart eremo del cuore)

Dal Vangelo di oggi, commento al Vangelo del giorno, accogliere, Gesù, bambino, MBuber

Come uno che ha autorità

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14 Gennaio 2025

MARTEDÌ DELLA I SETTIMANA DEL TEMPO ORDINARIO (ANNO DISPARI)

Gesù “insegnava loro come uno che ha autorità”, perchè mostra il vero volto di Dio, insegna a vivere la libertà dell’amore che rende l’uomo degno della sua essenza. È solo la sua parola a liberare l’uomo dalla falsa immagine di Dio, perchè quando l’uomo crede di sapere chi è Dio ha sbagliato il bersaglio, si sta costruendo un dio a sua misura. Dio è amore, e l’unica immagine vera è il suo potere dell’amore che si consegna alla croce, dove ogni “croce”  che affligge l’uomo viene sconfitta. Scrive Romano Guardini:” L’intera esistenza di Gesù è traduzione della potenza in umiltà… è la sovranità che qui si abbassa alla forma di servo”.

Gesù è la parola che si fa carne, la parola che si fa servo d’amore, la parola che libera dal peccato perchè pronuncia misericordia.

“Signore,

libera il mio cuore

da tutto ciò che non sei tu.

Fai che ti possa sentire non solo come Parola ascoltata,

ma come respiro nuovo in me.

La mia vita possa riconoscere

la tua presenza

e ogni mia azione possa respirare

la tua forza.

Vieni Signore accanto a me

nel mio cuore bisognoso di pace,

bisognoso di te.”

(Shekinaheart eremo del cuore)

Germoglio di speranza

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martedì

FERIA PROPRIA DEL 7 GENNAIO

Quel piccolo Bambino Gesù che abbiamo contemplato e adorato, oggi percorre le strade della terra per incontrare la nostra umanità e annunciare che “il regno dei cieli è vicino”, per curare “ogni sorta di malattie e di infermità nel popolo”. La luce che è venuta nel mondo non può restare nascosta. Lo splendore della sua gloria vuole raggiungere e illuminare i nostri cuori. Le tenebre di questo mondo non hanno più potere, perché è venuta nel mondo la vera Luce, cosi si compiono le parole del profeta isaia:”Il popolo che abitava nelle tenebre vide una grande luce”.

Grandi folle seguono Gesù e Lui accoglie tutti e cura, ridona vita ai cuori spenti, a quella paura riguardo al peccato e alla morte che fa sprofondare nel buio ed elimina la speranza.

Gesù è la luce e l’incontro con Lui, è il miracolo di una vita nuova che già germoglia in te.

“Tu, luce sorta nel mondo:

eccomi!

Ti porto il mio cuore e le sue speranze.

Fammi stare qui, accanto a te,

così che il tuo amore

risani il mio cuore.

Guarisci anche me Signore,

così che il mio cammino

sappia sentire la tua presenza

in ogni momento:

Tu, germoglio di speranza.” (Shekinaheart eremo del cuore)

Ecco l’agnello di Dio

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venerdì FERIA PROPRIA DEL 3 GENNAIO

“Ecco l’agnello di Dio, colui che toglie il peccato del mondo!”. Giovanni invita a fare esperienza di questo Dio che ci viene incontro: un “uomo” mite, che si prende cura dell’umanità ferita, non soltanto guarendo le piaghe del corpo, ma soprattutto cancellando, distruggendo la radice del peccato del mondo, in tutta la sua estensione e le sue implicanze. Giovanni riconosce in Gesù tutta la sua potenza salvifica, la portata di un amore che si estende a tutta l’umanità.

La tenerezza del bambino Gesù che contempliamo nel Natale, è il potere dell’amore che si fa carne, per potersi consegnare all’uomo e strapparlo al buio della morte, per ridargli la luce della vita, la luce dell’amore, perché chi ama passa dalla morte alla vita (cfr. 1Gv 3,14).

“Ecco l’agnello di Dio”: la sua mitezza ci disarma, non toglie nulla alla nostra vita, anzi, dona tutto se stesso, non teme quello che sono, le mie fragilità i miei errori. È un Dio che viene ad abitare la mia storia per inondarla del suo amore misericordioso, per renderla storia salvata, storia sacra.

“Signore,

mi affido a te,

tu che sempre ci sei stato, vieni!

Attraversa con me

questo pezzo della mia storia

a tratti così faticosa;

non c’è nessuno oltre a me e te,

vieni presto a liberarmi

dal dubbio di essere solo.

Vieni, così che possa dire:

“ecco l’agnello di Dio!

È venuto per me

quando l’invocavo,

o forse sei già qui,

fa che possa riconoscerti.”

(Shekinaheart eremo del cuore)

Santa famiglia

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 29 Dicembre 2024

DOMENICA FRA L’OTTAVA DI NATALE – SANTA FAMIGLIA DI GESU’, MARIA E GIUSEPPE, FESTA – ANNO C

Il Signore nel Vangelo della liturgia odierna, ci presenta un modello di famiglia che purtroppo a volte è un’esperienza lontana.

Maria custodisce quel figlio così speciale, capace di parlare al tempio che afferma di doversi occupare delle cose del Padre suo. Di Giuseppe, non troviamo scritto niente, se non l’angoscia di averlo perso; quel bambino seppur non naturalmente è anche figlio suo. Gesù è un figlio che torna a casa “sottomesso”.

Il Vangelo di oggi ci ricorda che anche noi facciamo parte di questa famiglia di Nazareth: siamo stati tutti figli, ma spesso ci dimentichiamo della nostra figliolanza con il Padre. Ecco che custodia, silenzio e sottomissione, sono gli atteggiamenti che più ci aiutano nel nostro cammino di credenti.

Custodia: proteggiamo ciò che ci sta a  cuore, quello che ci sembra importante; sarebbe bello scoprire che Lui è importante per noi, perché noi certamente lo siamo per Dio.

Silenzio: un atteggiamento così complesso a volte, ma necessario per lasciare spazio alle paure, alle fatiche e far si che sia Lui a parlaci, a portare consolazione nel nostro cuore.

Sottomissione: non è essere succubi, ma è l’atteggiamento di chi si pone in ascolto, di colui che si è messo a servizio, persino di me stesso, affinché non mi senta uno schiavo, ma un servo come Lui, così da trovare in Lui la mia forza nella vita.

Oggi guardando a questa famiglia, chiediamogli di insegnarci a vivere, così per essere davvero figli, fratelli tra noi… una famiglia con Dio!

“O santa famiglia,

datemi uno spazio tra voi,

in quel silenzio, nella custodia,

in quell’ascolto chino a Dio.

Aiutate il mio cuore a non sentirsi solo

perché ci siete voi,

così che io mi senta parte di una famiglia

che dal cielo scende in terra

e risale su,

in quella figliolanza che non è persa,

e che da sempre ha una cosa con voi,

ch’io possa sentirla!” (Shekinaheart eremo del cuore)

“Che sarà mai questo bambi­no?”

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Lunedì –

Feria propria del 23 Dicembre

“Quando nasce un bambino, è segno che Dio non si è ancora stancato dell’umanità”. Cosi scriveva il famoso poeta indiamo Rabindranath Tagore.  Davanti ad ogni nascita rimaniamo stupiti, meravigliati. Un bambino è sempre un dono del cielo. Ogni nascita è una espandersi della tenerezza di Dio, è gioia di vita nuova.

Davanti alla nascita di Giovanni Battista, chi era venuto a conoscenza della vicenda si domandava: “Che sarà mai questo bambi­no?”.  La sua nascita miracolosa, è veramente un dono di Dio. Il nome “Giovanni” in ebraico, si­gnifica dono di Dio. Questo in qualche misura è anche il nome di ogni essere umano, in quanto ciascuno è dono di vita, è riflesso dell’amore donatogli gratuitamente dal Creatore.

Quel figlio ricevuto in dono sarà nuovamente donato, sarà profeta, sarà “voce” del Verbo. La vita di Giovanni sarà annuncio di un’altro figlio: il Figlio di Dio.

Allora: “Che sarà mai questo bambi­no?”. Sarà certamente il dono attraverso cui Dio, vuole farci scoprire e conoscere tutta la bellezza del suo amore per noi. Un Dio che non si stanca di questo popolo, anzi dà tutto quello che ha: suo Figlio, perché l’uomo sia sempre più uomo ad immagine di Lui che lo ha creato.

“O dolce bambino,

fammi scoprire il segno:

una stella cade dal cielo e arriva alla terra.

Una luce penetra nella terra dell’umanità,

un bambino lo preannuncia,

chi sarà mai?

Il suo pianto sarà voce

nel deserto di ogni cuore,

perché nascerà

la fonte di acqua viva.” (Shekinaheart eremo del cuore)

Dio è con noi

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sabato 07 Dicembre 2024

SANT’AMBROGIO, VESCOVO E DOTTORE DELLA CHIESA

Dio è per noi. Questo deve esserci di consolazione, è venuto per le pecore perdute, per tutti coloro che si sentono stanchi e sfiniti.

Almeno una volta nella vita ci sarà capitato di sentirci così, oppure cara/o amica/o, ti senti così ora. Ecco, il Signore ti dice di non mollare. Confida. Non temere di quello che senti o vivi, Egli è qui per te, per sanarti. Se qualcuno o le persone pensano tu non abbia speranza, Dio si, Lui crede in te. Ti ha creato, sa chi sei e vede ciò che tu non vedi di te.

La tua sofferenza non è lontana dal suo sguardo; il cuore di Dio non vive l’indifferenza, Egli ha compassione, non ti vuole vedere soffrire e ogni tua lacrima, in Dio, non sarà mai persa. Agli occhi del mondo nessuno magari sa il tuo dolore e questo ti fa sentire solo, ma Dio lo conosce; ha mandato suo figlio affinché tu potessi sentire Dio vicino. Ora, respira, prendi coraggio, Egli è con te, perché chi ama, ti dona tutta la sua forza.

“Signore,

stammi vicino e dimora in me,

in questo dolore,

in quella stanchezza lunga

e lenta a passare.

Eppure tu ci sei, lo so,

mi hanno parlato di te.

Fammi sentire la tua presenza,

io non me ne vado, rimango qui

e so che non tarderai,

perché l’amore non tarda, accompagna.” (Shekinaheart eremo del cuore)

Portare

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25 Settembre 2024

MERCOLEDÌ DELLA XXV SETTIMANA DEL TEMPO ORDINARIO (ANNO PARI)

Gesù è la buona notizia che desidera arrivare a tutti, ma non lo fa da solo, invia i suoi apostoli, li manda ad annunciare il regno di Dio e a guarire gli infermi. Essi dovranno agire concretamente, essere segno di un amore reciproco, di dono di ciò che sono e hanno, dove la ricchezza più grande è raccontare Gesù, la storia di colui che ama proprio nella materialità di una storia.

Per il viaggio non serve prendere nulla perché “forza e potere” vengono da Lui; è la potenza dello  Spirito, dell’amore che vince il male e cura i mali. La malattia profonda dell’uomo è quella di non credere all’amore del Padre e farsi un dio a suo piacimento. L’uomo che vuole bastare a se stesso cade nella trappola della menzogna e non ritrova più la sua identità di figlio e fratello.

La vita non è un viaggio che l’uomo compie da solo, il suo fine è la comunione. La potenza di Dio che è l’amore, ha il potere del perdono che ristabilisce la comunione e cura i cuori affranti. Sia così il nostro viaggio, equipaggiati e forti della forza e del potere di Dio, di amare e perdonare in ogni casa, in ogni luogo.

“Signore,

non voglio portare nulla con me,

eppure a volte

sono tante le cose che ho con me.

Fa che il tuo passo

siano i miei calzari,

la mia bisaccia la tua forza,

ed il tuo amore sia l’unico mantello capace di coprire me stesso

e chi ha bisogno.

Portami con te nel tuo cuore,

così che il mio torni libero

e viva quella pace

che è solo in te, da donare per te.”

(Shekinaheart eremo del cuore)