Notte in preghiera

notte in preghiera

12 SETTEMBRE 2023

MARTEDÌ DELLA XXIII SETTIMANA DEL TEMPO ORDINARIO (ANNO DISPARI)

LITURGIA DELLA PAROLA    (clicca qui)

Prima lettura: Col 2,6-15

Salmo: Dal Sal 144 (145)

Vangelo: Lc 6,12-19

 

Tutti cercano di toccare Gesù, perché Lui emana una forza che fa guarire tutti. Da dove gli arriva tale forza? Dal Padre, da quelle notti in preghiera, in cui il Figlio sente solo la voce del Padre.

Mentre scende la sera e il giorno  passa, il Figlio dell’uomo comincia il suo dialogo con il Padre e quella forza, sarà la forza per tutte le nostre notti, dove con la luce spenta nel cuore, non abbiamo neanche la forza di pregare.

Benedetta quella notte tra Gesù e il Padre, poiché da essa tutti noi chiamati figli, possiamo attingerne la forza.

Gesù chiama i suoi discepoli, non troviamo scritto qual’è il loro compito, quali criteri usa per scegliere, sappiamo di qualche legame parentale tra i discepoi, di Giuda che lo tradirà. Non è una dimenticanza è un dono fattoci per comprendere cio che conta: che imparino a vivere le notti con Dio, per toccare il cuore di Dio e sentirsi toccati.

La preghiera è toccare il cuore di Dio è sentirsi amati nel profondo. Solo l’amore guarisce, sia sempre il Suo cuore capace di guarirci dalla notte e ritrovare anche li, sfumature di luce, sfumature di Dio.

“In questa notte o Padre

ti affido tutte le mie notti,

affinché Tu sia la mia forza.

Reggimi, Sostienimi,

ho bisogno di Te,

del Tuo cuore capace di consolare il mio,

per donare pace a tutti quei giorni

un po’ meno luminosi,

ma pieni della Tua presenza,

perché anche se non ti scorgo accanto,

Tu sei lì a tenere il cielo sopra di me,

affinché subentri il giorno

ed io mi accorga non solo della notte passata,

ma della luce del giorno che mi hai preparato.”

(Shekinaheart Eremo del cuore)

Mettiti qui nel mezzo

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11 SETTEMBRE 2023

LUNEDÌ DELLA XXIII SETTIMANA DEL TEMPO ORDINARIO (ANNO DISPARI)

LITURGIA DELLA PAROLA    (clicca qui)

Prima lettura: Col 1,24-2,3

Salmo: Dal Sal 61 (62)

Vangelo: Lc 6,6-11

Gesù nel vangelo di oggi, mette al centro un uomo con una mano inaridita; un uomo con le sue fragilità, con un’impotenza a compiere delle azioni, ma sempre un uomo.

Nella mano c’è tutto. L’uso della mano è questione di vita o di morte, costruisce o distrugge; può stringere la pace o fare la guerra.

La mano può essere aperta o chiusa. La mano aperta riceve, accoglie, elargisce doni, accarezza, cura, lavora.

La mano chiusa trattiene, spacca, vuole possedere.

L’uomo è preso dall’inganno del possesso sia delle cose, come delle persone. Chi vuol possedere tutto rende la sua mano morta atrofizzata, perché rimarrà schiavo delle cose che vuole possedere.

La vita è relazione, è dono, e in quanto tale non può essere posseduta, ma vissuta e donata.

Gesù stesso si consegnerà nelle mani degli uomini, e questi lo metteranno a morte. Eppure, Egli ogni giorno  continua a mette la sua vita nelle nostre mani, nelle mie mani, si fida proprio di me, perché questo dono si comunichi e le mie mani possano vivere aperte alla vita.

«Àlzati e mettiti qui in mezzo!». Metti nel mezzo della tua vita la tua mano, cosi che trovando la Sua, tu possa guarire ed essere segno dell’amore di Dio che per noi desidera una vita piena, piena di Lui.

“Signore,

metto nelle Tue mani la mia vita,

abbine cura Tu.

Tu, che conosci ciò che sono,

le mie fragilità, le mie paure,

oggi le metto nel mezzo,

nel mezzo del Tuo cuore, cosi da sentirmi al sicuro.

Tu prendimi per mano e non lasciarmi,

ed io guariró

per mezzo di quell’amore,

che sempre mi hai promesso

e che oggi mi fa stare nel mezzo,

tra le Tue mani.”

(Shekinaheart Eremo del cuore)

Che parola è?

Che Parola è?

05 SETTEMBRE 2023

MARTEDÌ DELLA XXII SETTIMANA DEL TEMPO ORDINARIO (ANNO DISPARI)

LITURGIA DELLA PAROLA    (clicca qui)

Prima lettura: 1Ts 5,1-6.9-11

Salmo: Dal Sal 26 (27)

Vangelo: Lc 4,31-37

L’autorità di Gesù in qualche modo spaventa, al punto da chiedersi che parola è mai questa?

Quale parola può essere, se non parole d’amore provenienti dal cuore di Padre per i figli e che desidera liberarli da ogni male? Gesù è l’unico in grado di fare quello che vorrebbero fare tutti i padri o le madri del mondo:  togliere il male.

Spesso noi dinanzi a parole offesive sperimentiamo appunto l’offesa, ci chiudiamo; qui Gesù apre una strada in grado di portar fuori da noi ciò che non va. Dobbiamo chiedere questa liberazione, dobbiamo fidarci di Lui.

In fondo, perché quell’indemoniato va da Gesù? Forse perché in un barlume di lucidità sapeva chi era, e lo dichiara affermando che Lui lo poteva salvare.

Quando gli altri non ci capiscono e non comprendono quanto dolore ci sta attraversando, smettiamo di guardarci intorno e alziamo gli occhi al cielo, invochiamo il Padre a liberarci da tutto ciò che turba e tormenta.

“Signore,

proteggimi Tu,

fai del mio cuore

un luogo dove io possa vedere la Tua presenza risanarmi

Ti invoco, ti cerco e

rimango in attesa della Tua parola

che so potrà cambiare la mia vita.

Imparerò a tacere,

imparerò a sognare di nuovo,

Imparerò ad amare

e tutto sarà un Tuo segno,

poiché il Tuo amore non lascerà mai il mio cuore

e io tornerò a vivere.”

(Shekinaheart eremo del cuore)

Stupore e meraviglia

Stupore e meraviglia

04 SETTEMBRE 2023

LUNEDÌ DELLA XXII SETTIMANA DEL TEMPO ORDINARIO (ANNO DISPARI)

LITURGIA DELLA PAROLA    (clicca qui)

Prima lettura: 1Ts 4,13-18

Salmo: Dal Sal 95 (96)

Vangelo: Lc 4,16-30

“Oggi si è compiuta questa Scrittura che voi avete ascoltato”. Tutti i giorni noi abbiamo la possibilità di leggere e ascoltare la Parola di Dio. L’oggi è determinante nella nostra vita per la Parola che ascoltiamo, ne diventiamo contemporanei. Nella misura in cui ascolto questa Parola, essa diventa la mia verità del presente, il mio modo di capire, di sentire, di agire e di vivere; divento contemporaneo all’oggi di Dio.

Nella sinagoga Gesù, dopo aver letto il brano di Isaia, non ha fatto un lungo commento, ha detto: “Oggi si è compiuta questa Scrittura che voi avete ascoltato”, e i presenti si meravigliavano delle parole piene di grazia.

La Parola è viva ed efficace ha creato il mondo, è presente in mezzo a loro perché è Gesù stesso, ma i suoi conterranei non lo riconoscono. Loro cercano segni miracoli, Dio non può mostrarsi cosi “umano”, figlio di un falegname. Come fa ad essere  il Salvatore?

C’è uno scarto tra quello stupore, quella meraviglia e le attese che loro hanno. La pretesa è diversa dall’attesa. Loro hanno pretese, ma Dio dona. Chi pretende, non riconosce che quanto viene daro loro è dono.

La salvezza è un dono, è amore e l’amore non può essere che donato.

La pretesa distrugge il dono, distrugge l’amore che oggi il Signore ti sta donando.

Allora oggi ascoltiamo la sua Parola che si realizza come un amore senza condizioni, desiderio di salvezza per tutti.

“Signore,

fai del mio oggi, il luogo dove io possa riconoscerti,

aiutami ad avere uno sguardo attento,

in grado di poterti vedere

e meravigliarmi della grandezza del Tuo gesto: vivere in me.

Si, Tu sei la mia meraviglia,

lo stupore, poichè il mio cuore ha trovato Colui che l’ha colmato.

Tu sei l’alba e il tramonto,

notte e giorno,

vieni, stai con me riempi le mie giornate!

Possa io contemplare la bellezza

che hai preparato per me ogni giorno

e stupirmi di gioia.”

(Shekinaheart Eremo del cuore)

 

Pietro, noi e Gesù

Pietro, noi e Gesù

 

03 SETTEMBRE 2023

DOMENICA DELLA XXII SETTIMANA DEL TEMPO ORDINARIO – ANNO A

LITURGIA DELLA PAROLA    (clicca qui)

Prima lettura: Ger 20,7-9

Salmo: Dal Sal 62 (63)

Seconda lettura: Rm 12,1-2

Vangelo: Mt 16,21-27

Gesu invita a seguirlo: “Se qualcuno vuole venire dietro a me”. Seguire Gesù è andare verso una promessa di bene, un amore che da sempre ha pensato a noi. Tuttavia bisogna riconosce che questo amore richiede il sacrificio della vita di Gesu, che Egli stesso spiega ai suoi discepoli.

Pietro prende in disparte Gesù e si mette a rimproverarlo, ha tanta familiarità con Lui da sentirsi libero di sgridarlo: non deve parlare cosi. Alle persone a cui vogliamo bene, non possiamo comprendere che gli accada mai nulla di male. Pietro non vuole certo perdere l’amico, il Maestro, il Signore della sua vita; lo ha riconosciuto come Figlio di Dio e in quanto tale, non può essere che venga condannato a morte.

Accanto alla paura per Gesù, forse Pietro, in fondo, aveva paura anche per sé stesso. Se accadeva qualcosa di brutto al Maestro, di conseguenza sarebbero stati coinvolti anche i suoi discepoli.

Gesù qui sgrida pesantemente Pietro perché, se da una parte può capire la sua paura di perdere una persona molto cara, dall’altra gli dice senza mezzi termini, che la sua logica non è secondo Dio. Ciò che viene suggerito dal male non conosce la gloria dell’amore, ma quella del prestigio.

Gesù sta per donare la sua vita in croce e non può lasciare che Pietro parli in quel modo, cosi si genera un “botta e risposta”, come quando tra familiari o comumque tra persone che si conoscono bene, si discute animatamente per fare chiarezza. Tutto questo discorso cosa può dire a noi oggi? Che possiamo essere come Pietro, e non dobbiamo scandalizzarci se spesso camminiamo secondo la nostra logica e vi facciamo entrare Dio dentro.

Ebbene, oggi sappiamo con certezza che è il contrario: è il Figlio che ha fatto spazio in sé e ci fa entrare nella logica del Padre.

Allora forse il nostro impegno potrebbe essere chiedergli: Signore oggi dinanzi a questo Vangelo cosa mi vuoi dire? Fammi vedere tutto cio che non sei Tu.

Lasciamoci anche rimproverare, smuovere da quella Parola, che leggendo sembra quasi darci fastidio; meditiamola così da purificare sempre più il nostro cuore.

La bellezza di questo Vangelo è che siamo con Gesù, gente di casa, al punto da rimproverarci come un papà che si preoccupa per noi, e noi a Dio che è Padre gli stiamo tutti a cuore.

“Signore,

eccomi in ascolto di una parola un po’ scomoda,

che spesso ho evitato.

Oggi aiutami a fare un passo in avanti verso di Te,

verso quella logica che non è oscura, perché in Te c’è la luce,

eppure dal mio buio la luce acceca

ed io non vedo nulla,

allora guidami,

apri i miei occhi e il mio cuore

cosi da camminare sicuro accanto a Te. “

(Shekinaheart eremo del cuore)

 

Tu sei un talento

Tu sei un talento

 

02 SETTEMBRE 2023

SABATO DELLA XXI SETTIMANA DEL TEMPO ORDINARIO (ANNO DISPARI)

LITURGIA DELLA PAROLA    (clicca qui)

Prima lettura: 1Ts 4,9-11

Salmo: Dal Sal 97 (98)

Vangelo: Mt 25,14-30

Questa parabola fa pensare a quanto siamo conosciuti da Dio, a quanto Egli si fida di noi da darci i suoi beni perché vengano fatti fruttare, e cosa ancora importante: dona secondo la capacità di ciascuno. Non c’è una omologazione, Dio si rivolge a noi personalmente.

I beni, i talenti a cui si riferisce il Signore non sono le nostre abilità, anche se importanti, il talento è qualcosa di più profondo: siamo noi stessi, dono d’amore di Dio. Nella misura in cui viviamo la vita come dono, questo talento si moltiplica: l’amore diventa risposta all’amore, diventa partecipazione alla gioia del padrone, o meglio ancora si trasforma in partecipazione della gioia che il Padre dona ad ogni figlio, ed è come se a ciascuno dicesse: tu sei stato fedele nel poco, e io ti darò molto. Tu sei stato fedele secondo le tue forze, e io ti colmeró della mia forza, della mia gioia.

Quando voglio tenermi come sono, possedermi, in me l’amore muore, il mio talento viene sepolto, mi nego la possibilità di rispondere al dono ricevuto. Per una paura infondata perdo fiducia e talento, perdo vita.

I talenti sono diversi per ciascuno. Noi siamo tutti diversi. Ognuno è altro dall’altro, quindi per incontrarlo deve uscire da se stesso. Questo movimemto di accogliere l’altro, diventa una spirale d’amore che si espande, e l’energia che la muove, trova la sua sorgente nel cuore di quell’uomo che parte, vuole fare un viaggio per raggiungerci tutti, per dirci: tu sei il mio talento, e tu sei talento al tuo fratello, al tuo amico, al tuo vicino, tu sei il talento amato e moltiplicato.

“Signore ti offro me stessa,

quella che sono, i miei sbagli,

le mie cadute e i miei errori.

Non sono talenti,

anzi, è tutto ciò che forse non vorrei darti,

ma in me c’è anche questo,

e piuttosto che tenerlo,

lo affido alle tue mani

sapendo che me lo ridarai purificato,

amato e benedetto

ed allora il dono più grande non sarà più il mio peccato,

ma il ringraziamento per avermi dato una vita

in cui possa essere salvato sin da ora,

perché sono amata da Te.”

(Shekinaheart Eremo del cuore)

Venire incontro

Venire incontro

 

VENERDÌ 1 SETTEMBRE 2023

XXI SETTIMANA DEL T.O. ANNO DISPARI

LITURGIA DELLA PAROLA    (clicca qui)

Prima lettura: 1 Ts 4, 1-8

Salmo: Dal Salmo 96

Vangelo: Mt 25, 1-13

“Il regno dei cieli sarà simile a dieci vergini che presero le loro lampade e uscirono incontro allo sposo”. Comincia cosi il Vangelo di oggi, ovvero: il regno dei cieli è simile ad un incontro, uno sposalizio, quindi gioia, festa.

Bisognerebbe preparare tutto quanto occorre per le nozze, invece c’è chi è più avveduto e chi meno, e ancora, lo sposo non arriva e tutte le ragazze si addormentano.

Su tutto cade la notte, il buio. Ma proprio in questa oscurità, ecco un “grido” a risvegliare chi dorme, a ridare nuova luce, bisogna accendere le lampade.

Ciascuno di noi conosce il proprio desiderio di incontrare il Signore, ma la fatica della vita, molte volte ci fa assopire e rimanere senza olio; ci dimentichiamo di credere alla festa, a quell’invito di nozze che Dio ha preparato per noi. Eppure un “grido”, una voce ci risveglierà e ci rassicurerà: lo sposo è arrivato, la festa della vita deve risplendere; dobbiamo  rinnovare la scorta di olio, in modo che il nostro cuore bruci dal desiderio di quest’incontro con lo Sposo.

Se l’attesa ti sembra lunga, non temere, Cristo verrà.

Se per la stanchezza ti addormenti, non temere, Cristo di risveglierà.

Tu porta solo un piccolo vasetto  d’olio, tutto il desiderio del tuo cuore, tutto il coraggio di camminare anche quando è notte.

“Signore,

cammina con me,

nel buio di ogni mia notte

e quando tutto sembra spento,

fa che il mio cuore rimanga sveglio e arda per Te.

Cosa posso offrire a Te, che sei il mio Dio?

Tutto.

Il mio buio e la mia luce,

perché nelle Tue mani saranno benedette.

Lì dove io non posso aggiungere nulla, so che ci sarai Tu

a colmarmi con il Tuo amore,

e sarà la Tua luce venirmi incontro,

per sentirti accanto e vivere di gioia”.

(Shekinaheart Eremo del cuore)

Guardarci dentro

guardarci dentro

30 AGOSTO 2023

MERCOLEDÌ DELLA XXI SETTIMANA DEL TEMPO ORDINARIO (ANNO DISPARI)

LITURGIA DELLA PAROLA    (clicca qui)

Prima lettura: 1Ts 2,9-13

Salmo: Dal Sal 138 (139)

Vangelo: Mt 23,27-32

Gesù ci invita a guardarci dentro, a lavorare sulla nostra vita, perché ciò che vedono gli altri al di fuori di noi, corrisponda a quanto abbiamo e coltiviamo in cuore.

É dall’interno della nostra persona che si costruisce l’opera del  vero io. Questo è il luogo da cui partono i sentimenti e le azioni, dove si coniuga la verità di se stessi, la relazione con Dio e con il prossimo. É lì che il seme della mia fede va coltivato giorno per giorno.

Non esiste un’intimità vera con Dio, che non apra ad uno sguardo di bellezza verso l’esterno. Dio ha gia posto in noi semi di bontà, di bellezza, di giustizia, per questo dobbiamo fiorire, farli trasparire e non essere dei sepolcri imbiancati.

E quando guardandoci dentro ci lasciamo prendere dallo sconforto, perché anche in noi scopriamo forme di ipocrisia e iniquità, non dobbiamo scoraggiarci. Scoprirci deboli, poveri, dovrebbe aiutarci invece ad affidarci alla grande misericordia di Dio, e a riprendere continuamente in mano le motivazioni delle nostre scelte, del nostro agire, perché in tutta la nostra vita appaia solo lo splendore di Cristo.

“Signore,

Tu che sei la parte migliore di me,

risplendi, fiorisci,

cosi che tutto il mio essere viva della Tua luce.

Aiutami a non perdermi dietro all’apparenza,

dove lo sguardo divide ed uccide.

Fa che mi interessi solo il Tuo sguardo pieno di amore,

ricolmo di pace, benevolenza e forza,

che non fugga mai dal Tuo sguardo, ma incroci il mio,

cosi che il mio cuore

si senta amato non solo un istante, ma sempre.”

(Shekinaheart eremo del cuore)

Maschere

Maschere

LUNEDÌ 28 AGOSTO 2023

SANT’AGOSTINO, VESCOVO E DOTTORE DELLA CHIESA – MEMORIA

LITURGIA DELLA PAROLA    (clicca qui)

Prima lettura: 1Ts 1,1-5.8b-10

Salmo: Dal Sal 149

Vangelo: Mt 23,13-22

“Guai a voi”. Anche se Gesù in questo momento si sta rivolgendo agli scribi e ai farisei, chiamandoli ipocriti, tale ammonizione vale per tutti.

Dio ci conosce, non dobbiamo mettere nessuna maschera, ne davanti a Lui, ne davanti agli altri.

L’ipocrita è un simulatore, finge ciò che non ha o non fa.

Gesù ci mette in guardia dal non cadere in questi atteggiamenti e ci ricorda di essere veri, leali a noi stessi e agli altri, ci invita ad abbandonare “gli idoli” per Dio.

Nella liturgia di oggi facciamo memoria di S. Agostino, e lui come ogni santo o santa, ciascuno per la sua particolarità, ci aiuta a comprendere la nostra umanità e la grandezza di Dio. Leggiamo dalle “Confessioni”: “O eterna verità e vera carità e cara eternità! Tu sei il mio Dio, a te sospiro giorno e notte. Appena ti conobbi mi hai sollevato in alto perché vedessi quanto era da vedere e ciò che da solo non sarei mai stato in grado di vedere. […] Mi hai abbagliato, mi hai folgorato, e hai finalmente guarito la mia cecità. Hai alitato su di me il tuo profumo ed io l’ho respirato, e ora anelo a te. Ti ho gustato e ora ho fame e sete di te. Mi hai toccato e ora ardo dal desiderio di conseguire la tua pace.”

Impariamo dai Santi a vivere di Dio, assetati della vera sapienza; accogliamo la parola di Gesù come una salutare provocazione, che ci impegna a riconoscere con sincerità i nostri punti deboli e quelli forti.

Non temiamo di lasciar cadere quelle maschere, magari messe anche solo per paura, ma che non ci fanno essere noi stessi, e come S. Agostino non ci stanchiamo mai di cercare il Signore, fonte di verità e di carità inesauribile.

“Signore,

aiutami a togliere le maschere

che nel tempo ho portato.

Esse sono segni di dolore e fatica,

ma ora posso lasciarle andare.

Fammi libero da tutto,

affinché possa vivere di quella verità

che metti dentro ogni cuore.

E fa che questa verità diventi concreta

in gesti che portano a Te,

al Tuo amore, al Tuo cuore,

così da essere segno

che lasciare andare le maschere  è possibile,

perché nel Tuo amore possiamo essere noi stessi

e Tu ci abbracci tutti.”

(Shekinaheart Eremo del cuore)

 

Ma voi chi dite che io sia?

Ma voi chi dite che io sia?

 

27 AGOSTO 2023

XXI DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO – ANNO A

LITURGIA DELLA PAROLA    (clicca qui)

Prima lettura: Is 22,19-23

Salmo: Dal Sal 137 (138)

Seconda lettura: Rm 11,33-36

Vangelo: Mt 16,13-20

Non si crede per sentito dire, ma per aver fatto esperienza. Per questo oggi, Gesu ci chiede chi sia Lui per noi.

Una domanda vitale, che tocca nel profondo dell’esistenza in quanto risponde alla grandezza di un amore così impensabile, che a volte il nostro  cuore stenta a riconoscere. Si tratta di una conoscenza per rivelazione, per confidenza e non per convinzione, come a dire: lascia che il tuo cuore si alimenti della promessa di salvezza  in Gesù.

Ciascuno è gia plasmato dalle mani di Dio, il Signore ci conosce da sempre, con le nostre forze e le nostre debolezze, eppure ci chiama a vivere di Lui. La vita non è ciò che si dice della vita, ma ciò che si vive della vita, cosi come di Gesù Cristo non conta ciò che dico di Lui, ma ciò che vivo di Lui, o meglio ciò che cerco di vivere. Magari non basterà tutta la vita per imparare ad amare come Lui, ma tutta la vita “spesa” in questo investimento, diventa già vivere e partecipare della beatitudine dell’amore di Dio.

Allora chiediamogli che la conoscenza del Suo amore conquisti i nostri cuori e informi il nostro agire, così da vivere del Suo amore sempre e comunque. Perché come in Pietro roccia nella chiesa si è manifestata la salvezza di Dio, anche per noi piccola pietruzza, risplenda lo splendore della Sua Presenza: un piccolo pezzetto di chiesa nuova che ama e spera.

“Signore,

fammi scoprire chi sei sempre,

fa che il Tuo volto, sia impresso nella profondità del mio cuore.

Tu che sei l’unico capace di toccare il mio cuore.

Tu che sai amare nel profondo

portami sempre nel Tuo cuore e fa che viva di Te e per Te,

ed il mio sguardo limpido nel Tuo amore,

sappia guardare il mondo come lo guardi Tu.”

(Shekinaheart Eremo del cuore)